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osservatorio infortuni

osservatorio settembre 2014

Questo è il primo mese da quando abbiamo iniziato l’osservatorio(Marzo2014) che non rileviamo, con 
i nostri dati che sono sempre parziali,morti sul lavoro nella regione Marche, purtroppo le menomazioni 
anche gravi non mancano. Come sempre le norme che dovrebbero garantire l’incolumità di chi lavora 
sono quelle meno rispettate e sotto controllo. Questo mese registriamo anche l’uccisione da parte di un
datore di lavoro del fermano che a colpi di pistola uccide due operai a cui doveva un intero anno di 
lavoro arretrato,fra l’altro  uno di loro  aveva già vinto cause portate avanti dai sindacati , ma ancora non si 
vedeva pagato per il lavoro svolto, una cosa ormai sempre più frequente. nel settore edile dove in 5 anni
sono state chiuse 3mila aziende e lasciati a casa 12mila operai solo nel fermano.
Mentre a  Sefro nel maceratese viene scoperta una fabbrica fantasma con tutti i dipendenti in nero, al 
lavoro su prodotti plastici tossici con possibili sversamenti chi sa dove degli scarti di produzione.
Nel senigalliese si continuano a scoprire laboratori con lavoratori in nero di origine cinese,16 questa 
volta,con aziende che fatturano 9 milioni di euro completamente nascoste al fisco e quindi a ogni tutela
 di chi lavora. E’ nelle pieghe dei nostri abitati, a fianco alle nostre vite che scorrono sempre più precarie
 che si nascondono lo sfruttamento e la violenza di un capitalismo che non può essere umano.
Il profitto non  guarda in faccia a niente e nessuno , come possiamo pensare di difendere diritti e vite
tra le aziende in crisi che tagliano sui costi sulla sicurezza? Agevolate da lavoratori che pur di mantenere
il posto di lavoro si umiliano o rischiano sapendo di farlo. Imprenditori che  utilizzando i 
contratti messi a disposizione dal governo, che  aumenta la precarietà dei lavoratori non certo la loro 
 forza di far valere le ragioni di chi rischia la vita ogni giorno sul proprio posto di lavoro.”

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solidarietà ai ragazzi di Fano

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Comunicato stampa 8 ottobre

Comunicato stampa 8 ottobre

Il 4 ottobre scorso a Fano un’azione squadrista, firmata con svastiche e inneggi al duce, ha devastato lo Spazio Autogestito Grizzly. Consideriamo gravissimo quanto accaduto e segno di un peggioramento del quadro politico e sociale attuale dato che la violenza della bassa manovalanza fascista puntualmente si manifesta nei periodi di crisi economica e sociale. Peggio ancora in questo momento, alle porte di una serie di scadenze quali  scioperi nella scuola, cortei studenteschi, scioperi contro le manovre governative che cercheranno di manifestare il dissenso della collettività alle politiche scellerate del governo, alla voracità capitalista del padronato, e al montare della guerra fra poveri a fronte di una disoccupazione sempre crescente, alla discriminazione di genere. Dal canto nostro non siamo disposti ad accettare violenze e provocazioni di alcun tipo. Esprimiamo la nostra solidarietà alle/i compagne/i del Grizzly di Fano e siamo pronti a difendere i valori della classe operaia e dell’antifascismo contro ogni forma di violenza, squadrista o istituzionale, vigliacca e anonima o veicolata da leggi antioperaie e contro lo stato sociale.


FAI – Federazione Anarchica Italiana
–         Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
–         Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona
Circolo Studi Sociali “Ottorino Manni” – Senigallia
Anarchiche e anarchici della Valcesano
Biblioteca Archivio E. Travaglini  
Alternativa Libertaria/FdCA di Fano – Pesaro
Centro Studi Libertari “Luigi fabbri” – Jesi
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Comunicato stampa 25 settembre 2014

Morire di lavoro

Massimo Avaltroni è morto per arresto cardiaco in fabbrica. Quasi una notizia anomala, in tempi in cui si muore quotidianamente per incidenti sul lavoro. Per non aver messo prudentemente una maschera e rimanere così asfissiati, come i quattro operai ad Adria. O peggio, ammazzati per aver chiesto di essere pagati per aver lavorato, come i due immigrati a Fermo. Di questi tempi morire di infarto in fabbrica suona strano, ma non meno grave di qualsiasi tragedia che colpisce chi lavora. Qualcuno, i soliti sapienti, potrebbe dire che le cause sicuramente andrebbero cercate nelle abitudini di vita dell’operaio. In realtà, morire a quarant’anni, è un grave atto di accusa verso il sistema fabbrica in questo paese, verso il sistema salute, verso una classe politica che vuole rendere ancora più precario e insicuro il lavoro. E’ da chiedersi come e quanto abbiano influito i tempi e le condizioni di lavoro sullo stato di salute dell’operaio. La sua, è una morte improvvisa o si poteva evitare con visite, diagnosi e terapie appropriate? Ogni morte di infarto prevedibile ed evitabile, specie se si è in presenza di un basso livello di reddito e di istruzione, è la prova dell’iniquità sempre più diffusa che il Servizio Sanitario Nazionale, nella difesa della salute collettiva, non riesce ad ostacolare, a tutela di chi ha meno risorse e più bisogni. In Giappone esiste una tipo di morte improvvisa che si chiama Karoschi, o morte da super-lavoro, che in genere colpisce chi per mesi lavora in maniera continuata, prodotto di una cultura dove competizione e profitto dominano il sistema lavorativo. Chi oggi parla di riformare il mercato del lavoro vuole ritornare ai tempi in cui morire sul lavoro era una fatalità, una colpa del destino, un peso individuale ed una tragedia familiare, assolvendo la spietata logica capitalista che miete vite umane in nome del profitto. Da parte nostra un ultimo saluto a Massimo.

 FAI – Federazione Anarchica Italiana
 Sez. “Michele Bakunin” – Jesi
Sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle

25 settembre 2014