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Cattivi italiani

Quasi il 33% dei lavoratori italiani ha uno stipendio sotto la soglia della povertà. Sono i working poor, coloro che lavorano tanto e in pessime condizioni, in uno stato di precarietà cronica, vessati e ricattati, con orari al limite della schiavitù, spesso legati ad un pendolarismo inefficiente che ruba soldi e tempo. E’ il lavoro italiano, che ha gli stipendi fra i più bassi in Europa, ed insegna ai suoi giovani quello di più importante che c’è da imparare: sfruttamento, infortuni, morte sul lavoro.

In questi giorni in molte città italiane gli studenti delle scuole superiori hanno protestato denunciando la morte di un diciottenne durante l’alternanza scuola lavoro. Una generosa dose di manganellate ha risposto alla loro voglia di giustizia sociale e di democrazia. In questi giorni si continua a morire di Covid-19, ma il fatto che, in molti casi interessi persone che non si sono vaccinate, quasi legittima una indifferenza tutta egoistica. La stessa di chi ha negato la pandemia sin dall’inizio. La stupidità e la cattiveria sono contagiose più delle malattie. In questi giorni una classe politica fra le peggiori della storia repubblicana ha dimostrato come le istituzioni democratiche, la rappresentanza politica, le scelte economiche, passino attraverso il filtro di interessi e profitti personali, di scuderia, di bande di amici e amichetti, di consorterie di affari disposte a tutto. L’elezione bis del capo dello stato dimostra quanto la classe dirigente di questo paese sia, per questo paese, il suo primo problema.

Figli viziati da facili poltrone e facili guadagni, disposti a sfruttatre tutto e tutti e quando questo non è possibile fanno di tutto per far ricadere le conseguenze sugli altri: è facile promettere sostegno salvo poi discolparsi se, ad esempio, agli operai Caterpillar di Jesi non verrà concesso tempo utile per trovare soluzioni di piena occupazione, o se i dipendenti Liomatic magari non accetteranno un trasferimento non consensuale del proprio posto di lavoro di 50 o 60 Km – una scelta aziendale del tutto legittima, ma che fa, come al solito, ricadere i problemi aziendali sulle spalle dei lavoratori -.

Causa prima delle sorti negative del paese, esecutori dell’assassinio dello stato sociale (sanità, scuola, previdenza, trasporti, etc.), hanno portato avanti lo smantellamento di ogni piccola risorsa politica, economica e culturale e sono già pronti a farsi avanti per risolvere i problemi che loro stessi hanno creato. Il Mattarella bis è solo uno degli ultimi esempi di un futuro distopico che attende questo paese dove diritti e rappresentanza saranno apparenti, utili a vendere rappresentazioni fantasiose di una società avara, crudele, stupida e profondamente malvagia. Come la sua classe dirigente.

Come sempre dalla società civile, dai lavoratori e dagli sfruttati dipenderà il futuro di questa società. In meglio. Come sempre donne e uomini risoluti a vivere una vita normale cercheranno in tutti i modi di difendersi dai cattivi italiani della casta, dei profitti capitalisti, degli inciuci bis e di tutto quello che rappresenta il potere bizantino di questo paese.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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Scuola e lavoro

Si chiamava Lorenzo Parelli. È morto nell’ultimo giorno di stage in fabbrica, ad Udine, schiacciato da una putrella. Aveva 18 anni. L’alternanza scuola lavoro ha mostrato il suo volto più feroce: quello delle vittime del lavoro, del profitto, di una politica tutta asservita all’ideologia liberista. Si è parlato più dell’elezione del presidente della repubblica, o di un tennista milionario, o dell’ennesima bizzarria anti-Covid del premier inglese che di un ragazzo che muore sul lavoro. Del resto fa poco notizia morire di lavoro, un po’ come di Covid, piano piano ci si abituata, dimenticando che sfruttamento e miseria, tragedie e lutti non sono questioni … degli altri, ma sono questioni sociali; di tutti.

Scuola e lavoro, come sanità e previdenza, sono gli aspetti dannati di una destrutturazione dello stato sociale che miete vittime fra i più deboli. Chissà se qualche figlio di qualche manager – tagliatore di posti di lavoro – resterà mai vittima di uno stage di alternanza fra scuola e lavoro. Difficile. Più probabile che si attiverà a licenziare operai e chiudere qualche fabbrica di più.

Eppure non tutti si arrendono alla bruttura del sistema. Qualche voce fuori dal coro si alza, ogni tanto, contro il depauperamento della scuola e contro l’offerta tossica della politica neoliberista che è la vacuità dello sballo della movida e la schiavitù di un lavoro precario a vita. A Jesi all’alternanza scuola lavoro è stato portato, ad esempio, un modello alternativo di scuola, che si fa carico del lavoro. Gli studenti dell’ITC Cuppari sono andati a trovare gli operai della Caterpillar in lotta per la difesa del posto di lavoro.

Un gesto significativo, che ha fatto il giro del paese, specie dopo il deludente incontro al MISE con l’azienda che ha confermato la sua linea vergognosa e indifferente alle sorti di 270 famiglie. Un cattivo inizio, che fa stracci anche delle preghiere dell’impegno del clero locale per essere vicino agli operai. Bastassero le preghiere per conservare diritti e lavoro, come anarchici ed atei, ci convertiremmo all’istante.

Nella realtà, la lotta della Caterpillar ha bisogno di ulteriori risorse e tempo per poter riuscire ad ottenere qualcosa di concreto per tutti. I politici locali, oltre le passerelle mediatiche, si attivino fattivamente per garantire reddito e futuro. Non c’è alternanza che tenga fra un modello schiavista del lavoro ed una scuola impoverita, ma ci sono mille alternative possibili per avere una società migliore dove a casa devono tornare gli studenti dopo la scuola, i lavoratori dopo il lavoro, le famiglie dopo aver ricevuto garanzie per il loro futuro. In queste settimane, gioco forza, questo territorio sta dando il meglio di sé dopo anni di silenzio. È necessaria una maggiore partecipazione di tutti. Reddito e lavoro per i lavoratori e le lavoratrici della Caterpillar, futuro e valori umani e sociali per i giovani.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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Gennaio 2022

Finita l’ubriacatura delle feste torna la vita di sempre. I problemi di sempre, forse un po’ più brutti. Non ci saranno feste per un bel po’, a scuola si chiuderanno i quadrimestri, l’inverno si fa sentire un po’ di più. E questa volta è peggio. I contagi tornano ad aumentare, le scuole sono nel caos, vaccini e tamponi vengono gestiti come si si fosse alla fiera della porchetta de “lì castelli”. I signori del Palazzo si dicono più preoccupati dell’elezione del Presidente della Repubblica che di avere morti ed infortuni sul lavoro, fabbriche che chiudono, ed una classe politica che non saprebbe organizzare neanche un torneo di briscola.

Gennaio è un mese cattivo. E’ dura star fuori a presidiare una fabbrica che chiude (a Jesi, la Caterpillar), a tornare negli scafandri dei reparti Covid perché assessori e governanti, ministri e dirigenti hanno saputo mostrare il meglio del loro credo ideologico e classista: tutelare i profitti, infischiandosene di chi sta peggio. Il problema è la DAD? O un sistema scolastico strangolato da più di trent’anni cui si chiede oggi di rendersi complice di una gestione catastrofica della pandemia.

Si fa la fila per i vaccini. Si fa la fila per i tamponi; fuori, al freddo e al gelo. Si fa la fila per gli ospedali intasati e le farmacie assaltate. Poteva essere evitato tutto questo? No, perché è stato deliberatamente e ideologicamente organizzato da una classe politica che ha a cuore di tutelare solo i mercati e i mercanti, il profitto e i profittatori. Gli ultimi stiano fuori al freddo e al gelo, sicuramente è colpa loro, non nostra.

Gennaio è un mese che indurisce i cuori. Di tutti. Di coloro che hanno i cari ammalati di Covid, di lavoro, o che li hanno perduti. Ne parliamo anche per ricordare nostri compagni che hanno scelto gennaio per lasciarci. E’ già un anno che manca a tutti Francesco Contigiani. Negli stessi giorni, in tempi passati sono mancati Laura Ghiglianovic, Donato Romito, Cotichelli Luigi. Compagne e compagni impegnati nel rendere quotidiana l’idea di una società migliore, libera dai profittatori delle pandemie di ogni tempo.

Gennaio è un mese duro, e non fa sconti a nessuno. Neanche al nostro cuore di compagne e compagni anarchici. Gennaio però è pur sempre un mese, e finirà. Ci farà più spazio alla speranza ed alla fiducia, e il cuore pesante batterà più forte per ricordare chi non c’è più cercando di migliorare un mondo che non è brutto, ma è popolato da persone e modelli brutti. Si chiamano padroni e profitto, e contro di loro, anche per Checco, Lalla, Donato e Luigi, continueremo a lottare. Fuori, al freddo e al gelo, davanti alle fabbriche, davanti alle scuole e agli ospedali. Ovunque.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

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Il teppismo politico a Jesi

Durante la mattinata di Natale, mentre eravamo andati come compagni anarchici a portare la nostra solidarietà ai lavoratori della Caterpillar, e a condividere un Natale di lotta, dopo la riuscita manifestazione dello scorso 23 dicembre, alcuni compagni ci hanno comunicato che lo striscione, posto all’entrata della sede del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”, era stato strappato parzialmente. Sullo striscione c’era scritto: “Reddito e futuro. Ieri la SIMA, oggi la Caterpillar”. Parole utili ad indicare gli obiettivi necessari per i lavoratori della fabbrica di cui è stata annunciata la chiusura. Un testo in cui, oltre la rivendicazione sindacale, c’è racchiusa la memoria storica di questa città con il chiaro riferimento alle lotte della SIMA di quaranta anni fa. Non c’era neanche la solita A cerchiata a firmare lo striscione.
E’ l’ennesimo atto di violenza ed intimidazione che periodicamente viene fatto nei confronti degli anarchici di Jesi: striscioni strappati, bacheche danneggiate o imbrattate, bandiere rubate. Abbiamo perso il conto degli episodi. Questa volta il fatto è più grave in quanto colpisce direttamente le lotte degli operai, con un’azione intimidatoria e squadrista, resa evidente dai segni lasciati sullo striscione per poterlo strappare via. Il fatto probabilmente è avvenuto durante la notte di Natale, forse frutto di un rancore da parte di qualcuno nei nostri confronti, o dal vandalismo prodotto dai fumi alcolici della movida, o peggio dallo squadrismo organizzato, non è dato sapere.
L’episodio è ad ogni modo di una gravità preoccupante in quanto non colpisce gli anarchici, ma la lotta e la memoria operaia di questa città, e ne denuncia la matrice in maniera chiara più di quanto mestieranti blateranti della politica vogliano evitare, in stretta correlazione con l’attentato incendiario alla sede della CGIL di qualche settimana fa. Dal canto nostro non ci lasceremo intimidire. Continueremo a stare dalla parte di chi lotta per i propri ed altrui diritti, e ad agire alla luce del sole contro i vigliacchi che vandalizzano una città, strappando uno striscione, o peggio, annunciando la chiusura di una fabbrica in prossimità delle feste natalizie.
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “Michele Bakunin” – Jesi;
sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
Comunicato stampa del 25.12.2021