Categorie
comunicato stampa

La meglio gioventù

Un incidente, ha strappato via Giuseppe alla vita, ai suoi 16 anni, studente tirocinante, mentre stava tornando a casa alla fine di una giornata di lavoro. Il ministro dell’Istruzione ha detto che Giuseppe non è stato vittima dell’alternanza scuola-lavoro, dato che stava espletando un corso di formazione. Una misera risposta, peggiorata dal fatto che poche settimane fa un altro ragazzo, nell’alternanza scuola lavoro – Lorenzo di 18 anni – ha perso la vita. Una brutta risposta istituzionale, sottolineata per contrasto dalla grossolaneria dei rappresentati sindacali nel non saper distinguere l’infortunio in itinere (cioè che avviene quando ci si sposta per raggiungere o lasciare la sede di lavoro) dall’infortunio in strada (che avviene mentre si è in orario di lavoro ma ci si trova fuori sede), in un paese in cui il numero dei morti sul lavoro supera la media di tre al giorno, in un paese in cui l’istruzione pubblica è stata distrutta da decenni di tagli.

Non è stata una fatalità ad uccidere Giuseppe e Lorenzo. La loro vita doveva essere dedicata alla crescita personale, alla conoscenza individuale, alla formazione di individui autonomi e liberi; ed invece sono state le ennesime vittime sacrificali sull’altare del profitto. I media nazionali ora piangono ipocritamente la morte di due ragazzi, ma già da domani sono pronti a riempire pagine di immondizia scagliandosi contro la gioventù bruciata che nelle serate della movida si scatena nei centri storici. E che altro potrebbero fare? Quale alternativa hanno i giovani uomini e le giovani donne di questo paese privati di una formazione valida, di un lavoro sicuro, di un futuro da costruire. Intanto la risposta al disagio giovanile si manifesta in manganelli (e manganellate), spray al peperoncino e telecamere da grande fratello.

Gli analisti mostrano come proprio i giovani siano le prime vittime della pandemia in atto, chiusi in un cerchio di alienazione, spesso mostrati come capro espiatorio di contagi altalenanti, quando in realtà questi sono dovuti al malgoverno della salute pubblica. Senza luoghi di socialità, indirizzi di formazione, sicurezze lavorative e di reddito, i giovani vengono schiacciati in una condizione di precariato crudele. La stessa in cui vive la generazione fra i trenta e i quaranta anni. La stessa che subiscono gli ultimi della terra nelle corsie ospedaliere prive di ospedale, nelle zattere dei migranti, nelle discriminazioni di ogni tipo. Mentre i venti di guerra soffiano in Europa, la morte di un ragazzo è l’atto di accusa verso una società che in nome del profitto esalta l’alienazione tossica e la forza guerriera mostrata in strenne filmiche che parlano di eroi di ogni tipo, falsi e stupidi come può essere solo il potere che li genera.

Le morti dei due giovani, e quelle sul lavoro, e quelle legate ad ogni forma di sfruttamento, gridano giustizia. Alzano la voce della verità che ricorda come formazione non significa sfruttamento, istruzione non vuol dire indottrinamento, socialità non è uguale ad alienazione. Il motto fascista di “libro e moschetto” mostra oggi la sua espressione più avanzata, ma meno appariscente di una società che ci vuole tutti come carne da triturare nella macchina capitalista. Opporsi a tutto questo a livello individuale è il primo passo, cui segue organizzarsi collettivamente e rivendicare una società più giusta, una vita da costruire, un’età che rappresenti la meglio gioventù.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Categorie
volantino

Cattivi italiani

Quasi il 33% dei lavoratori italiani ha uno stipendio sotto la soglia della povertà. Sono i working poor, coloro che lavorano tanto e in pessime condizioni, in uno stato di precarietà cronica, vessati e ricattati, con orari al limite della schiavitù, spesso legati ad un pendolarismo inefficiente che ruba soldi e tempo. E’ il lavoro italiano, che ha gli stipendi fra i più bassi in Europa, ed insegna ai suoi giovani quello di più importante che c’è da imparare: sfruttamento, infortuni, morte sul lavoro.

In questi giorni in molte città italiane gli studenti delle scuole superiori hanno protestato denunciando la morte di un diciottenne durante l’alternanza scuola lavoro. Una generosa dose di manganellate ha risposto alla loro voglia di giustizia sociale e di democrazia. In questi giorni si continua a morire di Covid-19, ma il fatto che, in molti casi interessi persone che non si sono vaccinate, quasi legittima una indifferenza tutta egoistica. La stessa di chi ha negato la pandemia sin dall’inizio. La stupidità e la cattiveria sono contagiose più delle malattie. In questi giorni una classe politica fra le peggiori della storia repubblicana ha dimostrato come le istituzioni democratiche, la rappresentanza politica, le scelte economiche, passino attraverso il filtro di interessi e profitti personali, di scuderia, di bande di amici e amichetti, di consorterie di affari disposte a tutto. L’elezione bis del capo dello stato dimostra quanto la classe dirigente di questo paese sia, per questo paese, il suo primo problema.

Figli viziati da facili poltrone e facili guadagni, disposti a sfruttatre tutto e tutti e quando questo non è possibile fanno di tutto per far ricadere le conseguenze sugli altri: è facile promettere sostegno salvo poi discolparsi se, ad esempio, agli operai Caterpillar di Jesi non verrà concesso tempo utile per trovare soluzioni di piena occupazione, o se i dipendenti Liomatic magari non accetteranno un trasferimento non consensuale del proprio posto di lavoro di 50 o 60 Km – una scelta aziendale del tutto legittima, ma che fa, come al solito, ricadere i problemi aziendali sulle spalle dei lavoratori -.

Causa prima delle sorti negative del paese, esecutori dell’assassinio dello stato sociale (sanità, scuola, previdenza, trasporti, etc.), hanno portato avanti lo smantellamento di ogni piccola risorsa politica, economica e culturale e sono già pronti a farsi avanti per risolvere i problemi che loro stessi hanno creato. Il Mattarella bis è solo uno degli ultimi esempi di un futuro distopico che attende questo paese dove diritti e rappresentanza saranno apparenti, utili a vendere rappresentazioni fantasiose di una società avara, crudele, stupida e profondamente malvagia. Come la sua classe dirigente.

Come sempre dalla società civile, dai lavoratori e dagli sfruttati dipenderà il futuro di questa società. In meglio. Come sempre donne e uomini risoluti a vivere una vita normale cercheranno in tutti i modi di difendersi dai cattivi italiani della casta, dei profitti capitalisti, degli inciuci bis e di tutto quello che rappresenta il potere bizantino di questo paese.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Categorie
volantino

Scuola e lavoro

Si chiamava Lorenzo Parelli. È morto nell’ultimo giorno di stage in fabbrica, ad Udine, schiacciato da una putrella. Aveva 18 anni. L’alternanza scuola lavoro ha mostrato il suo volto più feroce: quello delle vittime del lavoro, del profitto, di una politica tutta asservita all’ideologia liberista. Si è parlato più dell’elezione del presidente della repubblica, o di un tennista milionario, o dell’ennesima bizzarria anti-Covid del premier inglese che di un ragazzo che muore sul lavoro. Del resto fa poco notizia morire di lavoro, un po’ come di Covid, piano piano ci si abituata, dimenticando che sfruttamento e miseria, tragedie e lutti non sono questioni … degli altri, ma sono questioni sociali; di tutti.

Scuola e lavoro, come sanità e previdenza, sono gli aspetti dannati di una destrutturazione dello stato sociale che miete vittime fra i più deboli. Chissà se qualche figlio di qualche manager – tagliatore di posti di lavoro – resterà mai vittima di uno stage di alternanza fra scuola e lavoro. Difficile. Più probabile che si attiverà a licenziare operai e chiudere qualche fabbrica di più.

Eppure non tutti si arrendono alla bruttura del sistema. Qualche voce fuori dal coro si alza, ogni tanto, contro il depauperamento della scuola e contro l’offerta tossica della politica neoliberista che è la vacuità dello sballo della movida e la schiavitù di un lavoro precario a vita. A Jesi all’alternanza scuola lavoro è stato portato, ad esempio, un modello alternativo di scuola, che si fa carico del lavoro. Gli studenti dell’ITC Cuppari sono andati a trovare gli operai della Caterpillar in lotta per la difesa del posto di lavoro.

Un gesto significativo, che ha fatto il giro del paese, specie dopo il deludente incontro al MISE con l’azienda che ha confermato la sua linea vergognosa e indifferente alle sorti di 270 famiglie. Un cattivo inizio, che fa stracci anche delle preghiere dell’impegno del clero locale per essere vicino agli operai. Bastassero le preghiere per conservare diritti e lavoro, come anarchici ed atei, ci convertiremmo all’istante.

Nella realtà, la lotta della Caterpillar ha bisogno di ulteriori risorse e tempo per poter riuscire ad ottenere qualcosa di concreto per tutti. I politici locali, oltre le passerelle mediatiche, si attivino fattivamente per garantire reddito e futuro. Non c’è alternanza che tenga fra un modello schiavista del lavoro ed una scuola impoverita, ma ci sono mille alternative possibili per avere una società migliore dove a casa devono tornare gli studenti dopo la scuola, i lavoratori dopo il lavoro, le famiglie dopo aver ricevuto garanzie per il loro futuro. In queste settimane, gioco forza, questo territorio sta dando il meglio di sé dopo anni di silenzio. È necessaria una maggiore partecipazione di tutti. Reddito e lavoro per i lavoratori e le lavoratrici della Caterpillar, futuro e valori umani e sociali per i giovani.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Categorie
Comunicati

Gennaio 2022

Finita l’ubriacatura delle feste torna la vita di sempre. I problemi di sempre, forse un po’ più brutti. Non ci saranno feste per un bel po’, a scuola si chiuderanno i quadrimestri, l’inverno si fa sentire un po’ di più. E questa volta è peggio. I contagi tornano ad aumentare, le scuole sono nel caos, vaccini e tamponi vengono gestiti come si si fosse alla fiera della porchetta de “lì castelli”. I signori del Palazzo si dicono più preoccupati dell’elezione del Presidente della Repubblica che di avere morti ed infortuni sul lavoro, fabbriche che chiudono, ed una classe politica che non saprebbe organizzare neanche un torneo di briscola.

Gennaio è un mese cattivo. E’ dura star fuori a presidiare una fabbrica che chiude (a Jesi, la Caterpillar), a tornare negli scafandri dei reparti Covid perché assessori e governanti, ministri e dirigenti hanno saputo mostrare il meglio del loro credo ideologico e classista: tutelare i profitti, infischiandosene di chi sta peggio. Il problema è la DAD? O un sistema scolastico strangolato da più di trent’anni cui si chiede oggi di rendersi complice di una gestione catastrofica della pandemia.

Si fa la fila per i vaccini. Si fa la fila per i tamponi; fuori, al freddo e al gelo. Si fa la fila per gli ospedali intasati e le farmacie assaltate. Poteva essere evitato tutto questo? No, perché è stato deliberatamente e ideologicamente organizzato da una classe politica che ha a cuore di tutelare solo i mercati e i mercanti, il profitto e i profittatori. Gli ultimi stiano fuori al freddo e al gelo, sicuramente è colpa loro, non nostra.

Gennaio è un mese che indurisce i cuori. Di tutti. Di coloro che hanno i cari ammalati di Covid, di lavoro, o che li hanno perduti. Ne parliamo anche per ricordare nostri compagni che hanno scelto gennaio per lasciarci. E’ già un anno che manca a tutti Francesco Contigiani. Negli stessi giorni, in tempi passati sono mancati Laura Ghiglianovic, Donato Romito, Cotichelli Luigi. Compagne e compagni impegnati nel rendere quotidiana l’idea di una società migliore, libera dai profittatori delle pandemie di ogni tempo.

Gennaio è un mese duro, e non fa sconti a nessuno. Neanche al nostro cuore di compagne e compagni anarchici. Gennaio però è pur sempre un mese, e finirà. Ci farà più spazio alla speranza ed alla fiducia, e il cuore pesante batterà più forte per ricordare chi non c’è più cercando di migliorare un mondo che non è brutto, ma è popolato da persone e modelli brutti. Si chiamano padroni e profitto, e contro di loro, anche per Checco, Lalla, Donato e Luigi, continueremo a lottare. Fuori, al freddo e al gelo, davanti alle fabbriche, davanti alle scuole e agli ospedali. Ovunque.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Categorie
vignetta

Gratis