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sabato 3 marzo cena sociale di sottoscrizione  punto info di solidarietà  NO-Tav 
 





LA LOTTA POPOLARE NON SI FERMA



Le lotte di questi giorni del movimento No-Tav sono lo specchio dell’attuale situazione repressiva: chi protesta per la difesa dei propri diritti viene punito con botte, gas lacrimogeni, calunnie, detenzione …


Quella dei No-Tav è la sfida di chi si batte per l’interesse generale contro l’arroganza di chi vuole imporre con la forza un’opera inutile, dannosa, costosissima (la Tav Torino-Lione costerà 22 miliardi). Un movimento che è punto di riferimento per i tanti che si battono per la salvaguardia del territorio e contro lo spreco di denaro pubblico, un movimento radicato, capace di autogestirsi e resistere.
I No-Tav rappresentano una sfida intollerabile per padroni e governanti. Un governo deciso a calpestare la volontà di un popolo, la cui strategia è celare le ragioni della lotta di un movimento che non riesce a fermare, dichiarando la Val Susa luogo di interesse militare. La disinformazione mediatica in tutto ciò svolge il suo ruolo.

Il 1° marzo scorso i No-Tav occupano l’autostrada seduti a terra tra slogan e canti, poi la polizia li porta via di peso, allontana i giornalisti, piazza gli idranti, cala le visiere, indossa le maschere anti-gas. I No-Tav vengono sospinti giù dalla rampa, e la repressione dilaga fin dentro il paese. Tante case si sono aperte per raccogliere i No-Tav. La polizia dà la caccia a chi cerca rifugio, fa a pezzi un ristorante, sbatte la gente contro il muro. Questa è la violenza del potere col passamontagna, verso una valle che si difende.

In molte città italiane la solidarietà militante si fa sentire con numerosi, partecipati e in molti casi pacifici, cortei. Ad Ancona, la solidarietà portata in piazza viene accolta con una carica a freddo senza permettere nessuna manifestazione di dissenso.

Nel quadro generale continua a dominare la complicità di molti media asserviti nel fare disinformazione, per criminalizzare un movimento popolare che ha saputo autorganizzarsi per la difesa del suo territorio, che è sceso in strada con anziani e bambini perché vuole un futuro migliore di questo presente fatto di sfruttamento e repressione, di governanti che tagliano sulla salute, sull’istruzione e sulle pensioni, ma intanto sperperano soldi per la guerra e per la realizzazione di progetti inutili e dannosi.

La forza delle ragioni No-Tav è più forte della ragione della forza del potere mascherato in tenuta anti-sommossa, di chi violenta il popolo che dovrebbe difendere, di chi diviene braccio armato dei soliti ricchi imprenditori.

La lotta No-Tav è la nostra lotta. La lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori.



Federazione Anarchica Italiana 
Sez. “M. Bakunin” Jesi
Sez. “F.Ferrer” Chiaravalle

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volantino

al fianco del movimento No Tav
solidarietà a tutti i colpiti dalla repressione
All’alba di giovedì sono stati tratte in arresto 32 persone e denunciate 11, in diverse città d’Italia e addirittura in Francia. Un’operazione in grande stile a chiaro scopo mediatico, per colpire il Movimento No Tav e i resistenti della Val di Susa.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che sono stati colpiti dalle repressione, compresa una donna al settimo mese di gravidanza che non capiamo per quale pericolosità sia stata portata in carcere.
Comprendiamo come la politica retorica, nella sedicente “democrazia tecnica contemporanea”, si caratterizzi quale ambito supremo della legalità. Si esclude quindi la violenza poiché si ha la pretesa che tutte le opinioni vengano espresse e rappresentate nelle istituzioni politiche.
Eppure per la Tav non è così. Non lo è per tutte le grandi opere progettate e costruite senza il consenso delle persone. Dal Ponte sullo Stretto, alla discariche di Chiaiano, agli inceneritori, alle centrali a carbone e a turbo gas, alle speculazioni sui mega impianti di eolico e fotovoltaico. Sono tutte opere imposte con e mediante operazioni propagandistiche finalizzate al consenso elettorale, al controllo-distruzione del territorio, che va a braccetto con l’arricchimento delle grandi imprese, del malaffare, delle speculazioni finanziare e scommesse in borsa.
All’apparato repressivo bastano minime azioni, qualche slogan, cortei non autorizzati, scioperi e occupazioni, condite con una buona dose di fantasia giornalistico-giudiziara, per individuare violenza al di fuori delle istituzioni.
Non è violenza, quindi, la devastazione e inquinamento del territorio, il non rispetto dei referendum, l’aggressiva svendita dei beni comuni e demaniali. Non è violenza l’incarcerazione, pur senza pericolo di reiterare reato o di fuga. Lo è, invece, la resistenza popolare.
Il disastro economico e finanziario ha come responsabile una casta politica e burocratica chiusa in se stessa, assorbita nelle sue lotte interne, per spartirsi potere e soldi. Ma per fortuna c’è chi resiste.
Siamo con la gente della Valle, i nuovi resistenti sono loro e tutti coloro che sono colpiti dalla voracità del cemento, dalle avidità delle banche.
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Quando piange un ministro …
Eppure è un tecnico, esperta di economia e sistemi previdenziali. Eppure piange. Non è dato sapere perché la Ministra Fornero si sia commossa, ma il governo di tecnici di cui lei fa parte, ha varato una manovra che farà disperare milioni di italiane e italiani, altro che qualche lacrimuccia. Per tante ragioni. La scomparsa di un sistema previdenziale che a tutt’oggi rappresenta uno dei pochi strumenti di sostegno alla salute e all’invecchiamento dignitoso (e pagato con i soldi del lavoro di una vita) nonostante le baronie sanitarie crescenti, il malgoverno, il “dissesto idrogeologico”, di ogni tipo di amministratore pubblico, che ammazza uomini e donne vittime di speculazioni, sfruttamenti ambientali, eco-mafie e narco-mafie (e anche di mafie pulite, in doppio petto, col cappuccio magari). Quando si andrà in pensione? La risposta più realistica è MAI, nonostante che quei soldi della previdenza i lavoratori italiani continueranno a versarli, massa di liquidi utili alle banche e alle finanziarie di mezzo mondo.
E’ la crisi qualcuno dice, e bisogna tirare la cinghia. Ma ad essere tirata è la corda per impiccare milioni di lavoratori, togliendo loro sicurezze, diritti, soldi … futuro. Casa FIAT non si fa attendere. Prontamente ha annullato tutti i contratti dal 1971 ad oggi, così tanto per far scuola con il modello Pomigliano e diffondere rassegnazione e terrore fra gli operai. Obiettivi? Fare profitti a qualsiasi costo. Qualcuno a sinistra ha detto: “Stanno riscrivendo le regole in senso peggiorativo”. Poveri illusi. I padroni non hanno mai avuto bisogno di regole, ma di galere, manganelli e strategia della tensione (ricordate Piazza Fontana?). Le regole le stanno cancellando, facendo valere solo quella della forza del potere. Altro che la concertazione, il riformismo, la difesa della famiglia, l’equità. Parole prive di significato in bocca a chi occupa poltrone e posizioni di potere. Parole prive di significato in testa a chi deve combattere con un reddito di meno di mille euro al mese, continuamente minacciato da inflazione, stagnazione, sfruttamento. In una parola, dal capitalismo.
Facile lamentarsi? Lasciateci almeno quello, altrimenti neanche più il diritto di essere arrabbiati? Solo disperazione? No, questo mai! Ed allora, PENSIONI, LAVORO, SALARI e SERVIZI non possono essere oggetto di SACRIFICI per la crisi di un capitalismo che in realtà è oggi più vivo che mai, assieme ai profitti dei padroni. Se proprio servono i soldi che si prendano tagliando le spese militari, le rendite dei proprietari, tassando le operazioni finanziarie, sequestrando i beni di sciacalli, speculatori, mafiosi e tangentari. Le menzogne concertative non hanno resistito un giorno ai danni del berlusconismo, figlio del partito unico liberista, che regala i trasporti pubblici e l’alta velocità agli speculatori e nega il futuro ai lavoratori. Che fare? Mantenere viva la solidarietà, che si costruisce dal basso, nel conquistare e difendere diritti per tutti, nel lottare contro i privilegi, per la dignità, per una società più giusta, … per vivere.
RIPRENDIAMOCI IL FUTURO,
DIFENDIAMO IL PRESENTE:
LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI!


Federazione Anarchica Italiana 
sez. M.Bakunin – Jesi
sez. F.Ferrer – Chiaravalle
Centro Studi Libertari Luigi Fabbri – Jesi
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concerti volantino
DOPO IL TRASLOCO DALL’EX-CARCERE 
 e molto lavoro, si riparte con serate di musica e convivialità.
Sempre a Ingresso Gratuito
Un’inventata Crisi economica che riesce a trovare 47 miliardi di euro per spese militari e sacrifica scuola,sanità e pensioni…..
Parliamo pure di crisi, però SOCIALE a vantaggio del potere politico/finanziario che mostra il suo vero volto

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volantino distribuito allo sciopero studentesco del 17 novembre  a  Jesi

Mario Monti vs 99%
Nel nostro Parlamento abbiamo quasi mille tra deputati e senatori, ed il nostro caro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’encomiabile tentativo di portare l’Italia fuori dalla crisi, ne istituisce un altro. Tra un appello e l’altro al sacrificio richiesto ai cittadini in onore del futuro comune, ecco che un nuovo stipendio da parlamentare viene caricato sulle nostre spalle. È così che vediamo entrare nel palcoscenico politico italiano una nuova (vecchia) figura: Mario Monti. Molti tessono le lodi di questo personaggio che dovrebbe traghettarci verso tempi meno bui.

Ma conosciamo davvero uesto individuo? Chi è Mario Monti? Economista, ha lavorato, assieme a Draghi, alla Goldman Sachs, banca famosa per aver portato gli Usa sull’orlo del fallimento, incrementando ed accelerando il processo di crisi globale. Successivamente rettore e preside dell’Università Bocconi di Milano. Dal 9/11/2011 senatore a vita, e dal 16/11/2011 presidente del Consiglio dei Ministri. Quindi ci troviamo in un caso in cui i rappresentanti delle banche vanno a governare quegli Stati che sono falliti per salvare dal fallimento stesso le loro banche. Da una delle poche dichiarazioni rilasciate sui provvedimenti da prendere, risulta che, a suo avviso, gli esempi da seguire nel governare il Paese sono (attenzione, attenzione!) siano Marchionne e la Gelmini (Corriere della Sera 2 gennaio 2011) e le discusse riforme da loro attuate. Per lui seguire un linea simile aiuterebbe l’Italia a formare meglio i suoi studenti, fare più ricerca, e riavviare l’industria. Peccato che siano state proprio queste riforme ad affossare il Paese smantellando il diritto allo studio e i diritti sul lavoro, provocando “l’espulsione coatta” degli studenti dalle università, licenziamenti di massa, aumento delle tasse universitarie e una diminuzione dei salari. La crisi non l’abbiamo causata noi, la risolvano quei porci che l’hanno inventata e che ci si stanno arricchendo sopra.
Dagli indignados in Spagna a Occupy Wall Street a New York, alle piazze italiane e greche e a quelle della primavera araba si alza la voce di protesta contro un sistema fallimentare che genera guerre, miserie e schiavitù. A difesa dei più deboli e contro ogni privilegio di casta: CHE PAGHINO I RICCHI, CHE PAGHI L’1%
Organizzata dal Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di Jesi: venerdì 18 novembre, ore 16, apertura mostra; sabato 19, ore 18 dibattito: “L’Italia fatta dai rivoluzionari, la figura di Carlo Pisacane” con G. Galzerano; domenica 20: ore 18 video “Debtocracy”, il racconto della crisi in Grecia.” Il tema di quest’anno vuole coniugare l’attualità della crisi economica in corso con i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia che, proprio ad opera dei mercati, in nome di un emergenzialismo finanziario, mostra come qualsivoglia identità politica nazionale si riveli fragile di fronte a governi tecnici, riforme distruttive, assenza del protagonismo della politica vera, quella fatta dal basso, dai movimenti.


Federazione Anarchica Italiana 
Sez – M.Bakunin – Jesi
Sez – F Ferrer – Chiaravalle