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comunicato stampa

CStampa Pandemia 01.02.21

Le Marche al tempo della pandemia. Aumentano i contagi nelle residenze, i centri sanitari tutti sono in difficoltà nell’affrontare una crisi che si manifesta sempre più lunga e pesante, il personale sanitario ha bisogno urgente di supporto, sia in tema di riposi sia in tema di alleggerimento dei carichi di lavoro. La precarietà di redditi e lavori si fa sempre più drammatica. Il tutto in quadro sanitario, sociale e lavorativo già reso difficile dalle scellerate politiche delle giunte regionali. E, di fronte a tutto questo la cabina di regia regionale si mostra in termini preoccupanti. Un consigliere di destra, nel giorno della memoria, parla di invasione etnica. L’assessora alle pari opportunità fa politica ideologica e oscurantista sul corpo delle donne, mentre l’assessore alla sanità incerto sul comprendere il significato di uno screening di massa per il COVID, criticato da più parti, pensa alle radici giudaico-cristiane dell’Europa.

I lavoratori, le donne, i malati, gli studenti in DAD, i migranti e i disoccupati, gli ultimi di sempre, non hanno certo bisogno dei teatrini politici di questa giunta regionale nuova, ma vecchia come il peggiore dei poteri dell’italica stirpe. Una giunta regionale in piena continuità con i suoi colleghi predecessori.

La pandemia sospende le vite, ma non le lotte e la consapevolezza politica che i diritti si allargano, si difendono e non si rubano per quattro sciacalli voti – e soldi – elettorali.

FAI – Federazione Anarchica Italiana

sez. “M. Bakunin” – Jesi

sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

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comunicato stampa

Ciao Checco.

Comunicato stampa

Francesco Contigiani era un nostro compagno. Il tragico incidente di cui è stato vittima nella serata di martedì ha strappato via una vita ed un affetto alla sua famiglia, a noi, suoi compagni anarchici, ai suoi colleghi di lavoro ed ai suoi amici. Impegnato in politica da sempre, sin dai tempi dell’occupazione autogestita della Ludoteca in Ancona, da anni era parte integrante del gruppo anarchico di Jesi e del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”. Non sarà facile senza di lui. Figlio delle idee di giustizia e delle pratiche di libertà, militante politico e delegato sindacale, fiero rappresentante di una coscienza popolana e proletaria, refrattaria a qualsiasi abuso, assetata di ogni sapere e militante della solidarietà quotidiana realizzata sul posto di lavoro e nei luoghi della socialità a basso costo; quella che non fa curriculum, quella delle risorse monetarie sempre troppo strette e dei cuori degli amici sempre troppo larghi. Viene da pensare che sarà un mondo ancora più brutto senza “Checco”, ma dal canto nostro, l’unico omaggio che possiamo fargli è di continuare a lottare e a sperare di essere in grado di renderlo migliore. Ci mancherai tremendamente Checco, per questo continueremo a tenerti al nostro fianco. Ciao compagno.

Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi

FAI – Federazione anarchica Italiana:
sez. “Michele Bakunin” – Jesi;
sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle.

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osservatorio infortuni

Osservatorio Infortuni – ott/nov/dic 2020

Ultimo osservatorio per questo disastrato 2020,il nostro foglio murale uscirà anche se le vie
cittadine saranno deserte per i vari DPCM, ovviamo a questa eventualità con la diffusione on-line, cercando di
evidenziare sempre le condizioni dei lavoratori, che continuano a recarsi nei posti di lavoro.
 In generale, gli infortuni hanno evidenziato la poca organizzazione per la sicurezza sul lavoro, inoltre il piano
sanitario, in venti anni ed oltre di governo regionale, risulta disatteso dagli amministratori locali, gli stessi che lo hanno deliberato. E’ un fatto riscontrabile dai suoi effetti: la disorganizzazione del comparto sanitario, sottolineata quest’anno da una
pandemia che il lato  ricco dell’emisfero non era abituato ad affrontare. Si è riscontrato che, dietro il settore dei servizi di cura di prim’ordine, spesso si celano miseri presìdi di sicurezza per i lavoratori,
non solo negli ospedali ma soprattutto nelle case di riposo. Sono centinaia di migliaia  i
lavoratori nel comparto sanitario che si sono ammalati e centinaia i deceduti. tutto il resto
della società che, giustamente, si è fermato per cercare di limitare il contagio ha sottolineato
la fragilità del mondo del lavoro precario oltre alle disastrose condizioni del lavoro nero,
con padroni e padroncini che ricevono ristori e piangono miseria senza minimamente pensare a quei lavoratori
sfruttati a nero che si trovano da un giorno all’altro senza nulla in tasca.
Nella regione marche l’Inail, nei primi 11 mesi del 2020, segnala 2281 contagi sul lavoro dei
104mila in tutta Italia di cui, in regione, il 70,4 % è rappresentato da donne. l’Inail
classifica 12 morti sul lavoro marchigiani da Covid e 366 in Italia. sopratutto uomini. Lo schiaffo
della  pandemia colpisce la nostra regione già in fase arretrante al livello di retribuzione e
lavoro. I grandi gruppi che non hanno svenduto le loro attività continuano a far soldi sulle
spalle dei lavoratori con utili e nuove espansioni,mentre sono 119 mila lavoratori (il 27% di
quelli in regione ) ricevono uno stipendio annuale minore di 10mila  euro. Questi, i dati che si
riferiscono al periodo 2008-2019, senza gli effetti catastrofici sul mercato del lavoro e sulla vita dei lavoratori causati dalla
pandemia in atto. E’ chiaro che il lavoro precario o con contratti atipici è diventato la normalità
portando al ribasso le condizioni di  lavoro e di vita dei lavoratori, senza che essi siano riusciti
a conquistare migliori condizioni di vita e di lavoro. questo si rispecchia anche negli infortuni
diciamo purtroppo tipici  del mondo del lavoro, dove si lavora spesso da soli e con poca sicurezza,
continuano a cadere come la pioggia lavoratori dai tetti e capannoni, anche se la crisi sanitaria
offusca le notizie, reclamano giustizia i 5 morti e i tanti feriti che le notizie locali non
riportano ormai più.Sono due le aziende tessili scoperte nella provincia di ancona con un totale
di 11 lavoratori in nero senza condizioni di lavoro in sicurezza ne anti-covid.

7 settembre – Sirolo – cuoco di 43 anni si ustiona volto e mani al ristorante “la paranza”
29 settembre – Ascoli (provincia) – un  o.s.s. un infermiera e 4 operartici di asilo nido e una maestra
contagiate
1 ottobre – Morrovalle – 61enne muore travolto da dei tubi in un cantiere
13 ottobre – San benedetto – collassa un solaio in un cantiere durante la posa feriti 2 operai che
riportano contusioni e ferite varie il titolare dell’impresa rimane sommerso dal
cemento fresco che gli ostruisce le vie respiratorie, ripescato dai presenti, rianimato
sul posto dall’elisoccorso è in gravi condizioni.
20  ottobre – Montecosaro – operaio 52enne cade da un altezza di alcuni metri dopo la rottura  del
braccio  del cestello della gru che utilizzava per lavorare su canali di scolo,
soccorso in gravi condizioni
5 novembre  – Ancona – sulla banchina del porto metronotte di 57 anni durante il turno muore
investito da un tir in manovra
27 novembre  – Ascoli – medico di 62 anni muore dopo il ricovero in terapia intensiva con Covid, lo
psichiatra era in servizio al Sert
3o novembre – Morrovalle – 52enne rimane folgorato quando la piattaforma soprelevata dove
lavorava tocca dei cavi elettrici in un capannone, cade poi da 3 metri di altezza
trasportato in codice rosso in ospedale
10 dicembre – Ascoli – operaio di 56 anni rimane schiacciato sotto un contenitore di merce dal peso
di alcuni quintali alla covalm cooperativa agricola che lavora surgelati per
ortofrutta, morirà dopo 5 giorni
17 dicembre  – Monsanpolo – operaio di 44 anni muore cadendo da un tetto che si sfonda sotto i suoi
piedi

A cura del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di Jesi
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Tifoserie e problemi – Comunicato Stampa del 16 nov 2020

 

E’ di questi giorni la notizia delle esternazioni di un docente delle superiori in merito alla pandemia. Si è mossa anche la nota trasmissione de “Le Iene”. Il tutto ha rotto la monotonia delle quotidiane dichiarazioni sulla fontana dei leoni (con obelisco annesso). In piena pandemia, mentre la regione vira verso il colore arancione dell’emergenza, Jesi sembra sempre più allontanarsi dalla realtà drammatica in atto, scegliendo la strada delle tifoserie, degli anatemi, dell’autoincensarsi del proprio esistere. Se un docente fa dichiarazioni molto discutibili sia sul piano del contenuto scientifico, sia su quello dell’educazione, al di là dell’episodio in quanto tale, è da interrogarsi sullo stato della scuola pubblica in città, e nel paese, dove in più, un dirigente scolastico, in occasione del 4 novembre, ha esaltato la bella morte in guerra.
Al clima di tragedia della scorsa primavera, con le sue rappresentazioni di miti ed eroi, si è sostituito quello da commedia – non meno tragica – in cui la gravità del momento sfuma nel dimenticatoio, nell’auto-assolvimento di una classe al potere (locale, regionale – vecchia e nuova – e nazionale) nella migliore delle ipotesi incapace di gestire l’emergenza in atto (vogliamo parlare dell’utilità dell’idrossiclorochina?), nella peggiore, insensibile ai reali drammi in corso. Drammi di chi non ha lavoro, degli invisibili, dei precari e dei tanti lavoratori in nero che non sanno come andare avanti. Drammi che vedono infermieri e medici, oss e personale sanitario e sociale, duramente impegnati a rispondere ai bisogni collettivi. Un disagio sociale e lavorativo che doveva e poteva essere quanto meno mitigato in tempo a fronte di una seconda ondata, prevedibilissima anche dal più mediatico dei virologi.
C’è una Jesi che non fa parte di tifoserie di sorta. Non ne ha tempo, deve tirare avanti in corsia o nei quartieri dimenticati, sui mezzi pubblici o sui luoghi insicuri di lavori sottopagati. E’ la Jesi, o meglio è il paese Italia tutto, fatto di gente reale (non regia) che sa che dovrà superare i lunghi mesi che ci attendono, cercando di non cedere alla disperazione e sviluppando solidarietà e mutuo aiuto perché sui chiacchieroni di sempre, non si può contare. Poi, infermieri e medici, stanchi di vivere in un paese che taglia la salute e in cui trova spazio chi nega la scienza, magari si faranno tifoseria. Poi, disoccupati e precari, stanchi di chi semina odio e parla di sicurezza senza mai pensare al lavoro, dovranno farsi tifoseria. Poi, si dovranno ricostruire una città ed un paese usando le ragioni del bisogno e i sentimenti degli ultimi. Adesso è solo il tempo di sopravvivere. Tutti, senza lasciare nessuno indietro.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi;
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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comunicato stampa

Comunicato stampa del 13 settembre 2020

Il 14 settembre prossimo alla chiamata di Salvini in piazza non ci saremo. Perché non siamo della Lega, perché siamo antifascisti. Non siamo abituati a farci dettare l’agenda politica da chi ci è avversario. La nostra politica non la risolviamo con due slogan e quattro promesse, men che meno urlando da un palco e prendendosela con i più deboli. Siamo abituati a fare politica tutti i giorni, quasi sempre senza essere pagati da nessuno, e lo facciamo sui luoghi di lavoro, in città, nell’associazionismo e ovunque ci sia bisogno di difendere e allargare diritti. La Lega si presenta a Jesi sollevando la questione della sanità. Quale?

Quella della Lombardia che ha rischiato il collasso grazie alle scelte politiche della Lega, ed invece ha salvato la vita a migliaia di persone grazie alla competenze e al lavoro e al coraggio di migliaia di lavoratori. Il modello della sanità di Maroni e Formigoni, è stato, in primo luogo, bocciato dagli stessi lombardi, e poi dall’urgenza della pandemia, in cui si sono viste tutte le capacità e le competenze in possesso degli amministratori leghisti. Il welfare della Lega discrimina e nega l’assistenza ai più bisognosi, come a Lodi, a Como.

C’è qualcosa di cristiano in questo? Di italica virtù o di libertà liberali tutelate? Il prossimo 14 settembre Salvini a Jesi avrà il suo pubblico, quello dei facili applausi raccattati nei teatri perduti di provincia, che si alimenta della politica dell’odio, dei capri espiatori, delle fake news, delle dichiarazioni fatte e smentite e rifatte nell’arco di pochi giorni. Ricordate? Riaprire, chiudere, riaprire, chiudere. Salvini sarà in piazza in mezzo alla gente, senza distanziamento sociale e senza mascherina, proprio il giorno della riapertura delle scuole, in barba alla scienza e alle istituzioni. Chi porta avanti la baracca, chi lavora per poche centinaia di euro al mese, chi spera che vada tutto bene, forse voterà anche il Matteo padano, per disperazione, ma non ha tempo né di seguirlo nelle sue piazzate, né di seguirlo mai più quando si accorgerà che le cose, grazie a lui, possono solo peggiorare. A Jesi Salvini fa la sua comparsata, noi ci viviamo e ci lottiamo da sempre, per costruire una società migliore, più giusta.

Aderiscono: Anpi – Jesi, Arci Comitato Jesi – Fabriano, Jesi in Comune, Sinistra Italiana – Jesi, Meetup – Jesi, FAI- sez. “M. Bakunin di Jesi, FAI – sez. “F. Ferrer” di Chiaravalle, Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”. Fancello Daniele, Fancello Luciano, Cesini Rosalba, Priori Sabrina, Giuliodori Ero, Alberici Antonino, Clementi Beatrice, Vignola Irene, Contardi Carmen, Lucarini Giorgio, Andrea Dignani, Bezzeccheri Lucia, Santoni Raffaella, Fava Gabriele, Priori Rolando, Santoni Laura, Tonelli Stefano, Torelli Anna, Fiordelmondo Massimo, Marchegiani Manuela, Baccani Marco, Tonini Cardinali Fabrizio, Frattini Chiara, Casavecchia Patrizia, Ausili Annamaria, Giannini Gianni, Serpilli Serena, Violini Tiziana, Gwynplaine Edizioni, Bini Palmiro, Bucciarelli Raffaele, Zepponi Chiara, Cherubini Silvia, Osimani Germano, Osimani Stefano, Sardella Mario, Chiatti Vincenzina, Galanti Luce, Bavaro Silvia, Uncini Liliana, Lasca Leonardo.