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LICENZIARE, DELOCALIZZARE e SFRUTTARE
I festeggiamenti per il 50° anno della fondazione “Aristide Merloni” saranno presenziati dal presidente del consiglio Letta, dall’ex presidente del consiglio Prodi e dal presidente della regione Marche, Spacca.
In un quadro drammatico come quello “socio-economico” fabrianese, tre membri del Partito Democratico (coalizione di maggioranza dell’attuale governo) arrivano a incensare chi per scelta e non per costrizione, ha delocalizzato, sfruttato e reso invisibile il “lavoro” a Fabriano.
Un festeggiamento ci doveva essere, ma all’insegna dei lavoratori, di chi per anni ha fatto sì che il Gruppo Merloni avesse abbondanti utili e divenisse un polo industriale all’avanguardia per la produzione di elettrodomestici e non solo. Invece, con somma modestia (come solo chi dovrebbe ammettere di essere riuscito a far sprofondare un gruppo come quello della famiglia Merloni), si auto-proclamano “podestà” della loro citta per l’ennesima volta.
Ed intanto?
Intanto una città muore.
Intanto le famiglie di chi ha perso il lavoro e non riesce a trovarne un altro neanche spostandosi fino al territorio di Osimo, o fino a Perugia, o addirittura abbandonando la loro città in cerca di lavoro, intanto quelle famiglie non sanno come arrivare a fine mese.
Intanto a Fabriano tutto si è fermato. Sogni, progetti e programmi per la vita affievoliscono di fronte alla ostentata inefficacia dell’azione politica-sindacale che non regala più neanche una speranza.
Fabriano come Torino.
Come il gruppo FIAT, il gruppo Merloni ha ricattatoe ricatta le istituzioni (di cui fanno parte anche i componenti della famiglia Merloni essendo parlamentari) ed i lavoratori, costringendo tutti ad accettare le proprie regole. Proprio le regole che annullano qualsiasi tutela per il lavoratore. Neanche Marchionne propone più scenari felici in cambio della soppressioni dei diritti del lavoratore. Ora si limita a sventolare la bandiera del Brasile (oggi) e di chissà quale altra Nazione estera nell’indomani, dove le condizioni di lavoro e soprattutto i costi del lavoro sono molto inferiori al nostro. Questa è la nuova politica industriale Italiota.
Il gruppo Merloni non si è tirato indietro ed ha affrontato il mercato nell’unico modo che sanno adoperare oggi le aziende: LICENZIARE, DELOCALIZZARE e SFRUTTARE. Chiaramente fino a quando non arrivi un altro paese “emergente” dove il costo del lavoro si abbassi ulteriormente…ed ecco che il ciclo capitalistico-distruttivo sarà al suo nuovo inizio.
A tutti coloro che si trovano in questo momento così difficile della loro vita, dedichiamo una citazione che speriamo possa far eco nelle orecchie “multinazionali” dei padronati:
Come schiavi lavorarono gli animali per tutto quell’intero anno. Ma nel loro lavoro erano felici: non si lamentavano né di sforzi né di sacrifici, ben sapendo che quanto facevano era fatto a loro beneficio e a beneficio di quelli della loro specie che sarebbero venuti dopo di loro, e non per l’uomo infingardo e ladro.(George Orwell)



F.A.I. federazione Anarchica Italiana
Sez. M. Bakunin – Jesi
        F. Ferrer – Chiaravallle

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IN MEZZO AL MAR…..



E’ lungo l’elenco delle stragi di bambini, donne e uomini che sono annegati nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere la “Fortezza Europa”.
C’è chi non ce l’ha fatta, a metà del mese di luglio, nel tentativo di raggiungere la spiaggia vicino Catania, chi alcuni giorni fa quelle di Scicli, vicino Ragusa, molti in questi giorni in mare aperto o a pochi metri dalla riva nel tentativo di raggiungere la costa di Lampedusa.
Nel solo 2011 almeno 1500 esseri u- mani sono annegati nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere la “Fortezza” (rapporto Amnesty giugno 2012) e nel periodo 1988-2011 ne so- no morti in media 4-6 al giorno. Insieme ai CIE e ai lager dai nomi esotici del resto d’Italia (come il CARA di Mineo dove in questi giorni 200 somali hanno duramente protestato) queste morti sono la punta di diamante del “respingimento” e della “tolleranza zero”.
E’ il razzismo che rende insicuri, che divide i nostri cuori e che arricchisce i padroni. Lavorare in regola, essere curati, poter mandare i figli a scuola, circolare liberi per il mondo: è questo che ci rende più sicuri.
NESSUN ESSERE UMANO E’ ILLEGALE. Contro ogni razzismo – Solidarietà e Libertà. Per la libera circolazione de- gli esseri umani e non solo delle merci, per la garanzia immediata dell’asilo politico a chi fugge dalle guerre e dalla fame e per l’abolizione della Turco Napolitano e della Bossi Fini.

  – FEDERAZIONE ANARCHCICA ITALIANA
 Gruppo “M.Bakunin” JESI
 Gruppo “F. Ferrer” CHIARAVALLE
  – Alternativa LibertariaFdCA sez. FANOPESARO
  – Anarchiche e Anarchici VALCESANO 
  – Gruppo Anarchico “Kronstadt” ANCONA
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Senza lavoro
La crisi continua a far sentire il suo peso in zona. Alla Fiat CNH 32 interinali (famiglie) sono senza lavoro, più i 18 lavoratori della IRIS Bus e Iveco Brescia messi in mobilità (o in CIG). Alla Andelini di Monsano notificate 67 lettere di licenziamento, mentre dopo la chiusura i 30 dipendenti della Zincol Marchigiana si troveranno senza lavoro. A Fabriano alla JP Industries (ex-Ardo) si lavora a singhiozzo e alla Indesit la ristrutturazione va avanti nelle incertezze occupazionali.

Sul fronte provinciale la situazione permane critica ai Cantieri Navali di Ancona, nonostante qualche commessa, all’Api, nel settore dei trasporti in generale, mentre la profonda ristrutturazione del settore della sanità marchigiana ha cancellato centinaia di posti di lavoro negli ultimi mesi e già si profilano licenziamenti nel privato (6 ostetriche e due medici a Villa Igea).

L’assurdo (ma non tanto nell’ottica liberista) è che a fronte del profondo taglio occupazionale aumentano enormemente i carichi di lavoro, con conseguente abbassamento dei livelli di sicurezza. Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, per l’arroganza padronale e per l’attualità della parola d’ordine: Lavorare tutti, lavorare meno.

Di fronte a tutto questo la classe politica nella migliore delle ipotesi si dice disposta ad accettare ogni diktat imprenditoriale pur di “ammorbidire” la de-industrializzazione in atto. In generale la macelleria occupazionale e la cancellazione di redditi da lavoro per molte famiglie lascia indifferente gli sciacalli del palazzo come sempre preoccupati di spartirsi il territorio, commesse, appalti e di ingraziarsi i poteri economici che dettano arbitrariamente la legge del più forte: garantire i profitti padronali, abbassare gli stipendi, tagliare le tasse ai padroni (e di conseguenza i fondi per lo stato sociale), ottenere soldi, fondi e investimenti statali per un capitalismo buono solo ad essere arrogante e a produrre miserie e ad esportare sfruttamento. In qualche caso se le casse istituzionali sono vuote, come a Jesi, l’Amministrazione abbassa la soglia degli esenti e arriva a tassare anche i “patrimoni” sotto i 10.000 euro all’anno (850 mensili) e forse prenderà provvedimenti di fronte alla povertà estrema … se si trasforma in mendicità invasiva, molesta o indecorosa che sia. I poveri, si sa, hanno sempre dato fastidio.

Jesi, l’anconitano o le Marche non possono certo sfuggire alla crisi economica in atto che imperversa in Italia o in Europa, ma è certo che la solidarietà e l’organizzazione sociale dei bisogni e delle risorse non è materia che interessa chi sta al potere. Per contro si potrebbe sperare in una qualche forma di conflittualità politica e sindacale organizzata, autogestita, rivendicativa e partecipata, che permetta di frenare la guerra di classe portata avanti dal padronato. Purtroppo le risposte di questi ultimi anni ed anche le prossime scadenze di lotta non sono riuscite ad essere all’altezza delle urgenze sociali.

Lavoro e una vita sicura sul piano economico e sociale, queste le parole d’ordine su cui ricostruire reti, confronti, proteste e lotte, contro ogni sciacallo di mercato e di poltrona.


FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle



fip. Via Pastrengo 2 – Jesi
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Comunicato stampa

Una bella testimonianza di determinazione nel voler difendere la
salute pubblica. Questa è stata la manifestazione fatta a Chiaravalle
sabato 1 giugno ed organizzata dai comitati che lottano contro la
ristrutturazione selvaggia del locale ospedale. Presenti il neo-eletto
sindaco di Chiaravalle, e politici locali e regionali, schieramenti
vari a briglia sciolta che se fossero stati un po’ più organizzati e
decisi in passato forse non si sarebbe arrivati al saccheggio attuale
dell’ospedale a favore di altre aree, strutture, bacini elettorali e
compatibilità varie. Su tutti, le persone che hanno fatto sentire la
loro voce in piazza e che rimettono in discussione le decisioni forzate
e inique della Regione. C’è un margine di trattativa per evitare lo
scempio? Risponderà la Regione con i suoi politici a coloro che sono
loro diretti datori di lavoro: gli elettori della Bassa Vallesina? O
prevarranno interessi di classe e di mercato? Durante l’iniziativa i
comitati hanno distribuito un volantino fatto di dati e cifre in cui si
vedono chiaramente i diversi trattamenti operati nella ristrutturazione
dei 13 piccoli ospedali, a dimostrazione che la regione deve tornare
sui suoi passi. Lo farà? Basterà la sospensiva di un ricorso al Tar? Si
dovrà occupare l’ospedale? Tante, troppe le domande, la Regione non
creda di poter continuare a rispondere con l’arroganza dimostrata e l’
iniquità operata. I cittadini, gli utenti e i lavoratori sabato scorso
hanno manifestato che non accetteranno più di essere presi in giro e
considerati di serie B. Noi, continueremo ad essere al loro fianco.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle

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manifestazione volantino
SAREMO PRESENTI ALLA MANIFESTAZIONE.

MANIFESTAZIONE
per l’Ospedale di Chiaravalle
Sabato 1 giugno, ore 17, da P.zza Mazzini
Con delibera del 20 maggio scorso la Regione Marche ha stabilito la chiusura di fatto dell’Ospedale di Chiaravalle. Nessuna volontà di mediazione e di ascolto delle richieste di cittadini, sindaci e lavoratori è stata manifestata. Quello che è stato concesso ad altri territori è stato negato a Chiaravalle e comuni limitrofi, presto non ci saranno più la Medicina, il Pronto Soccorso, il Laboratorio Analisi e la Day Surgery.
Come funzionerà e cosa garantirà la futura Casa della Salute a Chiaravalle non è stato chiarito dalla Regione Marche. Cosa perderanno i cittadini in termini di assistenza e qualità della salute è sotto gli occhi di tutti. Perché a Chiaravalle si chiude un ospedale e in altre città no? Perché c’è una sanità di serie A e una di serie B?
In qualità di utenti, cittadini e lavoratori non accettiamo la politica di iniquità messa in piede dalla regione e chiamiamo forze politiche, sindacali, associazionismo e cittadini a manifestare per la difesa del diritto alla salute, per una
EQUITA’ NELLA SANITA’
contro la chiusura dell’Ospedale
Comitato cittadino per la sanità locale e Comitato dei lavoratori
per la difesa dell’Ospedale di Chiaravalle dell’Ospedale di Chiaravalle

fip. Via Rosselli 176, Chiaravalle