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ripresa mortale

Ripresa Mortale

Dati Istat parlano di un aumento della mortalità di 11,7% in Italia, pari a 67.000 unità. Cifre che i media riconducono in paragone solo al 1943 o al 1915-18, periodi di guerra.

Del resto c’è poco da stupirsi dato che da anni in Italia è in atto una guerra di classe, da parte dei padroni, che miete diritti e vite senza incontrare ostacoli di sorta, se non quelli di cambiare, volta per volta, il presidente del consiglio di turno per andare avanti più speditamente nella strutturazione di uno dominio assoluto da parte delle classi ricche.

Il Governo Renzi dice che il paese è fuori dalle secche e che la ripresa c’è e intanto salva banche e interessi degli amici degli amici. Tutto ciò però non parla direttamente dell’aumento della mortalità, e non basta dare solo al boyscout fiorentino la colpa di tutto. C’è anche un ministro della sanità che assiste impassibile a tagli progressivi di finanziamenti e servizi, per perdersi in disquisizioni filosofiche sulla prevenzione e gli stili di vita salutari.

Alla fine l’aumento della mortalità denuncia il degrado del paese che rischia di prestarsi a diverse letture populiste, come quella data dall’editorialista Mario Giordano di Libero – quello che fa prime pagine razziste – dove si preoccupa per la mortalità in aumento. Anche i deputati dell’unica opposizione presente e onesta se ne preoccupano. E pure gli italiani de noantri salgono in cattedra a gridare aiuto per la salute pubblica e per i Marò! Il rischio è che un dato importante venga affogato nella melma mediatica e politica al fine di generare reazioni pulsionali e fataliste.

L’aumento di mortalità, la diminuzione di cure, ricoveri, prestazioni, etc. deve essere letto in una chiave semplice: l’accesso ai servizi è negato ai più. Lo stesso universalismo della sanità pubblica è ormai ridotto in fin di vita di fronte alla sanità della prestazione privata del luminare (neanche tanto) di turno. Il coro di lamenti dovrebbe porre l’attenzione su quanto costa una visita a pagamento, un elettrocardiogramma, una ecografia, anche un semplice esame del sangue (viste le ultime scelte del governo) e di conseguenza su chi paga, chi ci rimette e chi si arricchisce. Difficile immaginare assalti popolari a centri ambulatoriali privati per avere visite mediche gratuite.

La realtà è più semplice nella sua complessità: meno lavoro, meno lavoro garantito (chi è che parlava di finirla con il posto fisso?), meno previdenza e copertura sanitaria, città e territori invivibili, trasporti pubblici inesistenti e traffico privato in continua espansione.

Ed ancora: territori saccheggiati, trivelle, turbogas, tav, gasdotti e terre dei fuochi. Nel paese dell’expo alimentare sempre più italiani comprano e mangiano alimenti di dubbia qualità, solo perché … non ci sono i soldi. Facile prendersela con chi fuma, con la crisi, le banche, e gli stranieri (lo sciacallo di turno non manca mai), ma intanto il professionista che ti fa la visita a 100, 200, 300 euro in nero nessuno lo tocca.

E’ aumentata la mortalità degli italiani? Numeri da guerra? Vero, una guerra di classe contro cui, è tempo di reagire, organizzarsi, a partire dalla difesa individuale e collettiva della salute dei più deboli, di chi non ha accesso ai servizi, di chi non ha altra possibilità che vivere, mangiare e lavorare in pessime condizioni.

La solidarietà di classe, la diffusione di notizie e aiuto sono medicine più potenti di qualsiasi anatema del politico di turno e, garantiscono l’accesso ad una vita migliore, da subito. Basta solo organizzarsi fra sfruttati e non cedere al ricatto dei baroni della salute, dei guappi della disinformazione (vaccinarsi è un diritto ed uno strumento valido!), dei ladri di servizi pubblici.




FAI – Federazione Anarchica Italiana 
Gruppo – M.Bakunin – Jesi
Gruppo – F.Ferrer – Chiaravalle
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Le guerre non si Festeggiano. Si RIFIUTANO!


1915 – 2015: le guerre non si festeggiano. Si rifiutano!

E’ dei giorni scorsi la notizia della “volontà di chiedere perdono” da parte della Repubblica italiana per i fucilati italiani durante la 1^ Guerra Mondiale. Molti altri paesi l’hanno fatto decenni addietro e ha il sapore dell’auto-assoluzione da parte dello stato di essere responsabile di un crimine contro l’umanità: la guerra. Per chi volesse maggiori conoscenze sulle vittime del “fuoco amico” interessante è il libro di Marco Rossi delle edizioni BFS “Gli ammutinati delle trincee”.
http://www.bfs.it/edizioni/libro.php?id=203

Per rimanere in tema, nell’anniversario del grande macello, partecipata è stata la risposta antimilitarista e antifascista data lo scorso 23 maggio a Gorizia in contrapposizione al raduno organizzato da Casapound. Molte le info sia in rete che su fb, utile, quelle mostrate in info-action:
http://info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2617:23-maggio-a-gorizia-foto-e-video&catid=186:manifestazioni

Resta comunque il fatto che le spese militari in questo paese continuano a salire, mentre si taglia su scuola, sanità, assistenza, previdenza etc. Fra gli ultimi aggiornamenti, l’articolo del manifesto reperibile in rete:
http://ilmanifesto.info/litalia-spende-80-milioni-al-giorno-in-spese-militari/

Non resta che ripetere lo slogan: contro tutte le guerre, contro ogni guerriero e contro qualsiasi guerrafondaio, razzista, borghese, religioso o affarista che sia.

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana 
M.Bakunin – Jesi
F.Ferrer – Chiaravalle
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votare chi e per cosa?


Votare chi e per cosa?

Il prossimo 31 maggio si voterà in sette regioni italiane, fra cui le Marche. Elezioni importanti per i governi locali che decideranno ancor più sulla sanità futura, sul territorio, probabilmente a livello nazionale (via il senato entrano i rappresentanti delle regioni) e, senza sorpresa, su tasse e sussidi a livello locale.
La posta in gioco è alta, il territorio da conquistare attraverso una poltrona è potenzialmente ricco di offerte, affari, interessi, e clientele ed altro. Gli scandali avvenuti in questi anni, e in questi mesi non fanno sperare niente di buono, anzi. Non c’è stata regione dove non si sono avute spese pazze, a carico dei cittadini, corruzione di consiglieri, collusione con la criminalità e il continuo taglio di servizi, sicurezze, prestazioni sanitarie.
In quasi mezzo secolo di vita il risultato politico ed economico, ma soprattutto sociale dell’esistenza delle regioni in Italia è negativo, rivelandosi funzionale alla crescita delle disuguaglianze sociali, alla protezione dei profitti privati, alla devastazione del territorio.
Nelle Marche poi si assiste ad una tragicommedia politica e istituzionale dove il presidente Spacca, due mandati a maggioranza PD, adesso corre per il centrodestra. Giochi di potere che potrebbero anche non interessarci, ma le loro conseguenze, le cattive ricadute di una democrazia stracciona e di un capitalismo rampante e arrogante, saranno unicamente a carico dei più deboli, degli sfruttati, dei lavoratori, di vecchi, malati, stranieri e disoccupati.
Qualcuno dice che il sistema Marche tiene. Forse, ma diminuiscono i posti di lavoro, chiudono le fabbriche, scompaiono garanzie e tutele di ogni tipo. La sanità, nonostante la regione sia fra le più virtuose, subisce contrazione dei servizi e dell’accesso, per essere data in gestione a primari tuttofare al governo di interi settori medici su tutto il territorio di una provincia. Alla faccia della democrazia (loro)! E mentre si vendono balle che parlano di futura occupazione con lo sviluppo del turismo, quando piove un po’ più del solito, si allagano strade, case e quartieri.
Le Marche come territorio devastato dalla politica istituzionale e dai profitti di mercato, dove chi governa e chi sta all’opposizione ha sempre una scusa pronta per dare la colpa a qualcun altro … ma allora che ci stanno a fare? Al contrario gli esempi sono molteplici di lavoratori e cittadini che si mobilitano dal basso per difendere il lavoro (Cantieri ad Ancona e l’Indesit a Fabriano), la salute (Fossombrone e Chiaravalle contro la chiusura dei piccoli ospedali, o il grido degli operatori sanitari che non ce la fanno più), il territorio (contro rigasificatori, turbogas, ecc.).
Le Marche: l’Italia in una regione. Vecchio slogan di qualche anno fa ma verissimo e valido, e dunque come nel resto d’Italia, la difesa del lavoro, del territorio, della salute, e dei diritti, parte dal basso, dalle lotte, dalla solidarietà, e non dall’illusione di cinque minuti di democrazia, più sperata che rilasciata. Se tutti i soldi che vengono spesi in campagne elettorali fossero investiti nella risposta ai bisogni collettivi, molti problemi sarebbero risolti.
La scelta resta quella dell’autogoverno, delle risorse redistribuite, dei bisogni sociali soddisfatti, della cacciata di una classe politica al servizio unicamente dei padroni di sempre.


No grazie, meglio l’autogestione sociale!

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana 
M.Bakunin – Jesi
F.Ferrer – Chiaravalle



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info-point 18 aprile













In-sicurezza generale …
Due notizie. Ad Ostuni crolla il soffitto di una scuola elementare, alcuni bambini sono rimasti feriti. Un po’ in giro per tutto il paese dietro le spinte dello sciacallaggio elettorale, decine di campi Rom vengono smantellati, deportando di fatto centinaia di persone colpevoli solo di appartenere ad un’altra cultura, vittime della caccia al voto facile. Chissà se il modello di una scuola del futuro, votata al mercato e con il preside padre-padrone riuscirà a salvaguardare la sicurezza dei suoi scolari.
In termini diversi entrambe le notizie si legano alla parola sicurezza che però può avere vari aspetti. Infatti c’è chi maschera politiche comunali inesistenti e di vendita del patrimonio pubblico con la “sicurezza” delle telecamere, e chi riempie di niente il vuoto dei pensieri contro le coppie gay, i clandestini, l’Europa etc. Ma c’è una sicurezza reale, importante, irrinunciabile che giorno dopo giorno viene a mancare sotto i colpi del profitto.
Sicurezza è avere un posto letto in ospedale o l’assistenza a domicilio se si è malati specie se vecchi, poveri e soli. C’è chi muore dimenticato dentro casa e chi salta in aria vittima del degrado e dell’abbandono (madre e figlia a Torino). Sicurezza è abitare in un comune che non vede franare case, strade e palazzi ogni volta che piove. Sei anni sono passati dal terremoto de L’Aquila e la “sicurezza” garantita da privati, istituzioni e politici nel dopo terremoto è sotto gli occhi di tutti.
Sicurezza è avere un posto di lavoro e un reddito dignitosi. Invece le politiche di Governo, della Confindustria e delle svendite sindacali, impongono una legge infame – Jobs Act – che cancella qualsiasi diritto, qualsiasi garanzia, ogni speranza di essere soggetto sociale come classe lavoratrice. Qualcuno ha detto che il Jobs Act ha creato ben … 13 posti di lavoro. Quanti posti di lavoro ha cancellato, forse non lo sapremo mai.
Sicurezza è andare al lavoro e poter tornare a casa sano e vivo. Nel solo mese di gennaio di quest’anno 50 sono stati i morti sul lavoro, appena uno in meno rispetto allo scorso anno. Chissà come sarà quando fra qualche anno si sarà costretti a lavorare fino a settant’anni per una pensione che non si avrà mai e che sarà servita solo agli sciacalli del sistema del profitto, cioè al capitale protetto dalla violenza dello stato. Si potrebbe continuare all’infinito, ma per sicurezza noi consideriamo quella relativa a lavoro, stipendi, salute, scuola, diritti sociali.
Il resto è solo propaganda elettorale di partiti asserviti alle esigenze dei padroni, dipinti del colore del fascismo squadrista e guerrafondaio, rappresentati da individui privi di qualsiasi utilità sociale, che non hanno mai lavorato, assistito un anziano, risparmiato … sofferto. Un’Italia più sicura qualcuno la vorrebbe con vicesceriffi che prendono e ammazzano neri per strada, indifferenti all’accusa di essere un paese dove si tortura e deporta. Per noi anarchici rendere un paese sicuro significa semplicemente sviluppare la solidarietà, la libertà, le garanzie sociali e sindacali.
… finché c’è un governo, finché c’è un padrone!
FAI – Federazione Anarchica Italia:
– gruppo “Michele Bakunin” – Jesi;
– gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
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