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ricordando che

dal gruppo torinese considerazioni antimilitariste

Nostra patria è il mondo intero

Soldati e bandiere. I nazionalisti di ogni dove fanno festa con divise e
vessilli: cambiano fogge e colori, ma la musica è sempre la stessa. Quella
delle marcette che accompagnano gli assassini di professione.
I soldati fanno le guerre, ammazzano, incendiano, distruggono, stuprano.
Le bandiere fanno sembrare belli e sacri i massacri.
I militari che ammazzano i bambini in Afganistan – nove solo la scorsa
settimana – sono trattati da eroi, chi brucia il tricolore, perché
vorrebbe un’umanità senza frontiere, rischia due anni di galera.

Quanti uomini, donne e bambini sono morti per spostare un confine, per
piazzare un po’ più in là una bandiera, perché uno Stato diventasse più
grande? I contadini meridionali che salutarono Garibaldi sperando in un
domani migliore scoprirono presto il loro inganno. La loro rivolta contro
tasse, coscrizione obbligatoria, razzismo venne repressa in un bagno di
sangue.
La nazione, la patria, la bandiera sono le favole tristi che gli Stati
raccontano quando mandano qualcuno ad ammazzare e a morire. Magari per la
pace. O l’umanità.
Negli anni Trenta le truppe italiane massacrarono centomila libici (su
ottocentomila abitanti) in nome della grandezza e dell’impero. Oggi si fa
la guerra e la si chiama pace.
Gli accordi con la Libia sottoscritti dai governi italiani, sinistra e
destra unite per un mondo peggiore, sono stati la condanna a morte,
tortura, galera e stupro per migliaia di immigrati, profughi e richiedenti
asilo.
Il raiss di Tripoli è stato accolto, riverito, baciato e lautamente pagato
per i suoi servizi.
Uno sporco lavoro appaltato ad una ditta specializzata. In violenze e
torture. Da sempre la Libia è un inferno per chi vi giunge da sud: tra
trafficanti d’uomini, galere infami, botte e ricatti molti non ce la
fanno. I corpi di chi viene abbandonato nel deserto e quelli inghiottiti
dal mare sono la silente testimonianza di una strage programmata a Roma ed
eseguita a Tripoli.
Un crimine contro l’umanità, perpetrato nel silenzio dei governi –
francesi ed inglesi in testa – che oggi vorrebbero bombardare la Libia per
cacciare Gheddafi. Il governo italiano tentenna solo perché aspetta di
salire sul carro del vincitore. A nessuno importerebbe nulla degli insorti
della Cirenaica, se non stessero seduti sopra milioni di barili di
petrolio.

Lo Stato italiano compie 150 anni e fa festa. Il governo festeggia con ben
10 parate militari nelle strade della prima capitale d’Italia.
Festeggia un paese in guerra. Quelle di ieri e quelle di oggi.
Chi sa che nel Forte di Fenestrelle migliaia di prigionieri di guerra
borbonici vennero fatti morire di fame e di stenti?
Seicentomila contadini ed operai del nord e del sud morirono per spostare
più ad est i confini del regno, perché una bandiera diversa sventolasse
sugli edifici pubblici. Cosa ne hanno guadagnato i poveracci di Trento,
Trieste, Gorizia? Forse i padroni sono diventati meno padroni, c’è stata
distribuzione delle ricchezze, giustizia sociale? Nulla cambia ogni volta
che si sposta una frontiera.
Ma i tricolori garriscono spavaldi sulle tombe di chi è morto senza un
perché.

L’Italia si è fatta – e si continua a fare – con il sangue degli “italiani”.
Con il sangue della povera gente. La povera gente ha la stessa faccia in
ogni dove, perché ovunque – qualunque sia la bandiera, i padroni lucrano
sulle nostre vite, rubandocele pezzo a pezzo. Chi vuole un mondo diverso,
senza sfruttati né sfruttatori, non vuole frontiere, Stati, bandiere,
eserciti.

Ricordate le proteste della Confindustria all’annuncio della festività del
17 marzo? Dopo aver gridato che il governo li mandava sul lastrico i
padroni hanno cessato le ostilità. Che siano stati pervasi da improvviso
furore patriottico? Che i padroncini della bassa padana abbiano rinunciato
al sole delle alpi?
Ma figurarsi! La spiegazione è banale. Chi credete che paghi la “festa”
del 17 marzo? I lavoratori ovviamente!
Nel 2011 la festività soppressa del 4 novembre non verrà pagata come di
consueto, perché i soldi del 4 novembre serviranno a coprire il 17 marzo.
Così tra una fanfara ed un alzabandiera ci rimettiamo una giornata di
stipendio.
Una ragione in più per sostenere l’internazionalismo contro la retorica
patriottica di si arricchisce con le guerre e con il nostro lavoro.


Federazione Anarchica Torinese – F.A.I.
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ricordando che T.S.O.
TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO PROLUNGATO
sicuri da morire?

Ricoveri forzati, alla camera si cambia legge 180 Il rischio e’ quello del ritorno dei manicomi
Un tempo li chiamavano matti, e vivevano chiusi nei manicomi. La legge che li ha tolti dalla reclusione forzata, la legge 180 approvata nel 1978 , aveva promesso un’assistenza a misura d’uomo delle persone affette da disturbi mentali, facendo intravedere la possibilita’ di un loro reinserimento nella societa’. Dopo 33 anni, in presenza di un bilancio in chiaroscuro di quella riforma, che ha avuto il merito di cancellare la vergogna dei manicomi ma che in molte zone
del paese e’ rimasta lettera morta nella creazione di strutture alternative, c’e’ chi sta pensando di tornare alle vecchie strutture contenitive. Proprio in questi giorni e’ in discussione alla Camera
una proposta di legge presentata dal deputato del Pdl Carlo Ciccioli…. il clou della proposta e’ racchiuso in una sigla: Tsop. Significa ”trattamento sanitario obbligatorio prolungato”. Si tratta del ricovero forzato per quei pazienti che secondo gli psichiatri del dipartimento di salute mentale hanno bisogno di un lungo periodo di cure . Il Tsop dura sei mesi , ma puo’ essere rinnovato. E’ deciso dal sindaco, con l’assenso del giudice tutelare, su proposta del dipartimento di salute mentale che ha in cura il paziente…. L’optimum , per i presentatori della proposta di legge, e’ che durante il ricovero coatto, il paziente accetti di firmare un ”contratto terapeutico vincolante”. E’ quel ”contratto di Ulisse” di cui parla Ciccioli nella presentazione della sua proposta: come il protagonista dell’Odissea che si fa legare all’albero della nave nell’episodio delle sirene, il paziente decide di seguire le cure che gli vengono prospettate dallo psichiatra e anche se cambiasse idea, non ci sarebbe nulla da fare, il programma dovrebbe andare avanti….

Tutto l’articolo e alcune foto le trovate al link qui sotto.

http://ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/07/11/visualizza_new.html_1851353164.html


dal passato di Carlo Ciccioli

giornali del 1974