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Plebiscito Elettorale

Plebiscito elettorale
Il Corriere Adriatico del 1 giugno titola in seconda pagina: “Ha vinto la voglia di cambiamento”. Mai titolo è stato più lontano dalla realtà e più vicino al Palazzo. Nelle Marche il PD si riconferma al potere dopo dieci anni di governo. Dove sta il cambiamento? Forse nel fatto che il presidente uscente Spacca è stato bocciato dalle urne? Lo è stato lui, e non la politica che ha sostenuto per dieci anni, quella servile del PD al potere padronale che ha trasformato le Marche in una regione deindustrializzata, precaria, con una sanità pubblica praticamente cancellata e cattedrali nel deserto che ogni tanto spuntano per favorire appalti agli amici degli amici.

Il PD resta il primo partito anche nel paese, nonostante le scelte disastrose fatte al governo. Premiati anche i partiti che riescono a rastrellare la reazione popolare, da Salvini a Grillo, e sconfitte invece le coalizioni che non riescono a dare segnali chiari di governabilità, cioè quando la lottizzazione delle poltrone rischia di mettere in discussione la tenuta del sistema … di potere. Le faide interne, cioè i panni sporchi, si lavano in casa, per il resto chi garantisce la pace sociale viene premiato, gli altri restano fuori dal palazzo. Nel primo caso Leghisti e Grillini continuano un’ascesa quasi inarrestabile. I seguaci di Salvini stravincono assieme ai fratelli italiani della Meloni, grazie in primo luogo alla grande pubblicità fatta dai media dove il segretario felpato ha goduto di visibilità quotidiana e diffusa. Facili parole d’ordine, odio seminato a piene mani e livore razzista in risposta alla disperazione sociale hanno fatto il resto. Le contestazioni di molte piazze non sono riuscite a scalfire la volata tutta mediatica dell’erede di Bossi, che in primo luogo ha permesso una frammentazione e personalizzazione nello schieramento di centro-destra tutta funzionale ai primi arrivati.

Anche i Grillini vanno avanti, ma non riescono a conquistare nessuna regione e restano saldamente ancorati in una nicchia ecologica tutta funzionale a incanalare proteste e malumori. Storia vecchia. E’ sempre bene avere un partito condannato all’eterna opposizione, che grida contro i corrotti e contro tutti e nei fatti non mette in discussione in alcun modo la società gerarchica e del profitto che genera miserie (leggere: stato e mercato). Vengono invece espulse sonoramente dal mercato elettorale, dopo un’agonia lunga venti anni, le ultime illusioni istituzionali di una sinistra di sinistra che ha perso troppe occasioni per capire che non è nell’urna (o nella poltrona) il luogo dove ricreare conflittualità di classe e solidarietà sociale. Probabilmente cercherà di rifarsi con qualche transfuga del PD e con il ritornello che senza la sinistra non si vince.

Resta l’astensionismo da record registrato: uno su due diserta le urne. Un dato di disaffezione politica? Segno di contestazione dello stato e del capitale? Siamo andati tutti al mare perché la rivoluzione è vicina? Tante le possibili risposte. Nei fatti i partiti perdono milioni di voti, ma gridano comunque alla vittoria. Di certo la nomenklatura italiana si adopererà per fare in modo che l’unico elemento messo in pericolo dall’astensionismo dilagante – il consenso figurato ad una democrazia ancor più figurata – possa essere recuperato. C’è l’esempio da seguire degli USA dove, il gioco elettorale è da decenni terreno di menzogne mediatiche e di scelte oligarchiche. Già le primarie in uso oltre oceano sono diventate parte del panorama politico della macchina del consenso del Bel paese.

Vince quindi la governabilità che può anche far a meno del rifiuto astensionista della metà del popolo. Vince chi urla di più, contro gli immigrati o a favore di riforme che riportano indietro il paese. Vince il capo: Zaia, Salvini, Renzi, Rossi, etc. tutti premiati se restano fedeli ai loro padroni. Vincono le menzogne mediatiche e la paura, la miseria morale e la voglia d’ordine e legalità che non necessariamente significano libertà, lavoro, istruzione, futuro. Perdono gli ultimi di sempre, perché il teatrino della politica va avanti nonostante loro. Ma non perde chi pensa che un posto di lavoro si possa salvare con la solidarietà e la lotta, e che il razzismo si debba combattere, sempre. Forse perde chi si è illuso di cambiare con il voto, e chi non è riuscito ad andare oltre al non voto. Del resto non è una novità: gli sfruttati hanno sempre perso alla roulette elettorale, e i pochi diritti conquistati, sono stati sempre il prodotto di lotte e solidarietà. Fa bene ripeterlo. Ma i plebisciti elettorali non è detto che possano eternamente garantire l’impunità verso un potere che è sempre più inaccettabile.

FAI – Federazione Anarchica Italiana:
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi;
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
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Le guerre non si Festeggiano. Si RIFIUTANO!


1915 – 2015: le guerre non si festeggiano. Si rifiutano!

E’ dei giorni scorsi la notizia della “volontà di chiedere perdono” da parte della Repubblica italiana per i fucilati italiani durante la 1^ Guerra Mondiale. Molti altri paesi l’hanno fatto decenni addietro e ha il sapore dell’auto-assoluzione da parte dello stato di essere responsabile di un crimine contro l’umanità: la guerra. Per chi volesse maggiori conoscenze sulle vittime del “fuoco amico” interessante è il libro di Marco Rossi delle edizioni BFS “Gli ammutinati delle trincee”.
http://www.bfs.it/edizioni/libro.php?id=203

Per rimanere in tema, nell’anniversario del grande macello, partecipata è stata la risposta antimilitarista e antifascista data lo scorso 23 maggio a Gorizia in contrapposizione al raduno organizzato da Casapound. Molte le info sia in rete che su fb, utile, quelle mostrate in info-action:
http://info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2617:23-maggio-a-gorizia-foto-e-video&catid=186:manifestazioni

Resta comunque il fatto che le spese militari in questo paese continuano a salire, mentre si taglia su scuola, sanità, assistenza, previdenza etc. Fra gli ultimi aggiornamenti, l’articolo del manifesto reperibile in rete:
http://ilmanifesto.info/litalia-spende-80-milioni-al-giorno-in-spese-militari/

Non resta che ripetere lo slogan: contro tutte le guerre, contro ogni guerriero e contro qualsiasi guerrafondaio, razzista, borghese, religioso o affarista che sia.

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana 
M.Bakunin – Jesi
F.Ferrer – Chiaravalle
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Difesa d’Ufficio.

Nel numero di “La Repubblica” del 20 maggio 2015, a pagina 28, la rubrica “L’amaca” di Michele Serra dedica un commento all’arresto dell’anarchico Marco. Il testo recita:

Considero l’anarchico Marco, arrestato per l’aggressione al vicequestore durante il putiferio milanese anti-Expo, il minore dei nostri mali. O comunque: non il maggiore. Un marginale incazzato cui è capitata la sfortuna di diventare la star di una fotografia che ha fatto il giro del mondo, con un poliziotto a terra e il suddetto Marco (spalleggiato dal suo branco) che lo bastona, e tutti i “prima” e tuti i “dopo” che non contano più niente, conta solo l’attimo. E l’attimo, questa volta, è contro Marco e parla male di lui. Sarebbe bello, però, che il suddetto Marco, in un giorno qualunque della propria vita, magari a bocce ferme, a mente serena, in galera o (gli auguro) fuori di galera, con il suo pitbull o anche con cani meno bellicosi, guardasse quella foto e riconoscesse, nella propria sagoma con le gambe larghe e il braccio levato in aria, qualcosa di già visto. Stravisto. E’ l’immagina arcaica e archetipa dell’uomo di guerra, la guerra del fuoco o ancora indietro lo scimmione di Stanley Kubrick che scopre la prima arma, e la brandisce urlando al cielo la sua euforia. Tutto è muscoli e nervi, in quella postura di aggressore che scatta come una molla, tutto è adrenalina, guerra, ferinità, la sopraffazione della bestia (siamo bestie pure noi) per non essere sopraffatta. Gli anarchici erano tra quelli che lavoravano per la “futura umanità”. Un loro giornale si chiama Umanità Nova, fondato nel 1920 da Errico Malatesta. Di futuro e di “nuovo”, nell’uomo bastonatore, non c’è un granché.

E’ interessante la capacità di cogliere la notizia che “fa giornalismo”, che vende. Non quella che parla del cane che morde l’uomo, come potrebbe essere quella della testa spaccata dell’anarchico Silvano caricato a Massa per la contestazione contro Salvini, o quella della donna che contestava Renzi a Bologna giorni fa o più di recente dei segni del pestaggio di chi, sempre a Bologna, ha scioperato a difesa dei diritti lavorativi. No, pestaggi dovuti a cariche di alleggerimento e missioni squadristiche, non fanno notizia, anzi, meglio non parlarne. Ciò che fa notizia è l’uomo che morde il cane, la fotografia che mostra a terra chi ha una divisa e sopra di lui qualcuno senza divisa.

La notizia c’è. Lo scandalo e l’orrore pure e quindi ci si può ricamare sopra, in un modo o nell’altro. Purtroppo l’articolista ha perso diverse opportunità, quella magari di riferirsi al putiferio milanese non tanto ad un giorno anti-Expo, ma a tutti gli altri che sul piano economico e clientelare, legati ad Expo, rappresentano di gran lunga un putiferio anti-Milano. L’articolista poteva evitare di perdersi in valutazioni etiche sulla violenza rifacendosi al semplice fatto che il suo uso privilegiato, prima ancora che essere elemento animalesco, è sul piano giuridico caratteristica di diritto riconosciuta allo stato, e quindi in questo considerata necessaria, inevitabile, giusta e assumere la dimensione morale che la connota in toto: quella gerarchica; espressione dello stato appunto.

Ma una rubrica ristretta non può perdersi in argomentazioni e facezie e quindi basta chiudere con il solito schema mediatico degli anarchici buoni, quelli de ‘na volta, e di quelli cattivi, figli degeneri di un passato glorioso. Libero di scrivere e dire ciò che vuole – a pagamento poi! – l’articolista poteva ricordare che la marginalità in cui confina Marco, è il segno di una guerra di classe che l’oligarchia dei profittatori sta conducendo sulla moltitudine degli ultimi, verso i quali, gli anarchici continuano a volgere la loro attenzione. Magari con forze scarse, con limiti politici, con ambiti ristretti di movimento, però con la validità di una idea della società libera da ogni gerarchia che il novecento appena passato, purtroppo, ha confermato. Non resta che ringraziare l’articolista per la difesa d’ufficio fatta che mostra tutto il suo spessore intellettuale, la validità del modello di società cui si è sempre ispirato, la sua buona fede.

Per chi non lo avesse ancora letto di seguito il link del comunicato che parla del pestaggio e dell’arresto del compagno Silvano:

http://www.senzasoste.it/la-vostra-voce/solidarieta-a-luca-e-silvano-basta-con-i-razzisti-e-il-governo-che-li-protegge
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osservatorio infortuni

osservatorio Marzo – Aprile 2015

Nel mese di Marzo la fortuna è venuta incontro ai lavoratori marchigiani, nessun morto e solo un incidente.
Parliamo di fortuna visto che il mese seguente è stato uno dei più luttuosi, con una delle 
più grandi tragedie degli ultimi anni per la marineria di Civitanova. Ci sembra chiaro che non sia la 
sicurezza sul lavoro, gli investimenti in formazione o l’abitudine a abbassare i livelli di rischio nelle aziende il primo pensiero di chi si riempe la bocca in queste imminenti elezioni regionali con posti di lavoro.
Lavoro che a parole tutti hanno in mente per la regione chissà se permetterà chi lo svolge di tornare a casa sano e salvo, con un reddito degno e senza la paura di entrare nel girone dantesco in cui è stata 
trasformata la sanità marchigiana, che a forza di aree vaste si è dimenticata la vastità dei lavoratori che vengono presi per i fondelli dalle dirigenze con promesse mai mantenute e ritmi lavorativi portati al massimo.
Non si arresta lo schiavismo in regione, nel Senigalliese a Marzo ancora un volta viene scoperto un laboratorio per capi di abbigliamento dal fatturato di 1 milione di euro, senza assumere nessuno. I 20 lavoratori che vengono trovati al lavoro di notte, di giorno Vivono/dormono nel capannone attiguo (concesso in affitto ) ricavando letti anche nei bagni una volta tolti i sanitari, persino nei solai delle scale. Chi ancora si ostina a vedere una ripresa, forse solo dei loro conti in banca, non può negare l’ecatombe che si sta abbattendo in regione: siamo al primo posto in italia per l’aumento di disoccupazione giovanile dal 2007 al 2014 + 300% , in un crollo nazionale della produzione industriale del 24%. Sono centinaia gli annunci di messa in mobilità dei dipendenti tra Whirpool,Eridania,Auchan…solo per citare le più note.
I numeri ci dicono che sono arrivati a 11472 i disoccupati in vallesina di cui 6259 donne e 3302 over50.
Le controparti istituzionali che si sgomitano per difendere il lavoro nelle marche sanno benissimo che con il nuovo corso del “partito unico” tutto sarà lasciato fare alle aziende e come prima cosa non rispetteranno gli accordi di piani aziendali che avevano firmato.
-17 marzo –  Apiro – autista viene travolto da un cancello sfondato dal mezzo che si 
                    sfrena ferito riporta traumi facciali e al torace; 
– 03 aprile – Civitanova – affonda un peschereccio 4 morti e un ferito grave, si pensa 
                     che fosse sovraccarico di cozze e imbarcasse 2 ragazzi in più del 
                     consentito 
– 04 aprile – Civitanova – ferito alla testa con perdita di coscienza uno degli 
                     elicotteristi a causa dell’ esplosione di un oblò del velivolo coinvolto
                     nelle operazioni di ricerca dei marinai dispersi nell’affondamento del 
                     peschereccio
– 07 aprile – Torrette di Ancona – tir si ribalta, l’autista rimane ferito
– 11 aprile – Camerano – un uomo di 55 anni rimane con la gamba sotto la motozzappa
                     riporta gravi ferite, elitrasportato a torrette
– 16 aprile – Pesaro – un operaia di 36 anni si amputa la mano in un macchinario per il
                     taglio della lana alla lanaflex, verrà operata nel tentativo di non 
                     perderla
                   – Paterno – incidente nella galleria dell’A14 tra mezzi pesanti e auto
                     alcuni feriti
                  – Ostra – ristoratore di 47 anni muore schiacciato dal ribaltamento del 
                    trattore
21- aprile – Cartoceto – operaio anas rimane ferito nel tamponamento da parte di un 
                    camion del suo mezzo che segnalava un cantiere mobile 
                  – Montecassiano – autista di mezzo pesante che trasportava legname rimane
                    ferito nel ribaltamento del mezzo
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astensionista infopoint volantino

votare chi e per cosa?


Votare chi e per cosa?

Il prossimo 31 maggio si voterà in sette regioni italiane, fra cui le Marche. Elezioni importanti per i governi locali che decideranno ancor più sulla sanità futura, sul territorio, probabilmente a livello nazionale (via il senato entrano i rappresentanti delle regioni) e, senza sorpresa, su tasse e sussidi a livello locale.
La posta in gioco è alta, il territorio da conquistare attraverso una poltrona è potenzialmente ricco di offerte, affari, interessi, e clientele ed altro. Gli scandali avvenuti in questi anni, e in questi mesi non fanno sperare niente di buono, anzi. Non c’è stata regione dove non si sono avute spese pazze, a carico dei cittadini, corruzione di consiglieri, collusione con la criminalità e il continuo taglio di servizi, sicurezze, prestazioni sanitarie.
In quasi mezzo secolo di vita il risultato politico ed economico, ma soprattutto sociale dell’esistenza delle regioni in Italia è negativo, rivelandosi funzionale alla crescita delle disuguaglianze sociali, alla protezione dei profitti privati, alla devastazione del territorio.
Nelle Marche poi si assiste ad una tragicommedia politica e istituzionale dove il presidente Spacca, due mandati a maggioranza PD, adesso corre per il centrodestra. Giochi di potere che potrebbero anche non interessarci, ma le loro conseguenze, le cattive ricadute di una democrazia stracciona e di un capitalismo rampante e arrogante, saranno unicamente a carico dei più deboli, degli sfruttati, dei lavoratori, di vecchi, malati, stranieri e disoccupati.
Qualcuno dice che il sistema Marche tiene. Forse, ma diminuiscono i posti di lavoro, chiudono le fabbriche, scompaiono garanzie e tutele di ogni tipo. La sanità, nonostante la regione sia fra le più virtuose, subisce contrazione dei servizi e dell’accesso, per essere data in gestione a primari tuttofare al governo di interi settori medici su tutto il territorio di una provincia. Alla faccia della democrazia (loro)! E mentre si vendono balle che parlano di futura occupazione con lo sviluppo del turismo, quando piove un po’ più del solito, si allagano strade, case e quartieri.
Le Marche come territorio devastato dalla politica istituzionale e dai profitti di mercato, dove chi governa e chi sta all’opposizione ha sempre una scusa pronta per dare la colpa a qualcun altro … ma allora che ci stanno a fare? Al contrario gli esempi sono molteplici di lavoratori e cittadini che si mobilitano dal basso per difendere il lavoro (Cantieri ad Ancona e l’Indesit a Fabriano), la salute (Fossombrone e Chiaravalle contro la chiusura dei piccoli ospedali, o il grido degli operatori sanitari che non ce la fanno più), il territorio (contro rigasificatori, turbogas, ecc.).
Le Marche: l’Italia in una regione. Vecchio slogan di qualche anno fa ma verissimo e valido, e dunque come nel resto d’Italia, la difesa del lavoro, del territorio, della salute, e dei diritti, parte dal basso, dalle lotte, dalla solidarietà, e non dall’illusione di cinque minuti di democrazia, più sperata che rilasciata. Se tutti i soldi che vengono spesi in campagne elettorali fossero investiti nella risposta ai bisogni collettivi, molti problemi sarebbero risolti.
La scelta resta quella dell’autogoverno, delle risorse redistribuite, dei bisogni sociali soddisfatti, della cacciata di una classe politica al servizio unicamente dei padroni di sempre.


No grazie, meglio l’autogestione sociale!

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana 
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