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Apprendiamo dalla stampa con tristezza e sgomento la notizia della morte di Luca Animobono. Come anarchici e libertari di Jesi e della Vallesina non possiamo che unirci al dolore di familiari, amici e colleghi e dei tanti conoscenti che per il suo lavoro di cronista hanno avuto il piacere di conoscerlo, di apprezzarne al professionalità e la pacatezza. Non spetta certo a noi esprimere giudizi sul suo lavoro, ma Luca sapeva unire ad uno stile semplice e lineare, mai infarcito di facili frasi effetto, la capacità di raccontare, fare sintesi, dipingere in poche righe la cronaca di un avvenimento, il profilo di un personaggio, il commento su di una situazione. A fronte di molti che amano cedere alle facili scritture, zeppe di stereotipi o anglicismi, Luca ha saputo dare dignità al lavoro di cronista, quello di provincia, molto spesso dimenticato e fuori dai riflettori e dai facili guadagni. Lo ringraziamo e lo salutiamo per l’ultima volta, inchinandoci di fronte agli insegnamenti derivati dalla quotidianità del suo lavoro e della sua persona.


Jesi, 24 aprile 2012


Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”
FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” di Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” di Chiaravalle
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live-report 8/04/2012

http://www.thenewnoise.it/the-orange-man-theory-semenzara-the-horrible-network-842012/ (grazie a Michele Giorgi)

THE ORANGE MAN THEORY + SEMENZARA + THE HORRIBLE NETWORK, 8/4/2012
di MICHELE GIORGI • 16/04/2012 • 23:59Nessun commento

Jesi, C.S.L. “L. Fabbri”.

Mia nonna ripeteva sempre: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Fedele a questo motto, ho deciso di lasciare il pranzo con i parenti per raggiungere Jesi e unirmi a una compagnia ben assortita, per un crescendo di estremismo sonoro che ha visto tre approcci differenti a uno stesso modo di sentire la musica, rappresentato dalla passione e dalla capacità di re-interpretare stili pre-esistenti in maniera decisamente personale. Classica ciliegina sulla torta è stata quello spirito rilassato delle matinée al circolo, con banchetti, chiacchiere, bevute in compagnia e qualche postumo del sabato sera e del pranzo domenicale ancora sulle spalle.

Aprono i The Horrible Network, con un mix tra spirito DC e seconda ondata emocore, senza lasciare fuori una linea diretta con gli eroi locali Eversor. La miscela risulta ben bilanciata e appare perfetta per aprire le ostilità, con un continuo alternarsi di energia hardcore e linee melodiche orecchiabili, scariche di adrenalina e pathos, con il piglio tipico della vecchia scuola e un piede già pronto a varcare il confine con l’indie. È proprio la capacità di reggere il tutto senza sbilanciarsi troppo la carta vincente e il maggior pregio di questa band: approfondiremo in sede di recensione.

A seguire, sale la potenza di fuoco con i Semenzara, vecchie conoscenze del circuito (non solo) hardcore marchigiano e paladini di un old-school niente affatto scontato, ricco di piccole digressioni/infiltrazioni che non ne alterano il flusso diretto, ma ne aumentano la presa sul pubblico presente. Nessun fronzolo, poche parole per introdurre i brani e una carica da fare invidia ai più, quella dei Semenzara è musica capace di centrare il bersaglio senza cadere nelle opposte trappole dell’eccessiva semplificazione e della prolissità auto-referenziale. Anche per loro varrà la pena spingersi in una più attenta analisi quando a giugno uscirà il debutto su vinile (un one-sided 12” serigrafato), ma si capisce sin d’ora come il nome non sia l’unica cosa capace di attirare l’attenzione su questa nuova entità della scena hardcore più autentica e sincera.

Chiudono in bellezza i romani The Orange Man Theory, impegnati nella produzione di un nuovo album, quindi desiderosi di presentare le nuove composizioni. Al solito, colpiscono per impatto e precisione, violenza e tecnica, grazie all’incredibile maelstrom di grind, hardcore, death, noise e retrogusto southern che da sempre ne caratterizza il percorso. I brani in uscita appaiono ancor più violenti e letali, in due parole estremi e ricchi di groove, tanto da far presa sul pubblico sin dal primo ascolto. Se queste sono le premesse, ci sarà presto di che leccarsi i baffi. Il set non fa che riconfermare il valore di una band che non ha paura di mettersi in discussione o sperimentare con ingredienti a prima vista eterogenei, senza per questo apparire discontinua o priva di una propria personalità ben definita. Il pubblico ovviamente gradisce e applaude soddisfatto.

Chiusura a ora decente – una vera rarità di questi tempi- e solito plauso per i ragazzi del Fabbri, con nuova sede e ancora più determinazione nel proseguire un discorso ormai ben radicato nel tessuto cittadino. Grazie a loro, la domenica passa da giorno dedicato al coma sul divano a perfetta occasione per socializzare in mezzo alla buona musica, in pratica la quadratura del cerchio.

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