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Sulla 194 non abbassiamo la VOCE

La sanità nella nostra regione sta conoscendo un arretramento dei servizi, dovuto alla riorganizzazione sanitaria calata dall’alto delle dirigenze sanitarie. Con la scusa della economicità dei servizi ed il loro miglioramento vengono depotenziate le strutture e soppressi i servizi socio/assistenziali. Nel territorio di riferimento della città di Jesi dove si continua a sospendere a causa di GRAVI,a questo punto, volute inadempienze dirigenziali ;, oppure un territorio dove si passa da uno dei due ospedali in regione,riconosciuto dal progetto OspedaleDonna promosso dall’osservatorio nazionale sulla salute della donna ad ESSERE ESCLUSO da questo riconoscimento per i servizi dati nel 2013 . Solo dopo una sollevazione di persone e associazioni che riuniti hanno fatto pressioni su chi dovrebbe, in teoria, sapere che servizi e che prestazioni da sul territorio di riferimento il sevizio pubblico sanitario; si è arrivati ad una soluzione tampone (già ad oggi disattesa..e) di un medico non Obbiettore che raggiunge l’ospedale Jesino da Fabriano. Non può essere la soluzione in una regione unica in Italia a non acquistare la RU486 da 3 anni impedendo di fatto questa scelta di IGV meno invasiva e meno impattante psicologicamente alle donne. Alla luce dei peggioramenti in corso, come la Soppressionedel servizio di Mediazione Culturale (che comprende la traduzione) al Consultorio Pubblico di Jesi da Gennaio. Ricordando, al nostro caro dirigente sanitario Mezzolani (che nemmeno si degna di riceve le 4000 firme raccolte dal collettivo VIA LIBERA 194) che le fasce di rischio, o se vogliamo le persone a cui sono più utili i servizi pubblici cioè quelle che non si possono permettere i servizi privati ( che in quanto interruzione di gravidanza non mancano), sono in aumento. La Costante emorragia di posti di lavoro nella vallesina (2000 in meno in un anno) e non solo, genera il dissanguamento della richiesta di servizi sanitari (meno 11% dati ISTAT) dovuti gran parte alle liste di attesa nel pubblico e agli alti costi del conseguente privato che fiorisce, con la politica imposta dalla gestione sanitaria regionale.SI INTENDE INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE ? COME?
prima che una partoriente in fin di vita si presenti ad un pronto soccorso di per se intasato, ricordando che un interruzione id gravidanza clandestina con internet o peggio può costare sui 50 euro, MA PUO COSTARE 2 VITE.
­Ci chiediamo come una donna con problemi di lavoro, e quindi di denaro, magari in famiglia e con già altri figli possa avvicinarsi ai servizi, che siano essi di interruzione di gravidanza, servizi contro la violenza o ad un qualsiasi altro che possa essere utile come fascia a rischio se consideriamo anche le difficoltà culturali e linguistiche. In questo scenario di sanità, che pensa al dispiegamento di potere nei territori, a chiudere ospedali funzionati o a farli diventare non si sa ancora con quale utilità “case della salute”. Noi ricordiamo che non si può rimanere in silenzio, bisogna alzare la voce, muovere un dibattito e scendere nelle piazze, incontrarsi perché la rete che si è creata dopo lo scempio sulla 194 nel nostro ospedale ha portato i suoi frutti, che non sono ancora maturi, la forza di una rete di solidarietà è data da quanti più nodi riesce a legare, legare vite, esperienze e difficoltà. Per evitare che solo la voce di chi decide dall’alto possa essere sentita. Perché dal basso oltre alla protesta può e deve nascere progettualità, frutto delle crescenti difficoltà sociali che si riscontrano nella vita di tutti noi e non nelle carte di riordino economico delle nostre vite di pochi burocrati sanitari .

Centro Studi Libertari Luigi Fabbri – Jesi
FAI – Federazione Anarchica Italiana
gruppo “Michele Bakunin” – Jesi 
gruppo “Francisco Ferrer! – Chiaravalle