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Un brutto editoriale.
Eugenio Scalfari nella sua rubrica settimanale “Il vetro soffiato”, dell’Espresso del 19 febbraio si mette a parlare di democrazia, verità e governi possibili e, non stupisce, fa qualche incursione scontata sull’anarchia. Nel complesso il pezzo è brutto, un po’ confuso all’apparenza, ma chiaro in profondità: l’articolo è rivolto alla classe dirigente attuale e alle riforme, ai metodi, ai cambiamenti che questa, tramite i suoi governanti, e sui suoi governati, sta attuando. Fra le righe sembra di cogliere un misto di rimbrotti e delusione per una società, quella italiana, che sta sempre più scivolando verso un gattopardismo noto, un autoritarismo altrettanto noto in un quadro di impoverimento generale progressivo in una guerra di tutti contro tutti, o meglio di pochi oligarchi contro i dominati. L’ex-direttore di “La Repubblica” sembra insomma preoccupato per la deriva autocratica che il paese sta prendendo, vedendo in essa, in primis, il fallimento di una visione liberal-democratica che egli e il suo giornale, per decenni hanno portato avanti e che, nei fatti, non sembra aver dato alcun valore aggiunto alla società italiana se, a più riprese, questa ha seguito inerme l’arroganza della Milano da bere del craxismo, i miracoli berlusconiani, le riproposizioni dei governi di unità nazionali e il ritorno della buona e vecchia balena bianca del renzismo rampante e twittatore. Insomma l’articolo sembra quasi un’introduzione di un qualche scritto sul fallimento storico della prospettiva democratica e liberale a fronte dell’onnipresente società sabauda, borbonica e papalina (qualcuno direbbe clericale, massonica e mafiosa) che governa da sempre la penisola. Libero, Scalfari, di pensare e scrivere ciò che vuole, ma farlo veicolando il suo pensiero con riferimenti al “terrorismo” e al fallimento storico dell’anarchismo, è intellettualmente sbagliato. Parlare di anarchia e di anarchici in termini di eterni sognatori e utopisti rientra nel più banale stereotipo costruito per nascondere come in realtà la società umana riesca a governarsi e a vivere meglio fuori dalla gerarchia statale, delle armi degli eserciti e del mercato. Gli esempi in merito, è certo, lo stesso redattore è in grado di trovarli e citarli. Al tempo stesso usare l’accoppiata anarchismo e terrorismo in un paese che ha visto le bombe fasciste a Piazza Fontana, quelle mafiose un po’ dovunque, i servizi segreti “deviati” – espressione di quella verità che governa di cui l’articolo in questione parla – sbizzarrirsi in attentati ed ammazzamenti vari, mentre questo paese forte della sua secolare esperienza coloniale nel Mediterraneo si prepara a massacrare civili libici … parlare quindi di terrorismo riferito agli anarchici, significa scivolare nell’antistorico e nel ridicolo, se non nella visione cara ai vecchi stalinisti. E poi, fatti salvi gli interessi editoriali, d’opinione e di lobby, se non fosse stato proprio per una libertà di pensiero, per una verità e diversità diffusa, presente nella società italiana, frutto di lotte partigiane e sindacali e non di editoriali, probabilmente l’altra verità di Repubblica nel ’76, non avrebbe visto mai la luce nel dominio assoluto delle verità delle maggioranze dei grandi giornali di partito e di potere. Verrebbe quasi voglia di suggerire al redattore dell’articolo di riguardarsi la storia dell’umanità e non tanto quella dell’anarchismo o del movimento operaio, ma forse non è il caso di sollevare altre verità da cercare. Duole però rilevare che, un settimanale come l’Espresso, continui lungo un cammino che sembra più utile a consolidare lo status quo presente che non a metterlo in discussione, come nei fecondi anni in cui era nato e nei quali si fece portatore di tante battaglie civili e sociali. In chiusura è giusto tranquillizzare Scalfari sul fatto degli “anarchici sterminati”. Se ne faccia una ragione, riferirsi ai piccoli numeri di gruppi e circoli presenti, o alla scomparsa come movimento di massa (come un secolo fa) in relazione agli anarchici e all’anarchismo, è riduttivo e fuorviante. Loro, anzi noi, gli anarchici, ed esso, l’anarchismo, sono molto più presenti e diffusi nella società di quanto non si voglia vedere, altrimenti, con tutte le ruberie e i massacri delle verità dominanti, questa, la società dello stato e del mercato, sarebbe collassata su se stessa molto prima. Gioco forza gli sfruttati, per mantenere in vita se stessi, concorrono a sostenere la stessa società che li sfrutta. Ma questa è un’altra storia, molto più anarchica e libera che non democratica e vera.
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi
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concerti

Electro/Jazz noise Fest












































Domenica 22 Febbraio 

 ELECTRO/JAZZ NOISE FEST 

Ingresso Gratuito
e a seguire CENA VEGAN!
INIZIO ORE 17:30! 


– JOOKLOO DUO (Noise Jazz Sperimentale)

– GELBA (Impro / Guitar, tape loops and field recordings)

– PENSIERI DI UN CANE feat.
TOMMY PALMER (Impro / Space Noise Electro Post)

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vignetta volantino













4,07 euro e 6 mesi
Un barbone ucraino è stato condannato a Genova per il furto di un pezzo di formaggio e di una confezione di wurstel. Il valore della refurtiva: 4,07 euro. La condanna: sei mesi di galera e 160 euro di multa. Superfluo ogni commento senza cadere nel patetico, nello scandalistico o nell’ipocrisia pelosa di una società fondata strutturalmente sull’ingiustizia. La sentenza ci ricorda che viviamo in una società classista, che punisce, affoga, tortura, bombarda, sfrutta i più poveri e tutela e garantisce i più ricchi. Non ci meraviglierebbe se qualche mente eccelsa, in cerca di voti, o non contenta di dimostrare la sua nullità mentale, si trovasse ad affermare che è così che si combatte la clandestinità e la criminalità. Ci addolora invece che a dar ragione a questi squadristi della parola sia in maggioranza povera gente, preoccupata di sopravvivere, di non scontentare il padrone, di vivere nella continua lotta contro il suo simile, in una infinita guerra fra poveri. Poveri che riempiono le galere di tutto il mondo, i fondali marini delle coste del primo mondo e che sono rannicchiati nel buio, in silenzio, in attesa che l’ennesimo bombardamento, in Ucraina o in Siria, finisca e li risparmi. Questo accade oggi, ma non sarà sempre così.
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cineforum dal cuore della bibblioteca

Gruppo Libera Lettura – Hannah Arendt

















Domenica 15 Febbraio

inizio ore 17:00
Proiezione del film Hannah Arendt 
di Margarethe von Trotta

Il Gruppo Libera la Lettura, in collaborazione con il Centro Studi Libertari Luigi Fabbri di Jesi ,
 organizza una giornata di riflessione sulla filosofa Hannah Arendt. 

Parleremo del suo pensiero e dei suoi libri, guarderemo insieme il film a lei dedicato e concluderemo con una discussione. 

Il tutto condito da un buon aperitivo! 


«Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n’erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.» Hannah Arendt



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vignetta volantino













Sanità sotto attacco.
Di seguito il testo – riportato nella locandina –sul Pronto Soccorso di Jesi. E’ la risposta ad una lettera aperta scritta dagli operatori e che si può visionare al seguente indirizzo:
http://thedailynurse.eu/…/jesi-pronto-soccorso-caro-cittad…/
Il testo degli operatori merita una lettura attenta che eviti frettolose conclusioni. Inoltre è importante perché, seppur dal tono localistico, è la testimonianza di una problematica presente, comune e drammatica che tocca molte realtà sanitarie del nostro paese.


Caro Pronto Soccorso,

la lettera scritta qualche giorno fa dal titolo “Caro cittadino” non può non essere condivisa e sostenuta, ed è la testimonianza chiara della sofferenza di tutte/i coloro che lavorano al Pronto Soccorso di Jesi, ed ancor più di tutta la sanità pubblica universalista italiana. Consideriamo però che doveva essere fatto uno sforzo in più nell’estensione del testo, ed allargare la lettera a molti altri soggetti. Tipo alla classe politica tutta che, fra tagli indiscriminati e interessi privati tutelati, ha devastato il Sistema Sanitario Nazionale. Non parliamo poi delle scelte fatte nelle Marche che scontentano tutti – operatori e cittadini – e creano solo le premesse per ulteriori e pesanti tagli. Nella sanità si sta assistendo ad una guerra fra poveri, fra operatori oltre il limite del sopportabile e cittadini oltre il limite dell’accettabile. Chi può, chi ha risorse non si rivolge ad un Pronto Soccorso: gli basta una telefonata, paga profumatamente la visita e l’esame eseguiti nel giro di poche ore, sente il barone conoscente. Per gli altri restano le disuguaglianze nella salute che in Italia stanno aumentando vertiginosamente. Che fare quindi? Forse potrebbe essere utile una inedita alleanza fra operatori e cittadini per riavere i servizi, il personale, gli ambulatori, i tagli alle liste di attesa o il diritto universale di accesso. La politica dei manager superpagati, che continua, ha prodotto solo disastri. La medicalizzazione (e farmacologizzazione) di ogni cosa, ha prodotto solo un aumento indiscriminato delle spese senza un proporzionale ritorno in termini di salute. Ma di questo se ne può parlare in seguito ora è necessario urgentemente essere concreti e pratici. E per fare questo basta prendere con forza l’appello lanciato, cioè che il Pronto Soccorso riguarda le urgenze e le emergenze. E’ tempo dunque che una seria politica sanitaria prenda in carico un servizio alternativo, un filtro professionale, una risposta concreta nell’immediato ai codici bianchi e verdi, che ovviamente non sia la fallimentare politica di ticket e balzelli vari. Noi crediamo che una risposta ai bisogni inevasi della popolazione debba essere data e non può essere più differibile o caricata sulle spalle degli ultimi, operatori e cittadini. E noi lo chiediamo da cittadini e da piccolissima organizzazione politica che con le sue poche forse ha sempre lottato per la salute pubblica e non chiederà voti o prometterà illusioni a chi non ce la fa più.

Jesi, 10 febbraio 2015

Federazione Anarchica Italiana
Sez. “Michele Bakunin” – Jesi

Sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle