Categoria: lavoro
voci e frammenti sul caporalato contemporaneo
“Non sapevano dove sarebbero andati , ma dovevano partire”
…e sarebbero sbarcati in un’ europa ben diversa da quella che si aspettavano, fatta di deportazioni o schiavismo nei campi, CIE e ghetti clandestini. Ma quelle che due ex-braccianti racconteranno sabato 28 Gennaio saranno storie di lavoratori, non soltanto di migranti.
Programma dell’iniziativa:
Dalle 17:30
– esperienze e testimonianze di due ex-braccianti che hanno lavorato e vissuto nel gran ghetto di Rignano (Foggia),
– “Oro rosso” mostra fotografica proiettata tratta dall’omoniomo progetto – documentario di Michela Frontino
– apericena a sottoscrizione per raccogliere qualche soldo in solidarietà ai braccianti che nell’ultimo incendio al ghetto hanno perso anche quell’unico riparo dove riposare dopo il lavoro nei campi
Europei di calcio e diritti dei lavoratori.
L’eco delle devastazioni di tifoserie aizzate a dovere e dei gol segnati, non riesce a coprire la voce dei lavoratori, degli studenti e della comunità degli sfruttati francesi contro la riforma del lavoro prevista in quel paese, e che di fatto distruggerà i diritti dei lavoratori. Come è già successo in Italia con il fallimentare e schiavista Jobs Act di Renzi. Per non parlare delle pensioni cancellate dalla Fornero. In Francia scende in piazza anche il maggiore sindacato, la CGT, giocoforza, spinto dalle proteste della base. In Italia i confederali, CGIL, CISL e UIL hanno assistito, inermi complici, alla distruzione di tutti i diritti dei lavoratori. La CGIL prova a salvarsi la faccia raccogliendo firme per una proposta di legge popolare riguardante lo statuto dei lavoratori. Forse se si fosse attivato a difesa dello statuto prima che lo stracciassero, non sarebbe apparso così meschino come oggi.
In tutto ciò a guadagnarci sono i privilegiati di sempre: i padroni, che di fronte alle complicità sindacali e all’appoggio del governo, approfittano per arraffare di tutto, a partire dalla negazione dei diritti contrattuali. In questo la Fiat di Marchionne fa scuola. Nel contratto siglato da FIM, UILM, Sindacato quadri ed altri (FIOM esclusa) viene sancita di fatto la morte del contratto nazionale: nessun aumento in paga base e una tantum legati solo al miglioramento dell’efficienza dello stabilimento, con la cancellazione nella sostanza dello stesso diritto di sciopero. Quello che riesci a far risparmiare al padrone, a spese dell’aumento dei ritmi e dell’insicurezza lavorativa, viene in parte, minima, ridistribuito in busta paga. Ma non necessariamente, dato che in qualche stabilimento Fiat (Lecce), dove hanno sempre lavorato, fatto straordinari, chinato il capo, non percepiranno un soldo. A differenza di Jesi dove, pur avendo fatto 75 giorni di cassa integrazione è stato percepito un premio.
A differenza del contratto separato Fiat, la lotta per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è unitaria e prevede un aumento in paga base. Una schizofrenia di questi sindacati che riconoscono contratti a perdere in Fiat, firmando accordi separati, e fungendo da apripista per l’annullamento della loro stessa azione a livello del contratto metalmeccanici nazionale. Significativa la manifestazione locale fatta a Senigallia dove è meglio portare le lotte al mare che sotto casa degli industriali.
Ma in tutto questo cosa c’entrano gli Europei di calcio? Poco e tanto, dato che come ogni grande evento (Olimpiadi, Mondiali, Expo, etc.) verrà pagato dalla collettività, farà arricchire i soliti sciacalli, creerà posti di lavoro effimeri e con paghe da fame e porteranno debiti alle casse degli stati che graveranno per decenni. Ancora in Italia si stanno pagando milioni di debito per i mondiali del ’90. E, fra le altre cose, un calciatore medio guadagna … Che c’entrano gli Europei con il contratto dei metalmeccanici? Forse gli sfruttati francesi che stanno lottando nelle piazze provano a dircelo. Per capirli non bisogna studiare le lingue, ma scendere in piazza.
loi travail
Prima la Spagna, poi la Grecia ed ora è la Francia che fa sentire nelle piazze la rabbia contro la loi travail, sorta di legalizzazione della schiavitù, molto simile al Job act di Renzi. Sale la voce della protesta di lavoratori e studenti contro le scelte del “socialista” Hollande a favore del profitto capitalista e contro i lavoratori. E in Italia? Nel paese della dittatura bonapartista di Renzi e della cancellazione progressiva dello stato sociale non sembra, ma le lotte ci sono. A macchia di leopardo, sofferte, oscurate dai media di regime, continuamente minacciate dalle provocazioni fasciste, ma ci sono. Il problema è che non riescono a concretizzarsi in garanzie e diritti, sicurezze e risultati da portare a casa. Il problema è uscire dalla palude delle strumentalizzazioni cui la sinistra istituzionale e i sindacati confederali per decenni ci hanno abituato. Le lotte sono uno strumento per riscoprire la solidarietà e l’autogestione, ma soprattutto per conquistare e difendere i diritti. Oggi è così in Francia, domani in Italia? Non è mai troppo tardi per lottare contro il padrone e i suoi servi al governo. Non è mai troppo tardi per dare un voucher di ben servito al capitalismo.
1 MAGGIO
1° Maggio dedicato a tutte le vittime del lavoro, a chi manifesta contro l’Expo, a chi in un giorno di lotta e di festa è contento di lavorare perché, disperato, sa che domani non lavorerà.
questo primo maggio è per chi lotta, contro i padroni, contro lo stato.
JESI via Pastrengo 2
dalle 11:30
Comizio, pranzo sociale, pomeriggio conviviale con canzoni, video e storie.