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volantinaggio e comunicato stampa del 15 Febbraio 2013


Elezioni 2013: dei padroni, dei fattori,

e della servitù volontaria.

Dei padroni: qualsiasi sarà il risultato elettorale il patrimonio dei padroni d’Italia (Della Valle, Agnelli, Caltagirone, Berlusconi, Vaticano, Massoneria, Holding finanziarie, etc.) non verrà minimamente intaccato. I loro interessi verranno mantenuti grazie all’azione parlamentare di quelli che si dicono rappresentanti del popolo, ma che in realtà fanno gli interessi di chi comanda, i propri e qualche volta elargiscono un po’ di carità per tenere calmo l’elettorato.
Dei fattori: i figli della fatica contadina sanno cosa significa un fattore buono o un fattore cattivo, ma con tutta la buona volontà il fattore, anche quello buono, rimane sempre fattore, servo dei propri interessi e di quelli del padroni che lo tengono lì. Con il sistema elettorale non cambiano i padroni, al massimo i fattori che, buoni o cattivi, alla fine del raccolto voglio quanto spetta a loro e al padrone.
Della servitù volontaria: come possono milioni di persone accettare di essere poveri per far arricchire una minoranza, vivere una vita di stenti e miserie e ascoltare le menzogne di chi ne è responsabile? Ogni volta che questo popolo si reca alle urne perpetra una schiavitù volontaria vecchia di secoli.
I personaggi che oggi chiedono il consenso popolare variano a seconda delle promesse, della rabbia, delle meschinità. Ognuno rappresenta una cultura di potere che alla fine dimenticherà chi lo ha votato e regalerà di nuovo al paese e ai suoi abitanti stipendi da fame, tasse per chi lavora e protezione per chi le evade. Chiunque verrà eletto non invertirà il senso del declino dello stato sociale: la salute sempre più costosa, l’istruzione sempre più patrimonio dei figli dei padroni, la sicurezza e la previdenza parole in punta di manganello e non valori di civiltà per chi è anziano, per chi è più debole.
Dopo il voto del 24 e 25 prossimi chiunque vincerà non tornerà indietro sui diritti rubati ai lavoratori, chiuderà gli occhi sugli appalti disastrosi che costruiscono un paese che frana alla prima pioggia, non eliminerà guerre, povertà, disuguaglianze sociali. La casta rimarrà, la suddivisione in classi della società pure. L’Italia è uno dei paesi con il più basso indice di mobilità sociale al mondo: se nasci ricco resterai tale, se nasci povero … pure. Anzi, i figli del ceto medio che preferiscono riempire le piazze per sentire qualche imbonitore miliardario, in molti casi saranno più poveri dei loro padri. Tutto ciò viene spesso considerato come inevitabile, ma così non è.
Il voto è uno strumento, ma se non serve a liberare dalla schiavitù, a mandare via ladri, speculatori, padroni e sciacalli (quelli elettorali poi …), serve a ben poco. I diritti, le sicurezze sociali, le garanzie occupazionali, la tutela dell’ambiente e della salute, più che grazie a qualche tecnico illuminato, da sempre sono state ottenute dalle lotte della collettività, dalla difesa del territorio, dalla consapevolezza di essere soggetto di una società e non schiavo volontario di un sistema che chiamano democratico, ma che ha sempre gli stessi padroni e al massimo cambia qualche fattore. Tante le promesse elettorali, unico il voto da scegliere, nullo il risultato. E’ un gioco che ormai da decenni viene perso. E’ ora di dare voce alla politica che nasce dalle lotte, dai comitati di base, dal sindacalismo conflittuale, dalle relazioni non gerarchiche, dalla voglia di sapere e vivere liberi e dignitosamente.
Non esiste voto che possa dare ciò per cui non si sia disposti a lottare e a condividere con qualcun altro.






Alle bugie elettorali, la realtà delle lotte

 sociali!

Votare fa bene alla salute?
La stampa locale nei giorni scorsi ha annunciato la riconversione di 15 ospedali marchigiani in “Case della salute”. Cosa voglia dire questo in termini assistenziali non è ben chiaro, a differenza del fatto che la ristrutturazione della sanità italiana continua a suon di tagli e contrazione dell’offerta sanitaria pubblica. Molte le voci in merito che si sono levate a difesa di questo o quell’ospedale. In tempo di elezioni è normale, come normale sarà la scomparsa di ogni difensore a urne chiuse. E’ successo in passato con l’Ospedale di Chiaravalle che nonostante venti anni di tagli e obbligo per i cittadini della zona di fare decine e decine di chilometri per un esame, ha sempre garantito risposte efficienti ed efficaci alle esigenze del territorio e degli ospedali limitrofi. Per quello che ci riguarda vorremmo che ai cittadini fossero fatto sapere in maniera chiara tre cose semplici:
1. L’accesso alle prestazioni sanitarie (equità della salute) sarà più facile o no?
2. Le professionalità sanitarie e le risorse di sistema sviluppate in questi anni nei piccoli ospedali saranno valorizzate o saranno solo un taglio a favore di qualche budget di manager super pagati?
3. Quale strategia di sistema politici e tecnici prevedono nel medio e nel lungo termine per rispondere al peggioramento delle condizioni di vita di anziani, disoccupati, poveri, precari ed immigrati?
Il rischio è quello di peggiorare le prestazioni e la salute a livello marchigiano, e magari finire sui giornali nazionali per una futura malasanità come è stato per l’efficiente servizio di tutela del diritto alla maternità sicura (leggi IVG) a Jesi. Le risposte vere non verranno prima dei risultati elettorali. Altro, sarà solo sciacallaggio elettorale.




FAI – Federazione Anarchica Italiana: gruppo “M. Bakunin” – Jesi, gruppo “F. Ferrer” – Chiaravalle. Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona, Circolo Studi sociali “O. Manni” – Senigallia, Anarchiche e Anarchici Valcesano,
Fip. V, Pastrengo 2, Jesi

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astensionista manifesto

       ALLE BUGIE ELETTORALI  RISPONDE LA REALTAì DELLE LOTTE SOCIALI

C’è chi chiama democrazia la scelta fra una gladiatrice piena di medaglie o un comico miliardario o un miliardario comico. Qualcuno promette che dopo le elezioni scompariranno i rifiuti della camorra, o che non si dovrà più scegliere fra salute e lavoro, fra istruzione e sanità pubblica e spread.
Qualcuno chiama economia la possibilità di licenziare, di rubare il lavoro; chiama giustizia l’atto di cancellare garanzie sindacali. Chiama investimento e competitività rendere la vita più precaria e aumentare i privilegi dei padroni. Costoro sono gli stessi che si sono arricchiti sul lavoro e le miserie della collettività e che si preparano a fare di peggio. E’ la classe imprenditoriale, politica e intellettuale d’italia che, ancora una volta, tramite la scheda vogliono il consenso elettorale.
Negare loro questo consenso è la prima cosa da fare, per mettere in forse tutte le strategie ladronesche in progetto. Ma no basta. L’ astensionismo vive nelle lotte, nella solidarietà, nella costruzione dal basso di strumenti e metodi, relazioni e saperi che spezzano le gerarchie del mercato e dello stato.
Non basta certo una scheda elettorale rifiutata. E’ illusorio, come pensare che dare fiducia agli stessi che devastano questa società, migliori le cose.  


F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana – Gruppo “Bakunin” di Jesi, Gruppo “Ferrer” di  Chiaravalle, FdCA – Federazione dei Comunisti Anarchici sez. di Fano e Pesaro, gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona, Circolo Anarchico Umbro “Sana Utopia” – Perugia, Circolo Culturale “N.Papini” – Fano, Circolo Studi Sociali “O.Manni” Senigallia, Anarchiche e Anarchici Valcesano.

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La Crisi, Fra le lotte e referendum

Volantino distribuito sabato 10 novembre

La Crisi, fra lotte e referendum

Parliamo della Crisi dell’Europa ed il precipizio in cui sono caduti alcuni Stati, anelli deboli dell’Unione, in particolare Italia, Spagna e Grecia.“Spread” e “default“ sono le parole che stanno tormentando la vita di milioni di persone, termini prima ignoti alla maggior parte dei comuni mortali e ora i più usati e temuti. Certamente non  abbiamo la pretesa di fare un’analisi approfondita sulle cause e le dinamiche della attuale fase economica ma siamo certi che la “crisi” sia parte del sistema produttivo capitalista, un sistema alimentato e tenuto in vita grazie alle banche, ai mercati e agli stati. Un sistema che pur di fare profitti è disposto a uccidere, schiavizzare e distruggere l’intero ecosistema, esso pone al centro l’arricchimento e il dominio di pochi a scapito del resto dell’umanità. 
La macelleria sociale in atto nel nostro paese e in gran parte d’Europa, figlia della crisi e pertanto del sistema di produzione, sta inghiottendo in un sol colpo tutti i diritti, le certezze e la possibilità di una vita dignitosa di milioni di persone, mentre la globalizzazione permette lo spostamento di intere produzioni in zone del mondo a loro convenienti lasciando il deserto alle loro spalle.

Di fronte a questa situazione devastante, in  Italia, a differenza della Spagna e della Grecia dove abbiamo assistito al sollevamento generalizzato delle piazze, dove milioni di persone sono scese in strada a difendere i propri diritti a gridare no ai provvedimenti imposti dai banchieri europei, stiamo assistendo, tranne sporadici episodi (legati a situazioni occupazionali drammatiche: Alcoa,Ilva, etc), ad una assenza di movimento, una sorta di rassegnazione o di stordimento.
Al governo del nostro paese abbiamo un tecnico che rappresenta la nostra controparte, le banche, eppure milioni di persone sono silenti mentre in nome dell’Europa ci vengono tolte le pensioni, la sanità e la scuola pubblica, tutto immolato al pareggio di bilancio e alla riduzione del debito pubblico.

Un debito che sicuramente non è stato generato da chi oggi è chiamato a pagare,ma secondo noi è stato generato e continua ad essere incrementato dalle spese militari e dai loro costosi giocattoli (caccia bombardieri F35, porterei ecc.), dalle spese per le grandi opere inutili e dannose per il territorio vedi la TAV o i soldi buttati e di nuovo stanziati dal governo monti per il ponte sullo stretto di Messina, senza contare  il costo della “casta” e i milioni di euro versati al clero, alle banche e ai padroni.

In Italia stiamo assistendo ad un proliferare di raccolta firme per indire referendum, sull’articolo 18, l’articolo 30, pensioni ecc. In merito pensiamo che questo strumento per ovvi motivi può risultare pericoloso o peggio inefficace e rischia in questo momento di diventare parte della campagna elettorale che di fatto è già iniziata. Il coinvolgimento dei cittadini non può passare attraverso una firma o un voto, dobbiamo riuscire a costruire dal basso momenti di dibattito e di lotta capaci di coinvolgere il maggior numero di donne e uomini.



Cambiare si può, cambiare si deve!



F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana

Sez. M. Bakunin – Jesi
Sez. F.Ferrer – Chiaravalle
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MACELLAI E ..MACELLATI
L’attuale situazione politica/sociale del nostro “sistema occidentale” e del nostro paese sembra ogni giorno più sull’orlo del baratro. Sempre più vicini alle apocalittiche realtà Orwelliane del romanzo 1984, che sembra concretizzarsi come realtà. Attacchi alla sanità, alla scuola, al lavoro, alla libertà … pietrificati nell’immobilità ci vediamo togliere la terra da sotto i piedi, e porre dei macigni sulle schiene.
Alla pubblica contestazione il ministro del lavoro Elsa Fornero ha recentemente risposto : “La contestazione? sarei felicissima di discutere anche con quei ragazzi che pensano che noi stiamo sbagliando”. Discutere … come dire, il macellaio che tratta con il macellato.
Discussioni che rimangono solitarie sugli enormi tavoli dei palazzi del potere, discussioni sempre più lontane dalla polvere delle miniere, dal sudore delle fabbriche, dall’impegno nelle scuole, dalla necessità per i giovani di costruirsi un futuro e dei lavoratori di viversi il presente. Discussioni false, palliativi per farci distrarre intanto che arriva l’affondo. Richieste inascoltate.
Chi ci vuol far credere ancora che i politici lavorano per noi dovrebbe prima farsi un giro tra gli operai della FIAT e poi a Palazzo Chigi ( dove Marchionne ha effetuato l’ennesima passerella in cui, dopo aver preteso lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, continua a bidonare un intero paese favoleggiando investimenti addirittura nel 2014 quando dovrebbe esserci una ipotetica ripresa dell’auto..), prima tra gli studenti universitari (quelli veri che si spremono sui libri e che magari sopravvivono con una borsa di studio che minaccia sempre di volarsene via) poi tra i giovani parlamentari con un diploma comprato a buon prezzo …
Negli ultimi mesi le operazioni repressive si sono moltiplicate, normali proteste sociali sono equiparate ad atti terroristici nel tentativo di toglierci l’ultima arma che ci è rimasta, la contestazione, la lotta dal basso l’unione tra chi ha le “pezze al culo”.
Percorsi di lotta di ampio respiro sono sempre più difficili ma in una situazione in cui la politica istituzionale non offre alternative (il centro sinistra fa le stesse politiche del centro destra) l’unica cosa da fare è unirsi tra sfruttati nelle battaglie comuni. L’opposizione sociale e politica è tutta al di fuori dell’ambito istituzionale ed è qui che dobbiamo tutti farci sentire per difendere i nostri diritti.
Chi pretende di rappresentarci si ingrassa con i soldi pubblici togliendoli alla sanità, alla scuola e alla previdenza, rimandiamoli a casa, riprendiamoci la delega, la dignità e  la vita.
Qualsiasi cosa dica, il macellaio macinerà sempre la carne, aspettarsi qualcosa di differente è una illusione, sta a noi organizzarci dal basso e capire, come diceva De Andrè, “… che non ci sono poteri buoni”.
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CIAO ZANNì




La notizia di qualche giorno fa della morte di Zannì, personaggio jesino merita una considerazione adeguata, che possono essere riassunte dalle parole di un compagno del “Fabbri” di Jesi scritte a caldo subito dopo aver appreso la notizia della sua morte. Le riportiamo nei passi più significativi:
“…per me, Zannì, era uno di quei personaggi irrinunciabili per la storia e la socialità di Jesi. Secondo me, il sistema sanitario ha vinto…adesso si “nascondono” quei volti che una volta erano purtroppo affidati a se stessi, ma con interazioni spontanee che caratterizzavano una passeggiata per il corso. […] Voglio solo ricordare l’episodio più bello che riguarda Zannì, almeno nella mia memoria. Era maggio (?) e per non so quale motivo c’era l’esercito in città. I militari stavano appoggiati ai loro mezzi, appollaiati in quelle pose da “eroi di guerra” sperando in un’azione di acchiappo piuttosto che una di guerra. Ero seduto sulle scalette della chiesa delle Grazie, quando scorgo un volto amico, quello di Zannì. Camminava senza passeggino e con una splendida tuta mimetica con cappellino da marines che poteva tranquillamente essere accostata alla mimetica dei militari italiani e in cuor mio, c’era la speranza che si accendesse un teatrino. Ma quello che successe fu l’esemplificazione che Zannì incuteva un rispetto quasi “religioso”.  Con il suo passo slanciato e bighellonante e i suoi anfibi tirati al lucido, il nostro eroe si avvicinava ai militari protetto dall’oscurità provocata dalla complicità del sole in posizione contraria, e proprio quando ne stava uscendo, un giovane ragazzo […] non so se per uno scherzo tra commilitoni o per semplice sbaglio, si gira e TAC! saluto sull’attenti con tanto di schiocco delle suole. Zannì fu colto da un risveglio improvviso. Tutto finalmente era al suo posto e quel saluto era la dimostrazione che Lui era ciò che voleva essere. Questo gli fece drizzare la schiena dall’emozione e ricambiò il saluto in maniera cordiale, un timido accenno. E poi, allungò il passo e si allontanò. Oggi quando ho visto l’articolo, senza foto e senza troppi fronzoli, ho capito che neanche un coccodrillo gli avevano dedicato. […] Un’ultima domanda…dove sarà la Sua bicicletta?”.
Zannì come Raul, come Attone, come le tante figure di una città spesso dimenticate, sempre nascoste, costantemente espressione di miseria economica e culturale, ma non tanto della persona, di colui che soffre del disagio mentale, quanto di un sistema gerarchico che nega dignità e riproduce ipocrisia e sfruttamento, un sistema che qualcuno ha ben definito dicendo che: “… dietro ogni scemo, c’è un villaggio”.

Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi – via Pastrengo 2