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Bombe fasulle e bombe sindacali

Sembra quasi un copione da seguire per forza. In Italia ogni volta che c’è qualcosa che non va, magari uno sciopero, l’ennesima figuraccia del premier, l’ennesima inattività delle opposizioni o, peggio, ristrutturazioni sociali prossime a realizzarsi, tanto per distogliere l’attenzione, scoppia una bomba. E’ una moda tutta italiana (ed un modo tutto istituzionale) inaugurato con la strage di Piazza Fontana, quella che fu definita la strage di stato, strumento utile allora per frenare nel sangue le lotte operaie. Fortunatamente oggi si tratta di ben altro. Sono le solite bombe carta dei soliti anarco-insurrezionalisti. Chi è ormai abituato ai media di regime sa dare il giusto peso alle notizie ed alle provocazioni di questo tipo: cambia canale, non ci crede più (semmai ci ha creduto), e torna a bestemmiare per tirare avanti in una società che va sempre peggio. Ed il peggio arriva proprio a ridosso degli attentati alle ambasciate: anche a Mirafiori, come a Pomigliano, la Fiat ha imposto i suoi ricatti padronali cancellando diritti lavorativi e civili inalienabili.

Il contratto firmato diventa di fatto l’unica pericolosa bomba carta che è esplosa in questi giorni e le cui vittime si registreranno a migliaia nei prossimi anni.

E’ presto detto. Si è rotto il fronte sindacale. Per carità per quello che hanno fatto i confederali in questi anni a favore del padronato è poca cosa, ma ancora qualche lavoratore ci credeva nella lotta sindacale, nella democrazia in fabbrica, nel dover avere una rappresentanza organizzata per tutelare i suoi diritti. Di fronte alla crisi, creata dai padroni, tutto viene cancellato, e quel poco di coscienza di classe rimasta, scompare di fronte al bisogno di lavorare, di avere un reddito, non tanto un futuro, ma almeno arrivare a sera.

La Fiat potrà licenziare chi sciopera, non pagare le malattie, allungare i turni lavorativi fino a dieci ore. Che cosa si dovrà aggiungere (o togliere) per poter finalmente tornare a definire il sistema capitalista un’organizzazione schiavista dell’umanità? Aspettarsi qualche aiuto dalle opposizioni? Dai futuristi che neanche sono buoni a far cadere uno dei governi più traballanti della storia d’Italia? Dalla sinistra che elegge imprenditori come Calearo pronti poi a passare dall’altra parte. La sinistra? Quale, quella che saluta un accordo che affossa il futuro lavorativo nel nostro paese come una eventualità da prendere in considerazione in prospettiva della creazione di posti di lavoro? I ricatti da sempre sono un attacco diretto alle libertà, individuali e collettive. E poi, in nome di quale piano di ripresa industriale Marchionne chiede la resa della classe operaia? Esiste questo piano?

Oppure l’unica possibilità di avere un futuro economico è quello di gettare a mare questa classe imprenditoriale parassitaria ed arrogante e gettare sul tavolo delle trattative la forza delle ragioni dei lavoratori, degli sfruttati e dei disoccupati.

La macelleria sociale in atto va fermata, di certo non basta un corteo una tantum a Roma, è necessario che le lotte nelle fabbriche, nelle scuole, davanti e dentro ai CIE per i migranti, nei comuni che tagliano servizi ed assistenza, si uniscano creando un movimento capace di fermare il terrorismo sociale e la guerra di classe portata avanti dai padroni.

No a ricatti padronali e referendum a perdere.

Difendere salari, diritti e occupazione.

Sciopero generale, lotta di classe.


F.A.I. Federazione Anarchica Italiana

sez. M. Bakunin – Jesi

sez. F. Ferrer – Chiaravalle