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CNH infortunio sul lavoro

Non e` la prima volta che una cabina si sgancia e rovina in terra alla CNH di Jesi, nel 2021 ad esempio, proprio in questo periodo, successe un fatto simile causando contusioni e ferite a tre operai, ma infortuni gravi come quello avvenuto ieri hanno sempre un peso e conseguenze dirette per l’azienda in cui avvengono, si fanno controlli straordinari alle attrezzature in questione, volano promesse ai dipendenti circa la maggiore attenzione che la fabbrica riporra` nella gestione tecnica dei macchinari e delle linee, ma nei fatti come si alza la polvere questa poi riesce a tornare esattamente dov’era una volta placati i timori di chi tutti i giorni, e` chiamato a svolgere con massima professionalita` e serieta` il proprio turno di lavoro.
Certo, uno sciopero spontaneo come quello avvenuto subito dopo il fatto e` doveroso, ma non scontato, specialmente se cosi` ricco di adesioni in un periodo incerto e difficile come quello attuale, perche` se e` vero che i dirigenti parlano sempre di fiore all’occhiello quando menzionano lo stabilimento di Jesi, e` vero anche che nel frattempo vengono portate altrove linee di montaggio, mentre la cassa integrazione fa capolino senza fare piu` troppo rumore sui giornali locali, in un territorio devastato dal lavoro precario e soprattutto senza prospettive sicure per il mantenimento di una professionalita` che genera e riesce a pretendere welfare e condizioni di vita migliori per tutti.

Alla solidarieta` e rivendicazione di condizioni di lavoro sicure da parte degli operai CNH ci sentiamo di stringerci esprimendo la nostra di lavoratori e sfruttati, verso il giovane infortunato, i suoi cari ed i compagni di lavoro.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Comunicato Stampa del 12 luglio 2023

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Su Adinolfi – Comunicato stampa del 18 aprile 2023

Mario Adinolfi è stato a Jesi per la presentazione di un suo libro antiabortista. L’iniziativa ha avuto un seguito di pubblico decisamente esiguo, espressione del peso e della validità delle argomentazioni esposte. Maggiore è stata invece la partecipazione al presidio che ha contestato l’evento, sul quale si è concentrata, non poteva essere altrimenti, la narrazione mediatica e la risposta in forma di comunicato dello stesso Popolo della Famiglia. Come sempre si sono forzati termini e paragoni. Si può essere concordi o meno sulla necessità, e l’utilità politica di contestare una presentazione di un libro, ma far passare come episodio di violenza quattro slogan gridati e qualche fischietto soffiato è più un lavoro di fantasia che una forzatura vera e propria. Tacciare poi come fascisti i manifestanti è decisamente fuori dalla storia e dalla verità.

Durante il fascismo l’interruzione volontaria di gravidanza non era tutelata e le donne morivano per mano di mammane e di un maschilismo guerriero che le considerava – e lo fa tutt’ora – solo contenitori per la riproduzione della specie. Certo i soldi pubblici potrebbero essere spesi meglio che non per pagare la scorta – estemporanea ed unicamente per fare poche centinaia di metri – a Mario Adinolfi. Ben altra realtà è quella dei tanti giornalisti e scrittori in questo paese che, per quello che scrivono di veramente scomodo contro i poteri forti e criminali, sono costretti a mettere la loro vita sotto sorveglianza continua. Poi in un comunicato stampa uno può dire quello che vuole, magari si potrebbe anche ringraziare per una visibilità insperata, conseguente alla contestazione subita, più che legata all’inesistente pregnanza scientifica, sociale e politica dell’iniziativa messa in piedi.

Resta la questione centrale: quella di una maternità libera e partecipata, sostenuta e scelta, e men che meno imposta o viziata da mille artifici che inficiano una legge – la 194 – espressione di modernità e di civiltà, di libertà e di emancipazione femminile. In questo le Marche, come buona parte del paese, è un territorio dove l’obiezione di coscienza, la privatizzazione della sanità ed una politica retrograda umilia le donne e nega, nei fatti, la libertà di contraccezione e di procreazione. Questo è il punto principale su cui dibattere: la garanzia di un diritto sancito dalla legge. Il resto sono chiacchiere e vittimismo tipico di chi non ha argomenti e cerca di raccattare voti nel sottobosco delle frustrazioni della piccola e cattiva provincia italiana, e continua a considerare le donne come “macchine e contenitori” per fare figli.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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comunicato stampa

Giardini Sacco e Vanzetti – Comunicato Stampa

È tornata a far parlare di sé, sui media locali, la vicenda dei lavori sospesi presso le ex-Carceri di Jesi. Ed è stato ricordato come questi dovevano finire quasi dieci anni fa. Non è la prima volta che progetti simili rimangono in stallo. Come anarchici richiamammo l’attenzione sull’incompiuta di Palazzo Santoni, circa una ventina di anni fa, e ci siamo associati in seguito poi, alle proteste del comitato No-Torre Erap per la discutibile scelta progettuale fatta in merito. Questa volta non c’è molto da aggiungere, a quanto già detto, tranne un piccolo particolare. Nei lavori fatti di ristrutturazione dell’edificio delle ex-Carceri, sul muro che si affaccia sui giardini, non è stata riposizionata la lapide dedicata a Sacco e Vanzetti, nel 2006, dall’Amministrazione Comunale, a sottolineare poi la titolazione dei giardini ai due anarchici italiani. La lapide recitava: “A Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, uccisi innocenti sulla sedia elettrica perché anarchici, immigrati, e lavoratori. Il valore delle loro vite vissute in nome di ideali di libertà, giustizia sociale e solidarietà umana sia monito ed esempio contro ogni forma di intolleranza razziale, persecuzione politica e repressione delle libertà. 1° maggio 2006.”. La lapide è mancante ormai da anni. Abbiamo segnalato il problema già nel luglio scorso chiedendoci se il mancato ripristino sia legato ad una scelta volontaria o meno, a causa della distrazione di un capo-cantiere, o della rimozione malandrina di qualche trafficone, o per un ordine preciso. Ed oggi? Bisogna aspettare il riavvio dei lavori per verificare se una lapide può essere ripristinata o meno? Vabbè, a pensar male non fa bene, anche se, di questi tempi la caccia all’anarchico è di moda, specie a livello politico, istituzionale e mediatico. Ma la rimozione della coscienza storica e della memoria di classe non ha fatto mai del bene a nessuno, specie alla collettività degli sfruttati.

Gruppi anarchici “M. Bakunin” di Jesi e “F. Ferrer” di Chiaravalle

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comunicato stampa

Comunicato stampa del 6 febbraio 2023

Il mondo anarchico è tornato al centro dell’attenzione dei media.

Fatto raro, ma quasi costante in relazione alla presenza della destra al governo nell’Italia repubblicana. Il caso Cospito ne è il veicolo
mediatico, trascinando con sé stereotipi, pregiudizi, montature e strumentalizzazioni che aiutano a capire come mai questo paese si trovi al 58° posto per la libertà di stampa nella classifica mondiale.

Gli anarchici fanno parte da secoli della societa` italiana, e sulla base di questa non possono che evidenziare le mille sfaccettature che solo la pluralita` di idee e pensieri riescono meglio a ritrarre. La diversità, del resto, in ogni cultura e storia umana è stata sempre segno di arricchimento, specie se tenuta assieme da idee di
uguaglianza e libertà, da pratiche partecipative, aperte a tutti. Il movimento anarchico si muove alla luce del sole: la presenza di libertari e anarchici si registra all’interno dell’associazionismo e del volontariato, del mondo sindacale, in ogni sua espressione, e nei tanti luoghi della socialità autogestita. Definire tutto questo come
“la galassia anarchica” è errato oltre che offensivo: siamo operai, infermieri, studenti, insegnanti, disoccupati, uomini e donne come tutti voi. Chi ci conosce sa che non ci sottraiamo alle disavventure
quotidiane, alla paura di un domani sempre piu` incerto, al freddo patito di fronte ai cancelli di una fabbrica che vuole lasciarci a casa senza piu` un lavoro, o di un ospedale ridotto all’inoperativita` in favore della concorrenza privata.

Chi ci conosce sa che non abbiamo bisogno di congiure e attentati per affermare le nostre idee, eppure la presa di distanza s’impone, viene chiesta e ricercata, quasi suggerita, che e` poi lo stesso atteggiamento che si ha nei confronti, ad esempio, di chi è musulmano quando avviene un attentato da parte di qualche integralista. Dividere in buoni e cattivi, un modus facendi che legittima condanne e
persecuzioni fatte a furor di popolo e, che nella smentita, rafforza lo stigma. Questo e` l’obietttivo di chi fa la voce grossa oggi contro Cospito e contro gli anarchici tutti a lui equiparati, mostrando apertamente il suo spessore politico funzionale a strumentalizzazioni,
bagarre parlamentari e a far dimenticare le molte promesse elettorali già disattese ed il preannunciato peggioramento delle condizioni di vita per tanti italiani.

In relazione allo sciopero della fame di Alfredo Cospito è indispensabile inquadrare le questioni principali su cui porre l’attenzione nella drammaticità della vicenda e nel sovrapporsi di notizie di ogni tipo. Tre sono gli aspetti da considerare: umano, giuridico e politico. Nel primo caso debbono essere ricercate tutte le soluzioni utili a salvare una vita umana. Chi ha il potere di farlo lo faccia, punto e basta. Nessuna causa, nessuna, vale la vita di una persona. E questo viene detto anche con il cuore greve per le persone che stanno morendo in Ucraina e nel mondo a causa di una guerra, di un posto di lavoro poco sicuro, di razzismo e piu` in generale dell’ignoranza che la poverta` genera.

C’è poi un livello giuridico che riguarda Alfredo Cospito in relazione alle sue azioni, al suo pensiero e alle sue relazioni. In tal senso va auspicato un lavoro di inchiesta giornalistica o storica, di quelle
che andavano di moda un tempo, che denunciavano persecuzioni e strategie della tensione giustizialismo sfrenato verso qualcuno e garantismo verso altri. Senza negare i fatti occorsi, ma nella consapevolezza di vivere nello stesso paese in cui le pessime condizioni di vita e detenzione nelle sovraffollate carceri italiane (nove mila detenuti in piu` rispetto ai posti a disposizione) vengono purtroppo sottolineate ad esempio dal numero di suicidi annuali (84 nel 2022), e questo è l’aspetto di denuncia politica che risalta in queste giornate drammatiche, svelando come il paese sia tornato indietro nel tempo di secoli.

Ridurre l’anarchismo alla vicenda Cospito, è disonesto ancor prima che sbagliato. E questo non deve esimere dall’imperativo, già detto, di fare di tutto per salvare una vita umana in grave pericolo. Di tutto per ripensare questo paese a partire dall’identità cattiva che vuole darsi nell’accanirsi di fronte a chi sta in galera, o verso chi è povero, malato, straniero. Ogni azione esperita contro gli anarchici è un ottimo indicatore di ciò che si realizza o può arrivare a chiunque, singolo o collettività, nell’esercizio più becero e schietto del
dominio dell’uomo sull’uomo.

Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Valcesano Anarchica
Alternativa Libertaria / FdCA
sez. “S. Francolini” – Fano / Pesaro

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comunicato stampa General

Su Cospito – Comunicato Stampa del 28.12.2022

Adriano Sofri sul Foglio del 21 dicembre ha scritto: “E ancora più strano che la solidarietà con la ribellione di Cospito spetti agli anarcoinsurrezionalisti, qualunque cosa voglia dire. E’ probabile che la fame di Cospito arrivi molto prima della sentenza della Consulta. […] La giustizia è smisurata e si compiace di esserlo, i suoi amministratori hanno nomi e cognomi ma non li indossano, bastano le uniformi, sono esseri smisurati per irrazionalità e cattiveria.”

La vicenda di Alfredo Cospito è ben riassunta sempre da Adriano Sofri che ricorda come l’anarchico sia stato condannato a 10 anni e 8 mesi nel 2014 per il ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare. In seguito è stato condannato all’ergastolo ostativo per una strage che non c’è stata e non ne aveva alcuna potenzialità nel gesto dimostrativo riferito al posizionamento di due pacchi esplosivi a Fossano presso la Scuola Allievi Carabinieri. Una condanna contro cui Cospito è in sciopero della fame dall’ottobre scorso rivendicando l’enormità e la mostruosità giuridica attivata nei suoi confronti. Una protesta che più passano le ore più rischia di trasformarsi in tragedia.

Ci sarebbe molto da dire, specie in un paese dove mafiosi e terroristi (fascisti soprattutto), bancarottieri e truffatori di miliardi di euro, che hanno fatto – loro sì – stragi di vite e futuri, non hanno subito lo stesso accanimento riservato all’anarchico Cospito le cui sofferenze, e la cui vita a rischio, sono la denuncia di una macchina di potere cattiva e muscolare nei confronti dei deboli, iniqua nei giudizi, arrogante nelle narrazioni e vuota, soprattutto vuota di valori.

I martiri servono alle chiese e alle gerarchie di ogni tempo. Per Cospito un atto di giustizia è imperativo in una società dove la solidarietà contro l’accanimento che sta subendo si allarga in maniera inedita, in particolare in quei settori intellettuali e politici che troppo spesso hanno preferito girare la testa dall’altra parte ogni volta che uno sfruttato ha subito la cattiveria del potere.

Un Cospito morto, di digiuno, o di ergastolo, a chi o a cosa servirà?

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona