«Renzi ha detto a me e a Lupi che non ha citato Salute e Infrastrutture perché i ministri sono bravi…».
E’ il passaggio riportato dal “Sole 24 ore Sanità” nell’articolo fatto dopo il discorso al Senato del neo-premier. Sono parole significative che ci fanno capire come, al di là dei trucchi da imbonitore di provincia, il nuovo che avanza sa molto di vecchio. Sono vecchi infatti concetti da tempo sbandierati.
Come la ristrutturazione del sistema fiscale, che significa in parole semplici: non far pagare le tasse ai padroni, farle pagare ai lavoratori. Vecchie parole come la competitività e meritocrazia, scuole al passo con i tempi, efficienza dell’amministrazione pubblica ed efficacia della spesa sanitaria.
Tante parole, una sola traduzione: tagli, privatizzazione del welfare, contrazione degli spazi di democrazia, repressione del dissenso. Qualcuno potrà obiettare: dategli tempo, e dategli la possibilità di cambiare veramente le cose, che ce n’è tanto bisogno. Sembra di sentire i commenti sulla discesa in campo di Berlusconi, o dell’Italia di Vittorio Veneto di Mussolini.
La realtà è molto più drammatica: disoc-cupazione, disu-guaglianze sociali, repressione, censura mediatica.
Il quadro finale è quello drammatico di un paese che è scivolato indietro nel tempo di mezzo secolo, dove la capacità decisionale e il peso politico delle masse, dei lavoratori, dei più deboli e degli sfruttati è stato tolto letteralmente di mezzo e la classe al potere gioca una guerra di classe dove a noi sfruttati ci fa illudere di grandi cambiamenti, come quelli del gattopardo, dove cambierà tutto, ma non cambierà niente, sennò le nostre ultime speranze in un futuro migliore.
Per il momento auguriamo al Governo Renzi di fare la fila in un ambulatorio pubblico, di prendere un treno di pendolari per ritornare a casa, fare la spesa mensile con 300 euro e farsi una cultura con i mezzi a disposizione dell’istruzione pubblica. Ed avere le stesse possibilità di protestare, gli stessi strumenti, che hanno milioni di italiani.
Per il momento auguriamo al Governo Renzi di fare la fila in un ambulatorio pubblico, di prendere un treno di pendolari per ritornare a casa, fare la spesa mensile con 300 euro e farsi una cultura con i mezzi a disposizione dell’istruzione pubblica. Ed avere le stesse possibilità di protestare, gli stessi strumenti, che hanno milioni di italiani.