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ADESSO TOCCA A NOI
……contro le tossine della disinformazione

Domenica 13 Novembre,ore 17,
in via pastrengo n.2 a Jesi

DIBATTITO PUBBLICO 
L’argomento del dibattito viene suggerito dal titolo e riguarda l’uso sistematico di bugie, stereotipi e le vere e proprie campagne di disinformazione a livello mediatico e governativo. I reportage della manifestazione del 15 ottobre ( e le notizie della repressione successiva) sono
solo una piccola espressione di un politica della menzogna che si rende attiva dalle guerre umanitarie e mediatiche (ultima quella della Libia), alle scelte economiche e alle lotte operaie, fino alla visibilità negata ai movimenti e alle proteste delle collettività e dei migranti. Consideriamo importante che su queste tematiche più voci e diversità di percorsi possano incontrarsi ed esprimersi, stimolando la libera circolazione e diffusione delle idee e della verità.

Promuovono l’iniziativa le seguenti realtà di Jesi: 


Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”, ANPI, Libera contro le mafie, CSA – TNT, Ass. Brigate di Solidarietà Attiva – Marche, ARCI, FAI – Federazione Anarchica Italiana, PRC – Partito della Rifondazione Comunista, Jesi Attiva.

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comunicato stampa del 18 ottobre
Una caccia alle streghe in grande stile, questa  è l’unica definizione che si può dare alla grande campagna mediatica avviata dopo i fatti di Roma. Se le stesse energie fossero state spese per ridurre il disagio sociale  montante, forse non ci sarebbe stata l’esplosione di rabbia giovanile; o forse no. Il beneficio del dubbio è d’obbligo, ma non per tutti. Sembra che si sia aperta ufficialmente la caccia all’anarchico, anche se poi è un tifoso o un Black block o un comunista o un autonomo: di tutto un pò insomma, l’importante è criminalizzare chi dissente. Basta poco: una felpa, un casco, avere 20 anni. C’è una sproporzione enorme fra i fatti accaduti e la reazione, prima a Roma e poi nel resto del paese. Per quello che ci riguarda come FAI – Federazione Anarchica Italiana, la maggioranza del movimento aveva fatto due scelte precise: partecipare a Roma al corteo in modo visibile, pacifico, ordinato dietro lo striscione “accerchiamoli” o organizzare iniziative locali di controinformazione (così è stato a Jesi, come in molte altre città italiane), per essere presenti nei territori dove più acuta si fa sentire la crisi in termini di disoccupazione, povertà e tagli occupazionali. Sappiamo che fare titoloni con il termine “anarchico” è un buon incentivo alle vendite.Sappiamo inoltre che, in questo paese, prendersela con gli anarchici ha sempre anticipato tempi molto bui, da Piazza fontana in poi. Grave è lo sbraitare di leggi speciali, di riduzione dei diritti, di terminologie care allo squadrismo che ben poco hanno a che fare con la democrazia. Se queste sono le risposte ai gravi problemi sociali, far montare rabbia e alienazione, magari pilotarla, con qualche infiltrato o qualche utile idiota, per poi far dimenticare tutto con repressione pesante, c’è di che preoccuparsi. Per noi come anarchici la risposta è una sola: costruire sicurezza sociale, non con i manganelli e la violenza, ma con una istruzione pubblica garantita, con l?assistenza ai più deboli, con la dignità del lavoro e della comunità, con un futuro in cui vivere senza doversi vendere come schiavi o prostitute.

FAI – Federazione anarchica italiana
Gruppo  – Michele Bakunin, Jesi
Gruppo – Francisco Ferrer, Chiaravalle
Gruppo – Pietro Gori, Fabriano
Circolo Culturale – Ottorino Manni, Senigallia
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La dismissione degli immobili è una strategia carente e che non tiene conto dell’associazionismo

Le recenti notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi riportano all’attenzione il problema dell’immobile del San Martino.
Da parte nostra non possiamo che sottolineare alcune questioni importanti. Primo: la necessità di fare cassa da parte del Comune di Jesi e di alienare per questo immobili di proprietà dell’intera collettività è la dimostrazione di una capacità di governo dal respiro molto corto, che non dipende solo dai tagli fatti da Roma o dalla crisi economica, ma da una visione strategica globale carente è affatto funzionale ai bisogni dei cittadini.

Secondo: non vorremmo che dietro paventate permute di immobili, in cui il San Martino risulta essere un “oggetto” molto interessante, si celino scelte speculative poco chiare.

Terzo: come da altri ricordato il complesso attualmente ospita varie associazioni e per questo rappresenta un luogo di socialità e di cultura, fuori da logiche di mercato, irrinunciabile per la città. In merito quali “nuovi” inquilini, fatte salve le discutibili scelte che ogni volta vedono il San Martino al centro dell’attenzione dell’Amministrazione, chiediamo quali prospettive future ha previsto l’Amministrazione per dare risposta all’associazionismo ospitato dal complesso e alla stessa città che in varia misura vi partecipa, se ne serve e vi si riconosce.

Dal canto nostro, come anarchici, siamo pronti al confronto, alla mediazione, a percorrere qualsiasi strada che valorizzi l’interesse collettivo e l’associazionismo, e non il profitto privato. Ricordiamo che durante i giorni delle fiere di San Settimio, il Centro Studi Libertari ha tenuto per tre giorni aperta la nuova sede al pubblico, con iniziative articolate: presentazione di libri, cineforum, cena sociale, musica e consultazione dei materiali dell’archivio in dotazione. Inutile dirlo, buono è stato il riscontro di pubblico.

Centro Studi Libertari Luigi Fabbri – Jesi
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SOLIDARIETA’ ALLA LIBERA REPUBBLICA DELLA MADDALENA

Almeno duemila agenti fra polizia, carabinieri, guardia di finanza e
corpo forestale.
Una quantità impressionante di lacrimogeni sparati contro i
manifestanti. Idranti e ruspe per spazzare via le barricate contro il
TAV. A dieci anni dal massacro di Genova, lo Stato italiano ha voluto
imporre il suo dominio contro la Libera Repubblica della Maddalena, un
presidio di libertà e autogestione costruito dalla popolazione valsusina
che resiste alla devastazione ambientale.
Le minacce del ministro dell’Interno Maroni si sono concretizzate alle
prime luci dell’alba: un’operazione militare in grande stile sostenuta
dal plauso di tutti i poteri forti, dai partiti di centrodestra e
centrosinistra passando per Confindustria.
Nonostante questo, il movimento NO TAV non si piega: la resistenza
continua nella convocazione di scioperi spontanei nelle fabbriche della
valle (quattro fabbriche, da stamane, in sciopero spontaneo), nei
blocchi stradali e ferroviari di queste ore convulse, nella generosa
consapevolezza dei valsusini che lottano a mani nude per la salvaguardia
della loro valle, della loro salute, del loro futuro.
La mobilitazione in risposta all’arroganza del governo si sta estendendo
nella penisola: alcune organizzazioni hanno proclamato lo sciopero
generale; presidi e manifestazioni di protesta si annunciano, per il
pomeriggio, in moltissime città italiane.
I fatti di questa mattina dimostrano che la vera violenza è quella dello
Stato che spiana la strada agli interessi criminali del capitalismo
ripristinando il suo disordine in punta di manganello.
La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
denuncia la repressione dello Stato nei confronti di questa lotta
decennale per la libertà e l’autodeterminazione e rinnova la sua massima
solidarietà alle popolazioni valsusine in lotta.

Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI

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Comunicato stampa

Sono apparsi nei giorni scorsi, a mezzo stampa, alcuni articoli sulla presenza degli anarchici nelle Marche, prendendo spunto dalla nuova ondata repressiva a carico dei soliti “insurrezionalisti” che in questi giorni, a Bologna, ha visto una vera e propria caccia all’uomo. Le notizie che sono apparse a livello locale non riescono però a dare un reale quadro della presenza anarchica sul territorio marchigiano. Per intenderci, non si tiene conto dell’attività alla luce del sole, aperta, radicata e coinvolgente che da decenni circoli e gruppi anarchici marchigiani portano avanti. Dagli anarco-sindacalisti dell’USI regionale, alla FAI (Federazione Anarchica Italiana – da non confondere con quella informale), alla Federazione dei Comunisti Anarchici, alle biblioteche ed agli archivi presenti in varia misura e rappresentanti un patrimonio storico e documentario, fino ad un paio di esperimenti di comunità autogestite. Attività, livelli di impegno e di coinvolgimento diversificati ma con la comune caratteristica di una presenza ben definita, conosciuta e fuori da una qualsivoglia “informalità”. Una informalità che molto spesso viene agitata ad arte da chi anarchico non è, funzionale a creare ambiti di incertezza, amalgami politici non ben definiti, in cui far sguazzare strategie elettoralistiche e della tensione, armi di “distrazione” di massa, che purtroppo segnano sempre puntualmente i momenti di crisi politica ed economica, quando diventa necessario, nel nostro paese, creare paura e angoscia sociale per ridare credibilità a malgoverni e mal governanti. Dal canto nostro le diffamazioni, le menzogne e le intimidazioni non ci hanno fatto mai recedere dall’impegno nella costruzione di una società migliore, nella conquista di diritti civili e sindacali, nella denuncia delle storture del sistema.

Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi

FAI – Federazione Anarchica Italiana

Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi

Zona Ex-Carceri – Jesi