volantino distribuito a Jesi il 15-ottobre 2011
Categoria: volantino
dal presidio in piazza della repubblica Jesi
LA LOTTA NO TAV
E’ LA NOSTRA LOTTA
Uno spiegamento da guerra: migliaia di uomini e mezzi hanno represso la democrazia e la libertà di del popolo della Val di Susa di decidere della propria salute, del proprio futuro, della propria vita, contro gli inquinamenti ambientali, politici ed economici che sono legati al progetto dell’alta velocità sulla tratta Lione-Torino. Lunedì 27 giugno il blocco dei valsusini all’inizio dei lavori per la TAV è stato forzato violentemente. La democrazia blindata italiana festeggia così in modo egregio, anche l’anniversario della mattanza fatta a Genova dieci anni fa.
Di fronte ai finanziamenti europei, alle speculazioni, agli affaristi che milioni di euro fanno nascere non esiste dissenso, libertà, sicurezza della collettività. Un progetto nato vecchio, inquinante, inutile come quello della TAV, ma che promette lucrosi guadagni per pochi a danno di molti, non può essere messo in discussione. La democrazia rappresentativa, in nome del profitto, cede il passo al manganello e al lacrimogeno.
La Libera Repubblica della Maddalena di Chiomone è stata soffocata dalle ruspe e dalle menzogne di media e partiti di governo, nazionali e regionali. Ciò nonostante il popolo della Val di Susa, che lotta da più di dieci anni per il proprio territorio non si lascerà intimidire. Se la battaglia contro l’inizio dello scempio in Val Susa per il momento è persa, la lotta prosegue con la determinazione di resistere, a livello locale e in tutto il paese: scioperi, occupazioni, controinformazione stanno coinvolgendo tutti coloro che, in vario modo, sono stanchi della peggiore classe politica ed imprenditoriale della storia d’Italia. Stanchi di miserie e bugie, furti sulla pelle dei lavoratori e profitti privati. Stanchi di leggi che difendono ogni sorta di profitto capitalista.
La lotta NO TAV è la nostra lotta. Anche a livello locale, contro la stessa logica imprenditoriale distruttiva che genera Turbogas e Centrali a biomasse, rigasificatori ed elettrodotti, disoccupazione e guerre fra poveri. E’ la gerarchia del potere politico ed economico contro cui lotteremo sempre: in fabbrica nella difesa dei diritti della classe operaia, sul territorio a difesa dei servizi pubblici, ovunque contro gli inquinamenti del profitto e le tragedie del capitalismo.
SOLIDARIETA’ AL POPOLO NO TAV: ESEMPIO DI LIBERTA’ E AUTOGESTIONE
FAI – Federazione Anarchica Italiana PRC – Partito della Rifondazione Comunista
Sez. “Michele Bakunin” – Jesi Sez. « Carlo Marx » – Jesi
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi Brigate di Solidarietà Attiva – Jesi
fip. Via Pastrengo 2 – Jesi
finalmente uno
S C I O P E R O G E N E R A L E
… e poi?
Perché si fa uno sciopero generale? Perché in un paese i salari dei lavoratori sono fra i più bassi d’Europa, con un potere d’acquisto che diminuisce giorno dopo giorno. Perché la politica industriale ed economica va avanti solo grazie ad incentivi statali, delocalizzazioni e ricatti padronali. Perché il lavoro diventa sempre più precario e pesante per chi “fortunato” ce l’ha e sempre più lontano e ricattabile per chi è disoccupato in balia del volere degli amici degli amici, di mafie, massonerie, parrocchie e segreterie varie.
Uno sciopero generale serve a dare una scossa alla battaglia sindacale, serve a dare più voce ai lavoratori, più forza alle lotte. Questo significa anche dare forza al sindacato, ma quando esso rappresenta i diritti della classe lavoratrice. Anche quando sbaglia! E di sbagli il sindacalismo in Italia ne ha fatti tanti. La prova sta nel fallimento di quindici anni di politica della concertazione che ha eroso diritti e ha fatto diventare più forti i padroni, provocando una debolezza senza precedenti della classe operaia, una precarietà del lavoro, ed una delegittimazione delle lotte sindacali. Anche grazie ad alcuni burocrati sindacali complici del padronato. Forse in questo la CIGL può dimostrare una superiorità sindacale e morale rispetto agli altri confederali? La risposta è molto complessa e sta solo in quello che si riuscirà veramente a dare ai lavoratori: nuovi ammortizzatori sociali, certezze per il futuro, conflittualità e dignità. Due euro in più in busta paga e qualche posto a tempo indeterminato in più sul lavoro, anche se dovesse costare la poltrona a qualcuno. A chiacchiere stiamo a zero! Ed è ora che le esigenze e la fiducia della classe operaia non vengano più sacrificare in nome delle compatibilità padronali, governative e… di comparto.
Questo sciopero generale è importantissimo, ma solo se si ha la consapevolezza delle due opposte e differenti strade che può prendere, l’una escludente dell’altra. Se è uno strumento di conflittualità verso un governo fra i peggiori della storia repubblicana ed è contro una classe padronale parassitaria e buona solo a speculare – male del resto – in finanza, allora ha un senso. E può ricollegarsi alle tante lotte in corso nel paese, a partire anche dalle istanze giuste portate avanti del debole sindacalismo di base nello sciopero generale di appena un mese fa, ricucendo nei fatti il fronte della base operaia della difesa sindacale dei diritti sociali. Al contrario può essere uno strumento dei dirigenti, della nomenclatura, dei signori della tessera che stanno giocando un gioco pericoloso con i diritti dei lavoratori e che sono fra i primi responsabili dell’arroganza padronale dominante.
Noi pensiamo che questo sciopero generale può essere uno strumento per ridare voce alle lavoratrici e ai lavoratori, per gettare con forza su tutti i tavoli delle trattative le istanze della classe operaia, di una società più giusta e solidale. C’è una guerra sociale e di classe in corso, finora è stata condotta dai padroni rubandoci il futuro ed il presente. E’ ora di ridare dignità alla lotta sindacale come strumento di conquista ed emancipazione della classe lavoratrice.