Sulla guerra in Mali, riportiamo la traduzione del comunicato della Federazione Anarchica Francese per avere un quadro della visione dal di là delle alpi.
Una guerra bugiarda in più, terrorismo di stato e saccheggio delle risorse in Mali
Siamo tenuti a fare una scelta di campo. Da una parte dei religiosi armati che sognano di costruire il regno di dio sulla terra, dall’altra delle forze armate tecno-capitaliste che dichiarano di voler ristabilire i diritti dell’uomo, al centro una popolazione disarmata. È con questi ultimi che noi ci sentiamo solidali. Non esiste guerra giusta né guerra pulita. L’unione sacra intorno al presidente che va alla guerra, a François Hollande, lo zelo dell’operazione oppressiva e la propaganda mediatica controllata, il rafforzamento del piano Vigipirate [sistema di sicurezza nato nel 1978 per contrastare il terrorismo sul suolo francese, prevede una sorta di “stato d’emergenza”, impone una forte militarizzazione del territorio, con l’inizio della guerra in Mali è stato ulteriormente potenziato], il clima internazionale contro il terrorismo, cercano di convincerci del carattere inevitabile di questa guerra, di convincerci a legittimarla. In realtà gli interessi economici dal tanfo colonialista dominano da lontano sulle vite delle popolazioni locali. I Jihadisti sono stati molto utili al potere francese per intervenire l’11 gennaio 2013.
La classe dirigente del Mali corrotta fino all’osso, la Francia, l’Unione Europea, le istituzioni finanziarie internazionali (FMI, Banca Mondiale, WTO) non sono preoccupate del profondo abbandono economico, sociale e culturale della popolazione, che lascia spazio adesso all’urgenza militarista. Per lunghi mesi i jihadisti del Nord del Mali hanno aperto le porte al reclutamento su grandi numeri sfruttando le necessità economiche della popolazione (giovani disoccupati, bambini). Non è escluso che l’intervento della Francia, antico paese colonizzatore, rinforzi i gruppi jihadisti per la prospettiva di una mobilitazione e di un reclutamento che prenderebbe una dimensione emblematica di lotta contro l’Occidente. Quando si gioca troppo alla “crociata contro il terrorismo internazionale” il boomerang integralista islamico è sempre dietro l’angolo. L’esperienza dell’impantanarsi della guerra in Afghanistan non è servita da lezione benché la Francia vi abbia partecipato.
La cooperazione militare con la Mauritania, la Costa d’Avorio, il Burkina Faso, il Niger, il Ciad e le due basi militari di Abidjan e di N’Diamena [due delle sei basi militari francesi ancora presenti in Africa] sono la prova, se ce ne fosse il bisogno, che la Francia non ha mai voluto lasciare questa regione. Le truppe che stazionano in Africa non ci sono per mantenere la pace ma bensì per intervenire rapidamente e garantire gli interessi delle grandi imprese francesi di prima importanza (Areva ed il suo uranio, Total ed il suo petrolio, Bouygues / Bolloré ed i suoi lavori pubblici / il suo dominio sui porti / il suo legname prezioso, Orange e le sue infrastrutture di telecomunicazione). Il governo francese, appoggiato dall’Unione Europea, sembra decisamente non volersi disfare dei propri riflessi colonialisti, né dei vantaggi che questa politica procura agli industriali francesi. Ammantarsi di valori democratici di pace e di difesa dei diritti dei popoli d’Africa… e si è raggiunto il massimo del cinismo neocoloniale. Il settore industriale degli armamenti rende più di qualunque altro (più del petrolio o del nucleare). Il mercato nucleare è sia un mercato civile che militare. I gruppi del mercato delle armi come Lagardère o Dassault sono proprietari di una grossa fetta della stampa d’opinione francese… Si capisce meglio perché le posizioni antimilitariste hanno scarsa voce in capitolo nei nostri media.
Dopo oltre una settimana di guerra, circa 200 000 rifugiati fuggono dalle zone di guerra in direzione dei paesi vicini mentre il Programma alimentare mondiale stima che, nel contesto attuale di siccità e di carestia, da 5 a 7 milioni di abitanti del Sahel avranno bisogno di un’assistenza immediata. 230000 persone si sono trasferite all’interno del paese. Di fronte agli attacchi degli eserciti del Mali e della Francia su terra, le forze jihadiste adattano la loro strategia e si nascondono nei villaggi. In mezzo, le popolazioni vulnerabili saranno presto o tardi le reali vittime di questi conflitti, in particolare le donne e i bambini. I rischi dei conflitti latenti tra le comunità sono grandi… la divisione, la stigmatizzazione sono in corso. Come sarà trattata la maggior parte dei Touareg che non hanno preso le armi? E i Fulani che non hanno aderito al MUJAO (Movimento per l’Unicità e la Jihad nell’Africa Orientale)?
La guerra costerà caro e durerà molto tempo. L’intervento militare francese è valutato per circa 400000 euro al giorno. La MISMA (Missione Internazionale di Sostegno al Mali) che sta per partire costerà 240 milioni di dollari annui. Ora che regna la miseria, i cordoni della borsa si allentano quando si tratta di andare ad uccidere con delle armi. Queste somme troveranno una legittimità nel miglioramento delle strutture sanitarie e sociali nel nord del Mali. Quella sarà la prova della volontà di ricostruire a partire dall’esistente. Solo gli uomini e le donne del Mali possono farlo nel corso del tempo. Questo grande conflitto armato non farà che respingere la speranza di un ritorno ad un equilibrio e di un miglioramento della situazione.
Per continuare ad esistere in Africa, il terrorismo di Stato francese fa la guerra al Mali, e poco importa il numero delle vittime dirette o indirette (37 ostaggi uccisi, 29 assalitori abbattuti a In Amenas in Algeria). Le popolazioni subiscono tragicamente la mancanza di politiche sociali, educative e culturali responsabili, ma al posto di questo le classi dirigenti, laggiù come qui da noi, si lanciano in un conflitto dall’esito più che incerto. I paesi europei seguono l’esempio e marciano a passo cadenzato. I maliani e gli abitanti degli altri paesi africani non potranno mai emanciparsi con le proprie forze fino a quando lo statu quo sotto tutela colonialista sarà la regola. Chi ricostruirà il paese una volta che il conflitto sarà terminato? Scommettiamo che le imprese francesi faranno la parte del leone… Noi rifiutiamo che questa guerra sia condotta in nostro nome.
Solidarietà con le popolazioni vittime di questa guerra! Pace immediata in Mali e lasciare la Françafrique!
Fédération Anarchiste Mercoledì 23 gennaio 2013