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Morire da schiavi o lottare da vivi?

Adil Belakdim, Luana D’Orazio, e poi Mattia, Antonio, Giuseppe, ed altri ancora sono morti di lavoro. Tanti, troppi. Tutti che sono usciti di casa per andare a lavorare, per poter vivere, ed invece il lavoro li ha ammazzati. I padroni del lavoro, e il sistema di lavoro che vuole salari e sicurezza tagliati in nome del profitto di pochi a danno di molti. E per fare questo un camionista crumiro ammazza un sindacalista in lotta. Un sistema politico mette contro morti di fame italiani contro morti di fame immigrati in una lotta fra poveri che ha un solo vincitore: il padrone. Qualcuno ha detto che c’è in atto una guerra di classe in Italia. Non è vero.

Quello in atto in realtà è un massacro di classe fatto di morti, infortuni, ammalati, garanzie sociali, sanitarie, previdenziali e salariali rubate. Un massacro, mentre c’è chi guadagna parcelle profumate senza aver fatto mai niente in vita sua, e accusa chi suda ogni giorno una miseria di salario di non volere la ripartenza. Mentre c’è chi si riempie la bocca di diritto alla vita, per negare quello ad una maternità libera, ma dimentica che la vita viene continuamente negata da un sistema lavorativo da schiavi.

La ripartenza è iniziata da un pezzo a suon di morti sul lavoro, di un’istruzione negata, di un padronato che si è fatto ancora più arrogante in nome di un’economia – la sua – che deve ripartire. In queste ore molti solidarizzano con la famiglia di Adil, come è stato fatto per quella di Luana, e di mattia, Antonio, Giuseppe. Come si fa sempre, ma poi tutto passa, e si torna più soli e più poveri e disperati. Ecco, se qualcosa si può scrivere oltre la rabbia, è che tanto più rimarrà alto il grido di accusa contro le morti sul lavoro, tanto più la solidarietà di classe durerà un giorno di più. E’ tempo di non rimanere più da soli a difendere il diritto ad una vita dignitosa per tutti, contro chi è disposto a sacrificare quella altrui in nome del suo proprio crudele potere e profitto personale.

E` tempo di non fare più affidamento su chi nelle sedi istituzionali, politiche e sindacali fino ad oggi ha legittimato e concesso totale libertà ed impunità nel tagliare diritti e garanzie lavorative e sociali.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi

    sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Gruppo Anarchico “Kronstadt” (senza fissa dimora) – Ancona