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Comunicato stampa del 6 febbraio 2023

Il mondo anarchico è tornato al centro dell’attenzione dei media.

Fatto raro, ma quasi costante in relazione alla presenza della destra al governo nell’Italia repubblicana. Il caso Cospito ne è il veicolo
mediatico, trascinando con sé stereotipi, pregiudizi, montature e strumentalizzazioni che aiutano a capire come mai questo paese si trovi al 58° posto per la libertà di stampa nella classifica mondiale.

Gli anarchici fanno parte da secoli della societa` italiana, e sulla base di questa non possono che evidenziare le mille sfaccettature che solo la pluralita` di idee e pensieri riescono meglio a ritrarre. La diversità, del resto, in ogni cultura e storia umana è stata sempre segno di arricchimento, specie se tenuta assieme da idee di
uguaglianza e libertà, da pratiche partecipative, aperte a tutti. Il movimento anarchico si muove alla luce del sole: la presenza di libertari e anarchici si registra all’interno dell’associazionismo e del volontariato, del mondo sindacale, in ogni sua espressione, e nei tanti luoghi della socialità autogestita. Definire tutto questo come
“la galassia anarchica” è errato oltre che offensivo: siamo operai, infermieri, studenti, insegnanti, disoccupati, uomini e donne come tutti voi. Chi ci conosce sa che non ci sottraiamo alle disavventure
quotidiane, alla paura di un domani sempre piu` incerto, al freddo patito di fronte ai cancelli di una fabbrica che vuole lasciarci a casa senza piu` un lavoro, o di un ospedale ridotto all’inoperativita` in favore della concorrenza privata.

Chi ci conosce sa che non abbiamo bisogno di congiure e attentati per affermare le nostre idee, eppure la presa di distanza s’impone, viene chiesta e ricercata, quasi suggerita, che e` poi lo stesso atteggiamento che si ha nei confronti, ad esempio, di chi è musulmano quando avviene un attentato da parte di qualche integralista. Dividere in buoni e cattivi, un modus facendi che legittima condanne e
persecuzioni fatte a furor di popolo e, che nella smentita, rafforza lo stigma. Questo e` l’obietttivo di chi fa la voce grossa oggi contro Cospito e contro gli anarchici tutti a lui equiparati, mostrando apertamente il suo spessore politico funzionale a strumentalizzazioni,
bagarre parlamentari e a far dimenticare le molte promesse elettorali già disattese ed il preannunciato peggioramento delle condizioni di vita per tanti italiani.

In relazione allo sciopero della fame di Alfredo Cospito è indispensabile inquadrare le questioni principali su cui porre l’attenzione nella drammaticità della vicenda e nel sovrapporsi di notizie di ogni tipo. Tre sono gli aspetti da considerare: umano, giuridico e politico. Nel primo caso debbono essere ricercate tutte le soluzioni utili a salvare una vita umana. Chi ha il potere di farlo lo faccia, punto e basta. Nessuna causa, nessuna, vale la vita di una persona. E questo viene detto anche con il cuore greve per le persone che stanno morendo in Ucraina e nel mondo a causa di una guerra, di un posto di lavoro poco sicuro, di razzismo e piu` in generale dell’ignoranza che la poverta` genera.

C’è poi un livello giuridico che riguarda Alfredo Cospito in relazione alle sue azioni, al suo pensiero e alle sue relazioni. In tal senso va auspicato un lavoro di inchiesta giornalistica o storica, di quelle
che andavano di moda un tempo, che denunciavano persecuzioni e strategie della tensione giustizialismo sfrenato verso qualcuno e garantismo verso altri. Senza negare i fatti occorsi, ma nella consapevolezza di vivere nello stesso paese in cui le pessime condizioni di vita e detenzione nelle sovraffollate carceri italiane (nove mila detenuti in piu` rispetto ai posti a disposizione) vengono purtroppo sottolineate ad esempio dal numero di suicidi annuali (84 nel 2022), e questo è l’aspetto di denuncia politica che risalta in queste giornate drammatiche, svelando come il paese sia tornato indietro nel tempo di secoli.

Ridurre l’anarchismo alla vicenda Cospito, è disonesto ancor prima che sbagliato. E questo non deve esimere dall’imperativo, già detto, di fare di tutto per salvare una vita umana in grave pericolo. Di tutto per ripensare questo paese a partire dall’identità cattiva che vuole darsi nell’accanirsi di fronte a chi sta in galera, o verso chi è povero, malato, straniero. Ogni azione esperita contro gli anarchici è un ottimo indicatore di ciò che si realizza o può arrivare a chiunque, singolo o collettività, nell’esercizio più becero e schietto del
dominio dell’uomo sull’uomo.

Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Valcesano Anarchica
Alternativa Libertaria / FdCA
sez. “S. Francolini” – Fano / Pesaro

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Su Cospito – Comunicato Stampa del 28.12.2022

Adriano Sofri sul Foglio del 21 dicembre ha scritto: “E ancora più strano che la solidarietà con la ribellione di Cospito spetti agli anarcoinsurrezionalisti, qualunque cosa voglia dire. E’ probabile che la fame di Cospito arrivi molto prima della sentenza della Consulta. […] La giustizia è smisurata e si compiace di esserlo, i suoi amministratori hanno nomi e cognomi ma non li indossano, bastano le uniformi, sono esseri smisurati per irrazionalità e cattiveria.”

La vicenda di Alfredo Cospito è ben riassunta sempre da Adriano Sofri che ricorda come l’anarchico sia stato condannato a 10 anni e 8 mesi nel 2014 per il ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare. In seguito è stato condannato all’ergastolo ostativo per una strage che non c’è stata e non ne aveva alcuna potenzialità nel gesto dimostrativo riferito al posizionamento di due pacchi esplosivi a Fossano presso la Scuola Allievi Carabinieri. Una condanna contro cui Cospito è in sciopero della fame dall’ottobre scorso rivendicando l’enormità e la mostruosità giuridica attivata nei suoi confronti. Una protesta che più passano le ore più rischia di trasformarsi in tragedia.

Ci sarebbe molto da dire, specie in un paese dove mafiosi e terroristi (fascisti soprattutto), bancarottieri e truffatori di miliardi di euro, che hanno fatto – loro sì – stragi di vite e futuri, non hanno subito lo stesso accanimento riservato all’anarchico Cospito le cui sofferenze, e la cui vita a rischio, sono la denuncia di una macchina di potere cattiva e muscolare nei confronti dei deboli, iniqua nei giudizi, arrogante nelle narrazioni e vuota, soprattutto vuota di valori.

I martiri servono alle chiese e alle gerarchie di ogni tempo. Per Cospito un atto di giustizia è imperativo in una società dove la solidarietà contro l’accanimento che sta subendo si allarga in maniera inedita, in particolare in quei settori intellettuali e politici che troppo spesso hanno preferito girare la testa dall’altra parte ogni volta che uno sfruttato ha subito la cattiveria del potere.

Un Cospito morto, di digiuno, o di ergastolo, a chi o a cosa servirà?

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

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Comunicato Stampa del 09.09.2022

Il grido di allarme che da più parti si è levato le scorse settimane sulla sanità marchigiana, e quella locale, purtroppo rientra nel copione scritto della progressiva destrutturazione del sistema sanitario pubblico. Medici per coprire i turni non solo nei reparti, ma nei servizi di emergenza. Infermieri e personale di supporto, e di tute le altre professioni sanitarie, ridotto all’osso costretto a passare al solito un’estate difficile fra riduzioni d’organico e turni pesanti. Servizi e posti letto, come l’offerta della diagnostica, ormai sono allo stremo, in un quadro di sofferenza cronica.

Appellarsi alle forze politiche e alle istituzioni locali, è più una pia illusione che non uno strumento concreto di risoluzioni. Sindaci e amministratori locali possono poco nei riguardi della difesa della salute del cittadino sempre più delegata al mercato. La politica, quella della corsa alla poltronissima 2022, poi potrà ancora meno. Capirai, in campagna elettorale dove si promette tutto e non si mantiene nulla. Le Marche inoltre hanno il futuro segnato dalla futura ristrutturazione sanitaria, ispirata al brillante sistema lombardo – che ha eccelso nei mesi pandemici – e teso alla privatizzazione tutta. Già ad Ascoli è nato un Pronto soccorso in miniatura, privato, pronto a risolvere le piccole cose ed evitare affollamenti. In giro più di una struttura sanitaria ha dato in gestione questo o quel servizio diagnostico, riabilitativo e di degenza al privato di turno. Le sorti dell’ospedale di Jesi sono destinate a peggiorare, a meno che lavoratori e cittadini non facciano sentire le ragioni della tutela della salute e della qualità del lavoro.

La chimera della sanità del territorio si rivelerà presto tale in quanto ha bisogno di soldi, operatori, risorse, e servizi che sono stati sistematicamente negati per decenni alla sanità pubblica, e quindi … E quindi forse il prode assessore alla sanità delle Marche, proverà a trasformare ulteriormente i servizi come hanno tentato di fare in Lombardia, dividendo l’offerta sanitaria pubblica in gestori ed erogatori: in pratica aprendo alla privatizzazione selvaggia del settore. Nella regione di Milano il piano, fino ad oggi, non è passato. Chissà, forse nella nostra regione la destra rampante riuscirà dove altri hanno fallito. Conclusione. Se si vogliono servizi, posti letto, operatori sanitari, e coperture sanitarie, oggi come oggi non basta neanche più mendicarle. Bisogna conquistarle, rivendicando il diritto alla salute, contro la menzogna ideologica del profitto.

FAI – Federazione Anarchica Italia
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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comunicato stampa General

L’Italia in una regione

Le Marche come laboratorio della destra regionale, pronta al governo nazionale. La notizia, dopo il comizio di apertura della campagna elettorale, fatto ad Ancona da Giorgia Meloni, rimbalzata sui media segue la stessa scia melmosa e nera dei fattacci razzisti, con l’omicidio di Civitanova e quello passato di Fermo e a molti altri episodi simili (Traini a Macerata nel 2018). Come se non bastasse c’è un diritto all’aborto, sempre meno garantito, come in altre regioni amministrate dalla destra (Umbria, Abruzzo). Come sempre, si riafferma l’adagio: “Marche, l’Italia in una regione”.

Al di là delle sparate preoccupanti della destra sub-fascista (perché sotto, sotto … ma manco più di tanto) nulla di nuovo sotto il sole e se davvero le Marche sono il modello da cui trarre ispirazione per il governo del paese, la situazione è preoccupante. Nel lunghissimo tempo passato sotto l’ala democristiana, la regione era l’esempio portante del modello del lavoro (metalmezzadro) con l’immedesimazione totale dell’operaio con l’azienda in un contesto di piccola e media impresa che contava fortemente sul sostegno del territorio. Un modello che ha creato profitto, qualche beneficio, e sfruttamento a piene mani lungo un sentiero di sviluppo destinato ad arrestarsi, e, dopo almeno tre sofferti decenni, arrivato ora al capolinea.

Le Marche attualmente vivono una fase di recessione produttiva forse irreversibile. Tutti i suoi principali settori industriali di punta sono in crisi: calzaturiero, manifatturiero, mobilifici, etc. Il turismo? Pia illusione di amministratori buoni solo ad elargire soldi pubblici per profitti privati. Sul piano dei servizi la sanità è stata progressivamente tagliata, e l’istruzione pubblica da tempo è solo un momentaneo parcheggio o per la disoccupazione o per l’emigrazione. Tutto questo è stato fatto dal centro sinistra, o meglio dal centro e dalla sinistra che hanno governato per anni e il centro-destra potrà solo peggiorare la situazione. La sanità verrà riformata seguendo l’esempio della Lombardia (si, proprio la regione che è crollata sotto l’onda del covid). La crisi economica e il taglio dei servizi verranno addolciti da una contrazione dei diritti per i più deboli, come per le case popolari tolte agli immigrati e da qualche sparata populista.

Se la destra grida parole d’ordine brutte, vuote e false lo fa per accaparrarsi voti seguendo la scia del prodotto elettorale meglio offerto da tutti: la paura, per il deviante, l’immigrato, il povero (FdI, Lega e FI), la sinistra la segue sullo stesso terreno, agitando lo spettro del fascismo montante (PD e cespugli a seguire). L’italianissma Giorgia parla ad una generazione di frustrati che ha bisogno di un capro espiatorio su cui sfogarsi per autoassolversi: non c’è lavoro, meglio prendersela con gli immigrati piuttosto che con i padroni o con un sindacalismo concertativo. Ho mio figlio o mia figlia con qualche chilo in meno o in più, come influisce in questo caso la famiglia? C’è bisogno forse di un reddito che permetta di mangiare meglio ed avere più tempo per sé? L’ignoranza porta invece a sperare nel santone psichiatrico, con le catene, o nel centro sportivo, privato e sovvenzionato da soldi pubblici, o della comunità di recupero o …

Dietro ogni slogan fascistoide della destra c’è solo la necessita` di mascherare una realtà che potrà solo che peggiorare ed un futuro in cui i profitti di pochi aumenteranno. I diseredati, i dimenticati dalla sinistra, che voteranno a destra ovviamente, non vedranno alcun cambiamento in meglio. Ma del resto ci sono abituati, la stessa cosa è accaduto per anni votando a sinistra.

La storia insegna: quando la sinistra insegue i padroni, si fa liberale e istituzionale, poltronara e chiacchierona, apre le porte alla destra, sperando, ingenuamente che questa venga schiacciata dalla relatà che non sa gestire perché stupida, arrogante e profittatrice. Illudendosi. Già è successo una volta in questo paese, ed è stata una tragedia. La storia quando si ripete assume i toni della farsa, ma a noi costerà sicuramente cara ugualmente.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Comunicato stampa del 02.08.2022

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Vittime della societa`

Una societa` non risulta povera soltanto perche` la maggior parte della popolazione non ha un reddito sufficiente a sopravvivere. Siamo sempre piu` poveri perche`, oltre ad avere meno denaro in tasca, abbiamo sempre meno possibilita` di migliorare il nostro futuro e quello di chi verra` dopo di noi.

Del resto l’economia corre veloce, e per non farsi schiacciare oggi, troppo spesso siamo obbligati a rinunciare ad una istruzione adeguata, ad una sanita` pubblica efficace ed efficiente, a tutti quei servizi che nel tempo possono rendere la societa` di cui facciamo parte piu` giusta, perche` ci consentirebbe di alzare lo sguardo verso gli altri intorno a noi.

Alika sara` invece l’ennesimo sacrificio umano inutile sull’altare di una societa` povera, ignorante e violenta. Ce ne dispiace per la famiglia e per i suoi cari, per le comunita` di immigrati di questo e di tutti i paesi, e per ogni sfruttato di questo presente che sa di essere un… Alika, come tanti, vittima non tanto di un alienato mentale, ma di un sistema becero che schiaccia tutto e tutti, offrendo soluzioni dal respiro corto e malsano. Facile che qualcuno spaccera` per proposta innovativa l’internamento manicomiale, mentre altri si stracceranno le vesti in nome delle verita` sociali, dimenticando i propri fallimenti ed incapacita` dirigenziali. Al supermercato della politica stracciona e viscerale, ognuno provera` a piazzare il proprio prodotto, di notizia in notizia, come sciacalli dell’informazione.

Eppure la politica, per gli sfruttati di sempre, per i neri di ogni colore, non e` mai stato un prodotto da dover ordinare in qualche piattaforma online, e` gia` presente in ciascuno di noi quale espressione del fare e decidere insieme, per questo non puo` bastarci l’ennesima manifestazione in strada (col rischio di placare solo pelose coscienze), non puo` bastarci una giusta e necessaria protesta e solidarieta` per ricordare Alika, perche` ogni giorno abbiamo vittime da difendere e rivendicare: sul lavoro e in guerra, sulle strade e nei servizi negati. Questa societa` deve essere profondamente cambiata, non si puo` piu` restare soli di fronte alla violenza dell’odio e del profitto, bisogna ricominciare a dare una risposta collettiva ai problemi quotidiani, difendersi da essi in modo organizzato, non cedere alla paura e allo sconforto. Questa societa` e` fatta da chi lavora e lotta ogni giorno, ama e vive con gli altri, spera e sogna un mondo dove i propri figli non vengano portati via dalle miserie generate dai signori del potere politico ed economico.

Qualcuno puo` continuare a vivere a Civitanova quale espressione di una provincia meschina e crudele, uguale ai luoghi in cui vivono i patrioti “figli d’Itaglia”, forti con i deboli e deboli con i forti. Qualcuno deve continuare a vivere a Civitanova quale espressione di un mondo che non puo` piu` essere rubato e violentato da nessun dio della guerra, da nessun duce della politica, da nessun padrone.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Comunicato stampa del 3 agosto 2022