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Tifoserie e problemi – Comunicato Stampa del 16 nov 2020

 

E’ di questi giorni la notizia delle esternazioni di un docente delle superiori in merito alla pandemia. Si è mossa anche la nota trasmissione de “Le Iene”. Il tutto ha rotto la monotonia delle quotidiane dichiarazioni sulla fontana dei leoni (con obelisco annesso). In piena pandemia, mentre la regione vira verso il colore arancione dell’emergenza, Jesi sembra sempre più allontanarsi dalla realtà drammatica in atto, scegliendo la strada delle tifoserie, degli anatemi, dell’autoincensarsi del proprio esistere. Se un docente fa dichiarazioni molto discutibili sia sul piano del contenuto scientifico, sia su quello dell’educazione, al di là dell’episodio in quanto tale, è da interrogarsi sullo stato della scuola pubblica in città, e nel paese, dove in più, un dirigente scolastico, in occasione del 4 novembre, ha esaltato la bella morte in guerra.
Al clima di tragedia della scorsa primavera, con le sue rappresentazioni di miti ed eroi, si è sostituito quello da commedia – non meno tragica – in cui la gravità del momento sfuma nel dimenticatoio, nell’auto-assolvimento di una classe al potere (locale, regionale – vecchia e nuova – e nazionale) nella migliore delle ipotesi incapace di gestire l’emergenza in atto (vogliamo parlare dell’utilità dell’idrossiclorochina?), nella peggiore, insensibile ai reali drammi in corso. Drammi di chi non ha lavoro, degli invisibili, dei precari e dei tanti lavoratori in nero che non sanno come andare avanti. Drammi che vedono infermieri e medici, oss e personale sanitario e sociale, duramente impegnati a rispondere ai bisogni collettivi. Un disagio sociale e lavorativo che doveva e poteva essere quanto meno mitigato in tempo a fronte di una seconda ondata, prevedibilissima anche dal più mediatico dei virologi.
C’è una Jesi che non fa parte di tifoserie di sorta. Non ne ha tempo, deve tirare avanti in corsia o nei quartieri dimenticati, sui mezzi pubblici o sui luoghi insicuri di lavori sottopagati. E’ la Jesi, o meglio è il paese Italia tutto, fatto di gente reale (non regia) che sa che dovrà superare i lunghi mesi che ci attendono, cercando di non cedere alla disperazione e sviluppando solidarietà e mutuo aiuto perché sui chiacchieroni di sempre, non si può contare. Poi, infermieri e medici, stanchi di vivere in un paese che taglia la salute e in cui trova spazio chi nega la scienza, magari si faranno tifoseria. Poi, disoccupati e precari, stanchi di chi semina odio e parla di sicurezza senza mai pensare al lavoro, dovranno farsi tifoseria. Poi, si dovranno ricostruire una città ed un paese usando le ragioni del bisogno e i sentimenti degli ultimi. Adesso è solo il tempo di sopravvivere. Tutti, senza lasciare nessuno indietro.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi;
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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8,15,22 Ottobre – Cineforum @CSLFabbri

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Comunicato stampa del 13 settembre 2020

Il 14 settembre prossimo alla chiamata di Salvini in piazza non ci saremo. Perché non siamo della Lega, perché siamo antifascisti. Non siamo abituati a farci dettare l’agenda politica da chi ci è avversario. La nostra politica non la risolviamo con due slogan e quattro promesse, men che meno urlando da un palco e prendendosela con i più deboli. Siamo abituati a fare politica tutti i giorni, quasi sempre senza essere pagati da nessuno, e lo facciamo sui luoghi di lavoro, in città, nell’associazionismo e ovunque ci sia bisogno di difendere e allargare diritti. La Lega si presenta a Jesi sollevando la questione della sanità. Quale?

Quella della Lombardia che ha rischiato il collasso grazie alle scelte politiche della Lega, ed invece ha salvato la vita a migliaia di persone grazie alla competenze e al lavoro e al coraggio di migliaia di lavoratori. Il modello della sanità di Maroni e Formigoni, è stato, in primo luogo, bocciato dagli stessi lombardi, e poi dall’urgenza della pandemia, in cui si sono viste tutte le capacità e le competenze in possesso degli amministratori leghisti. Il welfare della Lega discrimina e nega l’assistenza ai più bisognosi, come a Lodi, a Como.

C’è qualcosa di cristiano in questo? Di italica virtù o di libertà liberali tutelate? Il prossimo 14 settembre Salvini a Jesi avrà il suo pubblico, quello dei facili applausi raccattati nei teatri perduti di provincia, che si alimenta della politica dell’odio, dei capri espiatori, delle fake news, delle dichiarazioni fatte e smentite e rifatte nell’arco di pochi giorni. Ricordate? Riaprire, chiudere, riaprire, chiudere. Salvini sarà in piazza in mezzo alla gente, senza distanziamento sociale e senza mascherina, proprio il giorno della riapertura delle scuole, in barba alla scienza e alle istituzioni. Chi porta avanti la baracca, chi lavora per poche centinaia di euro al mese, chi spera che vada tutto bene, forse voterà anche il Matteo padano, per disperazione, ma non ha tempo né di seguirlo nelle sue piazzate, né di seguirlo mai più quando si accorgerà che le cose, grazie a lui, possono solo peggiorare. A Jesi Salvini fa la sua comparsata, noi ci viviamo e ci lottiamo da sempre, per costruire una società migliore, più giusta.

Aderiscono: Anpi – Jesi, Arci Comitato Jesi – Fabriano, Jesi in Comune, Sinistra Italiana – Jesi, Meetup – Jesi, FAI- sez. “M. Bakunin di Jesi, FAI – sez. “F. Ferrer” di Chiaravalle, Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”. Fancello Daniele, Fancello Luciano, Cesini Rosalba, Priori Sabrina, Giuliodori Ero, Alberici Antonino, Clementi Beatrice, Vignola Irene, Contardi Carmen, Lucarini Giorgio, Andrea Dignani, Bezzeccheri Lucia, Santoni Raffaella, Fava Gabriele, Priori Rolando, Santoni Laura, Tonelli Stefano, Torelli Anna, Fiordelmondo Massimo, Marchegiani Manuela, Baccani Marco, Tonini Cardinali Fabrizio, Frattini Chiara, Casavecchia Patrizia, Ausili Annamaria, Giannini Gianni, Serpilli Serena, Violini Tiziana, Gwynplaine Edizioni, Bini Palmiro, Bucciarelli Raffaele, Zepponi Chiara, Cherubini Silvia, Osimani Germano, Osimani Stefano, Sardella Mario, Chiatti Vincenzina, Galanti Luce, Bavaro Silvia, Uncini Liliana, Lasca Leonardo.

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controinfo infopoint

Sab 25 luglio. Con la maschera, ma a bocca aperta.

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Striscioni e manifesti

Comunicato stampa del 26 giugno 2020

Nei giorni scorsi I muri della città si sono riempiti di manifesti

“artistici”. Una scelta culturale per poter coprire i manifesti del

lockdown pandemico con una grafica nuova, stud

iata, bella. Forte la voglia di dimenticare e passare oltre, di ritornare alla normalità cancellando la realtà. Si smontano costosi ospedali da campo. Ci si chiede che cosa fare di costose astronavi sanitarie intanto che ci si libera degli scafandri, si dimen

ticano gli eroi sanitari i quali tornano all’eroica quotidiana assistenza fatta di tagli di posti letto, personale, risorse. Quasi non si riesce a capire perché l’Italia sia stata squassata da una delle peggiori pandemie degli ultimi decenni. Il solito chia

cchierone di Milano dà la colpa alla fatalità. Qualcuno invece alza il dito accusatore contro una classe politica tutta incapace. Altri ricordano la vendita del welfare italiano sul mercato del profitto privato e del clientelismo p

olitico. La chiacchierona di Roma fa il suo tour elettorale promettendo cose. I chiacchieroni locali, pure. Intanto intere famiglie non sanno come andare avanti, hanno finito i soldi, perso il lavoro. Ma per i signori dei palazzi italiani non è successo niente, e la m

emoria del corpo elettorale è breve e pronta a farsi suggestionare da

chi urla di più, da chi promette di più. Da chi fa tutto e il suo contrario. Se ci saranno prossime ondate epidemiche, certo è che il coronavirus continuerà a trovare terreno fertile per svilupparsi in un paese malato di memoria, storica e politica. Per questo abbiamo pensato che riportare alla luce dei manifesti vecchi di sette anni fa, che parlavano di tagli alla salute pubblica, la cui attualità è, purtroppo, evidente, possa essere un atto di accusa contro chi ha reso più fragile la società italiana, debole nei confronti del virus, inerme verso il profitto privato che le ruba futuro e vita. Da sabato, sui muri di Jesi, assieme a manifesti da brand festival, ci saranno manifesti belli di politica.

 

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Circolo Studi Sociali “Ottorino Manni” – Senigallia