tante e buone cose”.
L’accattonaggio di un voto non ha limiti e il populismo non ha freni. Si promette di ridare le pensioni, e intanto si smantella il sistema sanitario. Si dice di cancellare leggi inutili, ma intanto si ridurranno le tasse con il solo risultato positivo di far contenti i padroni e di soffocare nella disperazione lo stato sociale.
Chissà se i prossimi candidati alla guida del paese hanno mai passato otto ore in un Pronto Soccorso. O se hanno lavorato mai gratuitamente come metodo didattico di una scuola “moderna”. O se si sono realmente vergognati di vivere in paese dove si da fuoco ad un barbone, si ammazza di botte la propria ragazza, si prendono milioni di finanziamento di ogni tipo mentre a chi lavora si racconta la favoletta della crisi.
E’ troppo facile dire che dopo il 4 marzo non cambierà nulla, i rapporti di potere
economico e di gerarchia politica rimarranno gli stessi, o peggio, a prescindere da quali vincitori saliranno sulle poltrone del palazzo. E’ facile rinunciare o condividere ed arrabbiarsi sui social, lasciando le piazze al vuoto delle telecamere o dei nipotini dei servi dei nazisti. Come sarà ancor più facile morire di lavoro in un paese dove tutto cambierà unicamente a favore degli amici degli amici degli amici, con i servitori violenti di sempre, in camicia nera o no, con i bugiardi di sempre a gridare dalle pagine false di molti media, con la maggioranza dell’umanità disperata. Dal canto nostro non abbiamo alcuna facile promessa o menzogna da offrire dato che al potere e ai privilegi della casta politica e economica, contrapponiamo la pace e la giustizia sociale, la sicurezza per i più deboli, la libertà di essere diversi: neri, omosessuali, poveri o … donne.
Se bastasse il voto per cambiare questo stato di cose, se servisse la delega istituzionale a modificare i rapporti di potere nella società, allora le elezioni sarebbero state dichiarate illegali da un pezzo. Tutto questo non si è mai ottenuto con gli stessi strumenti a disposizione dei padroni, ma con la lotta e la solidarietà collettiva degli sfruttati. Strumenti per niente facili, ma che hanno sempre costruito società più giuste.
F.A.I – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle