Trenta telecamere, un quartiere e una città
Si può dire riuscita l’assemblea dei residenti del Prato con Giunta e Sindaco per parlare di Telecamere e non solo. Sala gremita e diversificati gli interventi. Due i rilievi che ci sentiamo da fare come anarchici, presenti all’incontro: uno rispetto alle tematiche, l’altro sulle problematiche. Nonostante tutto le argomentazioni per giustificare la presenza di trenta telecamere – il controllo del traffico – non convincono. Come si possa controllare il traffico automobilistico nella Galleria dell’ex-Sima è difficile da capire, ma del resto qualche escamotage amministrativo e mediatico per giustificare l’istallazione della videosorveglianza, bisogna pur darla per la “sicurezza”. E di sicurezza parlano i residenti, e di relativi problemi. Non tanto quella legata alla microcriminalità – che a Jesi, come in Italia, sembra addirittura in calo, stante le cifre del Ministero dell’Interno -, ma in relazione ad un quartiere che ha una via principale (l’Asse Sud) dove le auto sfrecciano a velocità elevata per il centro abitato, dove ci si sente soli, dove il degrado è la presenza della quotidianità, dove il malessere di una città tutta si tocca con mano. Un viale Trieste da rialberare, ma anche il commercio da incentivare, la vivibilità del Prato da sostenere senza perdersi in cattedrali nel deserto come la proposta di una stazione FS ampliata ed abbellita. Prima la quotidianità, la sicurezza vera: salute, case, strade e ambiente sicuro, lavoro, reddito, poi gli abbellimenti. Tutti sanno che il deterrente telecamere servirà a poco. Tutti vogliono maggior attenzione per un quartiere Prato, ma non solo, che vorrebbe liberarsi da inquinamento, solitudine, assenza di redditi e di lavoro, isolamento. Troppe cose da risolvere e per la quale non servono a niente trenta telecamere.
FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle