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Chi percorre in questi giorni la strada fra Jesi e Chiaravalle avrà notato striscioni e bandiere sindacali davanti ai cancelli della ex-Andelini (Bagherra Italia) di Monte San Vito. E’ l’ennesimo esempio di una crisi che cancella occupazione, esperienze, certezze, e reddito per molte famiglie (70). Uno scenario troppe volte ripetuto in zona, dalla Ardo di Fabriano, alla Fincantieri, all’Api di Falconara. Bisogna trovare la forza di dire no a quella che sembra l’inevitabilità dell’impoverimento sociale. Bisogna restare uniti per rivendicare sicurezza e risposte certe, per non elemosinare un salario, ma avere la dignità di un lavoro e di un futuro. L’esempio dei lavoratori della Fincantieri e di Fabriano fanno testo. La solidarietà di classe va mantenuta. NON BISOGNA LASCIARE SOLI I LAVORATORI DELLA EX-ANDELINI E LE LORO FAMIGLIE. Dal canto nostro queste righe vogliono essere un contributo di più, anche se piccolo, a diffondere la loro storia, a mobilitare risorse, a ottenere sicurezze occupazionali, a costruire solidarietà dal basso. 11 giugno 2012


Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi
FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” di Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” di Chiaravalle
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comunicato stampa:
Apprendiamo con sgomento della morte di Gori Marcucci di Chiaravalle e ci uniamo al dolore dei familiari, amici e compagni. Gori, come può suggerire il nome, era un compagno anarchico, figlio  “d’arte” e per questo portava il nome-cognome di colui – Pietro Gori – che fu il poeta e l’autore di canzoni famose, fra le quali la nota “Addio Lugano bella”. Marcucci la sua attività libertaria la esplicava sul territorio, all’Api dove lavorava, nell’associazionismo di base e, non ultimo, era stato fra i riattivatori del gruppo “Francisco Ferrer” della FAI (Federazione Anarchica Italiana) di Chiaravalle, in occasione delle lotte per la salvaguardia dell’Ospedale locale. Un abbraccio a Gori, che la terra ti sia lieve, e ti salutiamo con le parole del poeta come ricordo e impegno: “…andrem di terra in terra/ a predicar la pace/ ed a bandir la guerra: la pace tra gli oppressi,/ la guerra agli oppressor”.

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comunicato stampa 

Alle/i lavoratrici/ori dell’informazione
In queste settimane, a partire dalla gambizzazione di Adinolfi, tutta una serie di episodi, notizie e esternazioni di vario tipo, hanno posto sotto i riflettori l’anarchismo, o meglio le tante sue interpretazioni, sempre però correlate con le rivendicazioni ultime della fai – informale. Crediamo che debba essere fatta chiarezza in merito, in quanto se non ha avuto seguito qualche tentativo maldestro di voler attribuire anche l’episodio stragista di Brindisi agli “anarchici”, si è arrivati ad un livello preoccupante che rasenta la caccia alle streghe e la strategia della tensione dei tempi di P.za Fontana.
Il quadro generale rivela come sia difficile fare informazione in Italia senza subire pressioni, passare veline di stato, cadere nel ridicolo e scivolare negli stereotipi più tipici: gli anarchici, si sa, mettono le bombe, come i comunisti mangiano i bambini, le donne sono tutte p …, gli zingari rubano i figli, gli extracomunitari sono tutti clandestini e gli ebrei … Non è facile fare informazione in Italia, specie se una sigla inventata ad arte come quella della fai – informale, si rivela funzionale a confondere il lavoro politico e sociale della più nota FAI – Federazione anarchica italiana, e degli anarchici e libertari in generale. Una confusione che, quando si è stretti fra mail, editoriali, fax, tempi di stampa, molte/i lavoratrici/ori dell’informazione possono fare e hanno fatto. Ecco, consideriamo che confondere gli informali con la FAI italiana sia sbagliato e quindi quando accade, vada rettificato, chiarito, specificato.
Difficile fare informazione in Italia, specie se esce fuori la notizia che la fai (non si sa più quale) minaccia le olimpiadi di Londra. Addirittura! Guarda caso però a Londra non glie ne può fregare di meno. E questa è solo l’ultima chicca in ordine di tempo. In fondo basta aggiungere un po’ di BR (ma sono sempre gli anarchici, no?), i pericolosi greci (quelli che stanno affossando l’euro, e chi senno?). piste, teoremi e … il gioco è fatto. Insomma difficile fare informazione in Italia, quella vera, pulita, professionale.
Queste considerazioni le facciamo rivolgendoci a quei media cui siamo soliti inviare i nostri comunicati stampa. E’ giusto fare chiarezza rispetto ai tragici fatti in corso. Gli episodi di violenza che ci vengono attribuiti non ci appartengono, né appartengono alla FAI, all’anarchismo organizzato, all’idee anarchiche di giustizia sociale. Il resto va ricercato nella finalità degli episodi stessi, nella confusione sociale che vogliono creare, nello stato di angoscia che vogliono diffondere al fine di far dimenticare una situazione politica, economica e sociale molto grave, dove diritti e garanzie vengono ogni giorno tagliati e ridimensionati. Consideriamo che si debba ragionare sulle dichiarazioni fatte da varie personalità sulle prossime azioni terroristiche previste, sulla necessità di limitare le manifestazioni di piazza, sul fatto che il tutto sia iniziato durante il ballottaggio elettorale e culmini in un momento di avvio di riforme strutturali molto pesanti, e di annunciate mobilitazioni sindacali. Chi ha interesse ad usare armi di distrazione di massa e violenza, in tutto questo, non sono certo gli anarchici, la FAI e gli sfruttati. Queste righe sono rivolte principalmente a coloro che fanno informazione per vivere e per passione. Non necessariamente debbono essere d’accordo con ciò che affermiamo, e pubblicare questo o altri comunicati stampa. Noi siamo per la libertà, e non vogliamo imporre niente a nessuno. Ma consideriamo che sia necessario per le/i lavoratrici/ori dell’informazione, pensare al lavoro che fanno, quello si! Alla necessità della ricerca della notizia, della verità, della fonte cui riferirsi. Molti hanno straparlato di anarchici e anarchia in questi giorni, pochi, pochissimi si sono premurati di informarsi direttamente alla fonte per avere chiarimenti. E come fonte, non ci riferiamo di certo ai “magmatici informali”. Quelli si firmano con sigle e simbolismi di un esoterismo tutto loro, che in certi casi ricordano la destra neofascista, e soprattutto sono carichi di una violenza inaccettabile. Quasi sembrano un prodotto costruito a tavolino dall’ufficio stragi e depistaggi aperto dai tempi di Portella della Ginestra e mai chiuso, per non lasciare disoccupati servizi deviati, mafiosi e neofascisti. No, lasciate perdere gli oscuri e gli incappucciati di ogni specie e se volete notizie sugli anarchici e sull’anarchia basta chiederlo agli anarchici, quelli che si conoscono, che lavorano alla luce del sole, che vivono, studiano, insegnano, manifestano nei cortei senza bisogno di coprirsi il volto, che lottano contro lo stato e il capitale, ma che in questo cercano il confronto e la crescita, che non temono persecuzioni e scontri, e considerano la violenza uno strumento esclusivo di chi detiene o ambisce al potere, e la forza della ragione e dei sentimenti umani i migliori strumenti di ogni rivoluzionario.
Ecco perché questo comunicato in primo luogo è rivolto a chi fa informazione. Chi lavora, studia, soffre, combatte ogni giorno per una vita degna, ci conosce, ci rispetta, ci critica e ci da dei sognatori, degli utopisti, ma non ci ha mai chiamato terroristi.

FAI – Federazione Anarchica Italiana 
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi 
Gruppo “Francisco Ferrer – Chiaravalle
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi 
Circolo Studi Sociali “Ottorino Manni” – Senigallia 
Circolo Libertario “Attilio Franca” – Fabriano

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Concerto 10 giugno 2012

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comunicato stampa:
Sabato prossimo 19 maggio, a partire dalle 17.30,  presso i locali del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di Jesi si terrà il dibattito pubblico dal titolo: “La banalità del male: una storia di tortura e vendetta mascherata da scienza”, con il Prof. Giuseppe Galzerano del Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni. L’ospite racconterà le vicende attorno alla morte del maestro elementare di 59 anni Francesco Mastrogiovanni, dovuta ad un TSO prolungato di ben ottantatre ore, avvenuta nell’estate del 2009 presso l’Ospedale di Vallo della Lucania. L’iniziativa si pone gli obiettivi di far chiarezza ed informazione sul caso, ennesimo esempio di violenza istituzionale su di un libero cittadino (Cucchi, Aldrovandi, Lonzi, Uva, Serantini … Pinelli), e di sollevare la questione importante attorno alla pratica della contenzione fisica in psichiatria, e del TSO in particolare, che qualcuno vorrebbe potenziato e prolungato, permettendo nei fatti un ritorno alla barbarie dei manicomi che governava prima della legge Basaglia.