venerdi 25 giugno 2010 – distribuito allo sciopero generale di Ancona
CONTRO L’ATTACCO PADRONALE E DEL GOVERNO AI DIRITTI DEI LAVORATORI E DELLE CLASSI PIU’ DEBOLI
con la scusa della crisi globale il governo e i padroni stanno introducendo una serie di mutamenti strutturali destinati,nel breve termine, a modificare in peggio, le condizioni di vita e la stessa esistenza delle classi subalterne.
Nel pubblico assistiamo allo smantellamento del welfare,sanità,previdenza,scuola con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Nel privato grazie alle delocalizzazioni e all’aumento dello sfruttamento stiamo assistendo oramai da anni ad un continuo aumento della cassa integrazione e della disoccupazione.
Di fronte a questa situazione, l’attuale governo, sta portando a termine l’opera distruttrice, iniziata dai governi di vario colore che lo hanno preceduto e spinge l’acceleratore sul piano dello stravolgimento dei rapporti di lavoro, mirando direttamente alla totale cancellazione di diritti dei lavoratori
Sergio Marchionne, amministratore della più grossa fabbrica italiana, si offre per fare da apripista e da esempio per tutte le altre imprese, utilizzando lo strumento del ricatto occupazionale , per imporre una svolta alle relazioni industriali. Pomigliano, lo stabilimento simbolo della resistenza operaia al Sud, è il luogo dove si combatte in questi giorni un braccio di ferro che segnerà come non mai il destino del mondo del lavoro in Italia.
Il pezzo forte del piano Marchionne è di fatto l’assenza di regole, la rottura definitiva dei lacci e laccioli che da anni il capitalismo nostrano cercava di rompere;18 turni settimanali alla catena di montaggio e la possibilità di utilizzare 120 ore di straordinario obbligatorio significano di fatto disporre della vita dei propri dipendenti in maniera totale. Si arriva al delirio di onnipotenza, all’antioperaismo protofascista con le limitazioni del diritto di sciopero e la facoltà di non applicare le norme del contratto nazionale che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa o la possibilità di spostare i lavoratori in altre aziende fino a 50km senza rimborso.
Bene hanno fatto la FIOM ed il sindacalismo di base a non cedere al ricatto e a rispedire al mittente,un accordo irricevibile. La vittoria del referendum della Fiat non è stato quel risultato plebiscitario auspicato dai padroni. Tutto ciò non basta per vincere la partita.
Bisogna lottare per maggiori diritti e garanzie,per un lavoro degno,per una società che produca benessere collettivo e non per il profitto di pochi,che genera solo ricatti,miserie,sfruttamento e guerre tra poveri.
PER LA SOLIDARIETA’ DI CLASSE E LA GIUSTIZIA SOCIALE!
F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana
Sez. “Michele Bakunin ” – Jesi
Sez. “Francisco Ferrer ” – Chiaravalle
Circolo Libertario ” Attilio Franca ” – Fabriano
Circolo Culturale ” Ottorino Manni ” – Senigallia