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Quando piange un ministro …
Eppure è un tecnico, esperta di economia e sistemi previdenziali. Eppure piange. Non è dato sapere perché la Ministra Fornero si sia commossa, ma il governo di tecnici di cui lei fa parte, ha varato una manovra che farà disperare milioni di italiane e italiani, altro che qualche lacrimuccia. Per tante ragioni. La scomparsa di un sistema previdenziale che a tutt’oggi rappresenta uno dei pochi strumenti di sostegno alla salute e all’invecchiamento dignitoso (e pagato con i soldi del lavoro di una vita) nonostante le baronie sanitarie crescenti, il malgoverno, il “dissesto idrogeologico”, di ogni tipo di amministratore pubblico, che ammazza uomini e donne vittime di speculazioni, sfruttamenti ambientali, eco-mafie e narco-mafie (e anche di mafie pulite, in doppio petto, col cappuccio magari). Quando si andrà in pensione? La risposta più realistica è MAI, nonostante che quei soldi della previdenza i lavoratori italiani continueranno a versarli, massa di liquidi utili alle banche e alle finanziarie di mezzo mondo.
E’ la crisi qualcuno dice, e bisogna tirare la cinghia. Ma ad essere tirata è la corda per impiccare milioni di lavoratori, togliendo loro sicurezze, diritti, soldi … futuro. Casa FIAT non si fa attendere. Prontamente ha annullato tutti i contratti dal 1971 ad oggi, così tanto per far scuola con il modello Pomigliano e diffondere rassegnazione e terrore fra gli operai. Obiettivi? Fare profitti a qualsiasi costo. Qualcuno a sinistra ha detto: “Stanno riscrivendo le regole in senso peggiorativo”. Poveri illusi. I padroni non hanno mai avuto bisogno di regole, ma di galere, manganelli e strategia della tensione (ricordate Piazza Fontana?). Le regole le stanno cancellando, facendo valere solo quella della forza del potere. Altro che la concertazione, il riformismo, la difesa della famiglia, l’equità. Parole prive di significato in bocca a chi occupa poltrone e posizioni di potere. Parole prive di significato in testa a chi deve combattere con un reddito di meno di mille euro al mese, continuamente minacciato da inflazione, stagnazione, sfruttamento. In una parola, dal capitalismo.
Facile lamentarsi? Lasciateci almeno quello, altrimenti neanche più il diritto di essere arrabbiati? Solo disperazione? No, questo mai! Ed allora, PENSIONI, LAVORO, SALARI e SERVIZI non possono essere oggetto di SACRIFICI per la crisi di un capitalismo che in realtà è oggi più vivo che mai, assieme ai profitti dei padroni. Se proprio servono i soldi che si prendano tagliando le spese militari, le rendite dei proprietari, tassando le operazioni finanziarie, sequestrando i beni di sciacalli, speculatori, mafiosi e tangentari. Le menzogne concertative non hanno resistito un giorno ai danni del berlusconismo, figlio del partito unico liberista, che regala i trasporti pubblici e l’alta velocità agli speculatori e nega il futuro ai lavoratori. Che fare? Mantenere viva la solidarietà, che si costruisce dal basso, nel conquistare e difendere diritti per tutti, nel lottare contro i privilegi, per la dignità, per una società più giusta, … per vivere.
RIPRENDIAMOCI IL FUTURO,
DIFENDIAMO IL PRESENTE:
LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI!


Federazione Anarchica Italiana 
sez. M.Bakunin – Jesi
sez. F.Ferrer – Chiaravalle
Centro Studi Libertari Luigi Fabbri – Jesi