Il fascismo genera guerre, miserie, rifugiati, lutti, sfruttamento, e menzogne.
Nona basta averlo sconfitto una volta.
Esso vive nel razzismo, nella paura, nell’abbandono. Fuori dai miti, nell’attualità della lotta quotidiana contro gerarchie economiche, culturali e politiche,
Categoria: volantino
Il prossimo 17 aprile ci sarà il referendum sulle trivelle, circa una cinquantina, che hanno la concessione di estrazione entro le dodici miglia dalla costa, con scadenza di autorizzazione attorno il 2020. Il governo nella legge di stabilità prevede un rinnovo fino ad esaurimento del giacimento. Il fronte del SI si oppone a questo e quello del NO parla della crisi, dell’energia e dei posti di lavoro. Il rischio di un mancato quorum è alto, visto anche l’atteggiamento del partito di governo, non potrebbe essere altrimenti, che prima si schiera a difesa dell’ambiente, poi … a difesa del governo e invita all’astensione.
Qualunque sia l’esito il rischio di un ulteriore avanzamento della disaffezione della politica è alto. E non a torto, anche perché da questa politica, istituzionale, e da questi politici (tutti), più lontani si sta, meglio è. Vista la fine democratica con cui è stata rispettata la scelta popolare contro la privatizzazione dell’acqua è alto il timore che “… tanto alla fine fanno come pare a loro!”. Le uniche certezze a questo punto sono quelle di sempre: sperare che basti solo una scheda per ottenere democrazia, rischia di creare nei fatti diritti, libertà, sicurezze … di carta. La partecipazione popolare, le scelte condivise, le lotte collettive (vedere gli esempi contro la TAV, Dal Molin, Muos, etc.), la politica fatta dal basso forse qualche certezza di libertà in più la danno.
Il resto sono chiacchiere e viscere, strumentalizzazioni di segreteria ed elettorali. Le questioni ambientali o del lavoro possono avere bisogno del sostegno della scelta referendaria, di quando in quando, ma la certezza delle libertà può essere data solo dall’esercizio delle stesse.
L’unica cosa certa è che l’esito di questo referendum, qualsiasi esso sia, non inciderà sulle condizioni di vita dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati o sullo sfruttamento dei territori. Fino a quando non cambieremo radicalmente l’attuale sistema di produzione, che ha come fine arricchire le multinazionali, in barba alla qualità della vita della salute sia degli uomini che dei territori, le nostre condizioni di vita non potranno che peggiorare. Per non rassegnarsi ad essere carne da macello in guerre o attentati, miserie economiche o dittature mediatiche e di mercato, la società si cambia dal basso, si fa più giusta fra sfruttati, si sogna e si difende lottando.
Senza coscienza
Il New York Times critica l’Italia sull’alto numero di obiettori di coscienza presenti, additandola a paese ancora attraversato da un oscurantismo religioso che ne condiziona politiche e diritti. Beh! detto da chi vive negli States dove fuori dai consultori c’è chi spara in faccia ai medici abortisti, suona un po’ strano, anche se è vero che in tema di diritti delle donne nel nostro paese si sta ritornando indietro a grandi balzi. E l’obiezione di coscienza all’IVG ne è un esempio chiaro.
Probabilmente non esiste legge al mondo che, nella sua applicazione, possa permettere di … disattenderla. L’obiezione di coscienza nel sistema sanitario italiano (ancora pubblico) più che atto individuale è diventata strategia corporativa e meschina di negazione di un diritto alla salute e alla dignità di genere, di donna. L’alto numero di medici, anestesisti, e infermieri obiettori rendono di fatto inapplicabile la legge e aprono la strada all’aborto clandestino che, il Ministero della Salute “stima” in 12 – 15.000 casi, e vara una norma per contrastarlo aumentando le sanzioni pecuniarie verso … la donna. Fino a 10.000 euro di ammenda. Il quadro è abbastanza chiaro, trasformare un diritto in un affare pecuniario, per chi garantirà il servizio a pagamento, per lo stato che punisce … le vittime.
A Fidenza i facchini in sciopero per un lavoro dignitoso vengono caricati da polizia e carabinieri, fermati e portati in questura. Il diritto al lavoro diventa reato e non a caso mentre i lavoratori facevano resistenza non violenta in sit-in, gridavano “Libertà, libertà!” e “Sciopero, sciopero!”. I media dicono però che va tutto bene e che c’è la ripresa, che la disoccupazione scende, e i soldi tornano a girare. Forse, non certo in un paese dove falliscono le banche e svaniscono nell’aria i risparmi di una vita, mentre si caricano sulla collettività gli sbagli di una imprenditoria, di una finanza e di una politica che serve solo gli amici degli amici.
Qualcuno una volta ha detto che la democrazia parlamentare può essere più rigida di una dittatura. Sembra un assurdo, ma di fatto quello in carica è un governo che non è stato eletto e non ammette repliche, non ha fatto nulla per i più deboli e mostra segni di “rinnovamento” uguali a quelli del … passato. Non è un caso quindi che fascisti, militaristi, razzisti, omofobi e sentinelle varie trovano spazio fra la disperazione sociale, la stupidità politica e l’arroganza capitalista.
Dati Istat parlano di un aumento della mortalità di 11,7% in Italia, pari a 67.000 unità. Cifre che i media riconducono in paragone solo al 1943 o al 1915-18, periodi di guerra.
Del resto c’è poco da stupirsi dato che da anni in Italia è in atto una guerra di classe, da parte dei padroni, che miete diritti e vite senza incontrare ostacoli di sorta, se non quelli di cambiare, volta per volta, il presidente del consiglio di turno per andare avanti più speditamente nella strutturazione di uno dominio assoluto da parte delle classi ricche.
Il Governo Renzi dice che il paese è fuori dalle secche e che la ripresa c’è e intanto salva banche e interessi degli amici degli amici. Tutto ciò però non parla direttamente dell’aumento della mortalità, e non basta dare solo al boyscout fiorentino la colpa di tutto. C’è anche un ministro della sanità che assiste impassibile a tagli progressivi di finanziamenti e servizi, per perdersi in disquisizioni filosofiche sulla prevenzione e gli stili di vita salutari.
Alla fine l’aumento della mortalità denuncia il degrado del paese che rischia di prestarsi a diverse letture populiste, come quella data dall’editorialista Mario Giordano di Libero – quello che fa prime pagine razziste – dove si preoccupa per la mortalità in aumento. Anche i deputati dell’unica opposizione presente e onesta se ne preoccupano. E pure gli italiani de noantri salgono in cattedra a gridare aiuto per la salute pubblica e per i Marò! Il rischio è che un dato importante venga affogato nella melma mediatica e politica al fine di generare reazioni pulsionali e fataliste.
L’aumento di mortalità, la diminuzione di cure, ricoveri, prestazioni, etc. deve essere letto in una chiave semplice: l’accesso ai servizi è negato ai più. Lo stesso universalismo della sanità pubblica è ormai ridotto in fin di vita di fronte alla sanità della prestazione privata del luminare (neanche tanto) di turno. Il coro di lamenti dovrebbe porre l’attenzione su quanto costa una visita a pagamento, un elettrocardiogramma, una ecografia, anche un semplice esame del sangue (viste le ultime scelte del governo) e di conseguenza su chi paga, chi ci rimette e chi si arricchisce. Difficile immaginare assalti popolari a centri ambulatoriali privati per avere visite mediche gratuite.
La realtà è più semplice nella sua complessità: meno lavoro, meno lavoro garantito (chi è che parlava di finirla con il posto fisso?), meno previdenza e copertura sanitaria, città e territori invivibili, trasporti pubblici inesistenti e traffico privato in continua espansione.
Ed ancora: territori saccheggiati, trivelle, turbogas, tav, gasdotti e terre dei fuochi. Nel paese dell’expo alimentare sempre più italiani comprano e mangiano alimenti di dubbia qualità, solo perché … non ci sono i soldi. Facile prendersela con chi fuma, con la crisi, le banche, e gli stranieri (lo sciacallo di turno non manca mai), ma intanto il professionista che ti fa la visita a 100, 200, 300 euro in nero nessuno lo tocca.
E’ aumentata la mortalità degli italiani? Numeri da guerra? Vero, una guerra di classe contro cui, è tempo di reagire, organizzarsi, a partire dalla difesa individuale e collettiva della salute dei più deboli, di chi non ha accesso ai servizi, di chi non ha altra possibilità che vivere, mangiare e lavorare in pessime condizioni.