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comunicato stampa volantino

Per la Salute Pubblica a Senigallia e non solo

        Le continue, (pessime) notizie riguardanti l’Area Vasta n. 2 (ma non solo), hanno il pregio di porre in rilievo alcune questioni, in merito alla salute dei cittadini, ma non riescono a farsi contributo e progettualità politica. Il depotenziamento dell’ospedale di Senigallia è un dato chiaro a tutti, come quello di tutta la sanità regionale e nazionale, lungo una prospettiva di destrutturazione del welfare pubblico, sia per il risparmio della spesa dello stato (magari per fare qualche guerra in giro), sia per aprire spazi di intervento ai privati e ai fondi assicurativi.

        Negli ultimi 20 anni si è assistito progressivamente alla chiusura/ridefinizione dei piccoli ospedali (prima dovevano essere chiusi, poi trasformati in case della salute, poi ancora in ospedali di comunità), seguite da scelte di vario tipo quali, ad esempio, ultima in ordine di tempo, la cessione come ramo d’impresa dell’Ospedale d’Osimo all’Inrca anconetano, mentre il governatore plenipotenziario della sanità marchigiana si preoccupa di quale algoritmo sviluppare per poter avere un solo ospedale per provincia. Il problema purtroppo non è risolvibile semplicemente con formule numeriche, anche in termini di finanziamenti.

        Le ultime uscite di alcuni esponenti di maggioranza delle realtà comunali più grandi nella provincia (come l’intervento dell’Assessore alla Sanità del Comune di Senigallia sui media qualche giorno fa), sono solo spot elettorali/propagandistici, diretti ad una cittadinanza che invecchia, e che si informa sempre meno sul peggioramento delle condizioni generali di assistenza e salute decise nelle cabine di regia regionali di un PD che, con la paura di perdere voti, da una parte taglia e dall’altra finge di opporsi per non perdere quei pochi consensi di convenienza rimastigli sul territorio.

        L’esempio di Senigallia è lampante circa il futuro progettato secondo scelte governative che si succedono con continuità politica tutte tese a lasciare il welfare in mano a chi (in questo caso La Curia) delle emergenze sociali si è sempre fatto paladino di carità, senza mai metterne in discussione le cause, promuovendo tramite proprie associazioni e soldi nostri, e ore di lavoro gratuito di volenterosi caritatevoli, senza mai intaccare alla radice le cause e il crescere delle disuguaglianze, mentre i problemi di povertà e marginalità sociali già in alcune parti della regione vengono affrontati con fogli di via e la stretta su decoro e sicurezza. Alla fine, quali che saranno scelte e i futuri servizi previsti per l’Ospedale di Senigallia ( Jesi, Fabriano, etc.), la questione rimane politica, ed è una sola: la copertura universale dei bisogni della salute per i cittadini sarà garantita, potenziata o peggiorerà? I lavoratori della Sanità saranno messi in condizione di prestare cura e assistenza in maniera funzionale o, continueranno a subire il taglio degli organici e la contrazione dei posti letto con conseguenze negative in primo luogo per la popolazione?

        Numeri contro uomini, lavoratori e utenti contro tagli lineari, universalismo sanitario contro assoggettamento istituzionale e politico alle esigenze del mercato. Dal canto nostro possiamo solo che chiamare ad una mobilitazione come già avvenuto in passato e in altri contesti, fuori da una guerra fra poveri, che vuole una città contro l’altra per il mantenimento di questo o quel servizio e in difesa della salute pubblica.

F.A.I – Federazione Anarchica Italiana

        sez. “O. Manni” – Senigallia,

        sez. “M. Bakunin” – Jesi,

        sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona

Mercoledì 31 gennaio 2018

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comunicato stampa

martedì 12 dicembre – fiori contro il fascismo

Il prossimo 12 dicembre cade il 48° anniversario della Strage di Piazza Fontana. Quasi mezzo secolo è passato da un periodo in cui, a fronte di profondi cambiamenti nel tessuto sociale e politico italiano, la destra reazionaria, golpista e fascista ordiva trame (il tintinnio di sciabole del Generale De Lorenzo), progettava colpi di stato (quello “rientrato della Rosa dei Venti di Junio Valerio Borghese) e soprattutto insanguinava il paese con la strategia della tensione mietendo vittime nelle piazze, sui treni, in ogni dove. La violenza e l’odio neofascista fu corresponsabile di una deriva terrorista della polizia che non riuscì a bloccare le riforme e l’ammodernamento del paese. Piazza Fontana è il simbolo condiviso di una memoria antifascista che oggi è di nuovo chiamata a rendersi visibile e attiva. Anche a Jesi, come nel resto del paese e dell’Europa, il vento di un populismo viscerale soffia sul malcontento diffuso facendo leva sulle menzongne storiche, sulle guerre fra poveri, su facili parole d’ordine che esasperano gli animi e inaridiscono i cuori. E soprattutto non forniscono alcuna soluzione ai problemi socioeconomici. Consideriamo che il prossimo 12 dicembre, nella lapide (dedicata alle vittime della strategia della tensione) posta nell’androne della residenza municipale, l’annuale deposizione di una corona di fiori possa essere una azione che rimanga al di fuori dalla logica difensiva “dell’azione-reazione” a cui la sinistra sembra ormai costretta, un piccolo passo slegato dal necessaritarismo politico, che va al di là dell’aspetto “religioso” di un anniversario, perché il nostro intento invece tende al mantenimento di relazioni, per ricostruire un fronte unico contro tutti gli autoritarismi.

Martedì 12 dicembre alle ore 18.00 ci ritroveremo nell’atrio del Comune di Jesi per deporre i fiori, l’iniziativa è aperta a chiunque voglia partecipare.

F.A.I – Federazione Anarchica Italiana

sez. “M. Bakunin” – Jesi

sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di Jesi

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comunicato stampa

Comunicato Stampa 29.11.2017 – Contro ogni provocazione, per l’unità antifascista

Le iniziative in corso in queste settimane nel paese e nelle Marche, vedono una ripresa dell’attività del neofascismo di Forza Nuova, Casa Pound e altre formazioni minori senza togliere nulla alla Lega che, nello specifico marchigiano, addirittura arriva ad invocare la segregazione razziale sugli autobus.Appelli e presidi di vario genere si fanno sentire e danno voce al rifiuto delle tematiche razziste e della politica basata sull’odio e sulla rabbia viscerale.

Il malessere sociale si allarga e diventa il terreno fertile di un populismo che prende forza, sostiene e riproduce una guerra fra poveri (immigrati e italiani) all’infinito, senza toccare in alcun modo i cosiddetti “poteri forti”.

Poteri che non vengono toccati neanche da chi si erge dalle poltrone di palazzo ad antifascista storico e si fa mediatore di tutte le scelte liberiste che cancellano diritti e lavoro, sicurezze e futuro, peggiorando il quadro sociale e, di conseguenza, favorendo la deriva neo-fascista.

In una campagna elettorale perenne, per assurdo, le tre aree maggioritarie a livello politico (PD, FI, e M5S) sembrano avere tutto l’interesse ad uno sviluppo delle organizzazioni neofasciste, in una politica del divide et impera e dove si preferisce lo sviluppo di lotte pilotate dalla provocazione fascista che non di lotte a difesa dei diritti civili e sindacali. L’eco mediatica che da tempo accompagna le attività del neofascismo italiano è funzionale agli schieramenti in campo e si arresta solo di fronte alle provocazioni dello squadrismo violento e montante (escluso quando non utili alle strumentalizzazioni elettorali, come nel caso di Ostia).

Alla fine restano le argomentazioni deliranti sul corporativismo (il fascismo sul piano economico fu un fallimento), le canzonette di Povia e l’apertura di sedi e locali i quali non possono essere obiettivi di interesse politico in quanto tale dato che risultano di breve termine, funzionali unicamente a far perdere tempo e a dare visibilità a chi, altrimenti, avrebbe un pubblico abbastanza ridotto.

Dal canto nostro sappiamo che il fascismo si contrasta in primo luogo lottando per i diritti sociali, per l’uguaglianza, per una società più giusta e rifiutando qualsiasi forma

di provocazione verbale o violenta utile solo alla politica dell’odio, con un antifascismo che si tinge della diversità politica, della solidarietà sociale e dell’unità di classe.

Alternativa Libertaria/FdCA – sez. “Silvia Francolini”  Fano/Pesaro

Federazione Anarchica Italiana – sez. “M. Bakunin” Jesi – sez. “F. Ferrer” Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) di Ancona

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comunicato stampa

Per una sanità pubblica e gratuita – Comunicato stampa 2.11.2017

Nei giorni scorsi, sui media locali, è apparsa la denuncia di un consigliere di centro-destra di Ancona, in relazione ai lunghi tempi di attesa del Pronto Soccorso di Torrette. Il consigliere ha lamentato il cattivo funzionamento del servizio facendone una questione professionale e non di sistema: il triage eseguito dagli infermieri e non dai medici. Gli ha risposto il responsabile del Pronto Soccorso di Torrette in maniera eloquente ed esaustiva.

Restano però le code, i tempi di attesa, etc. ad Ancona e non solo, che mostrano l’affanno di un sistema sanitario pubblico stretto fra tagli e riduzioni di posti letto e la necessità di sviluppare ulteriormente un’assistenza territoriale prossima ai bisogni dei cittadini che, quando non letti o non capiti, facilmente si trasformano in richieste di interventi urgenti da Pronto Soccorso.

In questo qualcuno risponde facilmente facendo ricorso alla sanità privata, a fronte della maggioranza dei cittadini che per reddito e condizioni generali non può far altro che aspettare, per quello che riguarda la loro salute. La salute pubblica è una questione di organizzazione e di risorse, ma ancor più una scelta politica. O si sceglie di investire in essa, di sviluppare gli interessi della collettività, di considerare che la sola ottica del profitto che essa possa rappresentare è quella del bene pubblico, o si continua a fare populismo, corporativismo e guerra fra poveri. La politica urlata e dello scarica barile è molto in voga in questo paese, utile a trovare capri espiatori senza intaccare le storture del sistema.

Se non funziona un Pronto Soccorso è colpa degli infermieri, o degli stranieri o del sistema pubblico? Oppure è una scelta politica di riduzione di diritti e garanzie a favore delle leggi del profitto e dei loro … speculatori?

Federazione Anarchica Italiana – Sez. “Bakunin” Jesi; Sez. “Ferrer” Chiaravalle

Alternativa Libertaria/FdCA sez. “Silvia Francolini” Fano/Pesaro

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) di Ancona

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astensionista comunicato stampa volantino

Numeri elettorali e paese reale


Le comunali jesine riservano poche sorprese. Il successo di Bacci al primo turno continua lungo il filone della stabilità e dell’assenza di alcuna forma politica organizzata che si sia manifestata durante il suo mandato. Il PD bulgaro jesino per il momento si lecca le ferite, tutte interne e mostra anche in città e a livello nazionale, come un patrimonio storico, politico e sociale alla fine è stato sacrificato sull’altare del potere dove, vince chi mostra maggiori garanzie agli investitori di riferimento.

Passata l’euforia elettorale, resta la città dove serviranno a poco slogan elettorali e politica urlata e di pancia. Una città di 40 mila abitanti, che hanno disertato le urne per quasi la metà, ma non ha riempito le piazze. Una città che non ha dato oltre le 4000 preferenza a nessuna lista.

L’utopia istituzionale e la partecipazione democratica giocano le loro ultime carte. A Jesi sarà sempre più difficile mantenere un’impresa, in un tessuto sociale devastato dal liberismo economico e da crack bancari. A fallire non è stata solo Banca Marche, ma un sistema che ha costruito solo e sempre profitti e che nella sua fine, trascina unicamente chi non ha mai avuto niente.

Qualcuno aspetterà i prossimi cinque anni per avere una rivincita. Altri rimarranno in fila al Pronto soccorso. Altri si contenteranno di feste e sagre di una città-vetrina utile solo a chi al bancone del bar vuole dimenticare e si illude che precarietà significhi futuro, sfruttamento sia sinonimo di opportunità, turismo possa essere industria e lavoro. I più penseranno unicamente a come tirare avanti senza scuole, asili, sussidi, trasporto, e lavori pubblici che non facciano ricordare in continuazione che esiste un salotto bello da curare e una periferia, grande come Jesi, da lasciare in custodia a decine di telecamere.

Insomma c’è una città che va oltre la rappresentanza, la delega e che cerca disperatamente la solidarietà, la partecipazione, la speranza. C’è una città che non si arrende, né al teatrino della politica istituzionale, né a quello padronale. Di questa città noi facciamo parte, come donne e uomini liberi, come lavoratori e disoccupati, studenti e malati, precari e stranieri; come anarchici. Di questa città faremo sentire la voce, i diritti, i bisogni.

F.A.I. Federazione Anarchica Italiana

Sez. “M. Bakunin” – Jesi

Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle