Le comunali jesine riservano poche sorprese. Il successo di Bacci al primo turno continua lungo il filone della stabilità e dell’assenza di alcuna forma politica organizzata che si sia manifestata durante il suo mandato. Il PD bulgaro jesino per il momento si lecca le ferite, tutte interne e mostra anche in città e a livello nazionale, come un patrimonio storico, politico e sociale alla fine è stato sacrificato sull’altare del potere dove, vince chi mostra maggiori garanzie agli investitori di riferimento.
Passata l’euforia elettorale, resta la città dove serviranno a poco slogan elettorali e politica urlata e di pancia. Una città di 40 mila abitanti, che hanno disertato le urne per quasi la metà, ma non ha riempito le piazze. Una città che non ha dato oltre le 4000 preferenza a nessuna lista.
L’utopia istituzionale e la partecipazione democratica giocano le loro ultime carte. A Jesi sarà sempre più difficile mantenere un’impresa, in un tessuto sociale devastato dal liberismo economico e da crack bancari. A fallire non è stata solo Banca Marche, ma un sistema che ha costruito solo e sempre profitti e che nella sua fine, trascina unicamente chi non ha mai avuto niente.
Qualcuno aspetterà i prossimi cinque anni per avere una rivincita. Altri rimarranno in fila al Pronto soccorso. Altri si contenteranno di feste e sagre di una città-vetrina utile solo a chi al bancone del bar vuole dimenticare e si illude che precarietà significhi futuro, sfruttamento sia sinonimo di opportunità, turismo possa essere industria e lavoro. I più penseranno unicamente a come tirare avanti senza scuole, asili, sussidi, trasporto, e lavori pubblici che non facciano ricordare in continuazione che esiste un salotto bello da curare e una periferia, grande come Jesi, da lasciare in custodia a decine di telecamere.
Insomma c’è una città che va oltre la rappresentanza, la delega e che cerca disperatamente la solidarietà, la partecipazione, la speranza. C’è una città che non si arrende, né al teatrino della politica istituzionale, né a quello padronale. Di questa città noi facciamo parte, come donne e uomini liberi, come lavoratori e disoccupati, studenti e malati, precari e stranieri; come anarchici. Di questa città faremo sentire la voce, i diritti, i bisogni.
F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Altro tempo che passa e altri lavoratori muoiono e rimangono feriti nelle aziende che guarda caso, non risultano mai fuori norma per la legge antinfortunistica, almeno da quello che trapela dai giornali.
Se cosi fosse, non staremo a riempire le cronache di amputazioni di arti e morti, potendo solo
immaginare il calvario che una sanità ormai per pochi, riserva ai feriti con quasi un incidente ogni 5 giorni nella nostra regione e in questi due mesi anche con 2 morti.
Per aziende che chiudono, le uniche posizioni che crescono visto il nostro futuro regionale, tutto votato al turismo, sono le posizioni di camerieri e cuochi, sempre con contratti uno peggio dell’altro: vedi Fabriano dove viene sanzionato un bar che occupa il 25% del personale in nero.
Il teatrino politico parlamentare, pur di accontentare i sindacati istituzionali, ha finto di accogliere le richieste dei lavoratori che avevano raccolto migliaia di firme per la presentazione di un referendum che spaventava la travagliata banda del partito al potere in fase di assestamento della propria identità di sinistra.
Una sinistra ormai andata alle ortiche, ma come ben sappiamo non c’è e non ci sarà mai
rappresentanza per gli sfruttati e la legge è e sarà sempre del padrone.
Nel frattempo i voucher cambiano nome e peggiorano, in sostanza continuando a favorire i lavoro nero e sottopagato, continuando a restringere, come altre tipologie di contratto, i diritti di lavoratori che sempre più devono prendere atto che possono solo con le proprie forze farsi portavoce delle lotte senza deleghe a nessuno.
In questi giorni, pessimi sono gli sviluppi per la Ragaini dove l’azienda comunica il licenziamento di oltre la metà della forza lavoro (166 persone) dopo aver utilizzato tutti gli ammortizzatori disponibili.
A sud della regione colpito dal terremoto, ormai da molti mesi la situazione non evolve, anzi, le macerie sono pressochè rimaste dove erano.
Gli sfollati sulla costa, in parte sono stati sfrattati per far posto ai turisti che devono riempire i ristoranti e le attività turistico/estive, ed in parte ancora si trovano in condizioni di disagio estremo.
Vedendo il vuoto istituzionale venutosi a creare e l’incapacità sia politica che materiale, molti di loro si sono auto-organizzati fregandosene bellamente di norme e codici vari, cercando di lottare con i denti per non spopolare territori che lo stato ha lasciato in abbandono dopo promesse su promesse, soldi stanziati e modelli di organizzazione fallimentari.
Anche in questo quadro l’autorganizzazione, la solidarietà e il legami umani hanno ancora una volta fatto la differenza, nel tentativo di resistere a speculazioni, ruberie e colpevole malgoverno.
A cura del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi
F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Sono passati ormai più di 5 anni da quando il Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di Jesi inaugurò la prima biblioteca circolante della città, a partire da circa 500 titoli e che ora sono più di 3000. Libri il cui uso è interamente autogestito e alimentato da chi si ritrova (a volte anche per caso) nella nostra sede, in Via Pastrengo 2, a vagare con lo sguardo alla ricerca di qualche titolo interessante da portare via. Infatti chiunque è libero, al sabato pomeriggio o in occasione di iniziative al circolo, di prendere in prestito, scambiare, o donare alla collettività libri di ogni genere.
Non c’è bisogno di registrazioni di sorta o della burocrazia eccessiva del circuito gravitante attorno alla piattaforma “Book Crossing”. Lo scopo della Biblioteca Circolante è anzitutto offrire possibilità di autogestione libertaria, diffusione del sapere e mantenere spazi di socialità all’infuori dello svago di consumo.
Anche quest’estate il circolo rimarrà aperto ogni sabato dalle 17.30 fino alla fine di Luglio per dare la possibilità di scegliersi un libro da leggere in vacanza o nelle pause dal lavoro estivo e per il prestito/consultazione di testi dall’archivio/biblioteca (10.000 volumi e documenti di carattere politico e storico incentrati sulla memoria storica e sulle questioni sociali). La Biblioteca Circolante, come l’Archivio del “Fabbri”, quale patrimonio collettivo degli sfruttati.
Un libro rinfresca le idee, le genera, le ampia e … le mette in discussione!
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Via Pastrengo 2, Jesi
(all’inizio del corso, vicino la Scuola di Musica)
Elezioni in cattiva salute
(comunicato stampa)
Fra meno di un mese ci sarà il primo turno delle comunali a Jesi, in cui si affronteranno sei candidati. Avremmo voluto dire qualcosa di specifico in merito ma l’involuzione democratica data dalle ultime riforme, impedisce, a chi non è in lista di esprimere, tramite quella che una volta si chiamava propaganda indiretta, un’opinione politica. Ciò nonostante qualcosa va messo in luce, in particolare rispetto alla cattiva salute di cui gode questa città in crisi per i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori, ma non per i profitti dei padroni.
Una città in cui si spaccia come alternativa occupazionale la prospettiva del turismo o della movida, mentre sempre più Jesi sta scivolando in un immenso quartiere dormitorio, egoista, conflittuale, povero e malato. La questione della salute a Jesi vede letti e personale tagliato e lunghe attese al Pronto Soccorso. Crediamo che in questo chi si candida a primo cittadino, ad autorità della salute pubblica, debba essere in grado di porsi in maniera rivendicativa e garantista di fronte ai bisogni di salute della popolazione, in particolare quella più fragile, in relazione alle istituzioni sanitarie e alla Regione, prese dal vortice irresistibile della destrutturazione della sanità pubblica.
Inoltre, la salute non è solo una questione di medici, ospedali, posti letto e farmaci, ma riguarda l’inquinamento del territorio, le sacche di povertà, la mancanza di reddito e di istruzione, la solitudine e la rottura delle reti sociali, i lavori usuranti e non protetti. Chi si candida al governo cittadino saprà tenere conto di tutto questo? Jesi è una città malata? Ancora no, ma i suoi abitanti lo sono. Non tutti. Qualcuno (pochi) non ha problemi; molti invece non riescono ad andare avanti. Il sostegno e la prossimità, la sicurezza sociale (non quella disciplinare) possono essere risposte solidali e comunitarie.
Anche se la salute è una problema comune, essa lascia poco spazio all’iniziativa del Comune, stretto fra l’interclassismo istituzionale, le compatibilità del mercato e scelte centrali che tendono sempre a lasciare indietro i più fragili, aumentando il divario fra paese reale e paese legale. Al di là di speranze e promesse elettorali di ogni genere, di fronte ai fallimenti statalisti e capitalisti, ci si organizza dal basso, nella solidarietà e nella prossimità, nel sostegno alle diversità e nella giustizia sociale: in Grecia o in Spagna, nelle periferie metropolitane o negli sperduti centri del post-terremoto, per non restare ancora una volta soli di fronte alla malattia, alla calamità, alla voracità di chi promette tutto e non ha mai fatto neanche mezz’ora di attesa in un Pronto soccorso!
F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo Anarchico “M. Bakunin” – Jesi