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Lottare si può, Lottare si deve!

Il padronato e il governo, complice la crisi internazionale e parte del sindacalismo confederale, stanno provocando uno tsunami devastante in tutto il mondo del lavoro e non solo, cancellando diritti, posti, regole e potere d’acquisto dei magri salari.

Il nostro territorio sta pagando un prezzo elevato in termini di perdite occupazionali, dalla Merloni di Fabriano al Cantiere di Ancona si evidenzia una scia continua di fallimenti, delocalizzazioni, mobilità, cassa integrazione in provincia e in regione.

In tutto il paese si delinea all’orizzonte una “macelleria sociale” provocata dallo scadere degli ammortizzatori sociali, totalmente inadeguati alla portata della crisi, e all’aumento della disoccupazione, innescando lotte tra poveri, razzismo e aumento della precarietà, dell’insicurezza, dello sfruttamento.

Abbiamo gridato che non avremmo pagato una crisi voluta e cresciuta all’ombra delle speculazioni finanziarie e del capitalismo internazionale, ma attualmente gli unici ad aver pagato siamo proprio noi, lavoratori, disoccupati, studenti mentre banchieri e industriali continuano ad arricchirsi grazie anche agli aiuti statali.

Nella politica, l’opposizione, sta reagendo come un pugile suonato, incapace di infliggere colpi incisivi, barcollante, privo di quella lucidità che a dire il vero non ha mai avuto, in quanto da sempre è a caccia di poltrone e frequenta le piazze soltanto per strumentalizzare per fini elettorali le lotte operaie.

Riteniamo questo sciopero generale di 4 ore utile soltanto come punto di partenza per un reale cambio di rotta, è necessario cambiare marcia, noi non ci stiamo ad essere fatti a pezzi, riprendiamoci le piazze, riprendiamoci la vita.

Solo la lotta paga!

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A D I F E S A della salute, dell’ambiente e del lavoro, CONTRO L’INQUINAMENTO delle nostre vite prodotto dalla politica e dal mercato.

“Le Marche, l’Italia in una regione”, mai slogan fu più appropriato. La nostra regione assomiglia sempre più all’Italia devastata dai profitti industriali, dalle speculazioni degli sciacalli di turno, dai facili guadagni che una classe imprenditoriale senza scrupoli fa a spese dei cittadini grazie alle complicità del palazzo. La centralizzazione della produzione di energia elettrica in provincia d’Ancona, zona ad alto rischio ambientale, vede la Sadam e l’Api farla da padroni con la costruzione della centrale a biomasse e la pipeline per il bio-diesel. La Sadam di Maccaferri non si fa scrupoli e cerca di massimizzare i suoi profitti su tutto il territorio regionale, ma la volontà e la determinazione dei cittadini si fa sempre più sentire da Fermo, al Pesarese, alla Vallesina e in tutta la regione.
Non basta! Si paventano progetti devastanti un po’ in tutta la regione: rigassificatori, centrali turbogas, elettrodotti e perfino una centrale nucleare. E, se si vuole, viste le cronache del passato, non è detto che le devastazioni edilizie non favoriscano, come in varie parti del paese, anche da noi frane e smottamenti di vario ordine. Insomma un quadro preoccupante sintomo di una classe politica ed industriale buona solo a leggere il territorio in termini di saccheggio, di potere e di profitti per pochi a danno di molti.
In questi giorni si sta rendendo più difficile la lotta contro la TAV in Val Susa. Una lotta fatta dal basso, dai cittadini, fuori da giochi di partito e di potere. Una lotta che dà fastidio a molti e che vede una reazione feroce contro la libertà di protesta, con feriti ed arresti indiscriminati e menzogne mediatiche. Nelle Marche ancora non si è arrivati a tanto, di certo la volontà dei cittadini che dal basso hanno costituito e reso attivi comitati a difesa della salute, non sempre è ben accetta. Ciò nonostante in alcuni casi si sono smascherati i giochi torbidi della politica, fermati progetti pericolosi, ed evidenziato quanto siano piccoli gli spazi di libertà e di democrazia a disposizione della collettività per difendersi dai soprusi del potere.
Dal canto nostro la lotta continua contro la Sadam di Jesi, contro chi vuole lo scontro fra le ragioni dell’ambiente e quelle del lavoro, a difesa della libertà di parola, della salute pubblica e di un futuro occupazionale certo, produttivo, e non fatto solo per ingannevoli speculazioni finanziarie.
Continueremo a far sentire le ragioni della collettività, saremo a fianco dei cittadini e dei lavoratori ogni volta che dal basso si difende la dignità umana e si costruisce la giustizia sociale.
Solo la lotta paga!


Federazione Anarchica Italiana

sez. M.Bakunin Jesi

sez. F.Ferrer Chiaravalle

Centro Studi Libertari “L.Fabbri” Jesi

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NON UN EURO PER LA GUERRA

Sono le industrie di armi il vero made in italy

Nei giorni scorsi si è svolto a Torino l’aerospace and defence meeting la fiera dei produttori di armi italiane, un grande giro di affari sopra le nostre teste e le nostre vite. I media ci tengono quasi all’oscuro dei fatturati in aumento anno per anno delle case produttrici di armamenti. Il loro fatturato aumenta con i soldi presi dalle nostre tasche e di milioni di persone nel mondo che vorrebbero servizi dalle tasse che pagano,invece ricevono nuove armi e nuove guerre con ogni volta una causa differente che giustifichi gli interventi militari.Il culmine è stato raggiunto con la guerra al terrorismo,una guerra permanente che permette di usare e vendere armi a qualsiasi esercito anche quello contro cui si interviene nelle missioni italiane,armi che distruggono interi paesi per poi investire nel dopo-guerra e lucrare sulla disperazione delle popolazioni allo stremo. Il nostro paese è nei primi posti al mondo tra i produttori e commercianti di armamenti.

L’Italia ha il record del costo più alto per i cittadini, ben 689 dollari a testa. La spesa militare complessiva si aggira intorno ai 24 miliardi di euro. Cifre da capogiro!!!! Lo scorso anno l’export made in Italy ha segnato cifre da record.

Oltre 3 miliardi di euro di nuovi contratti, il 29% in più rispetto al 2007. Armi consegnate per 1,8 miliardi di euro: 500 milioni in più. In più ci sono i 2,7 miliardi di euro delle coproduzioni.

Armi che tolgono i soldi pubblici dai servizi come scuola e sanità.

Ed ecco bella pronta la solita storia dei soldi pubblici che non bastano, le spese per lo stato sociale diminuiscono, ma non c’è modo di fermare l’ascesa della spesa militare ed il finanziamento di aziende a cui la crisi non è nemmeno passata di striscio.

Ogni parte politica sia passata al governo di questo paese non ha mai tagliato soldi per armamenti, ma spinto verso nuove tecnologie e nuovi modelli di armi; come l’acquisto degli caccia-bombardieri F35 con i cui soldi potrebbero essere messe in sicurezza scuole, o intere zone a rischio geologico. Questa giornata in cui si festeggiano le forze armate e i soldati che ora circolano per le strade delle nostre città come fossero a kabul (dove lo stato sembra che paghi i gruppi armati per non essere il primo bersaglio degli attentati.) I protagonisti sono i medesimi della Somalia, dell’Iraq e dell’Afganistan. Quelli delle torture, delle ambulanze mitragliate, dei civili bombardati. I militari nelle città costano a noi tutti 62 milioni di euro l’anno. Anche questa è guerra, guerra interna. Nel mirino sono gli immigrati, i rom, i senza casa, chi si ribella ad un ordine sociale feroce. La propaganda della paura, che ci vorrebbe nemici dei più poveri, degli ultimi arrivati costruisce il consenso intorno alla barbarie bellica. Stiamo sempre peggio, tra lavori precari e in nero, senza tutele e senza sicurezza, ma ci convinciamo che i nemici siano quelli che stanno peggio di noi, non i padroni che ogni giorno lucrano sulla nostra vita. Bisogna rompere la propaganda di guerra, costruendo ponti solidali tra gli oppressi e gli sfruttati. Un lavoro quotidiano, difficile, concreto. E altrettanto concreta deve essere la lotta a chi la guerra la prepara, la finanzia, la alimenta, la fa. Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi,partendo dalle nostre vite , dal territorio in cui viviamo, dove ci sono uomini armati che pattugliano le strade.

La chiamano sicurezza, anche se l’unica sicurezza di cui abbiamo bisogno è quella del lavoro e sul posto di lavoro!!




Federazione Anarchica Italiana

sez. M.Bakunin Jesi

sez. F.Ferrer Chiaravalle

Centro Studi Libertari “L.Fabbri” Jesi