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Contro il clima d’odio e le false soluzioni: per un territorio libero e solidale

Denunciamo con forza il clima di ostilità che si è diffuso nel dibattito pubblico, locale e nazionale. Un clima alimentato da slogan, contrapposizioni sterili e dinamiche da “tifoseria”, che nulla hanno a che fare con le necessità reali della popolazione.

L’atto vandalico contro l’insegna sulla sicurezza stradale nella cittá di Jesi, dove appare l’immagine in silhouette di una donna con passeggino che attraversa la strada – con il burqa? Senza burqa? Queste le speculazioni scatenanti la polemica nel dibattito pubblico cittadino sfociate poi nell’atto vandalico – , è l’inevitabile risultato della speculazione sull’ignoranza diffusa, coltivata in anni di politica a basso costo da parte degli esponenti di chi governa il belpaese, difficilmente arginabile senza una ricostruzione paziente ma risoluta, dal basso, che coinvolga tutti perché realmente necessaria a tutti, fuori dai riflettori ma mai in silenzio, soprattutto in un periodo storico come questo, dove il mondo, nel 2025, è segnato da un numero record di conflitti armati attivi mai registrato dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Secondo l’Institute for Economics and Peace, sono attivi 59 conflitti tra Stati, mentre l’Uppsala Conflict Data Program (UCDP) ne conta 61, coinvolgendo direttamente o indirettamente almeno 92 Paesi e costringendo oltre 100 milioni di persone a migrare a causa delle violenze. Noi saremo sempre dalla parte dei popoli che subiscono le decisioni dei governi che giocano alla guerra senza considerare l’enormità delle conseguenze per le persone.

In questo clima di odio e fanatismo politico nessuno può ignorare la strage di civili in Palestina, che sta facendo morire un popolo di fame e disperazione. Non servono gli anarchici per richiamare i principi fondamentali delle religioni, ma chi si definisce cattolico in Occidente dovrebbe rileggere la propria dottrina. La maggioranza del mondo desidera un futuro di equità, pace e prosperità, ma i giochi politici dei potenti ritardano continuamente questo obiettivo, assicurando ai pochi ricchezza e influenza senza precedenti.

Nel mentre, noi che viviamo nell’Occidente che decide la sorte del resto del mondo, viviamo in una società che sta progressivamente strangolando i cittadini con un peso economico insostenibile. Il caro vita continua a crescere, mentre salari e pensioni rimangono stagnanti o arretrano. Il lavoro, quando c’è, è spesso precario, sottopagato e frammentato; chi possiede un contratto stabile deve affrontare turni estenuanti, straordinari malpagati, trasferte forzate e orari incompatibili con una vita degna, mentre chi cerca occupazione si scontra con un mercato chiuso e selettivo, incapace di garantire dignità e continuità.

La chiusura di interi distretti produttivi ha impoverito le comunità, costringendo i pendolari a spostamenti sempre più lunghi e costosi. Il trasporto pubblico inefficiente amplifica queste difficoltà, mentre la sanità pubblica, colpita da tagli e privatizzazioni, lascia scoperti i cittadini più fragili.

A queste difficoltà si aggiunge una riforma scolastica che, con il progetto di esternalizzare la formazione agli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), crea una separazione tra classi sociali. I licei manterranno il percorso di cinque anni, mentre gli istituti tecnici e professionali passeranno a quattro anni di scuola più due anni di formazione esternalizzata. Questo modello non forma persone complete, ma lavoratori “adatti al mercato”, sacrificando lo sviluppo umano e culturale in nome di una produttività immediata e precaria. Una società costruita così rischia di diventare un vero e proprio “macellaio sociale”.

Le “facili ricette” del governo non fanno che alimentare il clima di ostilità e impedire un reale progresso sociale. Solo costruendo comunità autonome e solidali possiamo sottrarre la società alla rassegnazione e all’odio, affrontando concretamente le sfide di lavoro, sanità, istruzione, mobilità e coesione sociale.

Dobbiamo unirci nella costruzione di un territorio libero, giusto e solidale, dove i diritti fondamentali siano rispettati, le risorse distribuite equamente e la multiculturalità riconosciuta come risorsa indispensabile per la vita della comunità. Solo allora, chissà, ci si potrà concedere il lusso di perdere del tempo prezioso dietro a queste vacue polemiche di provincia, dove i soldi, quelli che mandano l’acqua all’insù, non ci sono mai.

Garantire un futuro degno e sostenibile per chi oggi è costretto a sopravvivere e per le generazioni che verranno, questo e` il mandato politico che ognuno di noi deve sostenere ogni giorno, a casa, in fabbrica, negli ospedali e nelle scuole, senza chiedere voti e consensi a nessuno.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
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comunicato stampa

IMR, questo è il momento di non lasciarli soli

Un altro natale amaro per tante famiglie che stringono di nuovo la cinghia di fronte alla deindustrializzazione che non fa sconti a nessun settore.  Beko, Giano ma anche Moncaro, e tutte quelle fabbriche in cui gli operai da anni subiscono, a colpi di cassa integrazione, esuberi, futuri incerti.

In molti plaudevano ad una vittoria per la vendita e riconversione dello stabilimento Caterpillar, dopo un periodo di lotta intenso e partecipato dalla comunità jesina. In cuor nostro speravamo anche, che in fondo, eravamo noi a sbagliarci, che sarebbe andato tutto bene seppure tra mille difficoltà.

Purtroppo invece oggi è arrivato il giorno in cui l’attenzione catalizzata
della politica locale e dei riflettori nazionali non sono più a disposizione, gli operai non hanno un presidio da poter difendere, le famiglie si sono spaccate, chi ha potuto si è costruito un’altra opportunità di vita.

Ed il sindacato giustamente chiede alla politica di fare la sua parte, di rispettare almeno lei la necessità strategica di mantenere asset e posti di lavoro nel paese. Chissà se la maggioranza in regione o addirittura il governo riuscirà a girare di nuovo la frittata puntando il dito verso i sindacati, intanto l’attesa di avere risposte si protrarrà fino al 7 gennaio, data in cui è previsto un incontro in regione.

A noi non interessa trovare un colpevole a questo ennesimo natale amaro, perché è un fatto che di fronte a tutto questo ci troviamo impotenti.  Vogliamo però sottolineare due cose:

Oggi più che mai dobbiamo stringerci attorno ai lavoratori che si trovano in difficoltà e da soli

Domani dobbiamo costruire e tramandare una base di rivendicazione solida nei luoghi di lavoro che ancora reggono, capace di farsi carico di una contrattazione efficace senza doverci fidare di questo o quel golden power, di un governo buono o competente.

Vogliamo una vita migliore per tutti, senza sventolare vittorie o piangere sconfitte.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
   sez. “M. Bakunin” – Jesi
   sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Comunicato stampa del 23 dicembre 2024
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comunicato stampa

Licia Rognini Pinelli

La mattina dell’11 novembre se n’è andata Licia Rognini, vedova di Giuseppe “Pino” Pinelli.
Ci uniamo al cordoglio dei tanti compagni che stanno ricordando la sua esistenza spesa per affermare una verità, quella dell’omicidio di Pinelli e della sua innocenza, che inevitabilmente ha comportato un profondo impegno e responsabilità verso il movimento e verso la vita politica del Paese da lei sempre sostenuti con fermezza; quell’impegno ad una “ordinaria” quotidianità che purtroppo spesso finisce sottotraccia, ma che ognuno di noi riconosce nei difficili momenti in cui ci troviamo di fronte all’ingiustizia ed al dolore.
Un abbraccio a Silvia, Claudia e a tutti quelli che le volevano bene.

FAI – Federazione Anarchica Italiana

sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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Salute universale! No multinazionale

Mezzo secolo di G7, di politica economica e sociale delle 7 nazioni più “avanzate” non hanno arginato affatto l’instabilità geopolitica e sanitaria mondiale sorretta dalle disuguaglianze sociali e dalla povertà economica e culturale.

Il delicato equilibrio tra superpotenze, in nome della sovranità nazionale a scapito dei territori più poveri, ha invece sistematicamente evitato agli stati di prendere decisioni vincolanti per ciascuno, favorendo di fatto

diversificazione territoriale dell’accesso alle cure
frammentazione dei contratti nel settore medico e sanitario.

n Europa, gli infermieri migrano nel Regno Unito, dove il sistema sanitario è maggiormente strutturato, mentre i medici fuggono in Francia e Germania, dove il modello sanitario favorisce l’alta specializzazione con profitti più alti.

E che dire della privatizzazione dei servizi in Italia, inaugurata con il welfare aziendale sulla falsa riga di modelli che nei fatti elevano il costo a carico della collettività a discapito dell’accesso universale garantito ad ognuno?

Dati alla mano, la pandemia ha ricordato a tutti di quali risorse ci vogliono per un servizio sanitario in grado di gestire efficacemente le conseguenze del capitalismo mondiale:

L’organizzazione di un sistema orientato alla salute ed al benessere a lungo termine ottenibile attraverso
la condivisione pubblica ed internazionale delle conoscenze e tecnologie,

l’adeguamento dei contratti ad uno standard che garantisca adeguato compenso e stabilità per tutti i lavoratori della salute e le risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro… ma sappiamo che le scelte giuste non garantiscono profitti da spartire.

Solo la difesa dei nostri diritti e la lotta sindacale negli ospedali possono spingere il mondo ad andare nella direzione migliore. Per tutti.

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

Unione Sindacale Italiana – Marche Nord

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Valcesano Anarchica