Il mondo anarchico è tornato al centro dell’attenzione dei media.
Fatto raro, ma quasi costante in relazione alla presenza della destra al governo nell’Italia repubblicana. Il caso Cospito ne è il veicolo
mediatico, trascinando con sé stereotipi, pregiudizi, montature e strumentalizzazioni che aiutano a capire come mai questo paese si trovi al 58° posto per la libertà di stampa nella classifica mondiale.
Gli anarchici fanno parte da secoli della societa` italiana, e sulla base di questa non possono che evidenziare le mille sfaccettature che solo la pluralita` di idee e pensieri riescono meglio a ritrarre. La diversità, del resto, in ogni cultura e storia umana è stata sempre segno di arricchimento, specie se tenuta assieme da idee di
uguaglianza e libertà, da pratiche partecipative, aperte a tutti. Il movimento anarchico si muove alla luce del sole: la presenza di libertari e anarchici si registra all’interno dell’associazionismo e del volontariato, del mondo sindacale, in ogni sua espressione, e nei tanti luoghi della socialità autogestita. Definire tutto questo come
“la galassia anarchica” è errato oltre che offensivo: siamo operai, infermieri, studenti, insegnanti, disoccupati, uomini e donne come tutti voi. Chi ci conosce sa che non ci sottraiamo alle disavventure
quotidiane, alla paura di un domani sempre piu` incerto, al freddo patito di fronte ai cancelli di una fabbrica che vuole lasciarci a casa senza piu` un lavoro, o di un ospedale ridotto all’inoperativita` in favore della concorrenza privata.
Chi ci conosce sa che non abbiamo bisogno di congiure e attentati per affermare le nostre idee, eppure la presa di distanza s’impone, viene chiesta e ricercata, quasi suggerita, che e` poi lo stesso atteggiamento che si ha nei confronti, ad esempio, di chi è musulmano quando avviene un attentato da parte di qualche integralista. Dividere in buoni e cattivi, un modus facendi che legittima condanne e
persecuzioni fatte a furor di popolo e, che nella smentita, rafforza lo stigma. Questo e` l’obietttivo di chi fa la voce grossa oggi contro Cospito e contro gli anarchici tutti a lui equiparati, mostrando apertamente il suo spessore politico funzionale a strumentalizzazioni,
bagarre parlamentari e a far dimenticare le molte promesse elettorali già disattese ed il preannunciato peggioramento delle condizioni di vita per tanti italiani.
In relazione allo sciopero della fame di Alfredo Cospito è indispensabile inquadrare le questioni principali su cui porre l’attenzione nella drammaticità della vicenda e nel sovrapporsi di notizie di ogni tipo. Tre sono gli aspetti da considerare: umano, giuridico e politico. Nel primo caso debbono essere ricercate tutte le soluzioni utili a salvare una vita umana. Chi ha il potere di farlo lo faccia, punto e basta. Nessuna causa, nessuna, vale la vita di una persona. E questo viene detto anche con il cuore greve per le persone che stanno morendo in Ucraina e nel mondo a causa di una guerra, di un posto di lavoro poco sicuro, di razzismo e piu` in generale dell’ignoranza che la poverta` genera.
C’è poi un livello giuridico che riguarda Alfredo Cospito in relazione alle sue azioni, al suo pensiero e alle sue relazioni. In tal senso va auspicato un lavoro di inchiesta giornalistica o storica, di quelle
che andavano di moda un tempo, che denunciavano persecuzioni e strategie della tensione giustizialismo sfrenato verso qualcuno e garantismo verso altri. Senza negare i fatti occorsi, ma nella consapevolezza di vivere nello stesso paese in cui le pessime condizioni di vita e detenzione nelle sovraffollate carceri italiane (nove mila detenuti in piu` rispetto ai posti a disposizione) vengono purtroppo sottolineate ad esempio dal numero di suicidi annuali (84 nel 2022), e questo è l’aspetto di denuncia politica che risalta in queste giornate drammatiche, svelando come il paese sia tornato indietro nel tempo di secoli.
Ridurre l’anarchismo alla vicenda Cospito, è disonesto ancor prima che sbagliato. E questo non deve esimere dall’imperativo, già detto, di fare di tutto per salvare una vita umana in grave pericolo. Di tutto per ripensare questo paese a partire dall’identità cattiva che vuole darsi nell’accanirsi di fronte a chi sta in galera, o verso chi è povero, malato, straniero. Ogni azione esperita contro gli anarchici è un ottimo indicatore di ciò che si realizza o può arrivare a chiunque, singolo o collettività, nell’esercizio più becero e schietto del
dominio dell’uomo sull’uomo.
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Valcesano Anarchica
Alternativa Libertaria / FdCA
sez. “S. Francolini” – Fano / Pesaro
Le Marche come laboratorio della destra regionale, pronta al governo nazionale. La notizia, dopo il comizio di apertura della campagna elettorale, fatto ad Ancona da Giorgia Meloni, rimbalzata sui media segue la stessa scia melmosa e nera dei fattacci razzisti, con l’omicidio di Civitanova e quello passato di Fermo e a molti altri episodi simili (Traini a Macerata nel 2018). Come se non bastasse c’è un diritto all’aborto, sempre meno garantito, come in altre regioni amministrate dalla destra (Umbria, Abruzzo). Come sempre, si riafferma l’adagio: “Marche, l’Italia in una regione”.