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comunicato stampa

Licia Rognini Pinelli

La mattina dell’11 novembre se n’è andata Licia Rognini, vedova di Giuseppe “Pino” Pinelli.
Ci uniamo al cordoglio dei tanti compagni che stanno ricordando la sua esistenza spesa per affermare una verità, quella dell’omicidio di Pinelli e della sua innocenza, che inevitabilmente ha comportato un profondo impegno e responsabilità verso il movimento e verso la vita politica del Paese da lei sempre sostenuti con fermezza; quell’impegno ad una “ordinaria” quotidianità che purtroppo spesso finisce sottotraccia, ma che ognuno di noi riconosce nei difficili momenti in cui ci troviamo di fronte all’ingiustizia ed al dolore.
Un abbraccio a Silvia, Claudia e a tutti quelli che le volevano bene.

FAI – Federazione Anarchica Italiana

sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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comunicato stampa

Amazon: un’occasione per riprogettare il territorio..?

L’iniziativa organizzata da Jesiamo, Per Jesi e Patto per Jesi dal
nome altisonante “Amazon :‬ un’occasione per riprogettare il territorio – intermodalità, lavoro, sociale” ha suscitato la curiosità di‬ molti Jesini, che orfani di tavoli per la comprensione del progetto in questi anni, si sono dovuti‬ sorbire un caldo pomeriggio all’interno del palazzo dei convegni per accedere ad informazioni‬ sull’opera e sulle ricadute nel nostro territorio.‬

‭Ma l’appassionante querelle di politici che a vario titolo hanno partecipato non ha fornito nessun‬ ‭tipo di informazione aggiuntiva su quelli che avrebbero dovuto essere i temi principali e che nel‬ sottotitolo erano presentati come “lavoro, sociale”.

Invece di puntare ai temi importanti, di sicuro ‭interesse per i partecipanti, si è voluto spiegare il concetto di intermodalità grazie soprattutto alla‬ Professoressa Masutti, docente dell’università di Bologna che ha introdotto il tema dal punto di‬ ‭vista tecnico. Dopo
la spiegazione dell’intermodalità, anche Baldassarri, che era in veste di‬ ‭presidente dell’ISTAO (una scuola manageriale di Ancona) e che è stato una figura di spicco dei‬ governi di Centro-destra guidati da Berlusconi, ha notato quanto questa scommessa di creare un‬ polo intermodale che colleghi sinergicamente Porto di Ancona, Aereoporto di Falconara e‬ Interporto di Jesi, fosse una scommessa già ingaggiata dal territorio e persa. Infatti la costruzione‬ dell’interporto, fu preceduta da mirabolanti studi dove la Vallesina veniva rappresentata come nei‬ film di fantascienza, dove le merci avrebbero trovato la loro via in maniera ecologica e sostenibile.‬

‭Purtroppo chi non ha la memoria troppo corta sa come andò a finire, migliaia di metri quadri di‬ cementificazione inutilizzati e un interporto finito dopo anni di problematiche esecutive e mai‬ impiegato a pieno regime, per fortuna.‬

‭Eh si, ci voleva Amazon per riaccendere quei sogni invecchiati dal tempo e dalla realtà dei fatti.‬

‭Una nuova scommessa per il nostro interporto, ma non solo. Qui è in gioco l’intermodalità che‬ coinvolge anche un aereoporto e un porto.
L’intermodalità è una metodologia di trasferimento delle‬ merci che utilizza “unità di carico” standardizzate (in genere container) atte a poter essere‬ ‭facilmente spostate da un mezzo di trasporto (nave, camion, treno) all’altro per giungere a ‭destinazione. Tutto questo, almeno per il nostro territorio si tradurrà in un aumento esponenziale
dell’inquinamento della valle avendo già problematiche per il famoso “effetto camino” della valle.‬

‭La raffineria posta alla foce dell’esino, le zone industriali e chiaramente lo smog e gli inquinanti già‬ presenti nella valle hanno già il loro grande impatto nella vita di tutti noi.‬

‭Questo nuovo capitolo và a esacerbare ancora di più questo rapporto. Inoltre, chi vive questo‬ territorio e non specula su di esso, avrà certamente notato i numerosi problemi amministrativi‬ dell’aereporto Dorico, dove ad ogni rivoluzione d’assetto si perdono servizi ed il parcheggio‬ aumenta di costo. Cosa dire poi del collegamento ferroviario che non si innesta nell’aereoporto e‬ dove non esistono treni per fornire la famosa intermodalità (infatti il collegamento con Ancona lo‬ cura soprattutto conerobus con gli autobus, molto meno ecologici dei treni).

Analizzando il porto di‬ Ancona invece, ci si dovrebbe ricordare che il porto non può ospitare le grandi navi container per‬ una questione di fondale, che non viene dragato e che ha quindi mano a mano ridotto le sue‬ potenzialità. Per non parlare della stazione Ancona Marittima,
inutilizzata e soppressa anni fa. Ma‬ attenzione, i camion che escono dalle navi ormeggiate in Ancona, come raggiungono gli snodi‬ ‭stradali come l’autostrada?

Passando in mezzo alla città.

A Torrette di Ancona, la cittadinanza‬ denuncia da anni questa situazione ma ancora i Camion sostano nei semafori diffondendo i gas di‬ scarico che ammorbano anche l’ospedale regionale. Per non parlare della linea ferroviaria‬ ‭Orte-Ancona, dove il raddoppio della linea ha sempre destato grande interesse ma non ha mai‬ superato la fase propositiva.‬

‭Il tiepido dibattito intorno all’intermodalità non ha descritto assolutamente l’ambiente, la storia e i‬ processi a supporto di quella che dovrebbe essere una rivoluzione del mercato del lavoro della‬ vallesina. Siamo quindi di fronte all’ennesima celebrazione di successi che non ci saranno mai.‬

‭E cosa dire della multinazionale che ha deciso di creare il suo Hub intermodale nella vallesina?‬

‭Sappiamo già di tutte le lotte avviate nei luoghi dove amazon ha posto la sua barricata a supporto‬d‭ el capitalismo di nuova generazione e di quanto sia effimero il successo di questo modello‬ imprenditoriale. Il capitalismo 4.0, di cui amazon sicuramente rappresenta il più grande artifice a‬ livello mondiale, non ha più i confini tematici del passato unendo alla sempre presente logica del‬ profitto a tutti i costi, la logica della spersonalizzazione sia dei lavoratori che dei dirigenti. Non‬ esistono più le persone, sostituite mano a mano dai robot su cui Amazon stà puntando da molto‬ tempo e in
futuro dai droni per i quali già Amazon ha chiesto le autorizzazioni per avviare il‬ progetto anche nell’Hub della Vallesina.

Non esiste più la sindacalizzazione se non di facciata.‬ Ormai Amazon ha il potere di irrompere nei paesi che vuole colonizzare e crea i presupposti per cui‬ questi si adeguino alla sua politica aziendale. E lo fà senza avere particolari vincoli dalle istituzioni,‬ ‭dalle persone e dagli organismi che dovrebbero essere preoccupati da questa
tracotanza‬ commerciale.‬

‭Si è gridato per l’ennesima volta al successo anche se i veri temi sul tavolo avrebbero dovuto essere‬ la crescente deindustrializzazione della regione e della Vallesina stessa con la conseguente‬ ‭mancanza di prodotti da spedire, la mancanza delle figure professionali
necessarie nell’Hub, la‬ ‭mancanza di un progetto di rafforzamento e sviluppo dei servizi necessari ai lavoratori nomadi che‬ arriveranno per lavorare nell’Hub con un finale già scritto, ovvero un ulteriore ingolfamento degli‬ stessi.

Ricordiamo infatti che la sanità nella nostra regione e in tutto il territorio Italiano ha subito‬ tagli da cui non si è più ripresa e che già non è sufficiente per la popolazione.‬

‭Di tutto questo non si è parlato perchè si sarebbe dovuto prendere atto che questo progetto snaturerà‬ ancora di più il nostro territorio, rendendolo inerme e succube di quella globalizzazione che ha già‬ generato tutte le problematiche che la classe sociale più indifesa ha già subito. La delocalizzazione,‬ presentata anni fà dai media come un avanzamento delle aziende locali ha poi visto la
cancellazione‬ di migliaia di posti di lavoro in tutto il mondo banalmente a favore delle multinazionali sufficientemente strutturate per essere in grado di spostare rotativamente i propri stabilimenti dove il costo del lavoro è inferiore e dove la classe operaia non e` riuscita a strutturarsi di pari passo o ha perso nel tempo le proprie difese sindacali.

‭Una guerra tra poveri che aggiunge un ulteriore capitolo con questo progetto che di faraonico avrà‬ solo la finalità, una tomba per questo territorio.‬

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Comunicato Stampa del 17.06.2024

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comunicato stampa

Europee, al chiaro di luna

Sono passati ormai cinque giorni dalle consultazioni elettorali europee 2024 e l’annesso carrozzone mediatico è già stato rimpiazzato dalla commemorazione ad un anno dalla scomparsa di Berlusconi, vincitore morale delle elezioni con la lista che porta ancora oggi il suo nome.

Ma quindi, riflettendo a mente fredda, chi le avrebbe vinte in fin dei conti queste Europee?

Naturalmente lunedì mattina come prospettato, fresche di spoglio delle schede, si sono susseguite le dichiarazioni dei partiti che uno a uno si contendevano il podio di questa tornata elettorale.

Ha ragione di ritenersi soddisfatta Giorgia Meloni che dice di aver riconfermato il successo con il suo partito che, in termini di voti, vede proprio nella capolista l’unico esponente che può mantenere il risultato delle politiche di Settembre 2022?

Può gioire Elly Schlein per aver imposto definitivamente il suo ruolo di massimo esponente dell’opposizione all’attuale governo alla guida del PD dove però non incide come unica portatrice di voti?

Può bastare l’elezione al parlamento di Bruxelles dell’uomo del momento, il generale Roberto Vannacci, per consolare Matteo Salvini e la sua Lega di una performance deludente e che muove ancor di più il suo partito verso le posizioni di estrema destra pur perdendo Pontida alle elezioni amministrative?

Può considerarsi un successo quello di Verdi e Sinistra che riescono a centrare il doppio obbiettivo di abbattere la soglia del 4% e portare al parlamento Europeo Ilaria Salis pur sentendosi smarriti al livello di rappresantività europea?

Dubbi e domande legittime che però rischiano di ignorare l’elefante nella stanza, il dato macroscopico che sembra non dare segno di cedimento: l’ unica tendenza che sembra essere incontrovertibile da più di un decennio a questa parte è quella dell’astensionismo.

I dati parlano chiaro, degli aventi diritto al voto nella penisola Italiana solo il 50% si è recato alle urne in questo turno di votazioni. Questa percentuale, analizzata ulteriormente e cioè riportata alle realtà regionali ci mostra immediatamente un’ altra questione:

in nessuna delle regioni del meridione l’affluenza raggiunge il 50% fino a toccare nelle due isole maggiori i suoi picchi più negativi (Sicilia 38%, Sardegna 36,89%) e nel resto d’Italia non si arriva alle percentuali di voto anche recenti.

Che sia ragionato o meno, che sia il segno della disillusione verso uno strumento di governo dove la rappresentatività è un valore in disuso dalla classe politica, che sia un segnale verso l’Europa che è vista lontana dai cittadini, l’astensionismo comunque deve essere valutato dalla politica e dalle persone.

A cosa addebitare quindi questa “disaffezione” del popolo Italiano allo strumento del voto? C’é un evidente scollamento tra una classe politica che non riesce a comunicare più con il suo elettorato, e viceversa un elettorato che non vede più in questa classe qualcosa in cui rappresentarsi o a cui rivolgersi e affidare i probri problemi quotidiani e di lungo respiro.

Il caso di Vannacci e della Salis sono paradigmatici anche se opposti e ci indirizzano verso un processo di costante “Mediatizzazione” della politica Italiana: non vengono più votati i partiti, i programmi, le proposte, ma i personaggi, i volti, i simboli di un antagonismo sempre più polarizzato tra una destra e una sinistra che pur avendo perso gran parte dei loro valori rimangono in vita come stereotipi e macchiette di se stesse, funzionali ad un processo di accentramento nelle figure

singole e un bipolarismo che diventa uno scontro tra due profili social.

Sopra a queste questioni si dovrebbe ricordare che il mondo sta per scivolare in una guerra mondiale economico-strategica e l’incubo delle guerre che uccidono civili inermi, le condizioni di vita in cui versa la maggioranza di questo mondo, 282 milioni di persone (stime FAO 2023) che soffrono la fame e la sete, le ingiustizie dei regimi con crimini verso l’umanità e quant’altro non renda le persone libere di vivere in questo mondo, devono essere i veri obiettivi della politica europea ma sopratutto di tutti noi.

In questa Europa che si accinge al mercato delle alleanze post-voto, noi siamo dalla parte delle persone sfruttate che vedono aumentare il costo della vita, lo smantellamento della sanità a favore dei privati, come negli Stati Uniti, un accentramento costante della ricchezza…

…e si devono pure sorbire la litania elettorale da parte di una classe politica che non condivide gli obiettivi con il popolo e che vede nelle elezioni una semplice bagarre per conquistarsi una poltrona dove curare i propri interessi personali, polarizzando il dibattito pubblico quando serve, alimentandolo soltanto con una dinamica velenosa ormai strutturale che ha il sapore del vintage:

pro USA o pro Putin Israele o Palestina?

L’unica certezza che la storia ci può raccontare è che la gerarchia sociale sopprime i più a favore di quei pochi che con la propria ricchezza possono permettersi di non avere paura di una guerra alle porte, di vedersi perdere i propri cari a causa di una bomba o anche soltanto di non arrivare a fine mese.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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CNH: un’altra morte evitabile

   Ci uniamo al dolore dell’ennesima tragedia che da lavoratori non può che coinvolgerci direttamente. Le tante parole spese dai comunicati stampa e dalle necessarie e giuste prese di posizione dalla politica cittadina riescono a descrivere una situazione preoccupante, che vede un dato in crescita a fronte di un valore assoluto di 814 morti sul lavoro solo nel 2023, ma  purtroppo sembrano essere un appello non nuovo e soprattutto vano perché gli strumenti istituzionali esistono già, e sono stringenti. Numerosi sono i casi passati sotto i riflettori dell’attenzione pubblica. Le aziende pesso si difendono affermando di avere le carte in regola, di fornire tutto il necessario per rispettare le normative sulla sicurezza, lasciando trasparire che in fondo la colpa sia sempre di una fatalità o di un errore umano non prevedibile. C’è solo un particolare che sembra sfuggire al dibattito pubblico: le regole del capitalismo devono garantire un guadagno a scapito del resto.

Gli operai continuano a morire perché questa cultura sbagliata del lavoro non riesce a compensare le smagliature generate dallo sfruttamento sempre più avanzato, anzi il clima di precarietà da solo riesce a ridurre la professionalità ed innalzare i rischi legati anche ad una banale quotidianità sul lavoro e fuori.

Non abbiamo scorciatoie, dobbiamo riprendere le briglie di questo sistema fine a se stesso per salvaguardare le nostre vite e quelle dei nostri cari, eliminando le disuguaglianze sociali e mettendo al centro gli esseri umani, e dobbiamo farlo noi perché il capitale non è in grado di farlo.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
   sez. “M. Bakunin” – Jesi
   sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
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comunicato stampa

Non è coraggio nè disperazione.

Uno sciopero in piena estate, a oltranza, come quello iniziato dagli operai della Cab Plus di Monsano non si vede spesso.

In fondo forse a far paura non sono tanto le richieste, più che ragionevoli (visto che lavorano da 10 anni con la paga di apprendista e alcuni da oltre 4 anni con l’agenzia interinale), portate davanti ai cancelli della fabbrica, ma piuttosto l’indignazione, piena zuppa del sudore di turni di lavoro passati in un capannone rovente d’estate e gelido d’inverno, per poi vedersi continuare a scivolare nella morsa della sopravvivenza, adeguandosi come si può in ogni aspetto della vita, senza potersi mai riposare un minuto. Eppure l’economia sembra riprendere cautamente il suo corso dopo la pandemia, con alti e bassi che disvelano, ancora poco e male, l’impellente necessità dell’entrata in scena dell’unico attore che da troppo tempo non fa capolino: senza l’indignazione e la lotta di noi lavoratori per una qualità della vita migliore il mercato continuerà a dettare le leggi del profitto rendendoci sempre più schiavi dei nostri bisogni, incurante del massacro semplicemente perché a rimetterci sin da subito, siamo sempre noi. 5 milioni sono i lavoratori poveri in Italia, un numero rilevante per la politica, tale da essere incluso tra gli argomenti per il salario minimo garantito sostenuto dall’opposizione mentre il governo punta sull’estensione dei contratti collettivi nazionali e del taglio delle tasse ai padroni. Noi sappiamo bene qual’è la realtà: entrambe le soluzioni vengono vanificate nella pratica dallo strapotere del padronato, cui tutto è concesso. Nel frattempo gli operai di Monsano sono costretti a subire mille difficoltà per andare quotidianamente a lavoro (dagli autobus che non passano, al pericolo che si corre andando in monopattino sul ciglio di una strada molto frequentata), a vivere in case che nessuno vorrebbe. L’unica soluzione per un mondo migliore è la lotta.
Solo la lotta paga.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. ” F. Ferrer” – Chiaravalle

comunicato stampa del 18.07.2023