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TERRORISMO INDUSTRIALE

La Fiat con il suo amministratore delegato Sergio Marchionne sta attuando un vero e proprio terrorismo industriale, la dichiarazione di chiusura di Termini Imerese, il ricatto occupazionale a Pomigliano con la disdetta del contratto nazionale del lavoro, la delocalizzazione di parte della produzione di Mirafiori, fino al mancato reintegro dei tre operai Fiat di Melfi (nonostante l’ordinanza del tribunale), sono le tappe più salienti di una devastazione dei diritti della dignità e della vita di una intera classe di lavoratori.Le ultime dichiarazioni dell’A.D. Fiat risultano a dir poco grottesche, parlare di pacificazione, di fine della contrapposizione padrone operaio subito dopo aver dichiarato guerra ai lavoratori italiani fa capire come il padronato si sta muovendo.Inoltre da un lato grazie ai media e ai sindacati compiacenti come Fim e Uilm si propaganda il progetto “fabbrica italia”come una occasione unica per il paese “la faccia buona del padrone” , mentre nelle fabbriche le condizioni di lavoro e di vita peggiorano continuamente grazie all’aumento dei carichi di lavoro e al taglio dei diritti. In merito si assiste al tentativo di cancellazione del c.c.n.l. Condizionando Federmeccanica e mettendo nell’angolo la F.I.O.M. Per arrivare a sancire la contrattazione individuale padrone-operaio. L’attacco frontale alla FIOM e al sindacalismo di base, l’emarginazione e criminalizzazione di tutti i soggetti che non sono in linea con le direttive dell’impresa la dice lunga sulla pace sociale auspicata dal padronato.

E’ necessario creare un ampio fronte di lotta che si opponga ai piani di Marchionne e del governo, dare vita ad un movimento di solidarietà politica, sociale e sindacale, capace di unire tutti i soggetti vittime di questo progetto, partendo dagli studenti per arrivare ai pensionati passando per disoccupati e precari.

Federazione Anarchica Italiana

sez. M.Bakunin Jesi – sez. F.Ferrer Chiaravalle

Centro Studi Libertari “L.Fabbri” Jesi

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antinucleare concerti volantino
A CHI SERVE L’ENERGIA NUCLEARE?
L’assurdità, la pericolosità, l’incremento di nocività che questa energia comporta per ogni forma di vita sul pianeta sono sotto gli occhi di tutti: radiazioni, scorie,incidenti, accentramento della produzione energetica,ulteriore militarizzazione della società sono le caratteristiche di un modello produttivo e di consumi arrivato quasi al collasso,un modo di produrre energia senza preoccuparsi dei costi umani e ambientali,senza mettere in discussione
l’utilizzo che si fa dell’energia. il nucleare è utile alle grandi oligarchie industriali per spartirsi commesse milionarie, soldi pubblici che vanno nelle casse private

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volantino

SECONDA FESTA ANARCHICA della Valcesano

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25 ANNI DI LATITANZA COPERTA DALLO STATO
ALLE VOLTE MUOIONO ANCHE I CARNEFICI LASCIANDO SEGRETI I MANDANTI

Dalla testimonianza di Lorenzon ai giudici Stiz e Calogero si imboccò la pista dei neofascisti veneti per la strage di piazza Fontana. Ecco i 25 anni di fuga e latitanza di Giovanni Ventura
Per la Corte di Cassazione Giovanni Ventura, morto lunedì scorso a 66 anni a Buenos Aires, e l’amico Franco Freda «capitanavano un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» che progettò e organizzò la strage di Piazza Fontana. E i parenti di quei 17 morti e gli 84 feriti ancora vivi vogliono ricordare, anche perchè per quella strage nessuno è stato condannato. Ma loro – come tutti – sanno, perchè la storia ormai non ha più dubbi: quella strage – la prima – fu opera dei neofascisti veneziani e padovani capeggiati da Ventura e Freda. Per la giustizia italiana, invece, non ci sono responsabili: le prove e le dichiarazioni che inchiodano il trevigiano e il padovano, infatti, sono state raccolte dopo che i due sono stati definitivamente assolti e non più processabili per quel terribile attentato, che non solo provocò morte e dolore, ma che cambiò anche la storia d’Italia.
Ventura si rifugiò in Argentina oltre 25 anni fa, aprì un ristorante, uno dei locali italiani più frequentati, il «Filò». Da allora, nella sua Castelfranco Veneto, tornò una volta sola, per il funerale del fratello Angelo, morto in un incidente stradale in Austria nel maggio di tre fa. Era scappato perchè sulla sua testa pendeva un ergastolo (poi cancellato), quello della sentenza di primo grado della Corte d’Appello di Catanzaro del 1979. Anche Freda, come altri neofascisti in seguito anche perchè protetti e foraggiati dallo Stato, in carcere non rimase a lungo, riuscendo a nascondersi in Costa Rica.
A metterlo nei guai era stato un suo vecchio amico conosciuto al liceo, il trevigiano Guido Lorenzon, il quale fece imboccare la pista nera, dopo la prima ipotesi che aveva puntato su Pietro Valpreda e gli anarchici del Ponte della Ghisolfa. Lorenzon fu ascoltato: il giudice Giancarlo Stiz, ora in pensione, e il giovane pm Pietro Calogero, ora procuratore generale in laguna, gli credettero. Allora Ventura era un piccolo editore e libraio a Castelfranco, e a Lorenzon raccontava di collaborare con i servizi segreti e si lamentava di quanto erano costate le bombe sui treni – «Centomila lire l’una, miseria. Centomila!» – e gli chiedeva di ospitare armi ed esplosivi. E pochi giorni prima di piazza Fontana, gli sussurrava: «Vedrai, succederà qualcosa di grosso a Milano».
Il giudice di Milano Guido Salvini, che per anni ha indagato su piazza Fontana senza ottenere purtroppo una condanna, ieri ha sottolineato che aveva segnalato l’opportunità che Ventura fosse sentito (anche perchè gravemente malato), così come chiesto dal legale di parte civile dei famigliari delle vittime della strage. Ventura, secondo il giudice milanese, fu «figura cruciale», in quegli anni, nell’ambito dell’eversione di destra. Era lui, infatti, a «muoversi per conto dell’organizzazione per curare il piano eversivo» ed era sempre Ventura «a tenere i rapporti con Giannettini e il Sid a Roma». Ventura, però, fu anche una figura «fragile»: al processo di Catanzaro confessò di avere preso parte agli attentati preparatori del gruppo, ma di aver osservato da distante («come in un cannocchiale rovesciato») la preparazione della strage milanese. Un Ventura «velleitario»: si attendeva «importanti incarichi», una volta portato a termine il progetto eversivo.

fonte: il mattino – di Giorgio Cecchetti http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/ventura-da-25-anni-in-fuga-poteva-dire-la-verita/2230360

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2 agosto 2010 – 2 agosto 1980

A 30 ANNI DALLA STRAGE DELLA STAZIONE DI BOLOGNA
IL VOLTO NERO DELLO STATO
Sono passati trent’anni da quella mattina in cui 85 persone hanno perso la vita a causa di una bomba composta da 23 kg di esplosivo,sistemata con accuratezza e determinazione nella sala di aspetto di una stazione ferroviaria,messa lì apposta per causare il maggior numero di morti.

Ce lo vogliamo ricordare questo fatto perchè si inserisce, insieme a tanti altri, nel periodo più buio della storia repubblicana di questo paese. Una storia intrisa dal sangue di persone innocenti,colpevoli solo di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una storia fatta di stragi e violenza sistematica,usata dallo stato e dai suoi bracci armati per destabilizzare e dividere le parti sociali, incutendo la paura nella gente comune.

“Quando la borghesia vede che il potere gli sfugge di mano,ricorre al fascismo per mantenere i suoi privilegi”. Questa storica affermazione, fatta dall’anarchico Durruti in un’intervista nel 1937, non può non ricondurci agli anni della cosiddetta “strategia della tensione”(e non solo),dove depistaggi,insabbiamenti e coperture da parte dello Stato italiano e dei suoi organi interni(ufficiali e non) furono così presenti e determinanti da cambiare per sempre l’assetto politico,economico e sociale di questo paese.

I FATTI

Bologna,ore 10 e 25 del 2 Agosto 1980, è sabato e fa molto caldo. Quella mattina la stazione centrale è ingolfata di gente. C’è chi va o torna dalle vacanze insieme alla famiglia,chi va al mare oppure chi deve andare al lavoro. Ci sono anche persone che al lavoro ci sono già,come i ferrovieri,gli addetti alle pulizie o i dipendenti dell’azienda di ristorazione “Cigar”,che ha i suoi uffici proprio sopra le sale d’aspetto di prima e seconda classe.

Proprio in quest’ultima sala d’aspetto scoppia una bomba. L’esplosione è così forte che provoca il crollo delle strutture sovrastanti la sala e addirittura investe il treno Ancona-Chiasso fermo al primo binario. Il boato riecheggia in tutta Bologna e viene sentito anche nei paesi limitrofi.

Mentre la notizia in poche ore si diffonde in tutta l’Italia,il capoluogo emiliano si trasforma in una gigantesca macchina di soccorso che vede impegnati un gran numero di ambulanze e vigili del fuoco, i quali giunti sul posto si trovano davanti uno scenario a dir poco “surreale”.

Alla fine delle operazioni che dureranno diversi giorni il bilancio è sconvolgente.

La bomba ha ucciso 85 persone e ne ha ferite altre 200 tra uomini,donne e bambini provenienti da 50 città diverse, italiane e straniere.

UNA RIFLESSIONE

Crediamo sia importante ricordare questi fatti,il modo in cui si sono svolti e quello che ci hanno lasciato. Dobbiamo riflettere bene su di essi da persone libere e non come faranno le varie reti televisive che con il loro “servizietto” giornalistico di due minuti si sentiranno la coscienza a posto. Il ricordare un fatto come questo deve essere un punto di partenza per il risveglio delle coscienze di tutte quelle persone che vedono il fascismo e la violenza di Stato ormai lontana e relegata nei libri di storia. Un modo per riflettere sullo stato di cose attuale e sull’ordine costituito che giorno dopo giorno mostra sempre di più le sua vera natura.


Fascismo e violenza sono insiti nelle istituzioni. In alcuni momenti storici vengono usati con maggiore forza dai padroni e da chi governa,in modo da stringere sempre di più il cappio che ognuno di noi ha intorno al collo sin dalla nascita,in modo da uniformarci,dividerci e controllarci meglio,indirizzando le nostre scelte verso i loro interessi.

Oggi le bombe,le stragi, i morti di piazza o nelle stazioni non ci sono più ma al governo ci sono le stesse persone di trenta’anni fa che continuano a fare i loro sporchi giochi di potere sulle spalle delle classi deboli.

Quest’anno i rappresentanti del governo non saranno presenti alla commemorazione della strage,evidentemente troppo impegnati a costruire un paese basato sull’ingiustizia e sulla disuguaglianza sociale o a insabbiare qualche nuovo scandalo politico-finanziario…