Novembre, come siamo stati abituati dai mesi antecedenti, ci regala la nuova lista
di morti e feriti. Il comparto più segnato da incidenti nelle Marche sembra essere questa
volta quello dei trasporti. Il jobs act alle porte riporta l’attenzione sul mondo del lavoro
in Italia, ci si accorge ora dopo anni della gravità in cui versano i vari settori. Nell’economia
di mercato, che dicono sia l’unica possibile, ci si scopre in concorrenza diretta con altri
lavoratori più disperati che, costretti per lavorare in condizioni peggiori di quelle che ci
verranno imposte nei nostri territori, si ritagliano fette di mercato. il Capitale di cui il
premier invoca il ritorno, non ha alcun interesse che le nostre condizioni di vita migliorino.
Solo che la nostra capacità di spesa ritorni ai livelli pre crisi, che le guerre continuino a
gonfiare i profitti e gli affari finanziari che li stanno sfamando. Così da non preoccuparsi
più di dove produrre un bene di consumo ,ora il problema, semmai ci sia stato per i
padroni, è che ridottasi la platea di clienti, la tanto cantata produttività ha trasformato il
calo di domanda in sovrapproduzione. Quello che si è riuscito ad ottenere
nel secolo scorso con le lotte dei lavoratori, non è stato a favore del profitto di pochi,
lo ammettiamo.
Una sanità pubblica, una scuola pubblica, i servizi di trasporto accessibili a tutti,
la possibilità di una vita decorosa e la rincorsa ad una vita migliore. Sono queste le cose
che spariranno nel segno della modernità, fatta di precarietà in tutti i settori. In una
regione, le Marche, presa a modello per il suo sistema produttivo, si scopre che il 54% delle
aziende nel 2014 ha assunto per CONOSCENZA, il cambio di collocazione dei lavoratori,
la formazione continua di cui vanno blaterando i politicanti di questo paese, è solo fumo
negli occhi. Sono oltre 7.000 i posti di lavoro in meno nelle Marche per il 2014 che volge al
termine, senza considerare altri “stimati” 6.000 lavoratori in cassa integrazione, oppure la
moltitudine non in regola con le mensilità. dei 15.000 che hanno trovato lavoro quest’anno
le mansioni più richieste sono Camerieri (1.980), commessi (1.340), e addetti alle pulizie
(1.070) Solo il 16,2 % dei nuovi contratti è a tempo indeterminato e il 26,9 % di questi è
part time con la richiesta di esperienza per il 55% dei contratti. Dove sia la ripresa e la
sicurezza di cui parla la classe politica? Solo rischi e precarietà per chi lavora.
Categoria: osservatorio infortuni
Osservatorio sugli incidenti sul lavoro del mese di ottobre nelle Marche.
Ottobre risulta il mese più nero per la Regione Marche in questo 2014; 5 i lavoratori che partiti di casa che non vi hanno fatto ritorno, e anche per i feriti non accenna a calare la gravità degli incidenti sul lavoro. In questo mese le acciaierie di Terni vedono minacciati centinaia di posti di lavoro (e a chi protesta si risponde a manganellate) anche 600 dipendenti della Ex Merloni di Fabriano vengono lasciati a casa. E, nonostante tutti i cedimenti filo-padronali, la CGIL riesce ancora (per poco) a portare in piazza un milione di lavoratori contro il jobs act di Renzi. Questi, per tutta risposta deride il mondo del lavoro che considera vecchio e “troppo” pieno di diritti, definendolo come un mondo di privilegiati, cui contrappone le sue “novità” da rottamatore, che altro non sono se non le vecchie e deleterie precarietà di sempre, allargate e peggiorate per tutti.
Ad Ascoli Piceno sono10.600 i disoccupati over 40, un terzo del totale in provincia di cui 6.500 donne per le quali il contratto a tutele crescenti sembra una presa in giro: nessuna certezza se non la precarietà di vita per se stesse le proprie famiglie. Il nuovo che avanza vede nello sciopero non un diritto dei lavoratori, ma un costo per i cittadini. E, alla precarietà e all’insicurezza che si fanno legge, il popolo degli sfruttati risponde cercando di arrangiarsi, a rischio, sempre crescente, della propria vita. Diversi i casi di camionisti che, questo mese nelle Marche, sono stati scoperti a manomettere il segna ore sul proprio camion, arrivando a lavorare 20 ore in un giorno. Altri sono stati “scoperti” a lavorare senza contratto ne certezza di pagamento nei laboratori dell’entroterra di Senigallia. Al Cantiere di Ancona, stando alle denunce della Fiom, il caporalato sembra essere la normalità tra le ditte in sub-appalto, che con i propri lavoratori sono ormai la maggioranza di coloro che varcano i cancelli al mattino. Su queste condizioni di lavoro rilevate nel territorio, il PD nazionale dice che il posto fisso non è più nella storia, e chi domanda più diritti per tutti coloro che lavorano è rimasto al vecchio e superato ‘900.
Il mondo del lavoro può essere e deve essere riscritto dai lavoratori, dagli sfruttati, dagli immigrati e dai disoccupati senza seguire le sirene di chi solo ora si accorge dei danni causati sin dagli accordi del 31 luglio 1993 e del 3 luglio 1994. Ecco il bollettino della guerra di classe in atto, nelle Marche:
– 10 ottobre 2014 – Porto Sant’Elpidio A14 tir si ribalta e prende fuoco autista muore;
– 10 ottobre 2014 – Porto Sant’Elpidio A14 tir si ribalta e prende fuoco autista muore;
– 13 ottobre 2014 – Marcelli di Numana, operaio di 67 anni rimane schiacciato da un pannello di legno in un campeggio elitrasportato a Torrette con un importanti lesioni toraciche;
Visso, folgorato un operaio addetto alle pulizie di 44 anni all’interno di una centrale elettrica elitrasportato a Torrette viene poi trasferito a cesena per la gravità;
– 16 ottobre 2014 – Sant’Elpidio a Mare, una postina di 32 anni muore in un incidente durante la consegna della posta;
– 17 ottobre 2014 – Monteroberto, operaio rimane schiacciato da un bancale in un’impresa;
– 20 ottobre 2014 – Montecosaro, operaio in un cantiere cade da un impalcatura, va in coma e muore nei giorni seguenti;
Gagliole, muore schiacciato un autista di 44 anni nel ribaltamento con una betoniera;
– 21 ottobre 2014 – Comunanza, si ribalta escavatore, operaio di 35 anni incastrato con una gamba, rischia l’amputazione;
– 24 ottobre 2014 – Palmiano, operaio di 56 anni cade da un traliccio dove sistemava fibre ottiche, muore in ospedale;
– 27 ottobre 2014 – Ancona, operaio di 57 anni ustionato gravemente al volto da olio bollente schizzato da una tubatura idraulica dell’escavatore che guidava;
– 31 ottobre 2014 – Mondavio, incidente tra due autocarri, un trasportatore di ortofrutta ferito.
Questo è il primo mese da quando abbiamo iniziato l’osservatorio(Marzo2014) che non rileviamo, con
i nostri dati che sono sempre parziali,morti sul lavoro nella regione Marche, purtroppo le menomazioni
anche gravi non mancano. Come sempre le norme che dovrebbero garantire l’incolumità di chi lavora
sono quelle meno rispettate e sotto controllo. Questo mese registriamo anche l’uccisione da parte di un
datore di lavoro del fermano che a colpi di pistola uccide due operai a cui doveva un intero anno di
lavoro arretrato,fra l’altro uno di loro aveva già vinto cause portate avanti dai sindacati , ma ancora non si
vedeva pagato per il lavoro svolto, una cosa ormai sempre più frequente. nel settore edile dove in 5 anni
sono state chiuse 3mila aziende e lasciati a casa 12mila operai solo nel fermano.
Mentre a Sefro nel maceratese viene scoperta una fabbrica fantasma con tutti i dipendenti in nero, al
lavoro su prodotti plastici tossici con possibili sversamenti chi sa dove degli scarti di produzione.
Nel senigalliese si continuano a scoprire laboratori con lavoratori in nero di origine cinese,16 questa
volta,con aziende che fatturano 9 milioni di euro completamente nascoste al fisco e quindi a ogni tutela
di chi lavora. E’ nelle pieghe dei nostri abitati, a fianco alle nostre vite che scorrono sempre più precarie
che si nascondono lo sfruttamento e la violenza di un capitalismo che non può essere umano.
Il profitto non guarda in faccia a niente e nessuno , come possiamo pensare di difendere diritti e vite
tra le aziende in crisi che tagliano sui costi sulla sicurezza? Agevolate da lavoratori che pur di mantenere
il posto di lavoro si umiliano o rischiano sapendo di farlo. Imprenditori che utilizzando i
contratti messi a disposizione dal governo, che aumenta la precarietà dei lavoratori non certo la loro