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Un 25 aprile tecnico
Chissà se il prossimo anni ci sarà più il 25 aprile. Fu rispolverato all’inizio degli anni ’90, dopo il dimenticatoio del decennio precedente, per rispondere all’entrata in scena di Berlusconi. Ora, il cattivo Berlusconi è stato mandato via dal palazzo. Anche Bossi sembra se la passi male. Ora ci sono i “tecnici” che si interessano di fatti, sono pragmatici, rispondono con i numeri e non con le nostalgie del passato. I tecnici che stanno facendo ciò che i mercati vogliono, ciò che le servitù politiche non sono riusciti a fare. Qualcuno parla di fine della politica, ma i politici sono sempre lì, specie l’asse ABC – Alfano, Bersani, Casini – che sostieni le scelte difficili da fare contro la crisi.
Già c’è la crisi. Ma non c’è per tutti. L’1% dei ricchi italiani sarà ancora più ricco, gli altri affonderanno lentamente in un futuro di disoccupazione, liberalizzazione selvaggia del mercato del lavoro (in democrazia la parola schiavitù è brutta, meglio flessibilità). Le piazze vuote non si riempiono di studenti destinati ad una cronica disoccupazione, di lavoratori esodati, di pensionati che non avranno più garantiti sanità ed assistenza.
Come leggere tutto questo. Con la memoria antifascista e democratica che il 25 aprile celebra? Ma la lotta partigiana, l’opposizione al fascismo, la ricostruzione del paese non passò attraverso la negazione della dignità e del futuro. E non fu data in mano a chi dalle sue scuole economiche sentenzia di un mercato capitalista capace sol odi creare lutti e miserie.
Si può parlare oggi di fascismo delle banche, che bruciano speranze ed averi e vengono sostenute da leggi e leggine, anche meschine in qualche caso, pur di garantire loro sempre più denaro, quello degli altri, non di certo dei padroni o dei capi.
Non si può parlare invece oggi di democrazia se un gruppo di parolai nega il futuro alla maggioranza degli italiani, li mette uno contro l’altro, li esclude da qualsiasi scelta. E’ la fine della politica? L’avanzare dell’antipolitica, di quella che fa spettacolo, figlia di un talk show televisivo, di un comico fallito, di un magistrato rampante o dei trafficoni di sempre?
I partigiani sui monti, i gappisti nelle città, ma soprattutto il popolo che diede loro sostegno, stanco di menzogne, di miserie, di morti, di sfruttamento, furono questi che costruirono una politica ed una partecipazione dal basso certi che il fascismo del mercato capitalista sarebbe stato sempre pronto a riprendersi poltrone, seggi, appalti, libertà, vite.
Per noi il 25 aprile è memoria e identità, partecipazione e lotta, costruzione di una società migliore e futuro da condividere, per la difesa dell’articolo 18, di ogni diritto rubato, di ogni garanzia salariale e previdenziale, di ogni pezzo di terra dove vogliano costruire una TAV mangiasoldi e mangia-vite.
La resistenza è oggi nelle lotte degli sfruttati, nel rifiuto delle logiche di morte delle guerre e dei mercati, contro la dittatura dei media e dei tecnici. Noi la crisi non la paghiamo!
FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “M. Bakunin” – Jesi
Gruppo “F. Ferrer” – Chiaravalle
Fip. Via pastrengo 2 – Jesi