al fianco del movimento No Tav
solidarietà a tutti i colpiti dalla repressione
All’alba di giovedì sono stati tratte in arresto 32 persone e denunciate 11, in diverse città d’Italia e addirittura in Francia. Un’operazione in grande stile a chiaro scopo mediatico, per colpire il Movimento No Tav e i resistenti della Val di Susa.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che sono stati colpiti dalle repressione, compresa una donna al settimo mese di gravidanza che non capiamo per quale pericolosità sia stata portata in carcere.
Comprendiamo come la politica retorica, nella sedicente “democrazia tecnica contemporanea”, si caratterizzi quale ambito supremo della legalità. Si esclude quindi la violenza poiché si ha la pretesa che tutte le opinioni vengano espresse e rappresentate nelle istituzioni politiche.
Comprendiamo come la politica retorica, nella sedicente “democrazia tecnica contemporanea”, si caratterizzi quale ambito supremo della legalità. Si esclude quindi la violenza poiché si ha la pretesa che tutte le opinioni vengano espresse e rappresentate nelle istituzioni politiche.
Eppure per la Tav non è così. Non lo è per tutte le grandi opere progettate e costruite senza il consenso delle persone. Dal Ponte sullo Stretto, alla discariche di Chiaiano, agli inceneritori, alle centrali a carbone e a turbo gas, alle speculazioni sui mega impianti di eolico e fotovoltaico. Sono tutte opere imposte con e mediante operazioni propagandistiche finalizzate al consenso elettorale, al controllo-distruzione del territorio, che va a braccetto con l’arricchimento delle grandi imprese, del malaffare, delle speculazioni finanziare e scommesse in borsa.
All’apparato repressivo bastano minime azioni, qualche slogan, cortei non autorizzati, scioperi e occupazioni, condite con una buona dose di fantasia giornalistico-giudiziara, per individuare violenza al di fuori delle istituzioni.
Non è violenza, quindi, la devastazione e inquinamento del territorio, il non rispetto dei referendum, l’aggressiva svendita dei beni comuni e demaniali. Non è violenza l’incarcerazione, pur senza pericolo di reiterare reato o di fuga. Lo è, invece, la resistenza popolare.
All’apparato repressivo bastano minime azioni, qualche slogan, cortei non autorizzati, scioperi e occupazioni, condite con una buona dose di fantasia giornalistico-giudiziara, per individuare violenza al di fuori delle istituzioni.
Non è violenza, quindi, la devastazione e inquinamento del territorio, il non rispetto dei referendum, l’aggressiva svendita dei beni comuni e demaniali. Non è violenza l’incarcerazione, pur senza pericolo di reiterare reato o di fuga. Lo è, invece, la resistenza popolare.
Il disastro economico e finanziario ha come responsabile una casta politica e burocratica chiusa in se stessa, assorbita nelle sue lotte interne, per spartirsi potere e soldi. Ma per fortuna c’è chi resiste.
Siamo con la gente della Valle, i nuovi resistenti sono loro e tutti coloro che sono colpiti dalla voracità del cemento, dalle avidità delle banche.