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VOS GUERRES, NOS MORTS

Chi ha perso una persona cara nei morti di Parigi, nella disperazione del lutto non capisce il significato di una morte assurda e criminale. Chi ha provocato quella morte, quei morti, il significato lo ha imposto con il sangue. Chi salirà su un bombardiere, un carro armato o un incrociatore darà anche egli un significato a quelle morti. Un significato di vendetta, di rappresaglia, di lotta al terrorismo. Una guerra continua dove i mercanti darmi, i signori della guerra, i padroni delleconomia e del petrolio non verseranno una sola lacrima, una sola goccia di sangue; di loro stessi, si intende.
Chi ha perso una persona cara a Bagdad, o a Gaza, o a Kobane o nelle periferie del mondo dove ogni giorno milioni di non persone muoiono di guerra  religiosa, economica, militare, sanitaria, alimentare o che altro -, non riesce anchegli a dare alcun significato al proprio lutto, e non chiederà a nessuno di vendicarlo, perché troppo preoccupato a cercare di sopravvivere.
Ogni volta che cè una guerra la prima vittima è la verità. Ma, in verità, fino a quando riusciremo a sopportare questa guerra continua? A pensare che un morto a Parigi pesa di più di un morto ad Algeri? Hanno portato il terrore in Europa? E noi glie lo portiamo a casa loro? Ma già glie lo abbiamo portato da tempo, in paesi dove il terrore non ha mai smesso di essere alimentato da dittatori, da guerre umanitarie, da bombardamenti chirurgici, da missioni di pace. 
Non cè nessuna differenza fra chi arma e guida ed esalta un gruppo di kamikaze e chi arma, guida, ed esalta un esercito in guerra per difendere  la pace.
Chi distrugge sa che la ricostruzione è un buon affare. Chi costruisce armi sa che è un mercato senza crisi. Chi spaccia menzogne sui media e grida bastardi, e grida vendetta sa che a pagare saranno sempre le solite non persone in un teatro a Parigi o a Mosca, in una strada di Londra, Madrid o Gaza, dentro un palazzo a New York o a Kabul, sotto il tiro di un cecchino a Kiev, Sarajevo, Beirut o Tripoli.
Ci diranno che dovremo essere meno liberi per essere più liberi. Ma noi non ci rassegneremo mai alla guerra, alla legge del sangue, al terrore armato. Oggi le subiamo, non riusciamo ad evitarle, ma non rinunciamo alla lotta, alla denuncia, alla solidarietà.
Ci diranno che dovremo essere meno liberi per essere più liberi. Ma noi non ci rassegneremo mai alla guerra, alla legge del sangue, al terrore armato. Oggi le subiamo, non riusciamo ad evitarle, ma non rinunciamo alla lotta, alla denuncia, alla solidarietà.
JE SUIS PARIS... E CONTRO OGNI GUERRA!



F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
Gruppo – M.Bakunin – Jesi
Gruppo – F.Ferrer – Chiaravalle
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aperitivo cineforum Proiezione

Questioni di Genere







































DOMENICA 22 NOVEMBRE 
Dalle ore 17.30 :


Visione del Film: “Tomboy” di Cèline Sciamma (2011)
Presentazione ed introduzione all’argomento a cura di Rosella Somonari
A seguire:
Dibattito + Aperitivo a Buffet

“Tomboy è un film transgenere in senso stretto: attraversa i generi per far affiorare la natura di un sentimento, una natura che sta inevitabilmente nel mezzo, magmatica, tentacolare, fluida. Si, Tomboy è un film post-identitario liquido, in cui le marginalità si manifestano senza affermarsi, si formano senza per questo fermarsi. Galleggiano.” – Gli Spietati.It

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liberi libri

LIBERILIBRI 2015

L’editoria libertaria ed alternativa in mostra
6,7,8 Novembre 2015
Jesi (AN) – Palazzo dei Convegni, Corso Matteotti, 19
Orari apertura : Dalle 16.00 alle 20.00
3 giorni di esposizione a cura del Csl Luigi Fabbri di Jesi
– Ven 6 Nov : Ore 16 apertura mostra e proiezione video
” La Nave Dolce”, di Daniele Vicari (2012), Sull’arrivo degli albanesi in Italia
– Sab 7 Nov : Ore 18 presentazione del libro
“Una storia quasi soltanto mia”, di Licia Rognini Pinelli
con la testimonianza di Claudia e Silvia Pinelli,
rispettivamente le figlie e la moglie di Giuseppe Pinelli,
ferroviere anarchico morto precipitando da una finestra della questura di Milano in seguito alla strage di p.zza Fontana del 1969.
– Dom 8 Nov : Ore 18 presentazione del libro
“Cristiani e anarchici” di Lucilio Santoni
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concerti

concerto 01-10-15

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il sindacato del governo

Il sindacato del Governo

Assemblea sindacale al Colosseo: un fatto intollerabile, è ora di finirla, troppi diritti! La sporcizia mediatica e politica si scatena, come sempre quando si tratta di parlare di lavoratori e di garanzie. Dopo aver cancellato garanzie sindacali come l’articolo 18, aumentato il precariato e resi i salari un opzional per i padroni, il governo continua a mostrare la sua vera natura: limitare il diritto di sciopero, spingere ancor più verso un sindacato di stato, corporativo, docile alle scelte del palazzo (come se non bastassero già i danni di cui si è reso complice).

Si guarda bene dal toccare i privilegi, redditi, stipendi e pensioni dei grandi segretari confederali o delle sedi centrali, a scapito di chi cerca continuamente, nel piccolo di salvare il salvabile. Il governo non taglia la pensione principesca a Bonanni, ma ai lavoratori. La stampa dice basta con i privilegi del potere sindacale (quali?), ma non si sogna di mettere in discussione i privilegi dei grandi poteri economici. Si vuol far passare il diritto di assemblea, di sciopero, di tutelare i diritti dei lavoratori e conquistarne di nuovi, come un privilegio. Mentre il profitto del padronato, a scapito dei lavoratori come un naturale diritto.

La menzogna si fa verità, la democrazia si fa dominio, i lavoratori tornano indietro di cento anni. Certo i sindacali confederali, corporativi, e non solo, sono essi stessi centri di potere, ma lo sono diventati perché si sono fatti complici delle politiche dei padroni. Lo sono diventati perché ogni lavoratore, con una tessera sindacale in tasca, ha preferito accettare, fidarsi, subire, piuttosto che alzare la voce contro i funzionari sindacali che stavano vendendo i loro diritti sul mercato.

Il livore di Renzi e dei suoi ministri contro le assemblee sindacali, contro le lotte operaie, contro i diritti, e le menzogne su una ripresa che esiste solo nei palinsesti tivù, non sarebbero stati accettati se a farli fosse stato Berlusconi. Questo significa solo che c’è stato un ulteriore passo in avanti nella politica italiana: la cancellazione di qualsiasi possibilità di dialogo verso i più deboli se non finalizzata, come in ogni dittatura, a far accettare loro il volere del capo. In una situazione come questa altro che il sindacalismo delle segreterie o la moderazione verso il governo, lavoratori e pensionati devono fare essi stessi il sindacalismo delle lotte, dei diritti, delle assemblee e chiudere tutti i Colosseo e i Pompei che necessitano. Da visitare, nella vetrina dell’Italia turistica c’è sempre tanto: la terra dei fuochi, i siti della mafia, le valli delle cattedrali nel deserto e dell’alta velocità, e le poltrone degli eterni padroni!

A noi, che siamo disoccupati, lavoratori, pensionati, malati, stranieri, discriminati, a noi che siamo gli sfruttati, spetta di moltiplicare le lotte e i diritti sindacali, quelli del sindacalismo della solidarietà e non delle segreterie!

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana 
gruppo M.Bakunin – Jesi
gruppo F.Ferrer – Chiaravalle