Volantino distribuito sabato 10 novembre
La Crisi, fra lotte e referendum
Parliamo della Crisi dell’Europa ed il precipizio in cui sono caduti alcuni Stati, anelli deboli dell’Unione, in particolare Italia, Spagna e Grecia.“Spread” e “default“ sono le parole che stanno tormentando la vita di milioni di persone, termini prima ignoti alla maggior parte dei comuni mortali e ora i più usati e temuti. Certamente non abbiamo la pretesa di fare un’analisi approfondita sulle cause e le dinamiche della attuale fase economica ma siamo certi che la “crisi” sia parte del sistema produttivo capitalista, un sistema alimentato e tenuto in vita grazie alle banche, ai mercati e agli stati. Un sistema che pur di fare profitti è disposto a uccidere, schiavizzare e distruggere l’intero ecosistema, esso pone al centro l’arricchimento e il dominio di pochi a scapito del resto dell’umanità.
La macelleria sociale in atto nel nostro paese e in gran parte d’Europa, figlia della crisi e pertanto del sistema di produzione, sta inghiottendo in un sol colpo tutti i diritti, le certezze e la possibilità di una vita dignitosa di milioni di persone, mentre la globalizzazione permette lo spostamento di intere produzioni in zone del mondo a loro convenienti lasciando il deserto alle loro spalle.
Di fronte a questa situazione devastante, in Italia, a differenza della Spagna e della Grecia dove abbiamo assistito al sollevamento generalizzato delle piazze, dove milioni di persone sono scese in strada a difendere i propri diritti a gridare no ai provvedimenti imposti dai banchieri europei, stiamo assistendo, tranne sporadici episodi (legati a situazioni occupazionali drammatiche: Alcoa,Ilva, etc), ad una assenza di movimento, una sorta di rassegnazione o di stordimento.
Al governo del nostro paese abbiamo un tecnico che rappresenta la nostra controparte, le banche, eppure milioni di persone sono silenti mentre in nome dell’Europa ci vengono tolte le pensioni, la sanità e la scuola pubblica, tutto immolato al pareggio di bilancio e alla riduzione del debito pubblico.
Un debito che sicuramente non è stato generato da chi oggi è chiamato a pagare,ma secondo noi è stato generato e continua ad essere incrementato dalle spese militari e dai loro costosi giocattoli (caccia bombardieri F35, porterei ecc.), dalle spese per le grandi opere inutili e dannose per il territorio vedi la TAV o i soldi buttati e di nuovo stanziati dal governo monti per il ponte sullo stretto di Messina, senza contare il costo della “casta” e i milioni di euro versati al clero, alle banche e ai padroni.
In Italia stiamo assistendo ad un proliferare di raccolta firme per indire referendum, sull’articolo 18, l’articolo 30, pensioni ecc. In merito pensiamo che questo strumento per ovvi motivi può risultare pericoloso o peggio inefficace e rischia in questo momento di diventare parte della campagna elettorale che di fatto è già iniziata. Il coinvolgimento dei cittadini non può passare attraverso una firma o un voto, dobbiamo riuscire a costruire dal basso momenti di dibattito e di lotta capaci di coinvolgere il maggior numero di donne e uomini.
La macelleria sociale in atto nel nostro paese e in gran parte d’Europa, figlia della crisi e pertanto del sistema di produzione, sta inghiottendo in un sol colpo tutti i diritti, le certezze e la possibilità di una vita dignitosa di milioni di persone, mentre la globalizzazione permette lo spostamento di intere produzioni in zone del mondo a loro convenienti lasciando il deserto alle loro spalle.
Di fronte a questa situazione devastante, in Italia, a differenza della Spagna e della Grecia dove abbiamo assistito al sollevamento generalizzato delle piazze, dove milioni di persone sono scese in strada a difendere i propri diritti a gridare no ai provvedimenti imposti dai banchieri europei, stiamo assistendo, tranne sporadici episodi (legati a situazioni occupazionali drammatiche: Alcoa,Ilva, etc), ad una assenza di movimento, una sorta di rassegnazione o di stordimento.
Al governo del nostro paese abbiamo un tecnico che rappresenta la nostra controparte, le banche, eppure milioni di persone sono silenti mentre in nome dell’Europa ci vengono tolte le pensioni, la sanità e la scuola pubblica, tutto immolato al pareggio di bilancio e alla riduzione del debito pubblico.
Un debito che sicuramente non è stato generato da chi oggi è chiamato a pagare,ma secondo noi è stato generato e continua ad essere incrementato dalle spese militari e dai loro costosi giocattoli (caccia bombardieri F35, porterei ecc.), dalle spese per le grandi opere inutili e dannose per il territorio vedi la TAV o i soldi buttati e di nuovo stanziati dal governo monti per il ponte sullo stretto di Messina, senza contare il costo della “casta” e i milioni di euro versati al clero, alle banche e ai padroni.
In Italia stiamo assistendo ad un proliferare di raccolta firme per indire referendum, sull’articolo 18, l’articolo 30, pensioni ecc. In merito pensiamo che questo strumento per ovvi motivi può risultare pericoloso o peggio inefficace e rischia in questo momento di diventare parte della campagna elettorale che di fatto è già iniziata. Il coinvolgimento dei cittadini non può passare attraverso una firma o un voto, dobbiamo riuscire a costruire dal basso momenti di dibattito e di lotta capaci di coinvolgere il maggior numero di donne e uomini.
Cambiare si può, cambiare si deve!
F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana
Sez. M. Bakunin – Jesi
Sez. F.Ferrer – Chiaravalle