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La violenza squadrista di Roma contro la CGIL ha fallito.

La violenza squadrista di Roma contro la CGIL ha fallito, perché se
voleva colpire le lavoratrici e i lavoratori e le lotte sindacali che
essi rappresentano, queste saranno in piazza sabato prossimo. Sono
state in piazza nello sciopero della galassia del sindacalismo di base
lo scorso lunedì. Le sigle cambiano, le metodologie anche, ma la lotta
della classe operaia per la propria emancipazione è una sola. L’eco
del fallimento di questa azione si è ingrandito inoltre nella grande
partecipazione alla marcia della pace di domenica scorsa e nelle sedi
sindacali presidiate. Va ricordato che lo squadrismo corteggiato dai
partiti di destra non è solo un’operazione elettoralistica, piuttosto
e` l’espressione della violenza e della gerarchia del potere,
l’esaltazione del capo, la fede nel capo – uomo della provvidenza –
mentre la miseria avanza, dandone la colpa al capro espiatorio di
turno. Non basta certo una condanna di maniera contro la violenza tout
court, se non si è disposti anche a condannare la violenza del
profitto liberista, della gerarchia del sistema, della negazione del
welfare. Un appello all’antifascismo questa volta è più sentito che
mai, ma fatto da parte di istituzioni e forze politiche che hanno
assistito – e sostenuto – la distruzione dei diritti sociali in questo
paese, ha scarso valore. La canaglia fascista cresce nella miseria e
nell’ignoranza, pronta ad offrirsi ad un padrone di turno per
alimentare disordine e paura a vantaggio di pochi e a detrimento di
tanti. La parola libertà, così tanto abusata a difesa del proprio
piccolo mondo, va difesa nella solidarietà verso i più deboli, nella
conquista di diritti sociali, nell’affermazione della forza della
ragione e non della ragione della forza.

FAI – Federazione Anarchica Italiana:
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Circolo Studi Sociali “O. Manni” – Senigallia
Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

Comunicato stampa del 11 ottobre 2021
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Comunicato stampa del 10 ottobre 2021

 

Sulla stampa locale è uscita, di recente, una lettera di Volpini in
difesa del Primario di Medicina Interna dell’Ospedale di Senigallia, dove sottolineava il fatto della carenza di disponibilità di letti come conseguente alle scelte aziendali e non imputabili a quelle di un dirigente medico. Vero, ma c’è un piccolo particolare che Volpini dimentica: quelle scelte aziendali si sono realizzate nell’arco di oltre un ventennio di continuativa destrutturazione della sanità pubblica nelle Marche. Arco di tempo in cui al governo c’era Volpini con il suo partito, e quindi, se vuole veramente essere solidale con
la Primaria di Medicina ed ancor più con il j’accuse della paziente, poteva letteralmente prendersela … con sé stesso. E con tutta la classe politica e dirigenziale che ha portato, in tutta Italia, da destra a sinistra, alla destrutturazione del welfare pubblico.
Se vuole essere solidale deve esserlo con chi aspetta ore ed ore nei Pronto Soccorso perché non ha risposte dalla carenza di medici di medicina generale.
Se vuole essere solidale dia uno sguardo all’assenza di una reale
continuità delle cure sul territorio, mai efficacemente realizzata,
che lascia i pazienti più fragili in balia del mercato e delle liste
di attesa. Quella espressa da Volpini è una solidarietà di classe –
quella potente – che esprime tutta la distanza fra chi sta nelle
stanze del palazzo, e provoca disastri sociali in nome del profitto, e chi questi disastri li subisce. Dal canto nostro siamo solidali sia
con la paziente e la sua famiglia sia con tutti i lavoratori che in
questi anni hanno lottato per la difesa della sanità pubblica.

Circolo di Studi Sociali “Ottorino Manni” di Senigallia
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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Comunicato Stampa del 23.08.2021

Comunicato stampa

Dai dibattiti del Meeting di Rimini arriva l’avvertimento del prof. Ricciardi: “Via i brevetti sui vaccini per intensificare una campagna di massa e impedire così che la pandemia duri anni”. Ed in merito ricorda come, causa la non copertura vaccinale dei dodicenni, con la riapertura delle scuole in Scozia, il picco dei contagi nei giorni scorsi è schizzato verso l’alto. Informazione che preoccupa, è il dato che risulta ancora un 12,82% del personale scolastico (ATA e professori) non vaccinato. In un colpo solo due diritti fondamentali, quello alla salute e quello all’istruzione pubblica, vengono messi in crisi, in aperto conflitto, come è già stato in passato quando si doveva scegliere fra salute, lavoro, e sicurezza ambientale. Vaccinarsi oggi è un atto di solidarietà sociale, tutela dalla malattia ed impedisce la diffusione del virus e delle sue varianti. Al tempo stesso sostenere la scuola, assumere personale, restituire risorse finanziarie all’istruzione pubblica, significa investire in cultura oggi, per impedire domani la dittatura degli analfabeti di ritorno, dei negazionisti della scienza. Chi si erge oggi a difesa delle libertà liberali individualiste, a scapito della collettività, lo fa per egoismo e bassi fini elettorali, mettendo a repentaglio la salute di tutti. Persone e personaggi che non hanno mai mosso un dito contro i tagli all’istruzione e alla salute pubblica. E’ necessario rivendicare la riapertura delle scuole, e delle attività lavorative dopo l’estate, in sicurezza. Salute ed istruzione garantite. I chiacchieroni se ne stiano a casa.

FAI – Federazione Anarchica Italiana

sez. “M. Bakunin” – Jesi

sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

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Comunicato stampa del 19 luglio 2021

Qualche giorno fa, mentre il Presidente della Regione si preoccupava dell’innalzamento dei contagi in relazione alla stagione turistica, l’Assessore alla Sanità rendeva noto l’obiettivo di favorire una sanità maggiormente diffusa sul territorio. Buona cosa, se non fosse che viene riproposta con il modello desueto della visione ospedalo-centrica da tutti messa in discussione. Nel criticare il modello dell’ospedale unico, l’Assessore ne vorrebbe la moltiplicazione a livello interprovinciale, probabilmente nell’intenzione di dare continuità ai vari spot di una campagna elettorale che sembra non finire mai. E’ abbastanza imbarazzante volere la moltiplicazione degli ospedali quando non ci sono attrezzature e personale per far fronte alle esigenze quotidiane di quelli già esistenti. Servono medici ed infermieri di famiglia, per il territorio. Ne servono tanti. E servono anche tanti medici ospedalieri, specialisti ed infermieri, oss, tecnici, e tanto personale amministrativo ridotto all’osso dai vari tagli subiti e affogato dalla burocrazia inutile del palazzo.

C’è una terza ondata di contagi che sta salendo; la popolazione, i lavoratori, sono stanchi del cianciare di amministratori e politici, ed hanno la consapevolezza che presto torneranno negli scafandri per colpa di una gestione della prevenzione e del piano vaccinale non all’altezza delle necessità pandemiche. Le sfide della sanità già da oggi sono quelle legate alla capacità del sistema di mantenersi equo, dando risposte maggiori a chi ha meno risorse, sostenendo l’accesso ai servizi in relazione al reddito, all’istruzione, all’occupazione, alle fragilità sociali. Pensare che la salute si sostiene solo moltiplicando poltrone da primario e cattedrali nel deserto è qualcosa da rigettare.

Di quale salute collettiva vuol farsi carico un governo regionale se esso stesso non riesce a dare le necessarie risposte, doverose, alle centinaia di famiglie che hanno perso reddito e lavoro, restando pressoché in balia di chi nega l’occupazione delocalizzando fabbriche e produzioni.

Si prevede una continuità lungo la strada di privatizzazioni, tagli e lottizzazioni intrapresa dai precedenti governi regionali cui, questa giunta, deve riconoscenza per la strada spianata verso Palazzo Raffaello che le ha fornito. Chi oggi, privo di argomenti validi, chiacchiera di libertà costituzionali e green pass, vaccini e dittatura sanitaria, non si fa alcuno scrupolo nel creare discriminazioni sociali nell’assegnazione delle case popolari, negando il diritto alla casa, aizzando una guerra fra poveri. Alla fine se chi deve garantire la salute pubblica non riesce ad assolvere al suo ruolo è giusto che chi ne ha bisogno la rivendichi con determinazione, per un welfare equo, accessibile, universalista e pubblico.

FAI – Federazione Anarchica Italiana

   sez. “M. Bakunin” – Jesi
   sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

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le Marche contro la violenza sulle donne?

Comunicato stampa del 24 giugno 2021
   E’ di venerdì la notizia che annuncia l’inaugurazione di un convegno che dal 25 al 27 giugno renderà le Marche, in particolare Senigallia, “capitale della lotta contro la violenza sulle donne”. Buona cosa, a prima lettura. Ma assumendo una visione più universale del tema ci si accorge che c’è un abisso di cose che non vanno.

Sarebbero le Marche la capitale della lotta alla violenza di genere? La stessa regione che durante il lockdown della scorsa primavera dovuto all’emergenza sanitaria ha registrato dati inquietanti: rispetto al 2019, le telefonate effettuate al numero verde per le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking sono aumentate del 73%; tra marzo e giungo, le vittime di violenza che hanno fatto richiesta di aiuto sono più che raddoppiate (+59%) e in poco più di un mese, fra marzo e aprile, oltre 1200 donne in più rispetto all’anno precedente si sono rivolte ai centri anti-violenza D.i.Re. Tutti dati Istat.

E ancora, sarebbero le Marche la capitale della suddetta lotta? La regione la cui giunta di destra, con la solita tracotanza di chi pensa di potersi arrogare con sopraffazione il diritto di poter scegliere per gli altri ciò che è meglio, ha rifiutato di applicare le linee guida ministeriali in merito all’aborto farmacologico nei consultori. Alla destra “pro-life” non interessa difendere la vita, ma la produttività, l’integrità della loro presunta “famiglia tradizionale”. I pro-life non muovono un dito quando a morire sono le donne schiacciate nelle mura di casa o nei luoghi di lavoro, o le madri che affogano ogni giorno nel Mediterraneo, questo perché ciò che conta per loro è la difesa di un sistema che indirizza i sessi alle loro mansioni, un sistema economico nel quale la donna mai sarà libera.

Ma alla conferenza di Senigallia non si parlerà di queste violenze, si parlerà di legittima difesa e di “nuove risposte” a “nuovi fenomeni”. Colpisce molto che si parli di “novità” in merito alla questione. Non c’è niente di nuovo ne` di antico, come taluni cercano di sottolineare parlando di “medioevo dei diritti”, basta fermarsi al  più vicino 1930, anno in cui fu` emanato il Codice Rocco, in cui si parlava contraccezione e aborto come crimini “contro l’integrita della stirpe”, codice superato solo nel 1989. Parole non troppo lontane da quelle di un noto consigliere regionale, vero?

Invece di affrontare la questione alla radice, si pensa come sempre di poter ricorrere a palliativi accattivanti, proclamando le Marche un fronte di lotta contro la violenza sulle donne promuovendo “lezioni di autodifesa”. Invece di avanzare un superamento del problema, si propone una difesa (la cui efficienza risulta dubbiosa) da esso, come se il problema fosse ineliminabile, insito nella natura.

    Sappiamo cos’è la violenza e di certo non è naturale, ce lo avete insegnato voi negandoci i diritti conquistati soltanto ieri. Non restare soli di fronte alla loro arroganza  è la nostra unica arma.
Centro Studi Sociali “O. Manni” di Senigallia
FAI – Federazione Anarchica Italiana
   sez. “M. Bakunin” – Jesi
   sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle