DOM 21/05 Nadsat @CSLFABBRI
La polvere sotto al tappeto
Il 25 aprile di questo 2023 viene celebrato mentre al governo siede una Presidente del Consiglio leader di un partito post-fascista. Molti sondaggi lo danno, nonostante tutto, entro la soglia di gradimento per il 30% degli intervistati. Dato che non equivale certo all’intera popolazione italiana, come non equivalgono alla maggioranza elettorale le percentuali che hanno portato la destra al potere nelle ultime elezioni. Ma questo è un dato al limite del banale. Il sistema elettorale ha avuto sempre il pregio di garantire stabilità e sicurezza ai padroni e ai loro rappresentanti. Mussolini ed Hitler sono saliti al potere con libere elezioni. Poi non fecero più elezioni libere. Anzi, nessuno fu più libero e interi paesi dovettero imbracciare le armi e mobilitare tutta la solidarietà proletaria di cui erano capaci per riprendersi la libertà. Anche per questo si celebra il 25 aprile.
Quanto detto è storia nota, come altrettanto conosciute, o meglio prevedibili, sono le scelte che il governo di destra attuale, sta portando avanti in tema di economia, welfare, guerra e diritti, con la capacità fascista più genuina di essere forti con i deboli e deboli con i forti. In un momento in cui il paese ha bisogno di esprimere il massimo sostegno sociale alle fasce più deboli, agli ultimi e ai lavoratori, le scelte del governo si indirizzano verso la tutela dei grandi redditi, di chi evade le tasse, e di chi, pagando stipendi da fame, ruba anni di vita alla parte sana e produttiva del paese: la classe operaia. Dalla cancellazione del reddito di cittadinanza all’adeguamento di salari e pensioni, dal definanziamento della sanità pubblica all’aumento delle spese militari, a regalie di vario tipo che passano per grandi opere fantasmatiche (Ponte sullo stretto) e arrivano alle società calcistiche, nell’Italia attuale va in scena il personaggio di un Robin Hood cialtrone che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Le rappresentazioni mediatiche di questa classe politica ricordano il peggior berlusconismo, e l’ancora più nefasta dittatura mussoliniana, quella delle donne espulse dai posti di lavoro, del diritto di sciopero e di interruzione di gravidanza negati, dell’applicazione delle leggi razziali, e dove si dimezzava le paghe degli operai e si assassinava un po’ tutti in giro per il mondo, con le sue guerre e le persecuzioni politiche. Il fascismo della stirpe italica di ieri, mostra il suo volto attuale – ma decrepito come sempre – della sostituzione etnica di oggi, delle teorie del gender, degli occupabili e dei capri espiatori di ogni genere: immigrati, anarchici, poveri. Le cause che portarono cento anni fa al potere il fascismo non sono state mai estirpate da questo paese: lo sfruttamento, la gerarchia, il possesso dei mezzi di informazione in mano a pochi (e agli stessi), la stratificazione della società in ricchi e poveri, chi può fare tutto e a chi viene negato tutto. Qualcuno si è illuso che bastasse nascondere sotto il tappeto della democrazia la polvere fascista, senza accorgersi che era troppo piccolo, sottile, inutile di fronte alla sporcizia con cui il liberismo, da sempre, contamina la società umana.
Il valore di questo 25 aprile va oltre la dimensione celebrativa, utile per rilanciare la conquista di diritti perduti (troppi) e conquistarne di nuovi (tanti), senza arrendersi all’ineluttabilità del profitto capitalista, all’arroganza omicida del potere, alla stupidità menzognera e vigliacca dei signori di Palazzo, e quella dei fascismi di ieri e di oggi; e per non avere più nessun fascismo domani.
FAI – Federazione Anarchica Italiana:
Sez. “Michele Bakunin” – Jesi
Sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – senza fissa dimora – Ancona
Mario Adinolfi è stato a Jesi per la presentazione di un suo libro antiabortista. L’iniziativa ha avuto un seguito di pubblico decisamente esiguo, espressione del peso e della validità delle argomentazioni esposte. Maggiore è stata invece la partecipazione al presidio che ha contestato l’evento, sul quale si è concentrata, non poteva essere altrimenti, la narrazione mediatica e la risposta in forma di comunicato dello stesso Popolo della Famiglia. Come sempre si sono forzati termini e paragoni. Si può essere concordi o meno sulla necessità, e l’utilità politica di contestare una presentazione di un libro, ma far passare come episodio di violenza quattro slogan gridati e qualche fischietto soffiato è più un lavoro di fantasia che una forzatura vera e propria. Tacciare poi come fascisti i manifestanti è decisamente fuori dalla storia e dalla verità.
Durante il fascismo l’interruzione volontaria di gravidanza non era tutelata e le donne morivano per mano di mammane e di un maschilismo guerriero che le considerava – e lo fa tutt’ora – solo contenitori per la riproduzione della specie. Certo i soldi pubblici potrebbero essere spesi meglio che non per pagare la scorta – estemporanea ed unicamente per fare poche centinaia di metri – a Mario Adinolfi. Ben altra realtà è quella dei tanti giornalisti e scrittori in questo paese che, per quello che scrivono di veramente scomodo contro i poteri forti e criminali, sono costretti a mettere la loro vita sotto sorveglianza continua. Poi in un comunicato stampa uno può dire quello che vuole, magari si potrebbe anche ringraziare per una visibilità insperata, conseguente alla contestazione subita, più che legata all’inesistente pregnanza scientifica, sociale e politica dell’iniziativa messa in piedi.
Resta la questione centrale: quella di una maternità libera e partecipata, sostenuta e scelta, e men che meno imposta o viziata da mille artifici che inficiano una legge – la 194 – espressione di modernità e di civiltà, di libertà e di emancipazione femminile. In questo le Marche, come buona parte del paese, è un territorio dove l’obiezione di coscienza, la privatizzazione della sanità ed una politica retrograda umilia le donne e nega, nei fatti, la libertà di contraccezione e di procreazione. Questo è il punto principale su cui dibattere: la garanzia di un diritto sancito dalla legge. Il resto sono chiacchiere e vittimismo tipico di chi non ha argomenti e cerca di raccattare voti nel sottobosco delle frustrazioni della piccola e cattiva provincia italiana, e continua a considerare le donne come “macchine e contenitori” per fare figli.
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle