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Vogliamo unirci nel ricordo e nel dolore a tutte e a tutti coloro che

hanno conosciuto Daniela Cesarini e che oggi ne piangono la scomparsa.
La scelta estrema che lei ha fatto è un’ulteriore testimonianza del
carattere della persona che tutti abbiamo conosciuto ed apprezzato. Non
è facile in questa società essere donna, ed esserlo impegnata in
politica, e farlo da disabile, stando sempre dalla parte dei più
deboli, vuoi per affermare il diritto ad avere un servizio sanitario
garantito dalla legge (come per l’IVG) o per organizzare un doposcuola
gratuito per i figli degli immigrati. Non è facile essere donna e stare
nella politica che troppo spesso si veste dei soli panni degli uomini.
Non è facile essere donna, disabile e comunista ed avere una vita
“normale” con un lavoro, una identità da far valere, una famiglia.
Daniela non era una persona delle scelte facili da fare, delle
scorciatoie. L’impegno e la passione, l’umanità e la relazione forse
sono stati i suoi più grandi insegnamenti umani e politici che ci
sentiamo di poter ricordare, e per questo la ringraziamo e allo stesso
la malediciamo, perché ci ha lasciati. Ciao Daniela, dalle tue compagne
e compagni anarchici.

Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi

FAI – Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
FAI – Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
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concerti

5 maggio 2013

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1° Maggio 1°MAGGIO cena sociale cineforum
1 MAGGIO! 
Ora che i padroni utilizzano a crisi per mangiarsi la dignità del lavoro, senza che i lavoratori riescano ad organizzarsi e farsi sentire, visto che chi dice di rappresentarli ormai rappresenta a mala pena se stesso bisogna ricostruire quel tessuto dal basso che fu la base delle nostre lotte per il mondo del lavoro che abbiamo conosciuto, visto che questo non cambierà in meglio se i lavoratori per primi non deideranno di tornare a lottare uniti
per il 1 Maggio  ore 11:30  – comizio in strada
                          ore 12:30  – pranzo sociale

                          ore 17:00  – proiezione documentario ” WORKING MAN DEAD”
                                             un viaggio nella classe operaia di tutto il mondo, dove la rinuncia ad ogni diritto causa condizioni di vita mostruose

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antifascismo cena sociale volantino

Quando presidente fu fatto un partigiano 

..Non ci è mai interessato il gioco parlamentare dell’elezione del presidente della Repubblica. Come a buona parte degli italiani. Però è giusto ricordare un altro presidente per cui si parlò di “bis” al Quirinale: Sandro Pertini. Un socialista che faceva vanto della sua onestà e del suo antifascismo, che disse di svuotare gli arsenali e riempire i granai.
Un presidente partigiano di un antifascismo che già allora trovava sempre meno posto nelle parole e nei fatti della società italiana. Capirai oggi dove i valori di eguaglianza, solidarietà e giustizia sociale, che abbatterono la dittatura fascista sottolineandone il criminale fallimento politico, sociale ed economico, sembrano dimenticati dall’arroganza del populismo, delle fazioni, del mercato e di qualsiasi forma di sfruttamento della collettività.
Eppure con la crisi (che fa tanto comodo ai padroni) i valori della resistenza, fondanti di questo paese, dovrebbero essere strumento individuale e comunitario di riscatto. Anche a livello locale. In una Jesi, dove professori raccontano storielle revisioniste su una dittatura che al suo nascere, reprimendo con violenza ogni dissenso, avrebbe avuto in se qualcosa di buono, si assiste ad un montare della voglia di risolvere i problemi legati alla povertà con la repressione, con la selezione degli aiuti sociali da dare … prima agli italiani.
Neanche la carità cristiana regge più di fronte ad una guerra fra poveri utile solo ai padroni. Tutto ciò in una regione dove si tagliano i servizi di assistenza sociale e i presidi ospedalieri, dove i posti di lavoro ormai sono diventati sempre più rari, precari, sottopagati, negati. Dove non è data la possibilità di integrazione a chi si trova nella marginalità di questa società creata ad arte, esaltando la figura del “vincente”.
Ecco in una società simile creatasi dalla perdita di legami umani e sociali di solidarietà e condivisione crediamo sia necessario ribadire che: chi condivide le idee per le quali fu combattuto contro i totalitarismi, può e deve riconoscersi con chi lotta per i diritti di tutti per una società altra, nella assistenza necessaria a chi si trova in difficoltà e nella possibilità di risollevarsi.
Solo un’unione di forze, tese non al proprio tornaconto, può come abbiamo visto 68 anni fa, lenire le ferite generate da un sistema dedito al profitto e allo sfruttamento. Fuori dalla gerarchia del potere statale, dalle miserie del mercato, dagli inganni di sciacalli elettorali di ogni risma.
La resistenza vive nelle lotte degli sfruttati

F AI Federazione Anarchica italiana:
Gruppo “M. Bakunin” – Jesi,
Gruppo “F. Ferrer” – Chiaravalle

Iniziative per il 1° Maggio in Via Pastrengo 2, Jesi: ore 11,30: aperitivo e comizio; ore 13.00 pranzo sociale; ore 17:00, video: “Working men dead”.
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                                    NO ALLA GUERRA TRA POVERI


La riorganizzazione dei servizi sanitari ha messo in agitazione molti soggetti. Partiti che vanno contro la loro stessa maggioranza (PD ad esempio), comuni contro la regione; l’opposizione di centro-destra che cavalca la tigre della protesta fomentando la guerra fra poveri (Cingoli contro Chiaravalle?), partiti-movimento che si dicono diversi dal governo regionale e approvano in tutto e per tutto le stesse scelte che penalizzano la salute dei cittadini (M5S).

Più che la reazione ad un taglio drastico del welfare sembra una guerra fra bande (quelle dei poteri forti ovviamente) cui a farne le spese ad ogni modo saranno i cittadini e i lavoratori.

Le Marche, regione virtuosa in termini di costi della salute, non sono da meno come mercato clientelare del welfare e la sanità anche qui è il terreno di scontro fra potentati. Tutto ciò va rigettato da parte dei cittadini e dei lavoratori. Opporsi alla destrutturazione del sistema sanitario regionale non vuol dire mercanteggiare un posto letto fra amministrazioni ed amministratori, ma avere una visione d’insieme dell’offerta da garantire e della domanda di salute esistente, in un tessuto regionale che si sta impoverendo, che sta  invecchiando, dove la copertura assistenziale a livello territoriale, in termini di spesa e di  professionisti, non è tale da permettere fughe in avanti con la cancellazione di presidi ospedalieri esistenti.

Dal canto nostro siamo dalla parte dei cittadini tutti ed invitiamo a continuare la mobilitazione dal basso per difendere il diritto universale alla salute e le tutele di lavoratori che vedono minacciate professionalità e sicurezze sindacali. Un esempio di ciò che ci può capitare viene dalla Lombardia, una regione che dovrebbe far scuola in termini di sanità ma che è continuamente sulle cronache dei giornali per gli scandali che l’attraversano.

In qualche caso rimane la dignità di chi lavora a tutela del diritto alla salute, come per l’Ospedale San Raffaele, travolto dai debiti e dal malgoverno, dove le RSU sindacali (USB e USI) si stanno opponendo ai licenziamenti di lavoratori, mentre direttori e dirigenti se ne vanno via a tasche piene ed impuniti. Non vogliamo che nelle Marche si creino le stesse premesse. La parola più che alle urne elettorali, alle segreterie e ai potentati, passi a chi lotta dal basso. Equità nella sanità, qualcuno ha scritto. Equità nella società, aggiungiamo noi come anarchici.


FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo – M.Bakunin – Jesi
Gruppo – F.Ferrer – Chiaravalle