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I Diritti negati, dalla guerra, dalle leggi, dal mercato, dagli stati. La storia di Samson, profugo dalla guerra infinita tra Etiopia ed Eritrea. Una storia simile a quella di tanti e tante uomini e donne in cerca di un futuro da costruire, da vivere dignitosamente, Samson è un ragazzo eritreo-etiope di 24 anni, fuggito dalla guerra, rifugiato politico.

Rifugiatosi inizialmente in Inghilterra, successivamente è venuto in Italia, è stato a Torino passando per San Benedetto del Tronto fino ad Ancona, dove attualmente è ospite di una Comunità per Rifugiati. Samson non resterà ancora per molto ad Ancona, così dice prevede “la legge”, se ne andrà altrove con tutte le sue innumerevoli difficoltà ed incertezze, in attesa che lo Stato italiano, chissà quando riconosca i suoi diritti.

Crediamo che la sua testimonianza di rifugiato politico unita ai non diritti dei Migranti e al non riconoscimento dei Migranti come persone e a tutta la drammaticità che ne consegue sono temi importanti che meritano la massima visibilità e un ampia riflessione.

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Bombe fasulle e bombe sindacali

Sembra quasi un copione da seguire per forza. In Italia ogni volta che c’è qualcosa che non va, magari uno sciopero, l’ennesima figuraccia del premier, l’ennesima inattività delle opposizioni o, peggio, ristrutturazioni sociali prossime a realizzarsi, tanto per distogliere l’attenzione, scoppia una bomba. E’ una moda tutta italiana (ed un modo tutto istituzionale) inaugurato con la strage di Piazza Fontana, quella che fu definita la strage di stato, strumento utile allora per frenare nel sangue le lotte operaie. Fortunatamente oggi si tratta di ben altro. Sono le solite bombe carta dei soliti anarco-insurrezionalisti. Chi è ormai abituato ai media di regime sa dare il giusto peso alle notizie ed alle provocazioni di questo tipo: cambia canale, non ci crede più (semmai ci ha creduto), e torna a bestemmiare per tirare avanti in una società che va sempre peggio. Ed il peggio arriva proprio a ridosso degli attentati alle ambasciate: anche a Mirafiori, come a Pomigliano, la Fiat ha imposto i suoi ricatti padronali cancellando diritti lavorativi e civili inalienabili.

Il contratto firmato diventa di fatto l’unica pericolosa bomba carta che è esplosa in questi giorni e le cui vittime si registreranno a migliaia nei prossimi anni.

E’ presto detto. Si è rotto il fronte sindacale. Per carità per quello che hanno fatto i confederali in questi anni a favore del padronato è poca cosa, ma ancora qualche lavoratore ci credeva nella lotta sindacale, nella democrazia in fabbrica, nel dover avere una rappresentanza organizzata per tutelare i suoi diritti. Di fronte alla crisi, creata dai padroni, tutto viene cancellato, e quel poco di coscienza di classe rimasta, scompare di fronte al bisogno di lavorare, di avere un reddito, non tanto un futuro, ma almeno arrivare a sera.

La Fiat potrà licenziare chi sciopera, non pagare le malattie, allungare i turni lavorativi fino a dieci ore. Che cosa si dovrà aggiungere (o togliere) per poter finalmente tornare a definire il sistema capitalista un’organizzazione schiavista dell’umanità? Aspettarsi qualche aiuto dalle opposizioni? Dai futuristi che neanche sono buoni a far cadere uno dei governi più traballanti della storia d’Italia? Dalla sinistra che elegge imprenditori come Calearo pronti poi a passare dall’altra parte. La sinistra? Quale, quella che saluta un accordo che affossa il futuro lavorativo nel nostro paese come una eventualità da prendere in considerazione in prospettiva della creazione di posti di lavoro? I ricatti da sempre sono un attacco diretto alle libertà, individuali e collettive. E poi, in nome di quale piano di ripresa industriale Marchionne chiede la resa della classe operaia? Esiste questo piano?

Oppure l’unica possibilità di avere un futuro economico è quello di gettare a mare questa classe imprenditoriale parassitaria ed arrogante e gettare sul tavolo delle trattative la forza delle ragioni dei lavoratori, degli sfruttati e dei disoccupati.

La macelleria sociale in atto va fermata, di certo non basta un corteo una tantum a Roma, è necessario che le lotte nelle fabbriche, nelle scuole, davanti e dentro ai CIE per i migranti, nei comuni che tagliano servizi ed assistenza, si uniscano creando un movimento capace di fermare il terrorismo sociale e la guerra di classe portata avanti dai padroni.

No a ricatti padronali e referendum a perdere.

Difendere salari, diritti e occupazione.

Sciopero generale, lotta di classe.


F.A.I. Federazione Anarchica Italiana

sez. M. Bakunin – Jesi

sez. F. Ferrer – Chiaravalle

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OGGI STUDENTI, DOMANI DISOCCUPATI

Il sistema economico italiano è allo sfacelo e il governo allora ha pensato bene di compiere qualche taglietto nei settori più inutili che ci possano essere in un paese: la sanità e la scuola.

Siamo arrivati al punto che uno studente appena uscito dalle superiori è demotivato dallo scegliere un’università in quanto cosciente che questa, quasi sicuramente, lo condannerà lo stesso ad una vita da disoccupato o quantomeno ad un lavoro per il quale PIU’ DI DIECI ANNI di scuola sono stati completamente inutili, esempio eclatante di “demotivazione universitaria” lo possiamo riscontrare nei recenti fatti di cronaca che informano che il giorno 14 settembre 2010 un dottorando della facoltà di Lettere di Palermo dell’età di 27 anni ha preferito optare per il suicidio dopo aver appreso che per lui non ci sarebbe stato un futuro nel mondo del lavoro nonostante tutto il suo lungo percorso di studi, a causa della carenza di posti di lavoro.

A questo portano i tagli alla scuola: a recidere anche le speranze e le vite di molti giovani che si sentono abbandonati e non valorizzati da questo sistema sempre più autoritario.

Ma le lame del governo hanno straziato finanziariamente l’istituzione scolastica, anche a scapito di chi vi lavora; infatti la riforma ha diviso per la penisola i tagli ai professori in questo modo: il 27% è concentrato al Nord (-6.902 posti), il 24% al Centro (-6.129 posti) e, guarda un po’, chissà come mai, il 49% al Sud (-12.530 posti).

Ma in fin dei conti c’è la crisi, no? Già, la crisi. Una crisi che però non ha intaccato le spese militari, gli stipendi dei politici e dei padroni o i finanziamenti alla chiesa. E questa crisi dovrebbe giustificare l’indebolimento della scuola e della sanità? Dovrebbe giustificare le migliaia di disoccupati che andando all’agenzia di collocamento trovano l’unico appiglio per un lavoro futuro in un manifesto di arruolamento dell’esercito? A noi che stiamo manifestando questa situazione non va bene, ma bisogna ricordarsi che il dissenso non deve essere coltivato solo dentro un corteo, ma durante ogni minuto della giornata.

PRETENDI I TUOI DIRITTI, NON ACCETTARE

SERVILMENTE QUESTO SCEMPIO.

FEDERAZIONE ANARCHICA ITALIANA F.A.I

sez. “M.Bakunin” – Jesi

sez. “F.Ferrer” – Chiaravalle

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A CHI SERVE L’ENERGIA NUCLEARE?
L’assurdità, la pericolosità, l’incremento di nocività che questa energia comporta per ogni forma di vita sul pianeta sono sotto gli occhi di tutti: radiazioni, scorie,incidenti, accentramento della produzione energetica,ulteriore militarizzazione della società sono le caratteristiche di un modello produttivo e di consumi arrivato quasi al collasso,un modo di produrre energia senza preoccuparsi dei costi umani e ambientali,senza mettere in discussione
l’utilizzo che si fa dell’energia. il nucleare è utile alle grandi oligarchie industriali per spartirsi commesse milionarie, soldi pubblici che vanno nelle casse private