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FESTEGGERETE IL 4 NOVEMBRE RICORDANDO QUELLO CHE GLI ESERCITI FANNO IN GIRO PER IL MONDO?
Il 4 novembre si dovrebbe ricordare la fine di una guerra che causò 500.000 morti e non osannare chi continua a farle chiamandole per di più umanitarie, tutte quelle forze armate a cui è stata assegnata l’ultima delle tante guerre, che continuano in giro per il mondo per accaparrarci quelle risorse energetiche che ci occorrono per tutelare i nostri capitali,senza dimenticare il dispiego di uomini con armamenti pesanti nelle nostre città a difesa di chi? Non certo di chi perde lavoro,salute e sicurezza nel futuro.
Corpi militari che spendono sempre più soldi per armamenti,uomini e risorse.
Solo per quanto riguarda gli investimenti militari previsti per il 2011, il Ministero della Difesa ha previsto un totale di 3.454 milioni di euro (+266 milioni rispetto al 2010)in cui sono compresi i progetti NATO; 121 aerei Eurofighter e 131 F-35 . Nei prossimi anni altri investimenti verranno utilizzati per l’acquisto di 100 elicotteri Nh90, aerei Tornado e sommergibili U-212 e 249 blindati VBM 8×8; Il tutto per un totale di 46 miliardi 950 milioni nei prossimi 15 annidobbiamo muovere guerra contro qualcuno? Dobbiamo difenderci dal Vaticano che ci conquista? O dobbiamo solo sfamare le industrie belliche che non conoscono crisi?Aggiungiamo le spese di mantenimento delle truppe e qualche esempio del denaro che serve far muovere la macchina da guerra italica : tra i 30 e i 65.000 euro per ogni ora di volo dei cacciabombardieri; 11.500 euro per un’ora di volo dei cargo C-130; 100.000 euro di carburante per ogni ora di navigazione della portaerei “Garibaldi” e del cacciatorpediniere “Andrea Doria”. Senza dimenticare che ogni missile o bomba lanciata costa decine e decine di migliaia di euro
ALLORAi soldi per le scuole,per le università,per gli ospedali,CI SONOma per scelta non vi vengono destinati, anzi si continua a tagliare.Parliamo pure di crisi allora, ma del sistema sociale a vantaggio di un sistema politico/finanziario che mostra la sua vera faccia
Noi NO !
rimanendo al fianco delle popolazioni che difendo il proprio territorio,di chi subisce inquinamenti radioattivi da poligoni di tiro, chi si vede portato via il lavoro in nome di una crisi .continueremo a considerarlo un giorno di lutto,portando avantil’antimilitarismo che ci ha sempre contraddistinto, contro tutte le guerre con chi le ha sempre subite,per smascherare che il vostro modo di vivere si basa su la morte e lo sfruttamento di altre persone. Non nascondendo la nostra rabbia contro le guerre, le armi, i militarismi e le militarizzazioni del territori.
Federazione Anarchica Italiana
sez.Michele Bakunin – Jesi
sez.Francisco Ferrer – Chiaravalle
Centro Studi Libertari Luigi Fabbri – Jesi
f.i.p. Via Pastrengo 2 Jesi                                                                     Circolo Culturale Ottorino Manni – Senigallia
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volantino distribuito a Jesi il 15-ottobre 2011

In piazza contro la crisi, oggi e sempre!
Ci parlano di debito pubblico e i profitti dei padroni conoscono solo crediti. Ci parlano di sacrifici e di crisi grave da affrontare e i soldi della collettività servono a salvare banche fallimentari, faccendieri e parassiti imprenditoriali. E non sono soddisfatti. Continuano a chiedere soldi per un sistema economico che crea tragedie, miserie, guerre. Vogliono i nostri soldi e se li prendono rubandoci la previdenza, l’età pensionabile, la sanità e la scuola pubblica. Vogliono i nostri soldi per mantenere in vita una economia capitalista che genera guerre, razzismo, egoismi e disperazione.
E’ in atto una vera e propria guerra di classe conto lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati, precari, malati, anziani. Una guerra che distrugge diritti e garanzie sociali, taglia i salari e i posti di lavoro, e sostiene invece le rendite, i traffici mafiosi, le speculazioni, gli squali da poltrona o da segreteria.
Essere in piazza oggi, a Roma, come nelle tante città italiane è una ulteriore dimostrazione di volontà di difesa della dignità di vita e di lavoro, dei bisogni dei più deboli, contro i dominatori della politica e del mercato. Molte le parole d’ordine di oggi, che debbono realizzarsi in una unità di azione e di opposizione anche le prossime settimane, i mesi a venire. Anche quando il fallimentare governo Berlusconi sarà caduto, anche di fronte agli imminenti sacrifici che ci chiederanno governi di unità nazionale o di centro-sinistra.
La caduta di un nano politico o l’avvento di amici sul trono non sono gli obiettivi che gli sfruttati devono darsi oggi, bensì l’unità dal basso nelle lotte per la riconquista di dignità e forza sindacale, sociale e politica. Non ci sono scorciatoie, liste o leader che ci possono garantire in tutto ciò, ma solo la determinazione di donne e uomini nella costruzione di una società più giusta.
Qualcuno vuole andare in piazza per fare i soliti giochi di potere politico o sindacale, utile idiota di berlusconismi di destra come di sinistra. Noi vogliamo essere in piazza per difendere il lavoro e i diritti sociali, a Roma come nelle marche, contro la chiusura del cantiere, la ristrutturazione dei poli produttivi, i ricatti di Marchionne e Della Valle.
Noi la crisi non la paghiamo!
Per una società organizzata ed autogestita dal basso!
Federazione Anarchica Italiana
sez.”M.Bakunin” – Jesi
sez.”F.Ferrer” – Chiaravalle
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volantino distribuito in Ancona allo sciopero del 6 settembre 2011

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dal presidio in piazza della repubblica Jesi

LA LOTTA NO TAV

E’ LA NOSTRA LOTTA

Uno spiegamento da guerra: migliaia di uomini e mezzi hanno represso la democrazia e la libertà di del popolo della Val di Susa di decidere della propria salute, del proprio futuro, della propria vita, contro gli inquinamenti ambientali, politici ed economici che sono legati al progetto dell’alta velocità sulla tratta Lione-Torino. Lunedì 27 giugno il blocco dei valsusini all’inizio dei lavori per la TAV è stato forzato violentemente. La democrazia blindata italiana festeggia così in modo egregio, anche l’anniversario della mattanza fatta a Genova dieci anni fa.

Di fronte ai finanziamenti europei, alle speculazioni, agli affaristi che milioni di euro fanno nascere non esiste dissenso, libertà, sicurezza della collettività. Un progetto nato vecchio, inquinante, inutile come quello della TAV, ma che promette lucrosi guadagni per pochi a danno di molti, non può essere messo in discussione. La democrazia rappresentativa, in nome del profitto, cede il passo al manganello e al lacrimogeno.

La Libera Repubblica della Maddalena di Chiomone è stata soffocata dalle ruspe e dalle menzogne di media e partiti di governo, nazionali e regionali. Ciò nonostante il popolo della Val di Susa, che lotta da più di dieci anni per il proprio territorio non si lascerà intimidire. Se la battaglia contro l’inizio dello scempio in Val Susa per il momento è persa, la lotta prosegue con la determinazione di resistere, a livello locale e in tutto il paese: scioperi, occupazioni, controinformazione stanno coinvolgendo tutti coloro che, in vario modo, sono stanchi della peggiore classe politica ed imprenditoriale della storia d’Italia. Stanchi di miserie e bugie, furti sulla pelle dei lavoratori e profitti privati. Stanchi di leggi che difendono ogni sorta di profitto capitalista.

La lotta NO TAV è la nostra lotta. Anche a livello locale, contro la stessa logica imprenditoriale distruttiva che genera Turbogas e Centrali a biomasse, rigasificatori ed elettrodotti, disoccupazione e guerre fra poveri. E’ la gerarchia del potere politico ed economico contro cui lotteremo sempre: in fabbrica nella difesa dei diritti della classe operaia, sul territorio a difesa dei servizi pubblici, ovunque contro gli inquinamenti del profitto e le tragedie del capitalismo.

SOLIDARIETA’ AL POPOLO NO TAV: ESEMPIO DI LIBERTA’ E AUTOGESTIONE

FAI – Federazione Anarchica Italiana PRC – Partito della Rifondazione Comunista

Sez. “Michele Bakunin” – Jesi Sez. « Carlo Marx » – Jesi

Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi Brigate di Solidarietà Attiva – Jesi

fip. Via Pastrengo 2 – Jesi

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finalmente uno

S C I O P E R O G E N E R A L E

e poi?

Perché si fa uno sciopero generale? Perché in un paese i salari dei lavoratori sono fra i più bassi d’Europa, con un potere d’acquisto che diminuisce giorno dopo giorno. Perché la politica industriale ed economica va avanti solo grazie ad incentivi statali, delocalizzazioni e ricatti padronali. Perché il lavoro diventa sempre più precario e pesante per chi “fortunato” ce l’ha e sempre più lontano e ricattabile per chi è disoccupato in balia del volere degli amici degli amici, di mafie, massonerie, parrocchie e segreterie varie.

Uno sciopero generale serve a dare una scossa alla battaglia sindacale, serve a dare più voce ai lavoratori, più forza alle lotte. Questo significa anche dare forza al sindacato, ma quando esso rappresenta i diritti della classe lavoratrice. Anche quando sbaglia! E di sbagli il sindacalismo in Italia ne ha fatti tanti. La prova sta nel fallimento di quindici anni di politica della concertazione che ha eroso diritti e ha fatto diventare più forti i padroni, provocando una debolezza senza precedenti della classe operaia, una precarietà del lavoro, ed una delegittimazione delle lotte sindacali. Anche grazie ad alcuni burocrati sindacali complici del padronato. Forse in questo la CIGL può dimostrare una superiorità sindacale e morale rispetto agli altri confederali? La risposta è molto complessa e sta solo in quello che si riuscirà veramente a dare ai lavoratori: nuovi ammortizzatori sociali, certezze per il futuro, conflittualità e dignità. Due euro in più in busta paga e qualche posto a tempo indeterminato in più sul lavoro, anche se dovesse costare la poltrona a qualcuno. A chiacchiere stiamo a zero! Ed è ora che le esigenze e la fiducia della classe operaia non vengano più sacrificare in nome delle compatibilità padronali, governative e… di comparto.

Questo sciopero generale è importantissimo, ma solo se si ha la consapevolezza delle due opposte e differenti strade che può prendere, l’una escludente dell’altra. Se è uno strumento di conflittualità verso un governo fra i peggiori della storia repubblicana ed è contro una classe padronale parassitaria e buona solo a speculare – male del resto – in finanza, allora ha un senso. E può ricollegarsi alle tante lotte in corso nel paese, a partire anche dalle istanze giuste portate avanti del debole sindacalismo di base nello sciopero generale di appena un mese fa, ricucendo nei fatti il fronte della base operaia della difesa sindacale dei diritti sociali. Al contrario può essere uno strumento dei dirigenti, della nomenclatura, dei signori della tessera che stanno giocando un gioco pericoloso con i diritti dei lavoratori e che sono fra i primi responsabili dell’arroganza padronale dominante.

Noi pensiamo che questo sciopero generale può essere uno strumento per ridare voce alle lavoratrici e ai lavoratori, per gettare con forza su tutti i tavoli delle trattative le istanze della classe operaia, di una società più giusta e solidale. C’è una guerra sociale e di classe in corso, finora è stata condotta dai padroni rubandoci il futuro ed il presente. E’ ora di ridare dignità alla lotta sindacale come strumento di conquista ed emancipazione della classe lavoratrice.