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vite infangate

Vite infangate

Quello che è accaduto nei giorni scorsi, in particolar modo a Chiaravalle e a Senigallia, meriterebbe di essere commentato in molti modi: tragedia annunciata, calamità innaturale, maltempo e malgoverno. Di fatto si ripete uno scenario già visto in passato e  in tanti altri comuni d’Italia, di cui il quadro della situazione è stato reso benissimo da un servizio del TG3 nazionale del 6 maggio in cui tecnici ed esperti vari, più imbarazzati che convinti, passeggiando fra qualche cespuglio in riva al fiume, cercavano di propinare una verità tutta costruita, e il cui senso era più o meno che l’esondazione del Misa, a Senigallia, è stata dovuta ad una serie di cause e concause e che se gli argini non avrebbero ceduto a monte, la marea di fango avrebbe fatto danni ancora maggiori raggiungendo il centro città. Una verità difficile da dire a chi ha passato la domenica a spalare fango e a buttare via centinaia di migliaia di euro di mobilio, di cose, di vita quotidiana, di lavoro. Viene da chiedersi dove era la protezione civile. Prima. Quali i protocolli di intervento previsti e se realmente potevano essere risparmiati quartieri, abitazioni, negozi, magazzini, vite. Chi spalava domenica pomeriggio a Senigallia, a Chiaravalle e negli altri posti colpiti ha visto la protezione “civile” reale, quella che parte dal basso, dalla solidarietà immediata, dal tam tam fra le persone. Chi spalava ha sentito, a Senigallia, il rumore di un elicottero che sorvolava la città per portare una solidarietà tutta istituzionale più utile alle istituzioni che dovrebbero garantire la sicurezza del territorio che non a chi spalava via il fango. Come dire, le bugie delle logiche di potere e del profitto hanno le gambe corte, e prima ancora di dare la colpa sempre alla fatalità del tempo, esse sono destinate ad affogare in un fango di cui questo paese deve da tempo liberarsi.

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana
M. Bakunin – Jesi
F. Ferrer – Chiaravalle
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cineforum

CINEMA LIBERTARIO – Al Centro Studi Libertari Luigi Fabbri
SESSUALITA’ IN PELLICOLA
Ingresso Libero 
la rassegna dura un mese e inizia 
LUNEDI 5 MAGGIO 2014

5 maggio ore 21:15
KINSEY – di Bill Condon – 2004

12 Maggio ore 21:15
THE SESSION – di Ben Lewin – 2012

19 Maggio ore 21:15
VENERE IN PELLICCIA – di Roman Polanski – 2013

26 Maggio ore 21:15
LO SCONOSCIUTO DEL LAGO di Alain Guiraudie – 2013

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1° Maggio 1°MAGGIO concerti lavoro

BANDITI ! 
Questo diventeranno i lavoratori che continueranno ad opporsi a chi in nome del dare lavoro svende ai padroni i diritti e le dignità che con le lotte, le morti e i sacrifici la classe lavoratrice si è conquistata. Dalle otto ore lavorative (oggi un lusso) ai giorni di festa e di riposo che in nome della produttività scompaiono. Così con la precarizzazione del lavoro vogliono renderci servi e legati, dettarci i tempi di vita, di morte e di malattia.
Solo riscoprendo la solidarietà ed il battersi per ottenere migliori condizioni si vedrà una nuova stagione di speranza per chi come unica certezza ha la precarietà.

Comizio in Via Pastrengo 2 Jesi ore 11:00
Pranzo sociale e socialità a partire dalle 13:00
CONCERTO con la BANDA LA VALLIERE ore 18:00

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concerti



DOMENICA 27 APRILE 2014

CONCERTO  con 

LEROY  + 
CINDERELLA’S LEPROSY

FREE ENTRY (COME SEMPRE…)
CENA VEGAN A SEGUIRE

ORE 17,30 PUNTUALI

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Della sanità e della sicurezza, quella vera, quella sul posto di lavoro

fatti di questi giorni accaduti al Pronto Soccorso di Jesi impongono alcune considerazioni, al di là di speculazioni elettoralistiche o retoriche istituzionali.

A nostro avviso più che telecamere (ancora!) o presidi di polizia, di ben altre cose ha bisogno il Pronto Soccorso di Jesi, e anche quelli di altri ospedali della zona.
C’è bisogno di maggior personale infermieristico, OSS e medico, di riduzione dei carichi di lavoro, di ambienti maggiormente agevoli e confortevoli per pazienti, familiari e professionisti.
C’è bisogno di correggere le carenze sanitarie che portano a fare del Pronto Soccorso il primo luogo/servizio in cui si cercano risposte a bisogni di salute.
C’è bisogno di organizzare meglio l’offerta sanitaria e dell’emergenza e non tagliare posti letto e servizi indiscriminatamente (chiusura dei piccoli ospedali) senza prevederne le ricadute.

Il Pronto Soccorso di Jesi parla del fallimento del modello aziendalistico che la Sanità italiana ha assunto da vent’anni e che è stata buona solo a creare dirigenti strapagati, dimezzare i servizi, tagliare i posti di lavoro e tutelare gli interessi di casta e non della salute pubblica. Basta con professionisti minacciati e picchiati. Basta con le lunghe ore di attesa. Basta con i tagli.

Un paese normale e una sanità normale non hanno bisogno di eroi, per altro o sottopagati o malserviti. Una sanità normale e funzionante ha bisogno di risorse e prospettive di sviluppo. Il resto o sono chiacchiere o soldi mal spesi, come le telecamere.

 FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle