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osservatorio infortuni

Osservatorio infortuni sul lavoro Marzo – Luglio 2023

I dati che questa volta l’osservatorio raccoglie rappresentano solo alcune delle sofferenze dei lavoratori marchigiani nel periodo primavera estate 2023: in questi cinque mesi sono molte le tragedie che si consumano sulla pelle nostra e dei nostri cari. Abbiamo rilevato 10 morti e 35 feriti di cui 2 amputazioni di arti. L’INAIL nel periodo gennaio – giugno 2023 ne conta in regione 8.376, il 18% in meno dell’anno precedente, mentre sono 3.794 le denunce di malattia professionale, il 17,9 % in più dell’anno precedente. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi sei mesi del 2023, le tre malattie professionali maggiormente denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio. Stando a questo andamento sembra abbastanza verosimile che la prevenzione continui ad essere fatta solo a parole e senza troppe spese a carico dei padroni per addestramento, organizzazione del lavoro, e installazione di dispositivi di protezione collettivi, un esempio su tutti: i danni al sistema uditivo sono i più facili da prevenire e da controllare, eppure, salvo le grandi aziende (poche e capaci di erodere i diritti dei lavoratori su altri fronti) viene puntualmente disattesa la regolare fornitura di DPI, le aziende in regione sanno che possono contare sulla assenza quasi totale di controlli. Nel pesarese su 10 attività controllate 6 risultano con irregolarità con un totale di 16 lavoratori in nero, nel fermano su 9 chalet controllati prima della stagione turistica 6 risultano irregolari di cui 4 con il 10% del personale in nero, oltre ad un azienda di parti in cuoio con il 50% dei dipendenti sempre in nero, una realtà che chiunque di noi conosce bene per esperienza più o meno diretta. Allargando il focus a livello nazionale escono nel mese di giugno dati spaventosi dal primo rapporto statistico sul lavoro minorile di unicef italia ottenuto analizzando gli open data di inps e inail. Nei cinque anni presi in esame 2017 – 2021, gli infortuni della fascia di età sotto i 19 anni a livello nazionale sono 352140, di cui con esito mortale 67 fascia 15-19 e 7 con meno di 14 anni. Le tragedie dei mancati controlli e dei subappalti ogni tanto quando troppo clamorose vengono alla ribalta, come nel caso dei 5 operai di Torino. Eppure sembra ci sia sempre meno interesse e attenzione riguardo alle proprie condizione da parte dei lavoratori, che in Italia a malapena si iscrivono a sindacati, siano essi conflittuali o meno. Questo senso di fatalismo e disinteresse generalizzato purtroppo viene pagato caro: salute, sicurezza e salari dovrebbero essere obiettivi base e di vitale importanza per tutti noi, eppure quanti conoscono il proprio contratto di riferimento? Quanti sanno anche solo leggere la propria busta paga? In Italia il CNEL nel 2022 dichiarava attivi 919 contratti collettivi nel privato 15 nella pubblica amministrazione e 48 nei lavori para-subordinati. Per un totale di 982 contratti in una giungla di sub-appalti e mansioni non rispondenti al contratto utilizzato, come i dipendenti di mondo convenienza utilizzati in cooperative che applicano quello delle pulizie a facchini e camionisti. Nessuno pensa a noi se non per proprio interesse e profitto, solo con la lotta, il reciproco sostegno, possiamo uscire dall’impasse di crisi, controcrisi e prezzi alle stelle, purtroppo sul lavoro e fuori solo il nostro sudore riesce a mandare avanti il mondo, facciamolo correre, dal verso giusto.

12 giugno – civitanova marche – operaio di 54 anni cade da 5 metri di altezza finendo in un capannone mentre monta zanzariere elisoccorso riporta un trauma cranico, rianimato sul posto dall’equipaggio muore dopo 5 giorni


13 giugno – recanati  – 47enne viene investito da un auto mentre svolge lavori in un tombino ai sottoservizi di un cantiere elisoccorso


24 giugno  – ancona  – operaio 55enne si schianta con una betoniera in fondo ad una discesa per problemi ai freni, finisce contro una casa nel tentativo riuscito di evitare una scuola estratto dalle lamiere ferito


26 giugno – corridonia – muore agricoltore schiacciato da una motozzappa che stava riparando


29 giugno

 – vallefoglia – alla rivacold scontro tra due carrelli elevatori, uno dei due conducenti di 58 anni finisce schiacciato elisoccorso con un grave trauma da schiacciamento

– san benedetto – operaio di 28 anni al lavoro per una ditta di surgelati viene investito muore dopo due giorni di coma
5 luglio – arcevia – agricoltore di 54 anni muore schiacciato tra due trattori


11 luglio – jesi – operaio alla CNH rimane ferito all’inizio della linea C1, lo skid che supporta la cabina si rompe e la cabina si rovescia con l’operaio dentro, riporta vari traumi. gli operai scioperano 3 ore per turno.


17 luglio – fiastra – operaio edile di 39 anni in un azienda in subappalto in un cantiere della ricostruzione viene investito da un ponteggio mentre fissa un pergolato elisoccorso


19 luglio – san ginesio- operaio di 54enne in un cantiere in subappalto per la ricostruzione rimane schiacciato dall’escavatore che si ribalta allo scarico dal camion  elisoccorso in gravi condizioni


22 luglio – camerino – camion si ribalta all’ingresso della superstrada ferito l’autista elisoccorso


24 luglio – acquasanta terme – operaio edile di 32 anni vola da 3 metri per il cedimento del solaio elisoccorso in gravi condizioni


31 luglio – ancona – due dipendenti di un kebab aggrediti con un taglierino e pugni rimangono feriti

A cura del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”  di Jesi

 

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comunicato stampa

Non è coraggio nè disperazione.

Uno sciopero in piena estate, a oltranza, come quello iniziato dagli operai della Cab Plus di Monsano non si vede spesso.

In fondo forse a far paura non sono tanto le richieste, più che ragionevoli (visto che lavorano da 10 anni con la paga di apprendista e alcuni da oltre 4 anni con l’agenzia interinale), portate davanti ai cancelli della fabbrica, ma piuttosto l’indignazione, piena zuppa del sudore di turni di lavoro passati in un capannone rovente d’estate e gelido d’inverno, per poi vedersi continuare a scivolare nella morsa della sopravvivenza, adeguandosi come si può in ogni aspetto della vita, senza potersi mai riposare un minuto. Eppure l’economia sembra riprendere cautamente il suo corso dopo la pandemia, con alti e bassi che disvelano, ancora poco e male, l’impellente necessità dell’entrata in scena dell’unico attore che da troppo tempo non fa capolino: senza l’indignazione e la lotta di noi lavoratori per una qualità della vita migliore il mercato continuerà a dettare le leggi del profitto rendendoci sempre più schiavi dei nostri bisogni, incurante del massacro semplicemente perché a rimetterci sin da subito, siamo sempre noi. 5 milioni sono i lavoratori poveri in Italia, un numero rilevante per la politica, tale da essere incluso tra gli argomenti per il salario minimo garantito sostenuto dall’opposizione mentre il governo punta sull’estensione dei contratti collettivi nazionali e del taglio delle tasse ai padroni. Noi sappiamo bene qual’è la realtà: entrambe le soluzioni vengono vanificate nella pratica dallo strapotere del padronato, cui tutto è concesso. Nel frattempo gli operai di Monsano sono costretti a subire mille difficoltà per andare quotidianamente a lavoro (dagli autobus che non passano, al pericolo che si corre andando in monopattino sul ciglio di una strada molto frequentata), a vivere in case che nessuno vorrebbe. L’unica soluzione per un mondo migliore è la lotta.
Solo la lotta paga.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. ” F. Ferrer” – Chiaravalle

comunicato stampa del 18.07.2023

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comunicato stampa

CNH infortunio sul lavoro

Non e` la prima volta che una cabina si sgancia e rovina in terra alla CNH di Jesi, nel 2021 ad esempio, proprio in questo periodo, successe un fatto simile causando contusioni e ferite a tre operai, ma infortuni gravi come quello avvenuto ieri hanno sempre un peso e conseguenze dirette per l’azienda in cui avvengono, si fanno controlli straordinari alle attrezzature in questione, volano promesse ai dipendenti circa la maggiore attenzione che la fabbrica riporra` nella gestione tecnica dei macchinari e delle linee, ma nei fatti come si alza la polvere questa poi riesce a tornare esattamente dov’era una volta placati i timori di chi tutti i giorni, e` chiamato a svolgere con massima professionalita` e serieta` il proprio turno di lavoro.
Certo, uno sciopero spontaneo come quello avvenuto subito dopo il fatto e` doveroso, ma non scontato, specialmente se cosi` ricco di adesioni in un periodo incerto e difficile come quello attuale, perche` se e` vero che i dirigenti parlano sempre di fiore all’occhiello quando menzionano lo stabilimento di Jesi, e` vero anche che nel frattempo vengono portate altrove linee di montaggio, mentre la cassa integrazione fa capolino senza fare piu` troppo rumore sui giornali locali, in un territorio devastato dal lavoro precario e soprattutto senza prospettive sicure per il mantenimento di una professionalita` che genera e riesce a pretendere welfare e condizioni di vita migliori per tutti.

Alla solidarieta` e rivendicazione di condizioni di lavoro sicure da parte degli operai CNH ci sentiamo di stringerci esprimendo la nostra di lavoratori e sfruttati, verso il giovane infortunato, i suoi cari ed i compagni di lavoro.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Comunicato Stampa del 12 luglio 2023

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volantino

La polvere sotto al tappeto

Il 25 aprile di questo 2023 viene celebrato mentre al governo siede una Presidente del Consiglio leader di un partito post-fascista. Molti sondaggi lo danno, nonostante tutto, entro la soglia di gradimento per il 30% degli intervistati. Dato che non equivale certo all’intera popolazione italiana, come non equivalgono alla maggioranza elettorale le percentuali che hanno portato la destra al potere nelle ultime elezioni. Ma questo è un dato al limite del banale. Il sistema elettorale ha avuto sempre il pregio di garantire stabilità e sicurezza ai padroni e ai loro rappresentanti. Mussolini ed Hitler sono saliti al potere con libere elezioni. Poi non fecero più elezioni libere. Anzi, nessuno fu più libero e interi paesi dovettero imbracciare le armi e mobilitare tutta la solidarietà proletaria di cui erano capaci per riprendersi la libertà. Anche per questo si celebra il 25 aprile.

Quanto detto è storia nota, come altrettanto conosciute, o meglio prevedibili, sono le scelte che il governo di destra attuale, sta portando avanti in tema di economia, welfare, guerra e diritti, con la capacità fascista più genuina di essere forti con i deboli e deboli con i forti. In un momento in cui il paese ha bisogno di esprimere il massimo sostegno sociale alle fasce più deboli, agli ultimi e ai lavoratori, le scelte del governo si indirizzano verso la tutela dei grandi redditi, di chi evade le tasse, e di chi, pagando stipendi da fame, ruba anni di vita alla parte sana e produttiva del paese: la classe operaia. Dalla cancellazione del reddito di cittadinanza all’adeguamento di salari e pensioni, dal definanziamento della sanità pubblica all’aumento delle spese militari, a regalie di vario tipo che passano per grandi opere fantasmatiche (Ponte sullo stretto) e arrivano alle società calcistiche, nell’Italia attuale va in scena il personaggio di un Robin Hood cialtrone che ruba ai poveri per dare ai ricchi.

Le rappresentazioni mediatiche di questa classe politica ricordano il peggior berlusconismo, e l’ancora più nefasta dittatura mussoliniana, quella delle donne espulse dai posti di lavoro, del diritto di sciopero e di interruzione di gravidanza negati, dell’applicazione delle leggi razziali, e dove si dimezzava le paghe degli operai e si assassinava un po’ tutti in giro per il mondo, con le sue guerre e le persecuzioni politiche. Il fascismo della stirpe italica di ieri, mostra il suo volto attuale – ma decrepito come sempre – della sostituzione etnica di oggi, delle teorie del gender, degli occupabili e dei capri espiatori di ogni genere: immigrati, anarchici, poveri. Le cause che portarono cento anni fa al potere il fascismo non sono state mai estirpate da questo paese: lo sfruttamento, la gerarchia, il possesso dei mezzi di informazione in mano a pochi (e agli stessi), la stratificazione della società in ricchi e poveri, chi può fare tutto e a chi viene negato tutto. Qualcuno si è illuso che bastasse nascondere sotto il tappeto della democrazia la polvere fascista, senza accorgersi che era troppo piccolo, sottile, inutile di fronte alla sporcizia con cui il liberismo, da sempre, contamina la società umana.

Il valore di questo 25 aprile va oltre la dimensione celebrativa, utile per rilanciare la conquista di diritti perduti (troppi) e conquistarne di nuovi (tanti), senza arrendersi all’ineluttabilità del profitto capitalista, all’arroganza omicida del potere, alla stupidità menzognera e vigliacca dei signori di Palazzo, e quella dei fascismi di ieri e di oggi; e per non avere più nessun fascismo domani.

FAI – Federazione Anarchica Italiana:
Sez. “Michele Bakunin” – Jesi
Sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – senza fissa dimora – Ancona

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comunicato stampa

Su Adinolfi – Comunicato stampa del 18 aprile 2023

Mario Adinolfi è stato a Jesi per la presentazione di un suo libro antiabortista. L’iniziativa ha avuto un seguito di pubblico decisamente esiguo, espressione del peso e della validità delle argomentazioni esposte. Maggiore è stata invece la partecipazione al presidio che ha contestato l’evento, sul quale si è concentrata, non poteva essere altrimenti, la narrazione mediatica e la risposta in forma di comunicato dello stesso Popolo della Famiglia. Come sempre si sono forzati termini e paragoni. Si può essere concordi o meno sulla necessità, e l’utilità politica di contestare una presentazione di un libro, ma far passare come episodio di violenza quattro slogan gridati e qualche fischietto soffiato è più un lavoro di fantasia che una forzatura vera e propria. Tacciare poi come fascisti i manifestanti è decisamente fuori dalla storia e dalla verità.

Durante il fascismo l’interruzione volontaria di gravidanza non era tutelata e le donne morivano per mano di mammane e di un maschilismo guerriero che le considerava – e lo fa tutt’ora – solo contenitori per la riproduzione della specie. Certo i soldi pubblici potrebbero essere spesi meglio che non per pagare la scorta – estemporanea ed unicamente per fare poche centinaia di metri – a Mario Adinolfi. Ben altra realtà è quella dei tanti giornalisti e scrittori in questo paese che, per quello che scrivono di veramente scomodo contro i poteri forti e criminali, sono costretti a mettere la loro vita sotto sorveglianza continua. Poi in un comunicato stampa uno può dire quello che vuole, magari si potrebbe anche ringraziare per una visibilità insperata, conseguente alla contestazione subita, più che legata all’inesistente pregnanza scientifica, sociale e politica dell’iniziativa messa in piedi.

Resta la questione centrale: quella di una maternità libera e partecipata, sostenuta e scelta, e men che meno imposta o viziata da mille artifici che inficiano una legge – la 194 – espressione di modernità e di civiltà, di libertà e di emancipazione femminile. In questo le Marche, come buona parte del paese, è un territorio dove l’obiezione di coscienza, la privatizzazione della sanità ed una politica retrograda umilia le donne e nega, nei fatti, la libertà di contraccezione e di procreazione. Questo è il punto principale su cui dibattere: la garanzia di un diritto sancito dalla legge. Il resto sono chiacchiere e vittimismo tipico di chi non ha argomenti e cerca di raccattare voti nel sottobosco delle frustrazioni della piccola e cattiva provincia italiana, e continua a considerare le donne come “macchine e contenitori” per fare figli.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle