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Una donna al comando

Il nuovo governo eletto non rappresenta certo la maggioranza degli italiani, ma una sua
parte. All’incirca un quinto. Poco più. Ma queste sono le regole del gioco, dicono democratico, per
legittimare un consenso di massa che, visti i numeri dell’astensionismo, non esiste. Un gioco
elettorale che poi, in questi ultimi anni si è fatto sempre meno democratico, con il premio di
maggioranza dell’uninominale e i candidati decisi d’ufficio, per una rappresentanza parlamentare
ridotta di un terzo. Alla fine queste regole, un po’ farlocche, hanno portato per la prima volta una
donna al comando in Italia. E quindi?

Per una maggioranza che ha elemosinato voti inventando il pericolo gender, rivendicando
il ruolo materno delle donne e spergiurato che l’interruzione di gravidanza in Italia è un diritto,
essere donna al comando di una oligarchia di potere, vuol dire poco, anzi niente. Non è il
“gender” che fa la qualità, ma le idee, ed in questo caso, le idee della destra tornata a Palazzo –
ma forse non se n’era mai andata nei fatti – non sono certo brillanti. Anche perché, al di là di
qualsiasi facile retorica politica, come governa la destra, in questo paese, è cosa nota, sia con gli
esempi del passato, sia per i risultati nelle varie amministrazioni locali della penisola.
La donna al comando dell’oligarchia nazionale vedremo quanto si differenzierà da chi l’ha
preceduta, in particolare in tema di diritti per i lavoratori, di garanzie previdenziali, di tutela delle
fasce più deboli. Tutte. Di sicuro non arresterà i meccanismi di privatizzazione della sanità che da
anni vanno avanti. Forse li accelererà. Darà qualche contentino a qualcuno, negherà molte cose a
qualcun altro, specie se debole, e garantirà i profitti e gli interessi che dominano questo paese.
Non sarà certo avara di retorica, di parole a vagonate, di scuse e pretesti e giustificazioni di ogni
tipo. Seguirà il pensiero che vuole riscrivere non solo la storia a proprio comodo, ma la realtà. Un
esempio? Basta guardare il comportamento della Giunta della Regione Marche di fronte alla
recente alluvione nel senigalliese.

Basta guardare il comportamento della Giunta della Regione Marche di fronte alla recente
alluvione della nottata fra il 16 e il 17 settembre. Costruire una società altra è sempre più una
necessità. Opporsi a quella dei padroni e dei loro vassalli (e vassalle), pure. Le risorse non
mancano. Neanche l’esperienza, basta farne tesoro. Ispirarsi alla forza delle donne del Sud di
questo paese che sono pagate meno degli uomini e soffrono di una disoccupazione doppia
rispetto a loro. Basta pensare alle madri, alle figlie e alle sorelle che, in silenzio, subiscono la
violenza all’interno delle migliaia di italiche famiglie.

Basta pensare alle tante donne che mandano avanti la baracca, in Italia e ovunque.
Una donna al comando? Molto meglio le tante donne della vita e della società degli ultimi
con cui lottare fianco a fianco per i diritti di tutti, per un mondo migliore, perché non sarà così per
sempre.

Noi preferiamo quelle nella vita e nella società degli ultimi con cui lottare fianco a fianco
per i diritti di tutti, per un mondo migliore, perché non sarà così per sempre.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle