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Un 2024 di magie

Magie per il 2024

L’anno è cominciato con un bella dichiarazione di intenti da parte del governo, fare propaganda spicciola sulla pelle nostra, a partire dalla finanziaria approvata a fine 2023.

Che sia chiaro, qualsiasi governo che possa trovarsi nello stesso periodo storico difficilmente riuscirebbe a fare altrimenti, certo cambierebbe forse il modo in cui si sarebbero affrontati i grandi temi di attualità, ma un bilancio difficilmente riesce a scostarsi da una somma zero se non si modificano drasticamente gli orizzonti verso cui si naviga. D’altronde se la magia non esiste, restano però gli abili giochi di prestidigitazione: incrementare una voce ed abbassarne un’altra, il trucco risiede nel catalizzare l’attenzione solo sui bisogni al centro dell’attenzione.

Accorpare i primi due scaglioni per il pagamento delle aliquote IRPEF appiattendoli al 23% sembrerebbe una cosa banale detta cosi`, suona invece molto meglio se definita come “taglio al cuneo fiscale”, una operazione di marketing che non è sfuggita alla critica delle opposizioni che hanno prontamente evidenziato come la manovra favorisca in realtà i redditi piu` alti. Purtroppo però non hanno ravvisato un altro problema ben più grave e immediato, distanti come sono dalla quotidianità dai lavoratori e dai disoccupati:

l’IVA schizza al 22% sulla bolletta del gas e torna al 10% su prodotti per la prima infanzia e per le donne.

Questo governo, fin da quando era all’opposizione ha fatto sempre un gran parlare di investire sulla natalità italica, sulle famiglie, ma poi i fatti sono ben altri. Non possiamo accontentarci di una decurtazione del canone RAI o di un aumento dei soldini sul welfare aziendale:

Prima di tutto dovremmo pretendere un servizio pubblico che funzioni, scuole di ogni ordine e grado che non cadano a pezzi, con i servizi di riscaldamento funzionanti ed antisismiche. Ospedali e pronto soccorso con il giusto organico, senza ricorrere a stratagemmi per obbligare il personale anziano a non andare in pensione.

Poi abbiamo bisogno di un lavoro. Sicuro. Che ci dia un salario degno delle nostre vite.

Tutto il resto sono solo abili stratagemmi per favorire e nascondere detassazioni e benefit per la classe padronale di un paese che fatica a darsi un ruolo industriale e gioca al ribasso con le spese pubbliche da decenni, auto-sabotando i sistemi di pubblico servizio, rendendo i privati l’unica scelta politica accettabile da una società classista e resa incapace di reagire anche solo allo sperpero di tempo e denaro pubblico per il ponte sullo stretto.

In fondo vogliamo solo una banale quotidianità, quella che molti di noi non hanno più ormai da molto tempo, tra cassa integrazione dilagante anche in contesti industriali grandi per una cittadina provinciale come Jesi (CNH), chi ancora attende di tornare ad avere un lavoro, senza un reddito su cui poter contare (IMR ex Caterpillar) o chi fugge da una guerra, dalla crisi climatica, dalla povertà e dall’ignoranza.

Purtroppo nessuno ha la bacchetta magica. Per non essere più insultati da manovre farlocche e giochi di prestigio non possiamo che costruire un fronte compatto di rivendicazione salariale a difesa di tutti. Per un mondo migliore, senza magie.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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Weekend lungo

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Autunno caldo? Clima da crisi sociale

Ferie lunghe e cassa integrazione disseminata a macchia d’olio nelle fabbriche non prennunciano niente di buono per questi ultimi mesi del 2023. Tutti sembrano sapere, in fondo, che il terreno economico continua a scricchiolare, indipendentemente dai “segni +” che appaiono trionfanti in qualche articolo dal titolo altisonante che ogni tanto fa capolino sui canali di informazione.

Eppure nessuna, tra le strutture organizzative storicamente erette a difesa dei salari – i principali partiti di sinistra e sindacati – sembrano avere la capacità di comprendere e soprattutto la forza di rivendicare: se il segretario generale della CGIL si prepara a chiamare uno sciopero generale soltanto per chiedere al governo di rinnovare i contratti nazionali scaduti e formulare un salario minimo significa che o si è ignoranti in materia o in malafede.

I contratti li devono rinnovare le controparti padronali sedute al tavolo con dei sindacati pronti a mobilitarsi per questo e per la sicurezza sui luoghi di lavoro anche meno redditizi in quanto a tessere, la cultura della sicurezza non può essere affidata al datore di lavoro intelligente e illuminato.
In quanto alle richieste di un salario minimo fatte al governo, nel migliore dei casi diverrebbero strumento di propaganda utilizzabile da una destra che è riuscita a farsi portavoce anche dei temi cari alla sinistra, riuscendo a renderli semplici e chiari per le masse sempre abituate ad avere risposte immediate ai problemi:

la violenza sulle donne? si combatte con la repressione. La violenza minorile? con la repressione. L’abbandono scolastico? sempre con la repressione. L’indigenza? Indovinate. La mafia e l’imprenditoria predatrice? con la… detassazione unica!

Qualsiasi governo non può risolvere i problemi economici e sociali radicati nel profondo di questo paese, solo la rivendicazione collettiva, strutturata ed organizzata, potrebbe riuscire a migliorare poco a poco le condizioni del nostro paese:

LOTTARE A SCUOLA per ottenere investimenti funzionali agli insegnanti e a tutto il personale, che in prima persona, quotidianamente, deve inventarsi mille espedienti per continuare a fornire formazione, cultura di qualità e responsabilizzazione collettiva in una scuola che cade letteralmente a pezzi.

LOTTARE IN FABBRICA per un salario adeguato ad una vita degna, un lavoro sicuro ed un ambiente  sano che non ha bisogno di trovare sempre colpevoli da sacrificare quando si tratta di nascondere colossali errori sistemici nella gestione economica aziendale o nella esecuzione in sicurezza delle lavorazioni.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
   sez. “M. Bakunin” – Jesi
   sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona
Valcesano Anarchica

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La polvere sotto al tappeto

Il 25 aprile di questo 2023 viene celebrato mentre al governo siede una Presidente del Consiglio leader di un partito post-fascista. Molti sondaggi lo danno, nonostante tutto, entro la soglia di gradimento per il 30% degli intervistati. Dato che non equivale certo all’intera popolazione italiana, come non equivalgono alla maggioranza elettorale le percentuali che hanno portato la destra al potere nelle ultime elezioni. Ma questo è un dato al limite del banale. Il sistema elettorale ha avuto sempre il pregio di garantire stabilità e sicurezza ai padroni e ai loro rappresentanti. Mussolini ed Hitler sono saliti al potere con libere elezioni. Poi non fecero più elezioni libere. Anzi, nessuno fu più libero e interi paesi dovettero imbracciare le armi e mobilitare tutta la solidarietà proletaria di cui erano capaci per riprendersi la libertà. Anche per questo si celebra il 25 aprile.

Quanto detto è storia nota, come altrettanto conosciute, o meglio prevedibili, sono le scelte che il governo di destra attuale, sta portando avanti in tema di economia, welfare, guerra e diritti, con la capacità fascista più genuina di essere forti con i deboli e deboli con i forti. In un momento in cui il paese ha bisogno di esprimere il massimo sostegno sociale alle fasce più deboli, agli ultimi e ai lavoratori, le scelte del governo si indirizzano verso la tutela dei grandi redditi, di chi evade le tasse, e di chi, pagando stipendi da fame, ruba anni di vita alla parte sana e produttiva del paese: la classe operaia. Dalla cancellazione del reddito di cittadinanza all’adeguamento di salari e pensioni, dal definanziamento della sanità pubblica all’aumento delle spese militari, a regalie di vario tipo che passano per grandi opere fantasmatiche (Ponte sullo stretto) e arrivano alle società calcistiche, nell’Italia attuale va in scena il personaggio di un Robin Hood cialtrone che ruba ai poveri per dare ai ricchi.

Le rappresentazioni mediatiche di questa classe politica ricordano il peggior berlusconismo, e l’ancora più nefasta dittatura mussoliniana, quella delle donne espulse dai posti di lavoro, del diritto di sciopero e di interruzione di gravidanza negati, dell’applicazione delle leggi razziali, e dove si dimezzava le paghe degli operai e si assassinava un po’ tutti in giro per il mondo, con le sue guerre e le persecuzioni politiche. Il fascismo della stirpe italica di ieri, mostra il suo volto attuale – ma decrepito come sempre – della sostituzione etnica di oggi, delle teorie del gender, degli occupabili e dei capri espiatori di ogni genere: immigrati, anarchici, poveri. Le cause che portarono cento anni fa al potere il fascismo non sono state mai estirpate da questo paese: lo sfruttamento, la gerarchia, il possesso dei mezzi di informazione in mano a pochi (e agli stessi), la stratificazione della società in ricchi e poveri, chi può fare tutto e a chi viene negato tutto. Qualcuno si è illuso che bastasse nascondere sotto il tappeto della democrazia la polvere fascista, senza accorgersi che era troppo piccolo, sottile, inutile di fronte alla sporcizia con cui il liberismo, da sempre, contamina la società umana.

Il valore di questo 25 aprile va oltre la dimensione celebrativa, utile per rilanciare la conquista di diritti perduti (troppi) e conquistarne di nuovi (tanti), senza arrendersi all’ineluttabilità del profitto capitalista, all’arroganza omicida del potere, alla stupidità menzognera e vigliacca dei signori di Palazzo, e quella dei fascismi di ieri e di oggi; e per non avere più nessun fascismo domani.

FAI – Federazione Anarchica Italiana:
Sez. “Michele Bakunin” – Jesi
Sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – senza fissa dimora – Ancona

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Colpevoli: governi e padroni – sabato 15 ottobre