Autore: cslfabbri
Nei giorni scorsi, sui media locali, è apparsa la denuncia di un consigliere di centro-destra di Ancona, in relazione ai lunghi tempi di attesa del Pronto Soccorso di Torrette. Il consigliere ha lamentato il cattivo funzionamento del servizio facendone una questione professionale e non di sistema: il triage eseguito dagli infermieri e non dai medici. Gli ha risposto il responsabile del Pronto Soccorso di Torrette in maniera eloquente ed esaustiva.
Restano però le code, i tempi di attesa, etc. ad Ancona e non solo, che mostrano l’affanno di un sistema sanitario pubblico stretto fra tagli e riduzioni di posti letto e la necessità di sviluppare ulteriormente un’assistenza territoriale prossima ai bisogni dei cittadini che, quando non letti o non capiti, facilmente si trasformano in richieste di interventi urgenti da Pronto Soccorso.
In questo qualcuno risponde facilmente facendo ricorso alla sanità privata, a fronte della maggioranza dei cittadini che per reddito e condizioni generali non può far altro che aspettare, per quello che riguarda la loro salute. La salute pubblica è una questione di organizzazione e di risorse, ma ancor più una scelta politica. O si sceglie di investire in essa, di sviluppare gli interessi della collettività, di considerare che la sola ottica del profitto che essa possa rappresentare è quella del bene pubblico, o si continua a fare populismo, corporativismo e guerra fra poveri. La politica urlata e dello scarica barile è molto in voga in questo paese, utile a trovare capri espiatori senza intaccare le storture del sistema.
Se non funziona un Pronto Soccorso è colpa degli infermieri, o degli stranieri o del sistema pubblico? Oppure è una scelta politica di riduzione di diritti e garanzie a favore delle leggi del profitto e dei loro … speculatori?
Federazione Anarchica Italiana – Sez. “Bakunin” Jesi; Sez. “Ferrer” Chiaravalle
Alternativa Libertaria/FdCA sez. “Silvia Francolini” Fano/Pesaro
Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) di Ancona
Ore 17.30 – Ingresso Gratuito
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Super pomeriggio live al Csl Fabbri! Da Pittsburgh ospiteremo gli Americani edhochuli, band muscolare al loro primo tour italiano, con il loro Math-Core al fulmicotone che non lascia tregua… E ad aprire le danze i pesaresi Montezuma, con il loro sound strumentale a cavallo tra Post-Metal e Post-Rock, che ci presenteranno il loro nuovo album: “Sutura”.
Come sempre ci si vede alle 17.30 e a seguire la Cena Vegan!
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Ore 17.30 – Apertura
Ore 18.00 – Inizio Concerti
– EHOCHULI
( Math-Core da Pittsburgh – USA)
Gli Edhochuli sono Jonathan, Garett, Ben, David: quattro ragazzi di Pittsburgh che suonano un post-core dalle tinte metal intrecciato veloce e furioso e derivante dalla migliore scuola punk. Melodie di chitarra che si combinano in stile math, violente ritmiche di basso e una voce urlata fino alla disperazione. Live sono una macchina da combattimento inarrestabile da non perdere! Domenica 5 saranno al circolo per il loro primo tour italiano.
FB: https://www.facebook.com/pg/Hyle-1534971706753926/
MUSIC: https://www.facebook.com/edhochuli-149932192039/
– MONTEZUMA
( Post-Metal / Post-Rock da Pesaro)
I Montezuma sono delay, distorsori, droni, rumori, melodie, strutture complesse, volumi alti e tutto ciò che sta sotto la dicitura post. Domenica 5 ci rpesenteranno il loro ultimo lavoro “Sutura”, uscito nel maggio sorso per: Icore Produzioni, Vollmer Industries, Drown Within Records e I Dischi dell’Apocalisse. Un disco aggressivo ma melodico che fa del dialogo tra passaggi post-rock ed esplosioni post-metal eseguite alla perfezione il suo marchio di fabbrica-
FB: https://www.facebook.com/pg/montezumalive/
MUSIC: https://montezuma.bandcamp.com/album/sutura
“Ai sindacati ci pensiamo noi, una volta al governo”, non sono proprio le parole testuali, ma il concetto è lo stesso, quello espresso da Di Maio, il ragazzo prodigio pentastellato. Dopo essere andato ad omaggiare i padroni ad Abano Terme, baciare il sangue di San Gennaro, ha ripreso il luogo comune che i sindacati non vanno bene. La caccia ai voti nel sottopancia italiano, tra i disoccupati e i non tutelati che leggono la loro precarietà come unico prodotto di una società fondata sui diritti sociali che però “privilegerebbero” alcuni e discriminerebbero tanti altri. Una logica che genera guerre fra poveri, caccia all’immigrato, cancellazione di qualsiasi lotta sociale e sindacale per sostituirla con una guerra fra poveri continua. Una guerra fra chi subisce la ferocia del liberismo, i tagli alla spesa pubblica, l’imbarbarimento delle coscienze, lasciando impuniti chi ne trae profitto e potere da una situazione di insicurezza continua.
I sindacati confederali – CGIL, CISL e UIL – hanno le loro responsabilità nella precarietà sociale ed economica presente, segni del fallimento della concertazione dei diktat padronali e del mercato. I funzionari sindacali e le organizzazioni non hanno brillato come strumenti di lotta ed emancipazione dei lavoratori, ma al tempo stesso all’interno dei sindacati ci sono lavoratori ed idee di riscatto e mediazione sociale che vengono ogni giorno negate sia dai padroni sia dai figli di papà sorridenti che brillano nel baciare ampolline di vetro. In tutto ciò però c’è chi non si arrende alla perdita di diritti, c’è chi vuole l’allargamento dei diritti per tutti.
C’è chi fa sindacalismo dal basso, senza poltrone, per il miglioramento della vita di tutti e la conquista di garanzie sociali e lavorative, per una piattaforma di lotta che prevede: forti aumenti salariali, riduzione generalizzata dell’orario di lavoro (30 ore settimanali), investimenti pubblici per ambiente e territorio, pensione a 60 anni, con 30 anni di contributi, garantire il diritto alla salute, all’istruzione, all’abitazione, e molto altro in quella che si annuncia come la prima scadenza nazionale di lotta sindacale per lo sciopero generale del 27 ottobre.
In questi giorni si consuma l’ennesimo atto di arroganza padronale e del governo. Da una parte all’Ilva di Taranto, Genova e nelle altre sedi, viene cancellato il futuro di chi non avrà più un lavoro e si chiamerà “esubero (un po’ come gli esodati della Fornero), dall’altra, grazie alla truffa del Jobs Act, verranno cancellati garanzie e diritti per i lavoratori che dovranno cedere al ricatto occupazionale fatto dall’azienda. Il governo, dal canto suo, non dice nulla al modo arrogante di fare di una imprenditoria italiana, anzi, quasi la premia visto che, per l’ennesima volta, vara una finanziaria che trova soldi per i padroni e le avventure militari, a scapito di scuola e sanità pubblica.
Lo sciopero generale del 27 ottobre, indetto da un’ampia area di sigle sindacali, non è lo sciopero fatto in Catalogna, non passa per l’identità nazionale, seppur socialmente impegnata, ma alza la voce di chi lavora in questo paese che sta arricchendo i pochi che stanno al potere (politico ed economico), mettendo le mani nelle tasche dei molti che sopravvivono della quotidianità della precarietà. Il 27 ottobre sciopero generale di tutte le categorie per la secessione dagli interessi del profitto, e l’affermazione dei diritti dei più deboli.
F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “M. Bakunin” – Jesi
Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle